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Il Balletto di Bronzo nel 2007 è
atteso di nuovo in Messico
Ascolta lo spot
Intervista
a Gianni Leone
Cile, Aprile 2003
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un sito amatoriale di divulgazione culturale e musicale senza alcun scopo di
lucro
E' uscito l'attesissimo DVD del Balletto di Bronzo
Distribuito dalla
Black Widow Records
BALLETTO DI BRONZO Live in Rome DVD
TRACK LIST:
Deliquio Viola
Tastiere Isteriche
Napoli Sotterranea
Certezze Fragili
Donna Vittoria
Ys Introduzione
Ys Primo Incontro
Ys Secondo Incontro
Ys Terzo Incontro
Epilogo
Né Ieri Né Domani
L’Emofago
Il Castello
LINE UP:
Gianni Leone: Vocals and Keyboards
Adolfo Ramundo: Drums
Marco Capozi: Bass
Racconti :Gianni Leone
e il Korg CX-3
La storia comincia nella seconda metà del 1984. Ero a
Stoccolma per la prima volta. I miei ex compagni del Balletto di Bronzo Lino
Ajello e Marco Cecioni erano proprietari dello studio di registrazione Humlan,
nel centro della città. C’era un gran fermento in quello studio. Spesso
registravo brani miei, oppure suonavo le tastiere e cantavo in varie produzioni.
Mi capitò perfino di suonare in due album di un gruppo iraniano che realizzava
in Svezia dischi destinati al mercato del loro Paese d’origine, un’esperienza
davvero insolita! Talvolta ci divertivamo a fare versioni “sexy” o grottesche di
brani dei generi più impensati, compresi quelli del Balletto. Naturalmente erano
a mia disposizione tutti i sintetizzatori all’epoca più in voga. Un giorno di
fine dicembre accettai la proposta di due amici chitarristi, l’uno svedese
l’altro polacco, di unirmi a loro per fare quattro serate consecutive in un pub
di una città nel Sud della Svezia, Skovde (ci sarebbe la dieresi sulla “o”, ma
alla tastiera del mio computer manca quel tasto). In men che non si dica
mettemmo su un repertorio tutto basato su brani dei Beatles, dei Rolling Stones
e di altri gruppi storici degli Anni ’60-’70. Io decisi di portare con me
l’organo Korg CX-3, emulatore dell’Hammond, che per l’occasione, data la sua
maneggevolezza e la buona resa sonora, fu perfetto. Tornato a Stoccolma, a casa
di Ajello, appoggiai la tastiera al muro della mia stanza e l’abbandonai lì.
Passò tutto l’inverno, uno dei più gelidi da anni, con frequenti picchi di -20
gradi. Tra la fine di aprile e l’inizio di maggio del 1985, mentre i ghiacci
cominciavano finalmente a sciogliersi, lo studio Humlan fu completamente
smantellato poiché l’intero edificio doveva essere abbattuto per costruire un
grande centro commerciale. Feci in tempo a registrare delle cose mie (i brani
tuttora inediti “Discoclub”, “Un’eccitazione nuova” ed altri) lavorando di
notte, da solo, letteralmente fino all’ultimo momento possibile prima che
arrivassero le ruspe. Intanto il CX-3 era ancora lì, a casa, appoggiato a quel
muro. Dimenticato e snobbato.
Quando, dopo qualche tempo, partii per l’Italia, non pensai
nemmeno di portare con me l’organo: al solito, avevo già abbastanza problemi coi
bagagli ordinari in eccesso (vestiti, oggetti di uso personale, regali),
figuriamoci!... Guardandomi alle spalle e rievocando il clima di quel periodo,
oggi posso capire il perché del mio disinteresse per quello strumento. Erano
anni in cui noi tastieristi eravamo continuamente bombardati da novità
tecnologiche di ogni genere, apparivano sul mercato sintetizzatori sempre più
sofisticati e completi capaci di generare suoni incredibili, per cui si arrivò
all’aberrazione di considerare l’Hammond, nonostante il suo suono insostituibile
e inarrivabile, come qualcosa di “vecchio”, superato, legato al passato.
Figuriamoci, poi, addirittura una sua copia, con tutti i limiti del caso. Di lì
a pochi anni, però, qualcosa di strano e imprevedibile accadde. Si ricominciò a
parlare sempre più insistentemente di Rock, di strumenti analogici, di sonorità
“vintage”, di Hammond. Questa parolina magica scivolò perfino nelle boccacce
plebee e indegne di canzonettari che fino al giorno prima avevano cantato
motivetti balneari o stornelli da osteria o festa di piazza che improvvisamente,
sull’onda della riscoperta di un certo gusto Rock che avvenne a cavallo tra gli
Anni ’80 e ’90, osarono riproporsi e riciclarsi in chiave più …“accattivante”
(almeno secondo le loro intenzioni). Povero Hammond, ridotto a fenomeno da
baraccone da presentare in pompa magna dai peggiori elementi nelle più squallide
trasmissioni televisive del sabato sera e adoperato nelle produzioni
discografiche di cantautorini, cantautoroni e cantautoracci commerciali nel
senso più deteriore del termine!.. Io l’organo Hammond (modello L-222) l’avevo
fin dal 1970, vi avevo composto i brani di YS -peraltro le prime composizioni
della mia vita-, con il Balletto di Bronzo lo avevo portato in ogni angolo
d’Italia, dalla Val d’Aosta all’estremo Sud, ma fin dalla metà degli Anni ’70,
dopo lo scioglimento del gruppo, giaceva giù in garage, coperto da un telo di
plastica. Stessa sorte per il mastodontico Leslie. Mi venne una voglia
irrefrenabile di riportarlo a nuova vita. Una volta trasportato fin su in
mansarda con l’aiuto di tre persone forzute, cominciai ad esaminarlo
attentamente. Non era molto rovinato a dire il vero. Era il 22 febbraio del
1995. Una volta aperto, usci di tutto: piume (di quelle che lanciavo a piene
mani sul pubblico durante i concerti nei primi Anni ‘70), coriandoli, ragnatele
autenticamente “vintage”, persino un topolino mummificato (il Balletto aveva
vissuto per circa un anno e mezzo in un casale in campagna appena fuori Rimini).
Lo smontai in ogni sua parte e cominciai a restaurarlo: la parte in legno la
stuccai, la ricolorai col mordente e la riverniciai; recuperai da Marco
Montaruli, sommo esperto, collezionista e rivenditore di organi Hammond, dei
pezzi di ricambio che erano già introvabili nel ’75; sostituii le parti
danneggiate e alcuni tasti spezzati (all’epoca del Balletto portavo circa otto
anelli per mano e ad ogni concerto i tasti erano messi a dura prova, ma anche le
mie dita: ricordo che una volta all’Altro Mondo di Rimini la tastiera era tutta
insanguinata...). Per la parte elettronica feci venire a casa un’ ”autorità” in
materia: Cesare Bernardini, l’ultimo e unico esperto di strumenti musicali sia
moderni che d’epoca, infatti anche dall’estero giungono al suo laboratorio di
via Val di Non 94 -fortunatamente proprio a 200 metri in linea d’aria da casa
mia- sintetizzatori e apparecchiature di ogni tipo da riparare. I lavori
durarono mesi. Infine, il capolavoro!
Ma torniamo al Korg CX-3. Lo avevo abbandonato a Stoccolma
nell’85 senza alcun riguardo. Dopo alcuni anni, però, mi pentii amaramente di
quello che avevo fatto e cercai di recuperarlo: troppo tardi. Allora cominciò
una ricerca frenetica che purtroppo anch’essa non portò a nulla: lo strumento
era ormai uscito di produzione da un pezzo e chi lo aveva se lo teneva stretto
poiché il CX-3 è un buon emulatore Hammond ed è maneggevolissimo e leggero. E
poi è stato IL PRIMO, se non altro. Infatti fu messo sul mercato nel 1979 ed è
tuttora ricercato e apprezzato dai collezionisti di tutto il mondo. Certo, il
leslie elettronico lascia molto a desiderare; incredibilmente, mancano sia il
vibrato che il riverbero, importanti per riprodurre alcuni suoni tipici; la
percussione non è eccelsa. In compenso c’è la possibilità di riprodurre e
regolare il “click” su ogni tasto, una vera finezza per quei tempi. Trovarlo era
diventata una questione di principio, una sfida contro me stesso. La sera del 25
settembre del ’97, assistendo a un concerto a Napoli, lo sentii suonare dal vivo
dal mio amico di lunghissima data Ernesto Vitolo che lo aveva collegato a un
vero Leslie, e l’effetto era ottimo. Passarono altri anni. Arriviamo al 2006.
Vengo a sapere che in un grande negozio di San Marino ce n’è uno, proprio della
metà degli Anni ‘80. Non è in perfetto stato, mancano ben tre drawbars e due
pulsantini… Non importa: spedisco i soldi e dopo pochi giorni mi arriva a casa a
Roma. Che emozione! Cominciai immediatamente a restaurarlo: sverniciatura della
parte in legno; quindi stucco, mordente e gommalacca passata a mano col tampone.
Poi per la parte tecnica mi affidai naturalmente a Cesare Bernardini. Gli chiesi
di apportare alcune modifiche, di enfatizzare la percussione e la distorsione.
Purtroppo i drawbars ed i pulsantini non si trovavano da nessuna parte: non li
aveva la Korg, non li avevano i privati, non si adattavano quelli di altre
tastiere… Intanto passavano i mesi. Che fare? Telefonai all’amico Michele Bon,
tastierista delle Orme. Lui è capace di smontare e rimontare un Hammond in pochi
giorni e di rifarlo ancora meglio dell’originale, un vero “mago”
dell’elettronica. Evviva, mi disse che aveva qualcosa che poteva andar bene per
il mio CX-3! Incontrai Michele il 12 ottobre 2006 in occasione di un concerto
delle Orme a Roma. Lui, persona di rara e preziosa gentilezza, si era ricordato
di portarmi i pezzi per il mio Korg. Certo, non erano quelli originali e
andavano adattati. Mentre io rimodellai con carta abrasiva, taglierino e
trielina le parti in plastica, ricreando anche la sequenza numerica da 1 a 8 sul
dorso dei drawbars, il “mitico” Bernardini creò i nuovi collegamenti elettrici e
montò le varie parti. Ancora qualche settimana di lavoro e finalmente riuscimmo
nella nostra impresa. Cominciai subito a portare con me in concerto il mio Korg,
finalmente funzionante. Nel dvd del Balletto di Bronzo “Live in Rome”,
distribuito in tutto il mondo proprio in questi giorni dalla Black Widow
(www.blackwidow.it), lo uso parecchio e gli sono stati dedicati anche dei bei
primi piani. Naturalmente non è da paragonare alle prestazioni dell’Hammond/Suzuki
XK-1, del Roland VK-8, del Korg CX-3 nuova serie e ancor più a quelle di
“mostri” come l’Hamichord e il KeyB (infatti quasi quasi ci farei un
pensierino…). Per non parlare dello strumento sommo e insuperabile, The Real
Thing, cioè l’Hammond. Ma la storia personale e i “legami affettivi”, signori,
dove li mettiamo?
Gianni Leone - Giugno 2008
Il batterista del Balletto è Adolfo
Ramundo
www.myspace.com/adolforamundo
Il sito non risponde di eventuali variazioni, modifiche e inesattezze delle
notizie di seguito riportate
:: Novità dal
mondo del Balletto di Bronzo ::
.: 2008 :.
22/06 -
E' uscito l'attesissimo DVD del Balletto di Bronzo Live In Rome registrato
presso il club Stazione Birra. Il DVD è distribuito in tutto il mondo dalla
Black Widow Records. La grande novità offerta da questo Dvd è la presenza di ben
quattro brani inediti: Napoli Sotterranea, Deliquio Viola,
Certezze Fragili e L'Emofago sintesi perfetta dell'anima multiforme
di Gianni Leone / LeoNero
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progressive rock italiano degli anni 70
YSland è dedicato a Freddie
Mercury
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