PROGRAMMA DEL MOVIMENTO

"INSIEME PER PARMA"

"Quanto più un gruppo umano è critico, tanto più è democratico" (Paulo Freire)

E' stato dimostrato che il battito delle ali di una farfalla è in grado di modificare gli eventi meteorologici anche in luoghi molto lontani (effetto farfalla).

E' stato dimostrato sulla base di un'accurata analisi scientifica che il calabrone non potrebbe volare (paradosso del calabrone).

IL QUADRO ISTITUZIONALE E I RAPPORTI TRA LA RAPPRESENTANZA POLITICA E I CITTADINI.

La nuova legge elettorale ha concentrato nelle mani del Sindaco enormi poteri riducendo il Consiglio Comunale a una semplice funzione di controllo. Il mantenimento di un alto livello di democrazia dipende, dunque, dal modo in cui il Sindaco interpreta il proprio ruolo e dalla dialettica con il Consiglio comunale. A Parma il Sindaco e la Giunta hanno gestito il Comune in modo centralistico in quanto le scelte dell'amministrazione sono state spesso frutto di decisioni prese dall'alto da una ristretta cerchia di persone, senza un vero dibattito democratico. La situazione è aggravata dal fatto che i partiti sono ormai incapaci di interpretare la volontà dei cittadini e si preoccupano solo di conservare i propri apparati con le relative posizioni e vantaggi.

In questo quadro l'amministrazione comunale non è in grado di gestire politiche con contenuti conflittuali perchè è vincolata da forti gruppi organizzati. Perciò non è stata in grado di elaborare un piano coerente e realistico per la costruzione di una città vivibile, solidale e fondata su valori condivisi. La democrazia intesa come partecipazione e ascolto è stata puramente di facciata, sacrificata di fatto all’altare di uno pseudo-efficientismo decisionista. La parte più critica della cittadinanza si è trovata da sola ad affrontare un apparato amministrativo che cala dall'alto scelte arbitrarie, perchè non verificate sul terreno del confronto democratico. In questo contesto i comitati cittadini hanno svolto e continuano a svolgere un ruolo fondamentale di raccordo tra i problemi dei singoli e quelli della città costantemente criticando l’operato dell'amministrazione proponendo alternative a misura dei cittadini.

 

LA PROPOSTA

Al fine di modificare radicalmente la situazione di Parma, alcuni dei comitati si sono fatti promotori della creazione della lista civica "INSIEME PER PARMA". Pur partendo dall'esperienza dei comitati, la lista si propone di raccogliere il consenso di tutti coloro che riscontrano a Parma un blocco della democrazia originato da gravi carenze nelle forze politiche istituzionali e da accordi super-partito che di fatto vanificano la libertà d'espressione dei cittadini privandola di valore propositivo.

La lista "INSIEME PER PARMA" propone di amministrare la città seguendo un metodo di lavoro più democratico che si basa soprattutto sull'ascolto delle diverse realtà sociali, economiche ed istituzionali. I problemi percepiti o segnalati saranno oggetto di analisi, attiva partecipazione e confronto da parte degli attori del processo, col contributo specifico e costruttivo di tutti. Le soluzioni saranno individuate anche utilizzando metodiche di pianificazione partecipata allo scopo di prevenire conflitti realizzando convergenze su progetti condivisi.

 

INSIEME, PERCHE'

I valori della persona, la tutela dell'ambiente, la ricerca e l'impiego razionale delle risorse si realizzano sul terreno del confronto, del consenso e della solidarietà.

Il centralismo oligarchico si combatte allargando le basi della democrazia, favorendo il ricambio e ponendosi in ascolto nei confronti delle realtà sociali, economiche e culturali oggetto di decisioni politiche.

La delega e gli incarichi politici conferiti dai cittadini all'amministrazione comunale si giustificano soltanto come responsabilità rispetto agli impegni assunti al servizio di tutta la comunità.

 

INSIEME, COME

"Insieme" significa che le scelte condivise, soprattutto negli interventi strutturali, saranno realizzate con il concorso di tutti. Per "tutti" si intende non solo i cittadini maggiorenni, compresi gli anziani, ma anche chi non ha diritto di voto, i bambini e gli adolescenti. I giovani hanno delle idee di cui si deve tenere conto. Hanno bisogno di luoghi e occasioni di incontro al di fuori della famiglia e della scuola per conoscersi, per confrontarsi, per esprimersi e per crescere come persone e cittadini. "Tutti" vuol dire anche le culture non europee, che devono essere comprese e valorizzate nel pieno rispetto della democrazia e della legalità.

La partecipazione dei cittadini riguarderà tutto il processo di pianificazione dall'inizio alla fine: individuazione e definizione del problema, analisi delle implicazioni, studio, ricerca di soluzioni, sperimentazione, scelta di un progetto, realizzazione, verifica e revisione.

Informazione e trasparenza sono requisiti essenziali della pianificazione partecipata, perché non vi può essere partecipazione senza conoscenza e comprensione dei problemi, senza espressione consapevole della volontà politica, senza condivisione delle scelte e delle norme comuni.

Un efficiente sistema di comunicazioni assicurerà lo scambio di informazioni tra i rappresentanti politici, i vari gruppi sociali e anche singoli cittadini. Ogni atto sarà reso di dominio pubblico nelle varie fasi di elaborazione mediante l’informatizzazione totale del Comune e il potenziamento degli organi di informazione. Uno stretto rapporto di collaborazione e interazione con la scuola e l’università servirà a diffondere la sensibilità culturale e tecnologica indispensabile per una partecipazione consapevole da parte dei cittadini.

Lavorare insieme comporta l'organizzazione razionale e coordinata della gestione e degli interventi, per evitare spreco di risorse, per formulare piani a lungo termine su previsioni attendibili, dunque adeguati alle esigenze di verifica e revisione, e per fare emergere, utilizzare e premiare l'impegno e le competenze nei diversi settori progettuali e operativi, comprese le iniziative del volontariato.

Infine "insieme" significa tenere conto di altre esperienze amministrative e innovative a livello regionale, nazionale ed estero adattandole al contesto locale.

 

INSIEME, CHE COSA

Poiché la nostra azione politica vuole caratterizzarsi per il metodo dell'ascolto-partecipazione-confronto-coinvolgimento, il programma non indica soluzioni precostituite, bensì idee e orientamenti da verificare e sviluppare "insieme".

Nella sfida per la costruzione insieme per Parma del terzo millennio alcuni punti rivestono particolare importanza:

1) Parma deve essere pianificata a misura dei bambini, degli adolescenti e degli anziani. Solo cosi' sarà una città vivibile per tutti. Non si tratta di una utopia ingenua, ma di una visione moderna che deve ispirare tutte le scelte nel campo urbanistico, culturale e sociale. Di conseguenza, la tutela della salute e dell'ambiente, e la programmazione del verde sono condizioni irrinunciabili.

2) Le associazioni del volontariato e non-profit devono poter esprimere appieno le loro potenzialità nel sociale, nella cultura e nello sport. Il Comune deve essere il luogo di una comunità solidale e attenta ai bisogni e ai valori. L'azienda ospedaliera e l'Unità Sanitaria Locale, insieme all'amministrazione comunale, devono svolgere un ruolo insostituibile nel garantire il meglio dell'assistenza a tutti coloro che si trovano in condizioni di difficoltà, malati, anziani, disabili, giovani in situazioni di disagio.

3) Il ruolo delle circoscrizioni dovrà essere rivalutato per rendere possibile un vero decentramento delle decisioni e dell'amministrazione. Il riordino e la razionalizzazione della macchina amministrativa comporteranno l’individuazione dei nodi di interferenza e sovrapposizione tra diversi organismi ed uffici, il coordinamento con altri enti locali e statali, e la ricerca di possibili fonti alternative di finanziamento insieme allo sfruttamento ottimale dei canali esistenti allo scopo di stabilizzare o ridurre la pressione fiscale. La figura del vigile di quartiere deve essere riscoperta.

4) A tutte le forze economiche, piccoli e grandi imprenditori, saranno garantiti il supporto e le infrastrutture necessarie, per assicurare la piena occupazione e per stimolare il confronto con altre realtà imprenditoriali italiane e straniere. Appositi uffici cureranno i rapporti tra Parma e la Regione, Parma e il Governo Centrale, Parma e l'Unione Europea, al fine di cogliere e promuovere tutte le opportunità di sviluppo economico e sociale.

5) La collaborazione con l’Università di Parma, con gli altri istituti di ricerca e con la scuola svolgerà un ruolo di stimolo in termini di creatività progettuale. Tale collaborazione è quanto mai importante sia per l’Università e la scuola nella loro transizione verso la piena autonomia, sia per le esigenze di una città moderna, che non può rinunciare a conoscere e utilizzare in modo appropriato le nuove tecnologie, anche nell'ambito di progetti di educazione permanente.

6) La valorizzazione dell’immagine di Parma, delle sue radici storiche e culturali, delle sue tradizioni consolidate, deve integrarsi con la costruzione di una nuova parmigianità più aperta ai valori della cultura e della musica europee. La visione elitaria di una cultura riservata a pochi non si supera con la divulgazione pseudo-popolare di una miriade di manifestazioni effimere, bensì avvicinando e sensibilizzando tutti i cittadini a pochi eventi ben selezionati tra i capolavori della cultura mondiale.

Seguono alcuni documenti esemplificativi degli orientamenti programmatici della lista "INSIEME PER PARMA".

URBANISTICA

La pianificazione del territorio è un processo difficile e delicato in quanto spesso le scelte sono irreversibili e gli eventuali errori pesano per anni o decenni sullo sviluppo della città o di una sua parte. Fanno parte della pianificazione le scelte relative alla viabilità, al processo edificatorio residenziale, artigianale ed industriale, alla localizzazione dei servizi, degli spazi verdi e dei centri commerciali. Le scelte devono necessariamente essere precedute da una approfondita ricerca e studio non solo accademico-teorico ma sul campo, in rapporto con tutti gli attori del processo di trasformazione, dalla gente agli operatori dei vari settori interessati. Questa fase deve essere sgombra da pregiudizi o da scelte condizionate da interessi forti. L'obiettivo è la ricerca dei problemi e delle sue soluzioni in una azione la più corale possibile nello sforzo di superare contrapposizioni e interessi particolari verso la costruzione di una città più vivibile nel massimo rispetto dell'ambiente. Esistono procedure già utilizzate in molte città italiane ed estere che prendono il nome di pianificazione partecipata. Nell'ambito di questo approccio metodologico si possono utilizzare le procedure di studio di valutazione di impatto ambientale, adottate dal comune di Bologna. Noi proponiamo l'utilizzo di questa metodologia nell'affrontare problemi che possono portare a conflitti.

Le scelte pianificatorie dell’attuale amministrazione, contenute nella variante e nel Piano Regolatore Generale recentemente adottato, sono un chiaro esempio di come si possa degradare la città e alcune sue parti, in modo irreversibile, perdendo un'occasione storica per migliorare la qualità della vita. Concretamente riteniamo che sono profondamente errate le scelte viabilistiche relative al tracciato della tangenziale ovest, est e del raccordo tra la tangenziale sud ed est. La città viene strozzata senza significativamente alleggerire o risolvere il problema del traffico sui viali interni. La città deve allargarsi ed espandersi diluendo il traffico, creando centri di attrazione, di residenze, servizi e commerciali attestati in prossimità di assi viarie che colleghino radialmente la città con diretti, ma limitati accessi verso il centro, serviti da mezzi pubblici rapidi come metropolitane leggere e linee di autobus a scorrimento preferenziale. L'idea che tenendo la città compatta si risparmia suolo è mistificante in quanto si va ad occupare il suolo dei comuni vicini o delle frazioni dove i cittadini trovano residenze a prezzi inferiori. L'espansione delle frazioni e il connesso pendolarismo altro non è che un allargamento del suolo occupato dalla città.

Le piste ciclabili devono essere realizzate nel più breve tempo possibile. Sono anni che l'amministrazione ha approntato dei progetti che regolarmente non realizza preferendo realizzare grosse e costose infrastrutture o le faraoniche quanto anacronistiche porte della città. Recentemente si sono ridisegnate alcune vie centrali della città e fatti nuovi ampi marciapiedi in zone periferiche. Ci si poteva aspettare un disegno attento all'uso della bicicletta, mezzo a Parma molto popolare e non inquinante. Invece, non è stata realizzata neanche una pista protetta.

La zonizzazione acustica e la legge sul rumore devono essere attentamente e scrupolosamente seguite a differenza di quanto si trova nell'attuale PRG. Inoltre nel PRG adottato:

  1. Alta velocità. Le scelte compiute dalla presente amministrazione in rapporto con la TAV sono state miopi. Infatti, miravano unicamente a portare a casa un po' di soldi per realizzare qualche infrastruttura. I problemi connessi con il collegamento della linea veloce e la stazione non sono stati affrontati così come non sono state definite le opere di compensazione e di mitigazione che la TAV dovrà realizzare. Nulla è stato fatto per alleggerire la situazione dei cittadini espropriati. Azioni concrete possono essere realizzate dall'Amministrazione per favorire la rilocalizzazione abitativa e lavorativa di questi cittadini che pagano un prezzo enorme ad una struttura di servizio pubblico, per altro, di dubbia utilità.
  2. L’impronta modernistica delle grandi opere previste dal PRG ("porte della città", tunnel sotto il torrente Parma) si scontra con la necessità di preservare l’immagine architettonica e l’identità culturale della città. Gli elevati costi di realizzazione potrebbero essere più utilmente impiegati per il restauro e la manutenzione dei monumenti esistenti e per la valorizzazione dell’area del greto del torrente che, oltre a costituire un importante polmone verde all’interno della città, contribuisce a caratterizzarne l’immagine.

SERVIZI PUBBLICI

Presente-passato

Negli anni ‘60 e ‘70 i servizi pubblici primari (acqua, gas, elettricità, trasporti, nettezza urbana, farmacie) per lo più all'epoca gestiti direttamente dai Comuni subirono una trasformazione amministrativa che portò alla costituzione di apposite e diversificate aziende municipalizzate senza personalità giuridica ma con propria autonomia imprenditoriale. Furono costituiti anche consorzi di Comuni e sempre con struttura e gestione a carattere pubblico. La normativa di riferimento era una vecchia normativa, il T.U del I925, tuttora vigente anche se successivamente modificata dal DPR 902/86 e dalla Legge 142/90.

Per quasi tre decenni la gestione di queste aziende, coperta da rilevanti trasferimenti governativi ai Comuni e quindi dalla possibilità di mantenere per certi servizi prezzi politici (acqua, nettezza urbana e trasporti), ha avuto scarso bisogno di una reale managerialità ed è stata rivolta al soddisfacimento dell'utenza con costi altissimi derivanti da clientelismo. Consigli di Amministrazione che erano vere e proprie strutture esterne di partito, deficit di bilancio storici, strutture aziendali che all'occorrenza si trasformavano in poderose organizzazioni elettorali (AMPS e AMNU e TEP ne sono un esempio). Questo nella migliore delle condizioni.

In realtà con un crescendo che è stato sotto gli occhi di tutti per vent’anni queste aziende sono state la più facile possibilità di finanziamenti illeciti ai partiti, di tangenti per forniture, di generale malaffare.

L'evoluzione

Con l'avvento degli anni ‘90 il debito pubblico, salito alle stelle ha messo palesemente in crisi il quadro politico-amministrativo di gestione del servizio pubblico. Si è cercato un nuovo riferimento normativo con la Legge 142/90 che diminuiva l'importanza dei politici nelle amministrazioni di queste aziende (es. togliere la legale rappresentanza ai presidenti per conferirla ai direttori) e introduceva un diverso concetto di imprenditorialità. Un segnale d'inversione di tendenza ma tardivo. Per questo motivo dal 1990 si sta attuando una ricerca affannosa di soluzioni tra cui principalmente la privatizzazione e la trasformazione di queste aziende in Società per azioni. Se negli anni ‘70 il criterio è stato la diversificazione dei servizi, oggi tale impostazione viene sempre più spesso ribaltata. Si tende a costituire SPA multiservizi, come è già avvenuto in diverse città italiane (es. Mantova, Cremona e Modena sono le più vicine). Si possono in tal modo ottenere reali sinergie, riduzioni di costi, evitare la duplicazione o la triplicazione di strutture amministrative, tendere ad una contrattualistica unica, evitare che l'utenza, la quale è sempre la stessa e con le stesse esigenze, sia servita con strumenti diversificati, disomogenei e perciò stesso insoddisfacenti e costosi.

La natura giuridica delle SPA (siano esse a prevalente capitale pubblico o privato) inoltre si sottrae ai vincoli ed alla rigidità amministrativi che caratterizzano le aziende pubbliche, anche quelle speciali (es. AMPS oggi).

Pur non eliminando la possibilità di inquinamento politico, una SPA dovendo prevedere e conseguire per i propri bilanci risultati di utile o al minimo di pareggio, esige nel Consiglio di Amministrazione e nella dirigenza effettiva managerialità e criteri imprenditoriali nella gestione.

La legge Bassanini del 1997 infatti getta le basi per questa nuova politica dei servizi pubblici, indica la strada da seguire e ne diviene il quadro normativo di riferimento.

In questo scenario diventa allora ineludibile la presenza della utenza. Infatti la forte natura privatistica che caratterizzerà in maniera crescente queste SPA spingerà inevitabilmente le aziende alla ricerca del profitto. Venendo a cadere il regime delle concessioni o delle convenzioni che oggi ancora tutela le realtà pubbliche, esse si troveranno a dover concorrere per la prima volta in un mercato ormai europeo, dove la regola è quella dell'appalto pubblico. Ciò può anche comportare il rischio di richiamare imprenditori stranieri e di certo non disponibili a coprire costi sociali.

Allora più che mai l'utenza deve essere rappresentata ed esercitare il proprio controllo, la propria influenza soprattutto per quei servizi (acqua, nettezza urbana, trasporti) che non hanno prezzi amministrativi a livello governativo. Occorre pertanto che l'utenza abbia una propria rappresentanza efficace nei Consigli di Amministrazione e nelle Assemblee dei soci di queste SPA, occorre che possa partecipare alla definizione dei piani di programma per questi servizi, con possibilità non emblematiche ma concrete di condizionamento. In altri paesi europei quanto detto è da tempo una realtà.

 

 

 

 

Una corretta politica dì smaltimento dei rifiuti deve essere finalizzata ad alcune priorità di fondo:

  1. Il potenziamento della raccolta differenziata prevedendo in ogni comune stazioni ecologiche di base, aree per la raccolta e il recupero degli ingombranti, aree di raccolta dei rifiuti verdi e una stazione ecologica per la selezione e il trattamento dei rifiuti solidi urbani assimilabili.
  2. L'avvio del sistema di raccolta basata sul SECCO-UMIDO
  3. L'avvio di una politica tariffaria in linea con il decreto Ronchi che premi le aziende che perseguono obiettivi di recupero e riciclaggio e che sia commisurata alla effettiva produzione dei rifiuti da parte di imprese e singoli cittadini.
  4. Una politica di sgravi tariffari per le imprese disponibili a lavorare sul fronte della riduzione dei quantitativi degli imballaggi prodotti per ridurne l’impatto ambientale in tutte le fasi della vita delle merci, e delle politiche del recupero e raccolta differenziata.
  5. Una politica di smaltimento dei rifiuti urbani e speciali basata sull’autosufficienza provinciale. In questa direzione riteniamo indispensabile attivare anche nella nostra Provincia efficaci controlli sui movimenti dei Rifiuti Speciali e Tossico-Nocivi per sottrarli al mercato illegale, e per evitare danni irreparabili all'ambiente.

6) Una politica di smaltimento dei rifiuti speciali e dei rifiuti ospedalieri su base provinciale.

Nello specifico consideriamo sbagliata la scelta dell’attuale amministrazione comunale di localizzare il nuovo impianto di trattamento dei rifiuti al Cornocchio e riteniamo indispensabile sospendere la fase di localizzazione del nuovo forno con l’obiettivo:

c) di sottoporre tutte le aree individuate ad una valutazione comparata di tipo urbanistico predisponendo per ciascuna di esse un piano d’area tra cui scegliere la più adatta dopo essere stata sottoposta ad una stessa griglia di valutazione . La coincidenza di questa fase di dibattito con la redazione del nuovo Piano Regolatore offre molte opportunità in tal senso, e pone un problema di coerenza tra gli obiettivi di qualità ambientale indicati nelle premesse del progettista e, le scelte concrete dì cui il Piano dovrà tenere conto.

8) Lo sviluppo di metodi democratici anche nel campo dei rifiuti. Riteniamo a questo riguardo:

a) indispensabile individuare procedure informative e decisionali su cui investire le necessarie risorse in grado di fornire ai cittadini le necessarie garanzie in ordine alla tutela della salute e dell’ambiente.

b) necessaria l'attivazione di un processo decisionale che, fin dai primi passi, coinvolga, in un percorso regolato, tutti i soggetti interessati, a partire dalla fase di elaborazione progettuale fino a quelle di monitoraggio e controllo.

SANITA’ E TUTELA DELLA SALUTE

CULTURA PER LA CITTÀ

Per quanto riguarda il programma culturale, vale ancora di più il discorso che solo una giunta libera dai vecchi insopportabili riti delle trattative elettorali di questi nostri partiti sempre più logori e lontani dalle vere esigenze delle persone, può portare avanti, porre veramente in essere un programma culturale globale. E' chiaro che senza questa libertà di base, non si potrà, anche in questo campo, che vedere nascere iniziative disgregate le une dalle altre, che nella migliore delle ipotesi, devono lasciare ad ognuno il proprio "orticello" da coltivare senza interferenze.

Intanto occorre sgomberare il campo dal falso presupposto che fare cultura significhi semplicemente organizzare attività culturali, fare cultura ha invece un’accezione ben più vasta, che comprende soprattutto il trasmettere ai giovani i valori morali che devono sempre sottendere le metodologie che stanno alla base delle attività culturali, in un ambiente asfittico che trasmette l'incapacità di scelte limpide e chiare e di ricambio, ogni messaggio culturale viene vanificato e diventa pura retorica. Fare cultura è anche coltivare il buon gusto dei cittadini, circondandoli il più possibile di ambienti armoniosi e, se possibile, aperti ad un gusto non provinciale, l'opposto insomma, ad esempio, dell'attuale sistemazione della Piazza della Ghiaia, con quell'orribile zona piastrellata con alcuni giochi per bambini, molto simile per la verità, a squallidi interventi nel terzo mondo.

Fatta questa premessa generale, va detto che il ruolo dell'assessorato alla cultura del Comune di Parma, dovrebbe essere principalmente di due tipi, uno di propulsione e coordinamento delle varie iniziative culturali cittadine, perché è solo portando avanti in maniera unitaria una comune politica culturale che si riesce come a Mantova o a Ferrara, a creare eventi a livello nazionale e internazionale di grande richiamo. Ormai a Parma sono molte le strutture che organizzano autonomamente avvenimenti culturali, oltre alle sedi della Pinacoteca Nazionale e alle Scuderie che dipendono dall'Università, anche la Fondazione della Cassa Di Risparmio di Parma e Piacenza, Palazzo Pigorini del Comune, e fuori Parma il Palazzo di Colorno gestito dalla Provincia e la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano, quindi il suddetto ruolo di coordinamento che dovrebbe svolgere l'assessorato è diventato quanto mai importante, dal momento che è evidentemente meglio fare poche cose insieme di grande rilievo che tante poco significative. Questo servirebbe anche a convogliare più razionalmente le sponsorizzazioni private che di questi tempi è sempre più difficile ottenere. Questo eviterebbe spreco di risorse e sarebbe l'unico modo per rendere Parma un polo attrattivo per quel turismo di qualità che merita. Che dire del fatto che da anni si pensa ad una grande mostra del Correggio che ovviamente senza questo sforzo di coordinamento non si riuscirà mai a fare. Ancora a proposito di Correggio, quest'anno è uscita una nuova importante monografia a cura di un famoso studioso inglese, David Ekserdjian, ed è stata presentata solo a Correggio mentre a Parma non si è avuto eco, forse perché non si trattava di uno di quei soliti nomi che ormai hanno il monopolio di tutte le pubblicazioni cittadine. Se non è provincialismo questo!

Un tessuto culturale variegato che esce dal centro storico della città dovrebbe poi necessariamente essere sopportato da una politica di sostegno, sia a livello di comunicazione, con la creazione di cartelloni che suggeriscano determinati itinerari culturali, che a livello di mezzi di trasporto pubblici, per lo meno taluni giorni della settimana.

Sarebbe auspicabile anche cercare di sprovincializzare e svecchiare la cultura parmigiana, cercando di creare un polo di diffusione dell’arte contemporanea, sia nazionale che internazionale, in collaborazione con gli istituti di Storia dell’arte, Storia della musica e Storia del cinema dell'Università di Parma che agisca, a diversi livelli, e con diverse modalità, anche fortemente didattiche; questo risponderebbe ad un'esigenza che si fa particolarmente sentire dal momento che a Parma non esiste nessun museo di arte contemporanea. L'interdisciplinarità dovrebbe creare significativi ed efficaci collegamenti.

Per quanto riguarda i programmi musicali, è certamente lodevole l'attività portata avanti dalla Società Dei Concerti, che, seppure organismo privato, svolge ormai da molti anni una lodevole attività organizzatrice di annuali stagioni di musica da camera di ottimo livello, mentre per i concerti sinfonici non si comprende, se non ancora una volta dal punto di vista strettamente politico, perché l'orchestra dell'OSER debba detenere, dopo avere ottenuto finanziamenti regionali a pioggia, una situazione di assoluto monopolio su tutta la stagione concertistica della città. Da più parti ormai si invoca, pur apprezzando l'attività dell'OSER, una situazione di maggior respiro culturale, nella quale insieme a questa, siano chiamate anche altre orchestre ad arricchire il panorama musicale cittadino.

Per quanto riguarda la stagione lirica, il discorso è ancor più difficile e delicato, in quanto i costi per questa attività sono da sempre altissimi. Basti pensare che quest'anno i costi diretti, senza il personale del teatro, sono stati di circa nove miliardi, investiti purtroppo per il godimento di poche persone, ma effettivamente questa attività é davvero parte della nostra storia più autentica. Si tratta quindi di calibrare la stagione in modo da limitare il numero degli spettacoli in favore sia della qualità che dell'ottimizzazione delle risorse. Certamente il fatto che il teatro Regio di Parma, che si annovera tra i teatri di tradizione italiani di maggior prestigio, dipenda dall'Ente Lirico di Bologna, uno dei tredici Enti Lirici Italiani, non agevola la nostra capacità decisionale, e per cercare di modificare la situazione, il nostro assessorato dovrebbe avvalersi di una direzione artistica dalle forti competenze, cosa che si é cercato di fare con l'incarico all'inizio di questa legislatura, al maestro Romano Gandolfi, che ha dovuto subito rinunciare avendo riscontrato l'impossibilità di programmare con una certa libertà.

I programmi elettorali appaiono ormai a tutti gli osservatori disincantati e stanchi tristemente uguali, ma le persone dovrebbero pensare che, soprattutto a livello locale, solo una lista veramente civica e libera dagli interessi e dai patteggiamenti dei partiti, può adempiere ad un programma di rinnovamento, e soprattutto la cultura ha bisogno di questa fondamentale libertà per sopravvivere. Basta con la necessità di avere sulla schiena la targa di un partito, nella nostra regione, per altro, sempre quello, per poter progettare, creare, partecipare!

 

 

 

ISTRUZIONE E POLITICHE GIOVANILI

La gravita' e l'urgenza della questione giovanile richiedono l'impegno di tutta la comunità per costruire una città nuova, a misura dei bambini e degli adolescenti.

La famiglia, la scuola, le unita' sanitarie, il volontariato e altri gruppi sociali si fanno già carico del disagio dei giovani. Le modalità di intervento, tuttavia, sono spesso contrastanti e scoordinate. L'amministrazione comunale dovrebbe, dunque, svolgere un ruolo di raccordo tra le varie iniziative, anche coinvolgendo la scuola e la realtà giovanile in tutte le fasi di proposta per la progettazione di una città migliore.

Infatti, la sfera d'azione degli enti locali nel settore della scuola e' destinata ad assumere dimensioni più significative grazie alle innovazioni introdotte dal governo in materia di autonomia scolastica.

Una prima occasione di confronto tra le istituzioni, gli operatori scolastici e le famiglie riguarda proprio le possibili conseguenze degli accorpamenti tra diverse scuole previsti dal recente progetto governativo come requisiti per accedere alla autonomia. Peraltro, le possibilità di potenziamento e riqualificazione dei servizi comunali per il settore scolastico dipendono in gran parte da scelte organizzativi: come censire e ridistribuire le risorse esistenti; come nazionalizzare l'erogazione dei servizi; come coinvolgere gli utenti nella gestione e nei progetti di interesse generale. Un caso in cui appare appropriato e significativo il ricorso al metodo della pianificazione partecipata e' quello delle mense scolastiche. Infatti, gli annosi problemi connessi alle modalità di produzione dei pasti, al controllo della qualità degli alimenti, ai contratti di fornitura e ai costi del servizio giustificano appieno una partecipazione diretta delle famiglie a tutte le fasi di valutazione, decisione e attuazione.

Allo scopo di concentrare le energie e le idee provenienti da diversi gruppi ed istituzioni in un quadro amministrativo e progettuale unitario, si propone di accorpare gli attuali settori della Istruzione e delle Politiche Giovanili in un solo assessorato, Educazione e Progetto Giovani.


PER UNA CITTA’ DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI

Nel Piano d'azione del Governo italiano per l'infanzia e l'adolescenza ( Roma , aprile 1997 ) si legge che il Governo si propone di " sviluppare forme di partecipazione di bambini, bambine e adolescenti perché pratichino nel concreto la loro cittadinanza e perché comprendano i diritti che loro spettano, ma anche i doveri verso gli altri e verso la comunità".

Più avanti, nella terza parte del documento, si parla di " necessità di modificare la filosofia di gestione dell'ecosistema urbano assumendo i bambini e le bambine come indicatori della qualità urbana, e le esigenze e gli spazi per I' infanzia come parametri per la promozione di uno sviluppo sostenibile".

Il Governo si prende quindi impegno di " studiare soluzioni per una gestione sostenibile dell'ecosistema urbano volta a promuovere processi di trasformazione dell'ambiente urbano attraverso la partecipazione dei bambini e delle bambine garantendo opportune forme di partecipazione, di espressione e di intervento ".

Penso che una riflessione su questo progetto governativo sia una buona base per affrontare la tematica dell'infanzia e dell'adolescenza nella nostra città. Come insegnanti e genitori si nota che i bambini e i ragazzi sono sempre più demotivati e quasi rassegnati davanti ai gravi problemi che affliggono l'ambiente e anche il loro ambiente: la città . Non conoscono il nome delle strade, non hanno il permesso di uscire da soli o con i loro coetanei, non possono giocare nelle strade e nelle piazze, i luoghi che conoscono meglio sono i grandi centri commerciali e le palestre, in genere private, dove possono finalmente muoversi un po'.

La proposta della lista quindi è di dare più spazio, in tutti i sensi, ai bambini e ai ragazzi : impegnamoci per rendere Parma più vivibile anche per questa categoria sociale che ora non ha diritto di voto ma che ci guarda, ci osserva e domani ci imiterà. Alcune idee:

LO SPORT

La strada da percorrere per il potenziamento degli impianti sportivi non è certamente quella indicata dal PGR 98 presentato dall'uscente amministrazione comunale. Pochi centri polisportivi e localizzati sulle delegazioni; difficilmente fruibili e mal distribuiti come se si volesse sacrificare le zone destinate allo sport in nome delle aree edificabili per l'edilizia residenziale. Una piscina sola, scoperta, in una parte della città dove si incrocia la grande viabilità (tangenziale e autostrada), nelle vicinanze di un importante centro commerciale e del forno inceneritore. Utilizzabile ad essere ottimisti, 4 mesi l'anno, con il rischio di doverla chiudere in estate se i valori dell'ozono o degli inquinanti atmosferici dovessero salire troppo.

Gli impianti sportivi devono essere numerosi, ben distribuiti nella città, fruibili tutto l'anno, a disposizione di tutti, costruiti in modo da poter essere adoperati al massimo della disponibilità, con costi di gestione sufficientemente bassi, creando di conseguenza, la possibilità di stipulare convenzioni con l'amministrazione comunale tali da salvaguardare l'impianto stesso.

La nostra proposta è simile a quella realizzata nelle vicine città dell'Emilia Romagna e in tutto il nord Europa:

La scelta della localizzazione, della gestione degli impianti, possa essere decentrata direttamente alla Circoscrizione di competenza, in una logica imprescindibile di urbanistica partecipata con le organizzazioni ed i cittadini del quartiere.

Per quando riguarda gli impianti natatori a Parma, la situazione attuale è la seguente:

la città è attualmente dotata di tre piscine comunali funzionanti, che sono:

- piscina "G.Ferrari" in Via Zarotto

- piscina di "Viale Piacenza"

- piscina "ex-CONI" (50 metri scoperta).

Le vasche da 25 metri vengono utilizzate da enti sportivi e società agonistiche.

La sola piscina di Via Zarotto è aperta al pubblico nei giorni di Martedì e Giovedì sera, più il Sabato e la Domenica pomeriggio.

Su un territorio vasto come Parma e provincia, sono del tutto insufficienti a soddisfare la richiesta di corsi di nuoto, attività agonistiche e apertura al pubblico, in più godono di scarsa manutenzione che non ne permette un uso continuo per 12 mesi l'anno.

COSA SERVIREBBE A PARMA

Sul modello di tutti i capoluoghi della regione Emilia Romagna, occorre una vasca da 50 metri olimpionica, funzionante 12 mesi all'anno (a Ravenna vi è una splendida vasca apribile e scopribile da 50 metri, Reggio Emilia sta coprendo la vasca da 50 metri). Se a Parma si vuole fare la vasca da 50 metri nel quartiere Moletolo, costruendola solo scoperta funzionerebbe solo tre mesi l'anno con alti costi di manutenzione e non risolverebbe i problemi di congestionamento delle vasche esistenti durante il periodo invernale. L'altra soluzione possibile se si vuole fare una vasca da 50 metri solo scoperta, è quella di coprire e ristrutturare l'area "ex-CONI", dirottando l'attività agonistica in questo impianto e dare alla cittadinanza l'uso di Via Zarotto e Viale Piacenza in inverno e della nuova piscina del quartiere Moletolo nel periodo estivo.

 

I VALORI DELLA PERSONA IN DEMOCRAZIA

L'impegno politico implica razionalità. La razionalità e' strettamente connessa a un impegno etico. Essere razionali significa infatti essere pronti a discutere criticamente ogni convincimento, ad ascoltare gli argomenti altrui. Proprio per questo, nella razionalità e' già implicito un contenuto morale, cioè, il rispetto di tutte le persone, l'esigenza di risolvere i conflitti attraverso il confronto argomentativo. Ciò che fa la qualità della democrazia e' il livello della discussione pubblica. Il dibattito deve essere aperto a tutti. E' necessario che si crei un rapporto di fruttuoso interscambio tra i partiti, che tendono a rinchiudersi in se stessi, e i movimenti, le associazioni, e gli altri gruppi di cittadini radicati nella società.

La qualità del dibattito/confronto e' essenziale, perché la democrazia non si riduce alle regole della rappresentanza e della maggioranza, anzi, trae la sua legittimità dall'aspettativa di una qualità ragionevole dei suoi risultati, dal confronto degli argomenti finalizzato alla ricerca delle soluzioni migliori.

Fino ad ora ci siamo trovati di fronte a dibattiti pubblici dove si confrontano tesi contrapposte. Bisogna diffidare della logica del VERO/FALSO, perché il fine ultimo del dibattere e dell'agire e' l'essere umano. Sentiamo parlare di programmi, di progetti, di istituzioni, a volte con passione ideologica, a volte con slancio populista. Non dobbiamo dimenticare il grande valore di un tessuto fatto di gesti quotidiani, anche umili, non appariscenti, ma assolutamente indispensabili per costruire la nostra vita, dunque una società migliore.

Il quesito di fondo e' : come "portare l'intelligenza nelle nostre emozioni", come far si' che la premura per l'altro, il suo riconoscimento, vengano a far parte del nostro quotidiano, per una società all'insegna di una più sana vita relazionale? Importante e' lottare al meglio delle nostre forze, per portare avanti le nostre convinzioni e i nostri dubbi. Il fatto che il nostro progetto non riesca ad ottenere il successo che speravamo non significa che si tratti di un progetto irrazionale.

Un esempio: compito dell'architetto e' fare case più belle possibili, opere pubbliche adeguate al territorio, e quando le fa brutte (e spesso le fa brutte), e' sbagliato lasciare all'architetto una responsabilità sociale. Sono altri (i governanti) che devono trovare congruità tra progetto, programma e gestione. Affinché il mercato non prevarichi la qualità del progetto, i cittadini devono prendere coscienza del loro diritto alla qualità dell'ambiente e della vita (e al controllo sull'operato dei governanti), poiché sono loro, in definitiva, i veri committenti dell'architetto.

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