FLORENCE. VUE PRISE DES JARDINS BOBOLI
Firenze, tra 1835 e il 1840, olio su tela, 51x73 cm - Parigi, Museo del Louvre

Una scena carica di tranquilla poesia: "che raffigurila bellezza di Roma o di Firenze piuttosto che le querce di Fontainebleau o lo stagno di Ville-d'Avray, c'e' sempre una felicita' alata e delicata in queste tele", notava Marc Lafargue nel libro dedicato a Corot. "Il pittore ci rende partecipi del piacere che questi luoghi hanno regalato ai suoi occhi. Il mondo che ha visto e che esiste realmente, e' di una straordinaria bellezza, sembra dirci Corot".
Il disprezzo alla regola che vuole che si dia piu' importanza rispettivamente o al suolo o al cielo, senza esitare, "concentra" il suo dipinto al centro. La parte superiore e' occupata da un cielo limpido appena velato da qualche nuvola discreta. la parte inferiore, riservata alla terra, e' separata in due parti: in primo piano, nel tepore dell'ombra, la terrazza del giardino, protetta dai raggi solari della vegetazione rigogliosa; al di sotto, illuminata dai caldi raggi di una giornata estiva, la citta' con le sue case, i suoi campanili, le sue chiese.


"Mio caro, state sprecando il vostro tempo, voi dipingete tanto male quanto Corot!" ... dira' Leon Coignat a un suo allievo

"Non ha mai smesso di credere che uno dei compiti piu' belli da affrontare per un pittore, sia quello di creare un accordo perfetto tra gli alberi, il colore del cielo e i giochi di luce ..."

Cosi' paul Jamot dimostra come Corot si collochi bene nella linea di Poussin e >Lorrain.


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