DONNA TAHITIANA CON MAZZO DI FIORI
Tahiti, 1899, olio su tela, 94x72 cm - Sanpietroburgo, Museo dell'Ermitage

Come in molte altre sue opere, Gauguin si avvale della posa di una donna Maori, la cui statuaria bellezza si contrapone all'ideale classico ripudiato gia' in patria. Di queste bellezze esotiche egli stesso diceva: "le proporzioni del corpo distinguono la donna Maori fra tutte le donne, e spesso la confondono con l'uomo. E' come una Diana cacciatrice, ma con le spalle larghe e il bacino stretto. Per quanto magro sia il braccio di una donna, esso ha l'ossatura poco visibile e flessuosa e di una linea molto graziosa. La coscia e' assai vigorosa, ma non larga, e cio' la fa apparire molto rotonda ... la pelle, poi, e' di un giallo dorato".
E' una pittura fatta di pure superfici timbriche, priva di prospettiva, con tinte piatte e forti racchiuse da linee essenziali, alla ricerca di un ritmo, quasi fosse un fregio. E' soprattutto il sintomo di una raggiunta pace spirituale, che permette all'artista di creare immagini fuori dal tempo, quasi astratte, ma che comunicano la saggezza di un mondo incontaminato, dove l'uomo e la natura vivono finalmente compenetrati in perfetto accordo.


"Io e Vincent andiamo ben poco d'accordo in generale, soprattutto in pittura... Lui e' romantico, mentre io sono piuttosto portato a uno stato primitivo. Dal punto di vista del colore, lui vede le combinazioni degli impasti come in Monticelli, io detesto il maneggio della fattura."

In una lettera al pittore Emile Bernard, Gauguin fa allusione alle differenze di temperamento con Van Gogh.



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