Questo testo è stato scritto da Gianluca Pisano e non può essere pubblicato o reso disponibile in alcun modo senza consenso scritto da parte dell'autore. AVVENTURA SU TRIZZER di Gianluca Pisano (C) 1990 ottobre Versione 1.2 del 25/10/90 Capitolo IÝ: Il viaggio Mi svegliai e mi accorsi che facevo fatica a ricordare la lunga serie di avvenimenti che precedeva quello che forse sarebbe stato un lungo viaggio. Lungo perché la sensazione di insicurezza che ormai era diventata una fobia, mi impediva di utilizzare il sistema di ibernazione, anche per piccoli periodi di tempo. Era quindi da quattro giorni che, in una solitudine quasi assoluta, alleviata soltanto dal freddo contatto con il computer di bordo, cercavo di non pensare al nuovo pericolo verso il quale andavo incontro. Ma a me non sembrava eccessivo, specialmente pensando a quello che avevo passato ed il pensiero di essere attaccato mentre me ne ritornavo tranquillamente su Ther, mio pianeta natale, mi faceva rabbrividire: meglio quindi prendere il nemico di petto senza esitazione. Mentre riflettevo guardai il mio orologio, frutto di una tecnologia avanzatissima: poteva ricevere tutti i tipi di onde radio, decodificandone sia il solo segnale audio che quello video, adattandosi automaticamente allo standard di trasmissione del segnale; poteva poi controllare tutte le funzioni vitali di chi lo portava al polso, ed ancora amplificare segnali acustici lontanissimi, in una sola parola espandere i sensi umani, ma non poteva prevedere i pericoli che mi attendevano. Pensai a tutte le altre invenzioni, il comunicatore telepatico, l'iniettore elettro-dinamico, pensai che in fondo la società sarebbe andata avanti ugualmente, anche senza di essi, senza rischiare il collasso, denominato dagli psicologi "big-bang di massa" consistente, in parole povere, nella mancanza di volonta' di vivere e trovare uno scopo nella vita (quella che una volta era chiamata "depressione", e che ora colpiva l'intera società'). La realtà per= era che l'uomo non aveva saputo utilizzare ma soprattutto capire ed inquadrare le tecnologie nel loro giusto senso. La tecnologia era diventata fine a se stessa e non più un utile mezzo: per esempi si continuava a produrre ed utilizzare mezzi di trasporto privati, quando quelli pubblici erano più pratici, comodi e veloci. Altre tecnologie invece erano utili: il traduttore istantaneo aveva eliminato lo storico inconveniente provocato dalla presenza di migliaia di lingue differenti. L'uomo in realtà doveva ancora apprendere ad utilizzare la ragione e le sue manifestazioni. In questo contesto si capisce come la scienza era potuta diventare un fine e questo rendeva problematica la vita di chi non avendo un'intelligenza superiore al comune non poteva fare il ricercatore scientifico e quindi non poteva essere utile alla società. Su alcuni pianeti si era arrivati addirittura a aumentare geneticamente l'intelligenza dei nascituri provocando per= lo stesso problema allargato a tutta la collettività. Alcuni altri pianeti invece, pur avendo proibito gli studi sul gene umano, avevano dovuto proibire l'accesso a chi aveva avuto la propria intelligenza maneggiata geneticamente. Alcuni pensavano che vi fosse collegata anche una causa secondaria, costituita da quell'invisibile filo che lega l'uomo alla sua terra di origine, la Terra, che stava morendo. Ma ci= secondo alcuni, era poco realistico per gente che la Terra non l'aveva nemmeno vista. Fui risvegliato dal mio torpore a causa di un rumore metallico proveniente dal ponte della nave. Aprii la porta del mio angolo letto con circospenzione, ma no mi sembr= di vedere niente, anche se incosciamente sentii qualcosa, una presenza ostile vicina a me, e non feci in tempo ad azionare lo scudo psichico, che qualcuno cerc= di accedere alla mia memoria ed io non potei fermarlo prima che avesse letto qualcosa, qualcosa che mi sembrava essere molto delicato, ma cosa lo avrei saputo solo successivamente, troppo tardi. Rimasi molto impressionato, perché un attacco psichico a tale distanza dal pianeta Trizzer era impossibile, a meno che ....tale persona fosse sulla nave ! A tale pensiero sentii il sangue gelarsi nelle vene e un brivido salirmi alla schiena: ero in grave pericolo finché non avessi trovato tale individuo ! Corsi a svegliare dall'ibernazione Bobby, una bellissima ragazza bionda che il governo di Torak mi aveva destinato a guardia del corpo. Quando si svegli= capì subito dalla mia faccia, forse, cosa era successo, e ci mettemmo a cercar qualche traccia della creatura intelligente sulla nave, lunga soltanto 20 metri: vedemmo in quel momento lo slot di espulsione della capsula di emergenza entrare in funzione, ed uscirne una capsula per poi scomparire immediatamente. Era molto strano, perché le capsule di emergenza non disponevano dell'ipervelocità, a meno che quella creatura l'avesse modificata, mentre io ero immerso nei miei pensieri, oppure su Torak, prima che partissi. La tecnologia dei Trizzani era in effetti molto avanzata, ma io ebbi la sensazione che non si trattasse di ci=. Non ci sembr= nemmeno il caso di tentare di inseguirlo, visto che non sapevamo la direzione che aveva preso. Tutto questo faceva pensare che gli inviti all'attenzione, una volta su Trizzer non sarebbero stati sprecati, anche se avrebbero dovuto essere estesi anche al viaggio ! Ancora una volta ripensai alle informazioni che avrebbe potuto leggere nella mi memoria e non potei fare a meno di provare un brivido di sconforto. Dopo dieci giorni di viaggio non sapevo proprio più cosa fare: decisi quindi di controllare tra i miei effetti personali se ne fosse stato rimosso qualcuno. Fortunatamente no: ritrovai fra l'altro la mia laurea in "Ingegneria Aeronavale Spaziale" e il diploma, conseguito grazie alla mia passione per la materia, a 15 anni, di "Programmatore, analista e storico di computer". Ma ci= che mi era costato tutti i pericoli che avevo dovuto affrontare erano i miei studi, che riguardavano le ricerche a livello teorico sull'antimateria e la possibilità, sempre teorica, di varcare la soglia dell'altro mondo, dominato dall'antimateria. Da quando avevo divulgato i risultati di queste ricerche, un putiferio si era riversato su di me, e l'unione dei pianeti, esistente già soltanto formalmente, si era sfaldata sulla decisione dell'uso da fare di questa scoperta che ora tutti volevano. L'unica conseguenza benefica era stata l'arresto dell'"effetto big-bang sociale" su alcuni pianeti. Inizialmente mi sembr= strano che non avessero tentato di prendere i miei appunti, ma poi capii che erano inutili senza chi poteva capirli. Pensai con l'immaginazione cosa sarebbe successo se qualcuno avesse aperto quella porta su un universo sconosciuto, che cosa avrebbe visto. Poi guardai l'olografia dei miei genitori e di Sally, la mia ragazza, alta, bionda, ma soprattutto dolce e simpatica, fatto che anche i suoi occhi azzurri, anch'essi caldi e dolci, sembravano confermare perfettamente. Pensai a sei mesi fa, mentre, ignaro di tutto ci= che sarebbe poi successo ma fiducioso del mio avvenire, la stringevo fra le braccia. Durante quei sei mesi le avevo scritto solo tre volte e videofonato ancor meno, e nonostante questo era apparsa molto conprensiva, come se avesse visto nei miei occhi che qualcosa non andava, e ora non sapevo nemmeno se sarei mai potuto sopravvivere per tornare da lei. Ad un certo punto Bobby mi svegli= da quello che era lentamente andato diventando un sogno, un sogno nel quale avevo comunicato con Sally, e quella comunicazione mai nessuno la avrebbe potuta intercettare, perché codificata ne mio amore per Sally, al contrario dei messaggi radio che la tecnologia ci permetteva di utilizzare. Al risveglio Bobby mi disse che eravamo quasi arrivati e che cominciavamo l'operazione di discesa. Azionammo il dispositivo di dissimulazione, perché i radar nemici non potessero individuarci, ed atterrammo, sulla luna di Trizzer, dalla quale mescolati alla folla, avremmo raggiunto il pianeta. Il viaggio fu breve ed incontrammo casualmente Grak, un vecchio dalla barba bianca come i suoi radi capelli. Esprimeva per= una sensazione di grande serenità, e così decidemmo di chiedergli, con tono amichevole, che cosa facesse sulla luna di Trizzer. Grak si gir= di scatto verso di me e, con sguardo magnetico, mi squadr=, dopodiché, ignorando la nostra domanda, mi chiese se ero figlio di Dorax. A questo punto mi ricordai che mio padre mi aveva raccontato di un uomo che gli aveva fatto da guida sul pianeta Condor, e lui stesso parve accorgersi di quello che mi passava per la mente, perché con un tono di voce tranquilla, ancora prima che potessi aprire bocca, mi disse che era contento che lo avessi riconosciuto e si offrì di farci da guida. Noi accettammo il suo aiuto e così concludemmo il viaggio parlando di mio padre, d mia madre e della politica dissennata tenuta in questi ultimi secoli dal morente pianeta Terra, capo della confederazione dei pianeti. Alle ultime elezioni amministrative avevano espresso il voto solo il 0,01 % della popolazione, percentuale che era andata diminuendo gradualmente a partire dall'inizio del 21Ý secolo, fine del 20Ý. Parlammo anche della Mafia, problema attuale ora come 10000 anni fa, e seppi che questa aveva ottenuto il potere sovrano in uno stato e i servizi segreti di tutti gli altri. Ma a nessuno importava più ormai, e la Terra, nel periodo di altri due secoli, doveva essere evacuata completamente. I governi avevano solertemente cominciato la costruzione delle navi, ed in particolare la costruzione delle prime duemila navi con piscina che dovevano servire per i più meritevoli cittadini della Terra. Comunque i Terrestri attendevano con ansia gli aiuti provenienti dalle ex-colonie, gli altri pianeti del sistema solare che da molti secoli promettevano di aiutarli. Di mio padre mi raccont= che era laureato in ingegneria genetica e stava compiendo interessanti esperimenti, prima che tali studi fossero proibiti. Mi disse anche una cosa che mio padre non mi aveva mai detto, in cambio della qual dovetti promettere che non lo avrei mai detto a nessuno: egli aveva compiuto degli studi sull'antimateria ma ne era rimasto sconvolto, tanto che si era rifiutato di completare e divulgare i risultati di tali studi, anche a prezzo d rovinare la sua brillante carriera scientifica. Quello che mio padre aveva scoperto per= non me lo seppe dire. Atterrammo su una città di media grandezza, di dieci milioni di abitanti, e passato un breve tratto di strada coperto di ghiaccio, entrammo nella città abitata, posta sotto terra. Nel breve percorso superficiale ci accorgemmo di come la natura avesse ripreso dovunque il sopravvento, non più disturbata dall'uomo, anche se la fauna di Trizzer era costituita da animali di tutti i pianeti vicini. Arrivammo presto al Gran Consiglio degli Anziani, del quale ero membro onorario da quando avevo presentato i miei studi. Il Consiglio degli Anziani era un piccolo parlamento di scienziati che si riuniva su Trizzer ogni anno od ogni qual volta se ne presentava le necessita'. Il consiglio aveva anche risolto il problema della Terra, suggerendo un cambiamento provvisorio di traiettoria, per invertire la tendenza del pianeta a raffreddarsi, in seguito all'incidente avvenuto al Sole che aveva attenuato la reazione di fusione nucleare del 20 % Capitolo IIÝ: Il mio racconto: Fuga da Torak Arrivai alla segreteria del Consiglio degli Anziani comunicando il mio nome e mi fu consegnata una tessera, utile come carta di credito a fondo illimitato, per poter accedere alle biblioteche e per avere libero ingresso all sede del Parlamento. Mi fu comunicato anche che la prima riunione si sarebbe tenuta tre giorni dopo e mi indicarono la strada per raggiungere gli alloggi de membri del Consiglio degli Anziani. Non potei fare a meno di notare la grande quantità di luce che permeava tutte le stanze dell'edificio, e la colorazione bianca dei muri, molto strana su Ther che metteva maggiormente in evidenza tale caratteristica. Visto che non avevo niente da fare per tre giorni, decisi che il pericolo non m doveva impressionare e che dovevo soddisfare il grande desiderio che avevo fin da bambino: quello di vedere, conoscere, apprendere nuove cose sull'universo, sulla gente, tradizioni, usanze, viaggiare insomma per dirla in una parola. Decisi di cominciare dalle zone piu' frequentate dai turisti e fin quì furono d'accordo anche Grak e Bobby, dopo che ebbi promesso di non cacciarmi nei guai. Alla sera assistemmo anche al doppio tramonto che Trizzer offriva, come tutti i pianeti inseriti in un sistema solare contenente due soli. Il giorno dopo per= volevo andare a vedere anche la parte povera, per avere un'idea completa del pianeta. Purtroppo per= quello fu il mio errore, perché le aree povere sono più facilmente controllate dalla malavita e soggette a ricatti e strumentalizzazioni. E così, il secondo giorno, a causa della mia testardaggine, io Bobby e Grak ci avviammo verso la zona denominata Shadow, che in inglese arcaico definiva una figura nascosta nell'oscurita, un'ombra. Ci risult= evidente il significato, ma sembravo inamovibile nella mia volontà di andarci e così pure Bobby, anche se riluttante, accett= di portarmici. Sulla strada incontrammo persone normali, ma io avevo la sensazione di essere seguito avevo la stessa sensazione che avevo sulla nave, quando avevo subito l'attacco psichico. E poi nemmeno Grak conosceva questa zona e così decidemmo di farci predire il futuro, cosa che Bobby reputava stupidità pura, e poi tornare agli alloggi. Andammo quindi da una psico-futurista e, al momento dell'ingresso, io avevo sempre la stessa sensazione, quella di essere spiato. Comunque entrammo e ci sedemmo. La chiromante cominci=, quando io notai, dietro di lei, un rigonfiamento dietro un pezzo di stoffa attaccato davanti alla presa di luce, oggetto che sapr= chiamarsi "tenda" come mi dirà successivamente Grak. Non avevo dubbi, doveva essere lì ! E se mi fossi sbagliato ? Avrei fatto una figura tremenda. Guardai verso Bobby e notai che anch'essa guardava con insistenza in quella direzione, per= non potevo parlarle; la chiromante stava parlando, era al culmine della concentrazione. Decisi. Dovevo tentare. Indicai Bobby di spostarsi a destra e lei sembr= capire. Allora decisi di agire e lanciai un pugnale nella direzione della protuberanza. La confusione che successe in quel momento non è pienamente esprimibile a parole: dalla tenda emerse una protuberanza sempre maggiore fin quando ne uscì con mia grande sorpresa, una statua di cera che precipit= sulla sfera di cristallo che si frantum= in mille pezzi. Anche il tavolo che la conteneva si ruppe, cadendo addosso alla chiromante stessa che, ripresasi dallo spavento, infuriata, corse a prendere un cannone laser. Io e Grak cominciammo a correre verso l'uscita della stanza, mentre Bobby riuscì a passare alle spalle della chiromante e a togliergli di mano il cannone prima che potesse puntarlo nella nostra direzione. Bobby, una volta uscita, spar= un'imprecazione nei miei confronti che non avre mai pensato potesse uscire dalla sua bocca. Era un'espressione popolare e ritengo inutile precisare quale fosse. Era evidente che era furiosa. Mi disse che lei era responsabile della mia vita ancora prima di me stesso, e quindi che se avevo intenzione di cercare di farmi uccidere, da chi nemmeno mi conosceva, glielo dovevo dire, perché mi avrebbe ucciso lei stessa con più riguardi. Dopo per= che le ebbi dato ragione, si calm= e riprese il suo colorito e tono di voce abituale e, anzi, fu lei stessa a suggerire di rilassarci in una locanda, in modo che io potessi raccontare loro quello che mi era successo su Torak, e come mai io non mi ero voluto servire del dispositivo di ibernazione durante il viaggio. Arrivati là cominciai a raccontare la mia storia, mentre mangiavamo cibi molto gradevoli esteticamente ma non altrettanto saporiti. Ecco la storia: "Arrivai su Torak dopo un viaggio di sei mesi, ma ero stato ibernato e per me erano passati appena due giorni, quello di partenza e quello di arrivo. Non ero mai stato lontano da Ther e quindi mi sentivo spaesato. La gente portava abiti per me strani e poco colorati, quasi smorti. In compenso tutti mi guardavano pe la colorazione verde accesa della mia tuta, colore normale sul mio pianeta. Comprai subito abiti locali e non potei fare a meno di notare quanto fossero scomodi. Le scarpe poi erano troppo rigide per i miei piedi. Comunque andai a mangiare qualcosa, e dopo mi recai alla Commissione planetaria per presentare una relazione sul mio lavoro di due anni. Inizialmente sembravano quasi disinteressati, ma poi si accese un intenso brusio fra i membri della Commissione e il presidente mi disse che che la mia scoperta era la più importante per l'uomo, dopo la scoperta dell'America, precis= con tono scherzoso. Mi strinse la mano e mi invit= a presentare il mio progetto il giorno dopo direttamente al ministro delle scienze. Ma c'era chi mi guardava con occhio meno benevolo, anche se sul momento io non me ne accorsi. Seppi poi che c'era stato grande disaccordo su cosa fare del progetto, chi voleva distruggerlo, chi usarlo, ma nessuno voleva rimandare la decisione alla Corte Terrestre di giustizia che decideva appunto su casi in cui mancava una maggioranza. E poi ormai tale Corte era in preda alla più grande confusione e corruzione, e quindi alcuni pianeti minacciarono di uscire dalla Confederazione se il progetto fosse stato presentato a tale organo. Io comunque mi stavo spostando per la strada tramite il tappeto magnetico in direzione del mio alloggio, quando pensai di videofonare a Sally, la mia ragazza, ed entrai nell'ufficio per videofonate. Mi chiusi dentro una cabina dotata di proiettore oleografico e dissi il nome di chi volevo chiamare. Attesi due minuti e cominciai a vedere l'immagine di Sally. L'immagine pero sparì subito e comparve una fredda nebbia, molto fitta, che mi avvolse. Cercai di aprire la porta della cabina, ma questa era bloccata. In due minuti ero congelato ed avevo perso i sensi. Quando mi svegliai, mi ritrovai in una cella e mi accorsi che non avrei mai più visto nessuno se non fossi riuscito ad uscire prima che il soffitto mi avesse schiacciato. Non disponevo più di nessun oggetto, solo il mio cervello e .....vidi una scatola attaccata alla parete, l'aprii (si erano dimenticati di sigillarla) e trovai il circuito che apriva la porta, accanto a quello per la distruzione della cella. Riuscii ad aprire la porta. Quello che mi si present= era uno spettacolo raccapricciante: Il corridoio era coperto di capsule di ibernazione, ma i corpi contenuti all'interno di esse .....non erano uomini .....Ma non c'era tempo da perdere e mi allontanai: tutti i corridoi erano uguali, e coperti di capsule. Ad un certo punto per= trovai una guardia che, vistomi, mi spar=, troppo tardi per=, poiché io feci in tempo ad abbassarmi e roteando su me stesso, urtai una capsula che, staccatosi dal muro, si ruppe e lanci= addosso all'agente il corpo schiumoso e gelatinoso che conteneva, il quale lo inglob= in pochi secondi. Non potei fare niente per salvarlo, ma detti l'allarme, mentre tutti gli altri corpi lavano uscendo dalle cripte e corsi, corsi come non avevo mai fatto in vita mia e come forse non far= mai più. Recuperai i miei oggetti sul tavolo d una guardia e mi chiusi la porta dietro, assieme alle guardie. Il capo-guardia digit= il codice di auto-distruzione, incalzato dalla porta che stava per cedere sotto i colpi potenti di quelle creature. La combinazione riuscì e ci allontanammo guardando ancora terrorizzati verso quelle segrete. Il capo delle guardie mi disse che non sapeva niente di me e che pensava fossi un carcerato, come quelli ibernati, fuggito. E' dopo questa esperienza che non ho più potuto utilizzare una capsula ibernante - dissi parlando in direzione di Bobby, che ora capiva il motivo per cui non avevo voluto utilizzare l'ibernazione durante il viaggio tra Torak e Trizzer - Ma a quel punto mi venne un dubbio sulla natura degli ibernati e lui conferm= i miei dubbi, dicendomi che la composizione di mantenimento di ibernazione non gli era mai sembrata normale, ma le risposte dei chimici alle sue domande in riguardo, erano sempre state molto evasive. Lo salutai e lui mi consigli= di stare molto attento. Quel pomeriggio andai direttamente dal capo della polizia locale, che parve molto sorpreso di vedermi. Ci= mi fece riflettere ma non potevo fidarmi di una banale impressione e così decisi di raccontare quello che era successo. Mentre raccontavo non mi pareva più molto sorpreso. Chiam=, infatti, un agente e gli disse di scortarmi in carcere !! Io non credevo alle mie orecchie ! Era un complotto e per di più veniva fatto qualcosa di poco chiaro a gente che non conoscevo !! Cercai di scappare mettendo k.o. l'agente con una mossa di judo ma ne sopraggiunsero altri tre: stavo per soccombere, quando vidi entrare una ragazza in mia difesa, il nome, lo avrei saputo piu' tardi, era Bobby, che prendendo di sorpresa i tre poliziotti, ne mise a terra due, l'altro lo elimina senza problemi e, fuggiti insieme, ci dirigemmo verso il ministero delle scienze. Anche questo palazzo appariva molto ben illuminato, ma questo era normale su un pianeta dotato di due soli presenti sempre contemporaneamente. Dopo poco tempo entr= nella stanza il ministro, un uomo abbastanza anziano e quasi completamente calvo. Pensai al processo di ringiovanimento del cuoio capelluto di moda sul mio pianeta e pensai che forse su Trizzer la perdita dei capelli non era considerato sintomo di vecchiaia ma di esperienza e quindi fatto positivo. Il ministro, che era una persona energica, mi strapp= per= subito alle mie riflessioni, rassicurandomi sulle sue intenzioni e dicendomi che era a corrente di quello che mi era successo e che era stata sua l'idea di mandare Bobby a tenere d'occhio un personaggio scomodo come me, a causa di ci= che sapevo o potevo scoprire. Mi consigli= inoltre di entrare nel Consiglio degli Anziani di Trizzer, dove avrei potuto divulgare ufficialmente la notizia. Pensai che non avevo mai sopportato i politici, ma in quel momento il ministro mi fece cambiare idea, dicendomi che il Consiglio era formato dai più autorevoli scienziati della federazione, fra i quali non vigeva nessun protocollo particolare di comportamento, ma solo un rapporto di reciproca stima dopodiché invi= un videogramma col quale chiedeva che fossi ammesso al Consiglio. La risposta non tard= ad arrivare e fui accolto, in merito alla mia comprovata onestà come cittadino e al mio valore come scienziato: possedevo quindi passaporto diplomatico e qualsiasi azione ai miei danni doveva essere fatta con maggiore attenzione ed in segreto: maggiori difficoltà quindi per i miei nemici che avrebbero dovuto operare di nascosto. Inoltre Bobby mi era affidata come guardia del corpo fissa, assieme ad un'astronave privata governativa che avrei utilizzato per recarmi su Trizzer. Decisi quindi di recarmi su tale pianeta per risolvere la questione e non di tornare a casa, dove sarei stato ucciso molto comodamente. Scrissi quindi a Sally di non aspettarmi perché sarei tornato tardi (speravo che un p= di umorismo la avrebbe tirata su) e la salutai." Capitolo IIIÝ: Zandor Dopo che ebbi raccontato tutto ai miei amici, sentii un fischio lancinante, tremendo, e così mi sembr= che sentissero anche Bobby e Grak, visto che si tappavano gli orecchi. Bobby cerc= di indicarmi l'uscita della locanda, ma non riuscimmo a raggiungerla. Prima di svenire, ebbi la stessa sensazione di paura e notai che ....ci stavano trasportando le "delicate" creature gelatinose che avevo gia' visto !! Quando mi svegliai eravamo tutti e tre legati e qualcosa di non bene identificato ci impediva di parlare. L'idea di Bobby era stata più deleterea della mia e mi ripromisi di ricordarglielo al prossimo guaio che avessi combinato io. Potevo comunque solo vedere e vidi una cosa che non mi piacque: a centro della stanza erano conficcati due paletti, a distanza di tre metri l'un dall'altro, e ne uscivano quelle creature. Una venne verso di noi e cominci= a parlare, con espressione sinceramente rammaricata: - Professor Zak, io sono il professor Tetra e ho scoperto l'antimateria prima d lei. Abbiamo osservato il suo mondo ed abbiamo visto che è estremamente aggressivo e violento, e non abbiamo nessuna intenzione di diventare come voi. Abbiamo trovato abitanti del vostro universo pronti a tradirvi in cambio del potere che io ho promesso loro. Per allontanarvi na noi avevamo due alternative rompere ogni collegamento con voi o distruggervi prima che lo faceste voi: lei ci ha reso impossibile la prima soluzione e ci costringe a mettere in pratica la seconda. Già suo padre era penetrato nel nostro mondo, ma noi lo avevamo lasciato andare perché era migliore degli altri uomini. A lei, professor Zak, ho cercato di impedire di di divulgare la scoperta prima che conoscesse questa realtà, ma la sorte ha voluto che lei si comportasse diversamente da suo padre. Ora dovr= distruggere il suo universo e le nostre guardie che lei ha scoperto come molte altre di cui lei non sospetta nemmeno l'esistenza sono già pronte per questo. Lei sarà mio ospite su Zandor. Per sua conoscenza il famoso "triangolo dell bermude" è sempre stato opera nostra. Io rabbrividii al pensiero di andare nell'universo governato da tali esseri, e poi io ero il solo che potesse fermare il professor Tetra e avvertire il Consiglio degli Anziani, prima che i dimensionali distruggessero il mondo. In quel momento per= non potevo fare niente, e presto arriv= il momento di varcare la soglia dell'universo. Passammo il cancello dimensionale e vedemmo un universo nel quale i colori erano invertiti: il vuoto era bianco e le stelle nere: mentre vedevamo questo ci stavamo muovendo a velocità vertiginosa, poiché le stelle sembravano muoversi accanto a noi. Alla fine ci trovammo sulla superficie di un pianeta desolato, deserto, e facevo fatica a riconoscere i contorni degli oggetti e gli oggetti stessi a causa della diversa colorazione. Poi ci ritrovammo all'interno di un forte, di quelli fatti di legno, che usavano in America ai tempi del "far west" e degli indiani pellerossa. Notammo l'assoluta assenza di qualsiasi forma di oggetti che comprovassero una certa evoluzione tecnologica, e questo era molto strano, come poteva sussistere questo e il fatto che avessero già scoperto il modo di oltrepassare la soglia dell'universo ? Subito fummo scortati in una cella. Notai subito il modo distaccato con cui ci trattavano e capii che se qui loro sembravano uomini, noi sembravamo creature tutt'altro che gradevoli a vedersi. Provai quindi a ripetere il gesto del dimensionale contro la guardia su Torak e riuscii ad inglobare un dimensionale, con ribrezzo di tutti i presenti. Capii quindi che ora le parti erano invertite loro erano uomini e noi i mostri. Ci chiusero in una cella, ma noi non potevamo fare a meno di pensare che il giorno dopo saremmo stati uccisi o, nella migliore delle ipotesi, ibernati per sempre. Bisognava quindi fare qualcosa subito. Casualmente accesi la radio e constatai che riceveva i segnali radio dell'altro universo. Osservai attentamente la cella che ci conteneva, e notai che era estremamente solida: solo il muro divisoro fra le celle era più sottile. Nella cella era presente una piccola apertura che dava sull'esterno dell'edificio, ma entrava poca luce, e pensai che fosse notte. Mi resi conto successivamente che quella faccia di Zandor era sempre in obra, a causa del fatto che l'asse era inclinato con un angolo di 90Ý rispetto all'asse di rotazione, e che era illuminata soltanto dalla luce riflessa delle dieci lune del pianeta, la più grande delle quali aveva un'orbita talmente vicina a quella del pianeta, che solo una misteriosa forza che gli abitanti chiamavano "Zeus" impediva al satellite di distruggersi assieme a Zandor. Pensai poi alle mie teorie, secondo le quali per ognuno che passava nell'antimateria ci doveva essere un altro che passava alla materia, e viceversa, quindi dovevano esserci quì tanti uomini quanti dimensionali c'eran su Trizzer !! Ricordai inoltre la notizia, secondo la quale, proprio dopo la distruzione su Torak delle carceri, trenta uomini erano misteriosamente ricomparsi, e questo confermava la mia teoria. Bisognava quindi uscire dalla cella e liberare gli altri uomini: se fossero passati dall'ingresso dimensionale, i dimensionali sarebbero stati costretti a tornarsene nel loro universo. Ne parlai con Bobby e Grak, ma il nostro discorso fu interrotto dall'ingresso nella cella del professor Tetra che mi mostr= una ragazza, dal volto coperto da una benda... ma gli occhi... Erano di un azzurro per me troppo familiare !... Era Sally !!! Subito capii cosa avevano preso dalla mia memoria ! Sally mi guard= con occhi disperati, ma io non potevo abbracciarla per consolarla. Il professor Tetra mi guard= quindi con faccia inespressiva e disse: - Professor Zak, per essere più certi che non tenti di fuggire abbiamo pensato di portare qui la sua compagna, che per= sarà tenuta nella cella accanto. Sappia che se le dovesse venire anche solo in mente di toccare la porta della sua cella, un ordigno esploderà nella cella della sua amica. Io non amo vedere i corpi mutilati dalle esplosioni, e conto sulla sua intelligenza perché ci= non accada. Sally sembrava in trance ora. Poi la port= via. Era terribile ! Come fare !! Volevo Sally vicina a me, ma non in questo modo ! Cercai una crepa o un passaggio segreto sul muro confinante con la cella di Sally ma non c'era modo di raggiungerla. Cercai allora di parlarle, urlando, ma risult= più pratico utilizzare il ricetrasmettitore posto nell'orologio: mi raccont= che aveva capito che ero in pericolo e si era precipitata su Trizzer, dove era stata subito arrestata e condotta dove si trovava ora. Cercai di pensare ad un piano, quando vidi aprirsi dal pavimento una botola e venirne fuori un vecchio che, spaventato alla nostra vista, fece per ributtare giù la botola, ma noi lo fermammo in tempo. Molto probabilmente era uno degli uomini tenuto prigioniero per controbilanciare la presenza dei dimensionali nel nostro universo. Il giorno dopo doveva essere ibernato. Ci disse che sotto c'era un'intricata serie di cunicoli che collegava quasi tutte le celle, ma era conosciuto dalle guardie, per cui se io e Sally volevamo essere tenuti separati probabilmente la sua cella non sarebbe stata collegata con le altre. Decidemmo comunque di esplorare i cunicoli e passando sotto la cella di Sally notammo che in effetti, non c'era un collegamento, anche se la terra era abbastanza fragile. Decidemmo quindi di tentare di scavare per raggiungerla, anche se ci= sarebbe stato lungo e pericoloso. L'opera di scavo fu molto lunga, soprattutto perché dovevamo essere sempre preparati a rientrare nella nostra cella per non dare adito a sospetti, e poi la nostra cella era proprio la prima della fila: comunque i lavori procedettero, dopo quattro giorni giungemmo alla pavimentazione della sua cella. Il pavimento non era di terriccio, ma per fortuna riuscimmo a trovare una mattonella incastrata male, che faceva gioco, facile quindi da rimuovere. Quando vidi Sally, rincattucciata in un angolo della cella, fu per me come rinascere una seconda volta: non potevo far rumore, ma non potei fare a meno di abbracciarla, e anche lei fu felice. Poi dovetti separarmi da lei, perché se ci avessero scoperti assieme sarebbe stata la fine. La stanza preparata per Sally era di gran lunga più confortevole della nostra, anche se non disponeva dell'inutile finestra. La finestra in realtà era servita per capire che tipo di pianeta era quello. Le pareti non erano completamente spoglie, ma contenevano degli abbozzi di abbellimenti, quà e la, che davano alla cella un'aria molto più allegra. Purtroppo per= anche questa cella appariva discretamente solida. Cercai il meccanismo di distruzione, pensando che ci sarebbe stato di impiccio ma desistetti, dopo un p=, perché mi stava vendendo in mente un piano di fuga che avrebbe utilizzato la bomba come arma a nostro favore. Nelle due ore successive pensai a perfezionarlo, e il coefficiente probabilità di riuscita/rischio divenne favorevole. Il piano era il seguente: avremmo portato Sally da noi e tenuta nascosta nel cunicolo sotterraneo, per poi dare l'allarme che la sua cella era vuota: le guardie, raggiuta la cella , vi sarebbero entrate e a quel punto avrei dato uno spintone alla nostra porta, facendole saltare in aria. Se l'esplosione fosse stata abbastanza potente avrebbe pure abbattuto il muro che ci separava dalla cella di Sally e quindi saremmo usciti di li. Ascoltato il piano di fuga, lo accettarono tutti, e decidemmo che avremmo tentato la fuga il giorno dopo. Nonostante tale decisione, oscuri presagi convinsero me, ma soprattutto Grak, a tentare quella notte stessa. Il piano, messo in atto durante la notte, funziono e noi scappammo liberando i prigionieri e riuscendo a fuggire dall'uscita sul retro, proprio mentre da quella principale affluivano nuove forze. I prigionieri, per tutta ricompensa, scapparono direttamente verso la porta dimensionale, che probabilmente conoscevano perché non erano drogati quando la avevano varcata. Pensai alle parole del professor Tetra, e mi venne da pensare che aveva ragione quando aveva detto che l'umanita' era egoista e disamorata verso il prossimo. Uno dei prigionieri per= interruppe il mio pensiero, presentandosi con il nome di Korak e chiedendo di poterci aiutare. A questo punto mi si present= l'obiezione da fare al professor Tetra, in base alla quale, per me, anche per un solo uomo come quello valeva la pena di salvare il mondo. Ci riproponemmo quindi di assolvere assolutamente a tale nostro compito. Dopo la presentazione, per= dovemmo allontanarci velocemente, perché le prime guardie che avevano sentito l'esplosione, stavano entrando dall'ingresso semidistrutto del corridoio che conduceva alle celle. Trovammo fortunatamente una botola che si apriva su un corridoio dall'altra parte del corridoio, portroppo per= fummo visti dalle guardie che si lanciarono al nostro inseguimento. Quello dove eravamo era un complesso sistema di corridoi, caratterizzati da uno sgradevole odore di muffa. Eppure non c'era la minima traccia di acqua. Le pareti erano pure incrostate dal calcare ! Il "labirinto" era costituito da un corridoio centrale a lato del quale si aprivano, a distanza di quattro-cinque chilometri piccole nicchie, il cui scopo ci sfuggiva, cosa che ci sarebbe sfuggita per poco ! Avevamo distanziato le guardie di qualche chilometro e, poiché tutto il muro appariva costituito da un'ampissima curva, leggermente in salita, non le vedevamo più. Che stessimo andando all'interno della montagna attaccata al forte ? Anche l'altimetro indicava già un'altezza superiore alla più alta torre del forte ! Il pavimento era sempre secco, ma c'era una maggiore umidità nell'aria. Fu a questo punto che ci accorgemmo che un sordo rumore di acqua si stava velocemente avvicinando. Era una trappola ! Ma se conduceva da qualche parte, doveva pure esserci in modo di superarla. Il muro di acqua si faceva sempre più vicino, quando, vedendo uno di quei cunicoli dall'alto del quale stava cominciando ad emergere un muro, Bobby capì il trucco e ci convinse che era l'unica cosa da tentare. Tentammo. Ci and= bene: sentimmo l'acqua passare e le grida delle guardie, che ci seguivano, travolte; poi, dopo poco, l'acqua smise di passare e il muro si alz= nuovamente, fino a inserirsi nella roccia in modo da diventare praticamente invisibile ad un occhio che non conosceva già la sua esistenza. Tirammo un sospiro di sollievo. E Sally si mise a ridere dalla gioia. La gioia di Sally per= non mi evit= il brivido che mi salì dalla schiena: cosa sarebbe successo se fossimo rimasti nella cella ? Tetra mi aveva promesso che non saremmo stati uccisi, e a me sembrava sincero, ma gli altri non sembravano pensarla come me. Le celle davano tutt'altro che l'idea di essere state di recente invase dall'acqua: anche se asciugate subito, sarebbe rimasta qualche piccola traccia di calcare, eppure quì l'acqua passava abbastanza spesso, lo provavano i grumi di calcare sulle pareti. Probabilmente c'era una botola che si apriva, lungo il corso dell'acqua, prima che questa raggiungesse le celle. Ma Bobby, ormai disposta a non fidarsi più di nessuno sembrava dubbiosa, e Korak, esperto di questo posto, era sicuro che saremmo stati uccisi se fossimo rimasti nelle celle. Korak per= non aveva visto Tetra, l'unico che pareva essere onestamente convinto di quello che diceva, aveva conosciuto le guardie, che seguivano alla lettera gli ordini, senza sforzarsi naturalmente di essere gentili con i prigionieri. Comunque, mentre continuavamo a camminare ed io a riflettere, si aprirono delle aperture dai lati del corridoio e aria calda cominci= ad uscire da essi, aria che asciug= il pavimento, che ora era perfettamente in ordine. Incredibile ! In un luogo dove non dispongono memmeno di mezzi di trasporto meccanici, esistono i getti di aria calda automatici !! In un mondo senza tecnologia ! A questo punto si fece prepotentemente strada in me l'idea che qualcosa avesse distrutto un mondo tecnologicamente evoluto che precedeva quello attualmente presente, e queste ne erano le antiche vestigia. Se questo sotterraneo era un pezzo del mondo antico, se la mia teoria era corretta, qui dovevano essere le antiche tecnologie, piu' avanzate di quelle della Terra ! Un'altra cosa poi mi frullava nella testa: Tetra aveva detto che gli uomini erano violenti e aggressivi, ma le persone che avevamo incontrato sembravano esseri incapaci di ragionare, non migliori degli uomini. Dove sono i veri saggi ? Forse Tetra e' uno di loro ? Forse egli è l'unico, o l'ultimo ancora vivo di loro ? Naturalmente queste erano solo supposizioni, ma si reggevano sulla logica correlazione degli elementi sui quali potevo contare. La mia per= non era l'unica supposizione possibile e tali elementi sarebbero potuti essere interpretati in molte altre maniere. Comunque ora non lo potevo sapere, dovevo continuare ad andare avanti nel libro -pensai- e poi il mio autore provvederà a suggerirmi gli spunti per dedurre la risposta, se questa non dovesse apparire evidente. Stavamo camminando da ore, ma la bussola sembrava indicare ora la direzione di partenza. Forse eravamo di nuovo al punto di partenza ? E poi lo stomaco cominciava a farsi sentire. Bisognava tentare qualcosa. Accesi il mio orologio questo capt= un segnale continuo di discreta potenza, considerando che ci trovavamo sotto la roccia, dove qualsiasi segnale si attenua dopo pochi metri. Provai a trasmettere col mio orologio, ma il mio segnale era troppo debole per essere ricevuto. Quando provai per= alla distanza di pochi metri da una delle nicchie, il discorso cambi= completamente. Avevo emesso una 'C' smorzata, quando si aprì sotto di noi una botola: Bobby stava quasi per perdere l'equilibrio, visto che vi si trovava quasi sopra, ma Grak l'agguant= in tempo. Bobby mi invit= poi a stare più attento con quell'aggeggio, ma non c'era altro modo che provare più suoni possibili per ottenere perlomeno un effetto utile. Provai con un suono simile ad una 'T' smorzata, e questa volta stava per cadere Korak, che era appoggiato alla parete sinistra, che si era aperta per mostrare la fiancata della montagna che stavamo salendo: purtroppo, da quella parte, la montagna era un muro verticale ed era quindi impraticabile. Si vedeva comunque una vallata con dei puntini bianchi, provai ad avvicinare la vista con l'orologio, ma vedemmo che erano soltanto monoliti, alti 3-4 metri. Inoltre stava entrando dall'esterno un pungente freddo, così velocemente feci il terzo tentativo. Questa volta stavo per uccidere Grak, e a questo punto fu detto che stavo cercando di farli fuori, e mi presero l'orologio e fecero loro. Sally prov= e questa volta rischi= lei stessa di rimanere impiccata. Eravamo tutti terrorizzati, quando Bobby, prima di provare disse che ci mancava solo la lava quando, durante il quinto tentativo, rischiammo tutti di cadere in un mare di magma ! A questo punto c'era perlomeno un punto di partenza da provare: pensammo tutti insieme a roba da mangiare in abbondanza, come solo chi non mangia da due giorni sa fare, e quello che comparve fu quanto di più desiderabile non ci pu= essere ! Avevamo pensato benissimo, a giudicare dall'effetto ! Inutile dire che ci mettemmo a mangiare a quattro ganasce, per dirla con un'antica espressione popolare. Dopo questo avevamo già intasato il corridoio di ogni tipo di oggetti, gli ultimi per= apparivano più piccoli di quelli pensati e spesso malfunzionanti. Dovevamo quindi smetterla ! Inoltre non era onorevole aver desiderato tutte quelle cose, così dovemmo desiderare che scomparissero, cosa difficile, perché contrastava con il nostro subconscio. Inizialmente sparivano oggetti e riapparivano altri, ma alla fine riuscimmo in quell'impresa che si rivel= la più difficile dell'avventura, per noi uomini, attaccati agli oggetti terreni. Capitolo IVÝ: La sfinge A questo punto desiderammo l'unica cosa che avremmo dovuto desiderare subito, la soluzione del mistero, quando comparve una enorme figura, aleggiante per l'aria, che disse: - Io sono Gulag, l'eterno, vi ho osservati e la vostra condotta non è malvagia anche se siete troppo attaccati ai vostri concetti terreni. Questo è stato l'ultimo baluardo della civiltà Maya, sì, avete capito bene, perché gli antichi Maya, intelligenti ma non attaccati al potere, erano arrivati, con la loro saggezza, fin quì. Quì i Maya e il mio popolo, assieme, edificarono la migliore civiltà dell'universo. Poi questa costruzione li distrusse. Se saprete dirmi perché, potrete ritornare a casa, altrimenti il percorso sarà più lungo e forse non arriverete mai. Io sono il frutto della loro mente, che per= commise un errore, anch'io per= ho sbagliato: li distrussi ma non distrugger= voi, anzi, se mi risponderete, sarete salvi. Detto questo la figura smise di parlare, ma sentimmo delle voci provenire dalle nostre spalle, voci che erano ancora lontane: riconobbi la voce di Tetra, seguito dal "signorsì" di una delle guardie personali. La figura ci comunic= che dovevamo sbrigarci a dargli la risposta, ma noi non sapevamo deciderci a rischiare così la nostra possibiltà di salvezza. Quando arrivarono le guardie, caddero in ginocchio ai piedi del grande Gulag. Tetra invece rimase allibito, e Gulag gli disse: - Vedo che tu sei saggio, ma non abbastanza, se hai concepito la distruzione di un altro universo, segui il mio volere: abbandona tale piano, poiché gli antichi non torneranno mai più, Tetra. Voi terrestri riceverete l'opportunità di salvare il vostro mondo, compresa la Terra, non naturalmente Tetra, che ora non è più vostro nemico, vero Tetra ? Tetra allibì, non come se si trovasse di fronte al paladino del bene, come se tutto quello che stava accadendo non seguisse la logica che lui normalmente era disposto ad accettare. Poi scomparimmo dall'interno della montagna. Capitolo VÝ: La grande prova L'ambiente nel quale ci trovavamo ricordava vagamente le favole. Eravamo al centro di una vasta radura, ma ai lati si distingueva una fitta boscaglia. Mentre ci guardavamo incuriositi, Sally url= furiosa che, visto che ci succedeva tutto, potevamo anche finire in qualche fiaba famosa, tipo "La bella e la bestia". Dopo che Sally ebbe pronunciato il titolo, si sentì un tuono, io ebbi un primo desiderio istintivo di strozzarla, non perché ero diventato io la Bestia, ma perché Sally avrebbe fatto meglio a tenere in quel momento il becco chiuso !! Dopo due secondi, infatti, Bobby si trasform= nella bella, cambiando in realtà abbastanza poco, Grak nella bestia, cambiando completamente fisionomia, diventando un bellissimo mostro di prima qualità. Comparve anche la voce di Gulag, che disse: - Siccome la favola me l'ha suggerita la vostra Sally e quindi la conoscete, ho pensato di introdurre qualche variante, comunque la sostanza è la stessa se non addirittura esagerata in quella direzione. Io non so se vi piace o no, ma se avevate capito quello che vi avevo detto, penso che abbiate scelto una inoffensiva, altrimenti ....bah, ve l'avevo detto che sarebbe stato più difficile salvare la Terra e l'umanità. Quello che non avevo ancora fatto a Sally lo stavo per fare ora, se non ci fosse stato il mio amore e tutti gli altri a tirarmi dalla parte opposta di Sally. Subito dopo fummo impegnati a scappare, con Bobby, perché la bestia la voleva assolutamente. Inoltre pure Bobby era perfettamente entrata nel personaggio: infatti gridava a squarciagola un "Salvatemi" che sembrava una pricipessina. Finalmente riuscimmo a nasconderci e per un p= saremmo stati al riparo da Grak iI mostro. Una soluzione doveva esserci, perché Gulag aveva parlato solo di "maggiore difficoltà" e la soluzione non doveva essere legata alla favola, Gulag aveva alluso ad una stessa soluzione da relizzare per tutte le favole, più difficile per quelle violente, ma ....ma già nel dire la parola "violente pensai che si trattasse di qualcosa collegato ad essa, magari di rimediare all proverbiale violenza dell'uomo, cosa che è in qualsiasi fiaba, quindi fare cosa ? Provai a sperare che questo incubo finisse, ma solo dentro il tunnel potevamo chiedere ed essere ubbiditi: Gulag aveva quindi sfruttato un nostro recondito desiderio... Avrebbe esaudito qualsiasi desiderio. Noi volevamo, anche dentro di noi pace, e non era riuscito a darci la guerra, guerra che era invece desiderata, sempre a livello inconscio da Tetra. Quindi ora che solo lui era nel tunnel.... la Terra era di nuovo in pericolo. Come eravamo stati stolti a non capire, dopo tutti quei desideri. Tetra non capiva perché pensando di volerere coscientemente la pace riceveva la guerra, senza capire che era lui a chiedere la guerra, con il suo subconscio. Bisognava distruggere quella macchina, ma ci= avrebbe distrutto questo pianeta, la luna vicina lo avrebbe stritolato. Ma a quel punto mi venne un altro dubbio: e se questo pianeta e le fredde guardie non fossero che frutto dello sterile subconscio di Tetra ? Forse lui stesso è vittima di sé stesso, dei suoi incubi. La macchina era troppo potente per qualsiasi uomo, nemmeno l'uomo più pefetto poteva utilizzarla. Bisognava spengerla. Era impossibile per= farlo con un desiderio. Il subconscio di chi esprimeva il desiderio si sarebbe opposto in maniera tremenda, anche all'atto dello spengimento manuale. Bisognava trovare qualcuno di assolutamente convinto ! Ma non esisteva. Oppure costringere la macchina ad usare tanta di quella energia da consumare la propria fonte energetica. Ricordai anche che all'arrivo dal nostro mondo avevo trovato lo spazio, e solo successivamente ero arrivato su questo pianeta che, sì, ora ne ero certo, era una costruzione di Tetra. L'unica soluzione quindi era andare verso la montagna, uscendo così dalla favola, e cercare di fermare la macchina. Raccontai le mie riflessioni agli altri, che parvero quasi ipnotizzati dalla mia teoria, comunque furono d'accordo nel tentare di metterla in pratica. Forse anche solo una lotta conscio/subsconcio sarebbe bastata ad esaurire la macchina, ma doveva essere un scontro nel quale i due contendenti avevano pari potenza: Tetra. Dovevamo convincerlo a lottare con il suo subconcio bellicoso ! Se avessimo tentato noi avremmo ottenuto cose immense, ma mai controbilanciate da un equivalente desiderio di distruzione. Inoltre dovevamo portare con noi la bestia, per poterla fare ritornare Grak ! Preparammo quindi una trappola per catturarla, trappola che riuscì pienamente, poi la addormentammo con delle erbe che Gulag, quando aveva preparato lo scenario, aveva gentilmente deciso di inserire. Ma probabilmente le aveva prese dalla nostra memoria, per cui il merito era nostro ! Camminare portandosi dietro un sacco contenente una bestia di quasi mezzo quintale non era cosa facile, ma riuscimmo ad arrivare alle pendici della montagna, che ora sembrava pure innevata. Stava anzi per piovere e scatenarsi u temporale. Già non l'ho mai sopportato, poi pensare pure che è solo un'illusione, che per= sembra bagnare davvero, a me sembrava una cosa terribile. Non così per= per gli altri che pensavano ora di essere nell'eden. In effetti tanta vegetazione non l'avevo mai vista da nessuna parte. Ma non mi riusciva di godermi lo spettacolo anche, se devo ammettere che era affascinante E pensare che lo aveva preso da noi ! Che immaginazione, io la foresta più grande l'avevo vista su una vecchia foto di formato 2 x 3 mm ! Arrivammo dall'altra parte della montagna, dove c'era il forte. Oggi il colore del forte era più scuro e allo stupore degli altri, che non erano ancora completamente convinti di quanto gli avevo detto, risposi con un : "oggi Tetra si è svegliato con il malditesta", frase che, se anche non riuscì a convincerli, li fece scoppiare in una fragorosa risata. Ora per= il problema era come rientrare dentro il tunnel, dopo essere rientrati nel forte. Pensammo di utilizzare la bestia, mentre Bobby, la bella, ci sarebbe servita al momento giusto per richiamare il mostro. Utilizzare le guardie per farsi portare da Tetra poteva essere pericoloso, ora che il subconscio di Tetra certamente sospettava qualcosa e mi temeva perché avrei potuto togliergli il potere. Saremmo qundi andati nel tunnel ed avremmo desderato di far comparire Tetra da solo, in modo da poterci parlare. Il piano comunque funzion= e la bestia fece un tale macello che le guardie cominciavano a scomparire. Era segno che Tetra ora aveva capito la realtà sull'esistenza di quel mondo e il suo subconscio si stava indebolendo, se si fosse indebolito troppo non sarebbe più stato possibile un devastante scontro coscienza-incoscienza. Riuscimmo a raggiungere le celle, che apparivano di nuovo perfettamente in ordine, come se non fosse mai esploso l'ordigno. Purtroppo per= constatammo che Tetra aveva cambiato idea e l'apertura in fondo al corridoio che dava sull'ingresso delle celle non c'era piu'! Questa realtà stava diventando sempre più instabile e muoversi quì sempre piu' difficile. Bisognava entrare nell'ordine di idee di Tetra ed immaginare dove aveva messo l'ingresso per il tunnel. E per di più bisognava immaginare un professor Tetra con le idee confuse ! Anche la luna grande era sempre piu' vicina. Ma se Tetra non avesse avuto conoscenze astronomiche, forse non avrebbe ipotizzato la distruzione del pianeta in caso di avvicinamento costante, fino al momento in cui le due sfere si sarebbero scontrate, a quel punto anche un idiota avrebbe previsto l'esplosione. Quindi avevamo ancora un p= di tempo. Bisognava agire in fretta per=. Alla fine ci ritrovammo nell'ingresso per il tunnel: il subconscio di Tetra stava definitivamente cedendo, per= ora qualsiasi persona avrebbe potuto ingaggiare la lotta, contro il proprio istinto di sopravvivenza: il subconscio che lottava contro l'attrazione della luna e l'io a favore. Tutti uniti cominciammo, dopo aver naturalmente fatto ritornare normale Bobby e Grak i quali affermarono di avere un forte mal di testa. Lottavamo perché la luna si avvicinasse, mentre il nostro subconscio faceva il cotrario. Alla fine avemmo ragione della macchina che esaurì la fonte energetica. A quel punto tutto era scomparso, ci trovavamo su un pianeta brullo, accanto a Tetra e alla montagna che mostrava al suo interno le complicate apparecchiature che l'illusione ci aveva nascosto. Il pianeta non aveva nessuna luna. Guardammo le apparecchiature ma non le distruggemmo. Forse, un giorno lontano, l'uomo sarebbe stato in grado di utilizzarle senza pericolo, ma per ora, dovevano rimanere sconosciute. Inoltre la macchina aveva anche lasciato qualche resto. Dietro la montagna c'era sempre il bosco: forse c'era perché tutti noi avevamo desiderato che, almeno quello rimanesse, chissà! Sono tuttora sicuro che piacerà a tutti. Comunque in seguito incontrammo i veri abitanti: erano del tutto simili a noi: anche quella storia degli esseri gelatinosi era tutta una finta; intrecciammo rapport amichevoli con quella gente, alla quale si unì Tetra che gli abitanti consideravano pazzo. Ecco perché tanto odio ! Il nostro mondo ci attendeva, e con molti problemi da risolvere: peccato che non avevamo potuto fare in tempo ad utilizzare la macchina per salvare la Terra, ma dopotutto, anche noi potevamo farlo da soli, e poi era più giusto così ! Capitolo VIÝ: Il ritorno Quando ritornammo su Trizzer decidemmo di non raccontare quello che avevamo passato per paura di accendere la curiosità per la macchina del pensiero. Venimmo a sapere che il comandante Krag era stato arrestato con l'accusa di alto tradimento, e questo ci rallegr=. Tutti i problemi sembravano risolti, meno quello della Terra: dovevo convincere il Consigilo degli Anziani a riproporre con più determinazione il piano per salvare la Terra. Ora avevo accanto a me Sally, e questa era una gran cosa ! Salutammo gli amici che sarebbero ora andati per la loro strada: Korak, dopo avermi salutato, mi disse che andava a cercarsi un lavoro, Bobby invece ritorn= su Torak, e Grak riprese a girovagare per i mondi, come aveva sempre fatto: mi disse che sarebbe andato su pianeta Tark, i fulmini del quale erano famosi in tutto l'universo. Dopo tutto ci= riuscii finalmente a stare un p= insieme a Sally: era la prima volta dopo quasi un anno, ma fortunatamente Sally non era cambiata, o almeno così sembr= a me. Ci incamminammo verso la città, ma a metà strada il buio della notte, che era scesa poco prima, ci convinse che era meglio proseguire con un mezzo di trasporto piu' veloce e sicuro dei nostri piedi. Cercammo quindi di prendere uno degli efficientissimi mezzi pubblici, che rendevano quasi inutile la presenza di mezzi privati, ma nessuno si ferm=. Tutto mi sembr= molto strano quando uno di essi per poco non ci investì: come mai ? Andammo avanti allora a piedi, anche se Sally cominciava a essere stanca. Alla fine arrivammo in città e lì ci accorgemmo del nuovo dramma che ci era capitato: nessuno ci vedeva ! Quando era stato il cambiamento ? Dovetti fare miracoli, poi, per calmare Sally che sembrava essere fuori di sé. Forse anche agli altri era successa la stessa cosa. Decidemmo di andare al Consigio degli Anziani, dove mi lasciarono passare senza problemi, poiché non mi videro. Forse le formule di Tetra erano incomplete. Andai quindi all'alloggio e presi i miei appunti, tornammo poi nell'antimateria. Notai subito che il tempo, oggi, non era buono, ma comunque noi non andavamo a fare una gita di piacere. Il cielo era infatti completamente coperto, e minacciava di nevicare nuovamente. Era già venuta molta neve, e noi facevamo fatica a camminare, visto che affondavamo con le gambe nella neve per quasi mezzo metro. Raggiunsi Tetra e, dopo averlo salutato gli chiesi di mostrarmi le sue formule: lui almeno mi sentiva ! Mi misi quindi a confrontare i miei e i suoi calcoli. Mi resi conto che ci avrei messo una vita a confrontarle, e poi magari avrei scoperto che la differenza era di un segno. Ma ci= non mi sarebbe servito a niente, perché avrei avuto bisogno di studiare il problema della progettazione fisica della porta, con tutti i problemi. Solo Tetra sapeva come relizzare in pratica una porta dimensionale. Come facevo io a sapere cosa cambiare ? Glielo chiesi, ma quando mi rispose venni a sapere che la relizzazione fisica della porta era di Gulag: avrei dunque dovuto interpellare lui: ma come, era senza fonte energetica ! Forse per=, per ottenere soltanto un'informazione, non sarebbe stata necessaria una quantità enorme di energia. Allacciai il suo cordone di alimentazione alla mini-batteria del mio orologio e tentai di attivare il sistema. L'immagine olografica della faccia di Gulag apparve, questa volta di dimensioni minime, e pure distorta, anche se l'assorbimento di energia era inferiore ai pochi ampere. Una volta azionato, Gulag mi ringrazi= di averlo attivato, e di non averlo distrutto: oltre ad un semplice moltiplicatore dell'energia del pensiero, disse di contenere un microcomputer, molto sofisticato che gli permetteva di pensare autonomamente. Mi confid= infatti di sperare, un giorno, di poter essere veramente utile all'umanità e non fare danni. Ci= non poté che rattristarmi del fatto che l'uomo non poteva avvalersi di una tale invenzione, a causa di quelli che erano i resti del suo passato di animale. Chiesi comunque a Gulag di aiutarmi a risolvere il problema che assillava me e Sally, e mi rispose, come avevo previsto, che se non poteva costruire un nuovo cancello che seguisse la formula che interessava a me, poteva per= mostrarmi dove la formula andava variata ma soprattutto la modifica da apportare al circuito inserito nella port già realizzata. Portroppo per=, in quel momento, la batteria di emergenza si esaurì: forse l'assorbimento era andato gradualmente aumentando, ma a me non sembrava. Inoltre, se la nostra presenza nell'antimateria non sconvolgeva l'universo, voleva dire che noi ora facevamo parte dell'antimateria. Ma noi questo lo sospettavamo già, e il nostro diventare invisibili dall'altra parte indicava che tale universo, per parificare i conti materia/antimateria, ci teneva metà da una parte e metà dall'altra. Andai a cercare al villaggio delle batterie, ma erano tutte scariche, anche quelle portate lì da poche ore: era evidente: in quel mondo c'era qualcosa che rendeva uguale a zero qualsiasi differenza di potenziale elettrica. Ma che cosa? A questo punto non era chiaro come si era conservata l'energia che aveva permesso a Gulag di funzionare per migliaia di anni. Era l'unica fonte di energia sul pianeta. A quel punto capì perché successivamente su Zandor non si era evoluta una civiltà tecologica: La batteria che aveva sempre alimentato Gulag assorbiva qualsiasi fonte di energia, e quindi non era mai stato inventato nessun apparecchio che funzionasse a elettricità, perché questa non sarebbe mai stata disponibile. Occorreva quindi schermare tale batteria, perché fermava lo sviluppo dell'intero pianeta In effetti anche la carica della batteria che alimentava i circuiti del mio orologio risult= diminuita, nel check-up che effettuai, del 20 % negli ultimi giorni: da quando cioé ero stato su Zandor. Dovevamo quindi sbigarci, perché gli utili strumenti contenuti nel mio orologio, che erano sempre stati con me negli ultimi dieci anni, potevano abbandonarmi, nel giro di venti giorni. Pensai innanzitutto ad un materiale che schermasse parzialmente le dispersioni di elettricità e con questo foderai il mio orologio e quello di Sally. Era inutile tornare nella nostra dimensione: forse non saremmo riusciti nemmeno a toccare e ad acciuffare una batteria per portarla qui. E se ci fossimo riusciti, come avremmo potuto portare a spasso un batteria per tutta la città, quando ci= che avrebbe visto la gente sarebbe stato un accumulatore che viaggiava per conto suo, sospeso in aria; probabilmente avrebbe sollevato qualche curiosità!! E poi si sarebbe scaricata quasi subito una volta trasportata su Zandor. Decidemmo di ritornare nella nostra dimensione, dove avremmo cercato su qualche videolibro, a proposito del Triangolo delle Bermude, se avesse parlato di qualche sperimento, magari militare, su passaggi di dimensione: mi risultava che qualcosa del genere era stato fatto: andammo in una biblioteca e cercammo il libro: durante il viaggio ci eravamo accorti che la nostra capacità di toccare oggetti appartenenti alla nostra dimensione stava lentamente scomparendo: occorreva quindi fare presto. Trovammo un vecchio libro, non corredato di nastro video, naturalmente, poiché era stato scritto nell'anno 2000. Era un cimelio Cercavamo di toccare il libro mentre nessuno ci guardava, per non spaventare i lettori che ci stavano accanto, ma non potemmo evitare che in qualche caso foss visto il nostro libro girarsi le pagine per conto suo. Non c'era nemmeno un filo di vento, ma la gente non stette a sottilizzare. Alla fine trovai un libro che parlava di un esperimento condotto addirittura nel 1943, dalla marina di uno dei numerosi stati che a quei tempi dividevano la terra, quello degli Stati Uniti di America. In questo esperimento, condotto a Filadelfia, si era utilizzato un potente campo magnetico per effettuare il cambiamento di dimensione che io avevo effettuato in modo controllato. Il capitolo parlava anche delle implicazioni di Einstein sulla teoria del campo unificato, che portava i campi gravitazionale e magnetico fino alla teoria spazio-temporale, ma non diceva naturalmente tutto quello che avevo scoperto io negli ultimi due anni. Il capitolo enunciava inoltre i risultati dell'esperimento: una nave con il relativo equipaggio, esposta ad un intenso campo magnetico, era lentamente diventata invisibile (si vedeva la depressione della nave ma non la nave), ed era stata vista in un luogo ad un centinaio di chilometri di distanza; l'equipaggio era lentamente diventato invisibile, immerso in una fitta foschia verdastra, proprio come era successo a noi. Poi parlava anche di una "specie di tecnica di applicazione delle mani", e di un "congegno elettronico" che permetteva la ricerca dei membri dell'equipaggio non più rintracciabili nemmeno al tatto. Questa tecnica poteva rappresentare la nostra unica speranza, ma di cosa si poteva trattare ? Sul libro non si diceva niente al riguardo. Quella notte non dormii quasi mai, ma quel poco mi fu molto proficuo. Sia io che Grak avevamo mostrato di possedere poteri tetepatici, e infatti lo sognai e gli raccontai il nostro problema, e ci= mi fu di conforto: se la mente non aveva limiti di spazio, noi dovevamo trovare una soluzione. Quando ci svegliammo ci accorgemmo che avevamo perso la capacità di toccare gli oggetti, ora non potevamo più divertirci a fare i fantasmi. Inoltre, quando eravamo su palazzi molto alti, tendevamo ad affondare con i piedi nel pavimento. Affondare naturalmente in senso figurato, visto che già non avevamo alcuna consistenza. In quel momento ebbi un attimo di sconforto e volli stringermi a Sally, che smise di sprofondare ! Ora capivo: il contatto fisico riportava alla cosapevolezza dell'esistenza, assieme al fatto che metteva in rapporto con la realtà. Continuammo e il risultato fu ottimo, a tal punto che dovemmo andare a cercare un posto più tranquillo, ora che la situazione era cambiata. La parte finale della cura ci guarì completamente e giurammo che non avremmo mai più tentato di varcare la soglia dell'universo: era troppo rischioso. Conclusione Decisi di tornare a vivere sulla mia piccola Ther assieme a Sally, non prima, per=, di aver dato un contributo al Consiglio degli Anziani: mandai una lettera nella quale avvertivo che potevano contare su di me per le riunioni annuali, e suggerivo alcuni modi per fare pressione sul governo Terrestre, affinché accettasse di seguire il piano del Consiglio per salvare la Terra. In pratica consigliai di utilizzare l'arma meno nobile d'animo, ma l'unica che il governo Terrestre poteva capire: il ricatto ai singoli membri del governo, unica cosa che potesse toccarli. Poi io e Sally prendemmo il primo cargo per Ther, dopo aver salutato telepaticamente Grak e Bobby e Korak di persona. Durante il viaggio ricevemmo i ringraziamenti del governo di Trizzer e Torak, oltre a quello del Consiglio degli Aziani. Ricevemmo anche la notizia che il governo Terrestre si era aperto alle idee del suddetto consiglio. A me non rest= che scrivere un libro, e lo feci, come avete potuto constatare, leggendolo. PRECISAZIONE dell'autore L'esperimento (menzionato nel VIÝ capitolo) di Filadelfia è stato realmente effettuato: in merito è presente il film "Philadelphia experiment" e alcune notizie sul libro "Bermuda: il triangolo maledetto" di Charles Berliz, con la traduzione di Rosanna Pela', edizione CDE spa - Milano alla pagina 131-132-133, nelle quali si faceva riferimento ad un professor Jessup e a un marinaio appartenente all'equipaggio della nave, sul quale era stato fatto l'esperimento di nome Car Allen. Pianeti : THER pianeta natale del professor ZAK TERRA pianeta capo della confederazione dei pianeti TRIZZER TORAK ZANDOR pianeta dell'antimateria Personaggi : ZAK professore che ha scoperto il corridoio di accesso dell'antimateria BOBBY guardia del corpo di Zak messa a disposizione dal governo di Torak GRAK esperto del pianeta Trizzer DORAX padre del professor Zak SALLY ragazza del professor Zak TETRA professore e leader di Zandor, nell'antimateria KRAG generale traditore del pianeta Trizzer KORAK prigioniero su Zandor che si unisce al gruppo GULAG l'eterno