|
Vincenzo Mollica - Presentazione a "Sotto il cielo del Brasil", 1990."Io il pubblico so come farlo patire di piacere". Basterebbe solo questa frase del principe Antonio De Curtis in arte Totò per
introdurre questo libro di Andrea Pazienza. Se ci permettiamo di aggiungere qualche riga è solo per sottolineare un aspetto molto importante nell'opera narrativa e fumettistica di Paz: la sua straordinaria arte
nel far ridere, la sua naturale confidenza con la comicità soprattutto quando questa attingeva all'inesauribile pozzo della sua biografia reale o immaginaria che fosse. Andrea, se non avesse espresso la sua arte
attraverso il disegno, probabilmente sarebbe entrato a far parte di quella casta, affascinante e nello stesso tempo misteriosa, a cui appartengono i comici; affascinante perché i meccanismi della risata sono
infiniti, misteriosa perché la grande comicità confina quasi sempre con la poesia. I raccontini raccolti in questo volume, in cui Pazienza narra due viaggi fatti in Brasile e a Bali, dimostrano come, quando
volesse, questo disegnatore riuscisse a trasformare le sue strisce, le sue tavole in autentici palcoscenici su cui recitare. Chi ha avuto la fortuna di conoscerlo si renderà conto di quanto ci sia sintonia ci sia
tra Pazienza ed il protagonista di questi racconti, di quanto ci sia del suo modo di essere e di vivere in questi diari che custodiscono molto della sua gioiosa e disarmante vitalità. Se qualche
lettore sfogliando queste pagine penserà "Non è possibile..." sappia che con Paz anche l'impossibile sembrava più vicino, perché non c'era niente che potesse fermare il suo modo di guardare e affrontare
la vita, in cui, sia nella tristezza e sia nell'allegria, si muoveva con l'aria di chi avesse perso tutti gli ormeggi, come un naufrago attaccato ad una zattera immaginaria in pieno mare. Tutto questo gli
consentiva di porsi di fronte a qualsiasi avvenimento come una cartina di tornasole e cioè respirando profondamente tutto quello che gli accadeva intorno, ma soprattutto riuscendo a vedere, a vivere
e naturalmente a far rivivere tutto il suo immaginario e rendere tangibili i suoi sentimenti, lontani mille miglia da chi decide di affrontare l'avventura umana da turista. |
|