Questo testo è stato scritto da Gianluca Pisano e non può essere pubblicato o reso disponibile in alcun modo senza consenso scritto da parte dell'autore. Missione Tempo di Gianluca Pisano Versione 1.0 --------------------------------------------------------------------------- Edizioni G.P. (c) 1991 aprile Arrivo al castello Stavo camminando ormai da molte ore e la stanchezza cominciava a farsi sentire e, con l'affievolirsi delle mie forze, mi sentivo sempre più demotivato a proseguire. In realtà non mi sarei fermato per nessuna ragione al mondo, perché Rak, il consigliere, mi aveva accennato, a sua detta già violando il regolamento, che si trattava di una faccenda vitale. E poi non era mai successo che fossi chiamato per niente, e quindi non avevo motivo nel dubitare proprio ora. Dall'attrezzatura che mi era stato chiesto di portare con me però non potevo evitare di pensare alla stranezza della missione che mi volevano affidare. E poi tutti, comprese le persone che di solito al palazzo sembravano essere in disaccordo con il principe, riguardo alle mie capacità, questa volta apparivano piuttosto benevoli nei miei confronti, troppo, troppo benevoli ! Comunque, quando arrivai, le guardie mi fecero passare con insolita celerità, e questo non fece altro che aumentare i miei sospetti: era evidente che qui pure i muri sapevano del mio arrivo, e questo non mi piaceva affatto. Quando parlai di persona con il consigliere Rak, seppi che si trattava di una missione temporale, ma non ruscii a strappargli altro: il consigliere era una persona incapace di mantenere un segreto pure in un deserto e senza altra compagnia di se stesso: eppure, non si sa come, una volta una notizia che gli era stata riferita in pieno deserto, nel giro di due giorni aveva raggiunto le vicine città, a circa cinquemila chilometri ! Comunque doveva essersi dato una regolata, forse per salvare il posto (e quello di un consigliere è anche piuttosto comodo), poiché non riuscii a tirargli fuori più di quello che si era prefisso di dirmi. Fui invitato al banchetto che si teneva quella sera nel castello: ci fu uno spettacolo, molto divertente, al termine del quale una ragazza mi dimostrò la sua simpatia, solo cavallerescamente ricambiata, poiché a casa avevo una bella ragazza che mi aspettava. Comunque ciò mi servì per inserirmi nell'ambiente mondano del castello. In effetti io non ero avvezzo a quella vita: io ero normalmente un guardiano speciale, sempre fuori, a controllare se nella zona a me affidata succedesse qualche cosa di strano, da poter riferire a Rak. Ero però anche un archeologo, un biologo e un astronomo. In realtà il mio vero ramo era il primo, però avevo ormai una discreta esperienza anche negli altri campi. Ma il motivo per cui quando c'erano operazoni delicate chiamavano me era che ero l'unica persona con un buon cervello disposto a lanciarsi in missioni pericolose, che io consideravo quasi divertenti avventure. Per me infatti, erano passeggiate un pò più lunghe. Ciò era la base della mia fama e faceva perdonare i miei modi certe volte un pò rozzi. Raccontai tutto questo a Ramses, la ragazza che avevo appena conosciuto, e lei parve non troppo impressionata (al castello tutti mi conoscevano) ma sembrò comunque contenta. Mi parlò della sua vita e mi raccontò anche una cosa che avevo vissuto io stesso da ragazzo nella mia città: da ragazzo infatti avevo salvato una ragazza da strane creature che non avevano certo buone intenzioni nei suoi confronti: scoprii così che stavo parlando con la ragazza che avevo salvato !!! Mi chiese se le potevo riraccontare con precisione come erano andate le cose, perché i giornali non erano stati molto precisi al riguardo, mentre lei all'epoca era rimasta sotto chock per parecchio tempo e quindi ricordava molto poco: si ricordava soltanto il mio coraggio nell'affrontare indirettamente quei mostri, che poi non si era potuto appurare appieno di che natura fossero. Le raccontai di nuovo la storia che ormai avevo già raccontato a più di trecento persone. Ramses, la principessa Io ero allora un ragazzo di tredici anni, molto alto per l'età che avevo, ed abbastanza sviluppanto, nonostante che in quel periodo fossi costretto, con il resto della mia famiglia, ad avere solo il minimo indispensabile, anche per quanto riguardava gli alimenti. Del resto in quel periodo la crisi energetica aveva completamente bloccato l'economia, e quindi la situazione era tutt'altro che allegra. Passavo per caso dalle parti della "Cittadella", la parte più malfamata di Rama, una città presente sul pianeta Giffal, il mio pianeta natale. Era notte e si distinguevano quasi soltanto ombre: in quel periodo eravamo in piena crisi energetica, prima che fosse scoperto il Tantalio, la fonte di energia che avrebbe rivoluzionato la vita sull'intero pianeta. Avevo nella tasca una preziosa boccetta di Petroleum, forse l'ultimo etto estratto ancora presente al mondo di quella che allora era diventata una preziosissima sostanza energetica. Le ricerche su nuove fonti alternative erano infatti cominciate solo il giorno dopo l'esaurimento dell'ultimo pozzo Petroliferum. Comunque avevo una certa fretta, causata dalla paura che qualcuno me la scoprisse addosso: sarebbe stata la mia fine, perché tale prodotto era talmente raro che in una zona malfamata, poco illuminata e sorvegliata dalla polizia come quella, molte persone avrebbero potuto anche uccidere pur di impadronirsi di quella boccetta. Mentre passavo davanti ad un'abitazione, incontrai un mio amico elfico e ci mettemmo a parlare: in quel punto la strada era illuminata dalla pur esile luce proveniente dall'abitazione vicina e quindi non avevo fretta di scappare via e restammo a parlare abbastanza a lungo. Ad un certo punto dalla finestra della casa provenne una grossa pietra che, rotto il vetro, andò a colpire la testa del mio amico, che le dava appunto la schiena. Il mio amico cadde a terra, e appena mi fui accertato che era solo ferito, sfondai la porta ed entrai facendo un fracasso che probabilmente sarà stato udito anche a qualche chilometro di distanza. Nonostante il fracasso nessuno sembrò accorgersi del rumore, eccetto una ragazza, a dedurre dallo straziante grido che a quel punto potei udire: a questo punto con maggiore cautela, mi avviai verso la cantina, da dove proveniva l'urlo. Quello che vidi fu uno spettacolo agghiacciante: due mostri alti tre metri (erano curvi per poter stare dentro la stanza), non dotati di organi uditivi, a quanto sembrava, erano davanti alla ragazza, che era impietrita dal terrore. Me ne innamorai subito perché aveva il viso di una rara e fine bellezza: gli occhi grandi, espressivi, azzurri, esprimevano sentimenti che non è possibile dire a parole, purtroppo in quel momento esprimevano anche un'indicibile terrore. L'età che dimostrava era di circa due anni maggiore della mia, e ciò servì a farmene innamorare maggiormente. Anche il resto di lei era molto bello, anche se furono appunto gli occhi a colpirmi maggiormente. Riflettei subito a cosa fare: scontrarmi direttamente con le creature era fuori dalle mie possibilità: occorreva una brilante idea. Osservai attentamente la stanza: c'era una porta che portava a delle stanze chiuse da inferriate abbastanza robuste dietro le quali c'era un altro corridoio che arrivava alle spalle della principessa (almeno così presupponevo), che non era potuta fuggire perché era legata, con una corda. Una cella era aperta e quindi decisi di entrare in azione: vi entrai ed arrivai tramite il corridoio alle spalle della principessa, poi strappai la corda, con una certa fretta, visto che i bestioloni ci furono addosso nel giro di mezzo secondo (non erano certo lenti !). Poi fuggimmo per il corridoio, inseguiti a breve distanza: erano appiccicati a noi quasi come francobolli, ma forse in questo caso i francobolli che non volevano essere spediti eravamo noi, viste le dimensioni !! Quando arrivammo alla cella, scoprii che non si poteva chiudere, ed allora ebbi una brillante, anche se dispendiosa idea: ci mettemmo da parte e lanciammo il mio contenitore di Petrolium, che provvedemmo subito a far incendiare: a quel punto mi sentivo talmente sicuro e contento di me stesso, che dissi: "Signorina, con me non si devo preoccupare, ora è al sicuro...", il tutto detto con una voce che voleva essere autoritaria e sicura, ma che non mi uscì proprio così come l'avevo pensata, ma un pò più tremante (vista la situazione). Vedemmo i giganti accorgersi troppo tardi del fuoco e finirci dentro. Io a quel punto lanciai loro un sorriso di sfida, ma essi come se niente fosse passarono tranquillamente il fuoco e si avvicinarono a noi. A quel punto oltre ad un uomo morto mi sentii anche un imbecille, ma non ci fu tempo per riflettere oltre, perché fummo impegnati a fuggire: purtroppo, appena fummo all'aperto, notai che il mio amico non era più dove lo avevo lasciato, comunque non potei certo mettermi a cercarlo, mentre notai che i mostri erano molto più veloci di noi. Dovevamo a tutti i costi andare in un posto dove poter nuovamente avere qualche speranza di fuga, e disgraziatamente l'unica idea che mi venne in mente fu di fuggire all'interno della Grotta Nera, un'antica grotta, ex-miniera, che tutti dicevano maledetta perché da lì erano stati uditi strani rumori. Riuscimmo a fare perdere alle creaure le nostre tracce, ma continuarono a cercarci, e così fummo costretti a nasconderci e a stare fermi, al buio ed in silenzio. Ramses mi disse che anche lei non si sentiva tanto al sicuro lì dentro, ma io le dissi che non c'era pericolo. In quel momento sentimmo un rumore strano, che non poteva essere di quei mostri, ed io mi sentii addirittura un tremendo "gufo": sembrava infatti una magia: io dicevo le cose, e succedeva l'esatto contrario. Una creatura alta circa un metro e mezzo, incappucciata, si parò davanti a noi: in quel momento l'ansia era molto intensa... chiesi alla creatura chi fosse, ma non ebbi risposta. Ramses ora tremava e dovetti stringerla per evitare che le prendesse una crisi nervosa. Chiesi ancora alla creatura chi fosse, ma a quel punto emise una risata, satanica: l'essere si tolse il cappuccio ed era.... il mio amico elfico Rafsanjani. Non penso di aver sentito mai così labile il vincolo dell'amicizia come in quel momento, in cui lo stavo strozzando... Fortunatamente Ramses mi tirava per un braccio e così non riuscii a strangolarlo e lui riuscii a liberarsi. Mi stava parlando proprio prima di quello che mi era successo dei suoi scherzi di cattivo gusto, ma io speravo che a me non ne avrebbe mai fatto uno, proprio a me, il suo migliore amico. Comunque dopo ci chiedemmo scusa e ci promettemmo come pegno di amicizia, come usava sul mio pianeta, di scambiarci il reciproco scherzo. Io certo non fui contento nel pensare allo strangolamento, ma tanto quello era diventato solo un modo di dire. Quando uscimmo fummo assaliti dai giornalisti: probabilmente erano giunti addirittura a piazzare dei microfoni all'interno della grotta, pure di scoprire il mistero della grotta avrebbero fatto qulsiasi cosa. Pensai a non raccontare niente di quello che era successo, poi però la ferita che solo in quel momento mi accorsi di avere, il mio amico, contuso, le tracce e tutto il resto che avevamo lasciato mi spinsero a non creare un mistero per una cosa che potevo svelare senza tanti discorsi. Cominciai quindi a raccontare quello che era successo, e notai che i giornalisti ascoltarono avidamente la nostra storia, dando l'impressione, poi rivelatasi sbagliata, di ascoltarci. Il giorno dopo, a riprova della fedeltà di quanto scrivevano tali loschi individui (i giornalisti erano ormai chiamati così da quasi un secolo), notai che c'erano circa trecento storie diverse, alcune delle quali parlavano di UFO, altre di morti ritornati in vita (ZOMBIE), altri di poliziotti mascherati, insomma, c'erano tutte, meno quella che avevo raccontata io !!! Il giorno dopo purtroppo Ramses dovette ripartire per Sigma-Town, la capitale, perché i suoi genitori, reputando pericolosa la mia città, la portarono via senza nemmeno una parola di ringraziamento per me. La nostra storia d'amore, cominciata così da poco, terminò ancora più velocemente. Io inoltre non sapevo quasi niente di Ramses, e così non seppi più quello che le successe in seguito. Il mio racconto sembrò risvegiare in Ramses altri gradevoli ricordi legati al suo soggiorno a Giffal, e mi fece partecipe di tali ricordi, confidandosi con me, tanto che pensai che la breve storia d'amore iniziata in quei giorni non fosse per lei ancora finita. Balzo dimensionale Mentre io mi gingillavo su Isal, pianeta capo-guida della federazione, su un pianeta sconosciuto alla federazione altre strane cose succedevano: Roger lavorava da poco presso il centro di calcolo di Pisa, dove si faceva ricerca in merito allo studio di nuovo software più potente e veloce nel campo della ricerca contro i cosiddetti "virus" informatici. La sua ragazza, Baby, lavorava allo stesso centro e reparto e quindi potevano stare assieme anche durante il lavoro. Roger soffriva di strane visioni, delle quali era a conoscenza solo Baby. Con molta pazienza Baby riuscì a convincere Roger ad andare da Laval, un famoso parapsicologo, anche se Roger non credeva assolutamente in queste cose. Un giorno quindi lui e Baby si recarono da Laval: Roger non poté fare a meno di notare, come disse a Baby, il fatto che una figura professionale che egli non riconosceva potesse avere uno studio come un qualsiasi altro professionista "serio". Entrarono quindi nello studio e si misero a sedere: le poltroncine erano molto comode e sembrarono suscitare in Roger la voglia di parlare di sé stesso. Raccontò cose che mettevano in evidenza una personalità abbastanza complessa: Roger amava la tecnologia ma anche la natura, a lui piaceva molto fare lunghe passeggiate nei boschi e sentirsi a contatto con la natura. Dopo però che Laval lo ebbe invitato a mettersi a suo agio, in modo da poter essere il più comodo possibile, Roger non resistette e si alzò per osservare meglio un grosso spadone celtico, attaccato al muro. In seguito raccontò al parapsicologo le sue guerre simulate con gli amici nelle quali usavano le antiche armi romane, e parlavano pure in latino, lingua che probabilmente nessuno conosceva più così bene come Roger e i suoi amici. Roger si interessava anche di archeologia, e saltò dalla poltrona anche quando il proiettore olografico, presente alle spalle di Laval, proiettò le immagini di un documentario su un altro antico spadone celtico, ritrovato di recente, come quello presente nello studio del parapsicologo. Roger istintivamente corse a prendere l'altro spadone. Quando però le due spade furono vicine, fu come se si fossero accorte della reciproca vicinanza: ciò che accadde non è spiegabile in nessun modo: la spada druida cominciò ad irradiare un'incredibile quantità di luce, come se avesse ricevuto un messaggio dall'altra spada: la luce fu talmente forte che ai presenti non bastarono nemmeno le mani per riparare gli occhi. Quando però Roger e Baby intravidero che la luce si affievoliva e tolsero le mani, quello che videro non era più lo studio di Laval. Il paesaggio sembrava quello classico di una campagna, ma senza segni di attività umana! Camminarono per due giorni, mangiando ciò che trovavano, finché giunsero ad un centro abitato: lo spettacolo fu scioccante, e Baby svenne: erano in un villaggio romano: avevano fatto, senza sapere come, un balzo temporale di 'pochi' secoli !!! Una guardia, appena li ebbe visti, si lanciò contro Roger, cercando di colpirlo con la sua spada: Roger sguainò istintivamente la spada, come aveva fatto nei numerosi combattimenti, accorgendosi però solo ora di avere ancora la spada druida con se'. Grazie alla sua destrezza, riuscì a parare il colpo, anche se era stato preso di sorpresa. Il romano però, vista la spada, smise di combattere e chiese scusa. In seguito Roger cercò di parlare con la guardia: all'inizio non fu facile, ma poi Roger riuscì a capire ed a farsi capire. Il romano si chiamava Marcus e disse che quella era una spada druida, posseduta solo da pochi tribuni romani, che l'avevano sottratta a membri del popolo Druido, l'unico a sapere come produrle. Disse che la spada dava diritto ad una sorta di immunità a chi la possedeva, perché aveva dei poteri magici molto potenti e pericolosi. Purtroppo disse che non sapeva quali fossero questi poteri. Per Baby fu ancora più difficile abituarsi alla nuova situazione: lei non conosceva ovviamente il latino, ed ogni volta che lo sentiva aveva un collasso e rischiava di svenire. Decisero comunque di stabilirsi in quel villaggio, nella speranza che Laval potesse fare qualche cosa per loro. La missione Il giorno che fui invitato ufficialmente a conferire con il presidente del pianeta, Astark, ero molto teso: avevo rapporti quasi amichevoli con il consigliere, ma non avevo mai parlato personalmente con il presidente: si rivelò, nonostante i miei istintivi timori, una persona tranquilla e simpatica. Mi mostrò un'antica spada druida e mi disse che quella spada, sul pianeta Terra, aveva provocato degli scompensi temporali molto gravi, sui quali occorreva investigare, perché avrebbero potuto danneggiare irreversibilmente l'universo. Il possesso infatti delle nove spade nella loro interezza e totalità, infatti, dava la possibilità di poter agire su tutte le componenti dell'universo: dal tempo allo spazio, dalla forma all'estensione della materia che compone le cose (la grandezza delle cose, in parole povere), ed altre ancora. Soltanto che ogni spada poteva assumere un potere assoluto nell'ambito del proprio specifico potere, solo se era vicina a tutte le altre spade. Mi disse che la spada era stata forgiata da un fabbro di Isal per una popolazione terrestre, i Celti, che erano riusciti molto tempo fa a mettersi in contatto tramite la magia con il nostro pianeta. Tali spade, simili ma con poteri oguna diverso, si illuminano tutte quando i poteri di una di esse sono messi in funzione. Mi comunicò con preoccupazione che la spada che teneva in mano due giorni prima si era illuminata, indicando che la spada del tempo era entrata in funzione. Mi comunicò che tutte le spade possono essere poi comandate da un'unica spada, quella della materia, rubata dal museo di SismaTown, la capitale del pianeta, quattro giorni fa. Mi disse che la spada che aveva in mano era quella delle mutazioni e della forma: tale potere però, come quello di tutte le spade, era utilizzabile solo dopo molti anni di studio della magia. Era quindi evidente che dovevo trovare la spada rubata e risolvere il danno creato dall'ultima magia di tale spada. Ma come ? Nemmeno il presidente sapeva come fare, finché decidemmo di dormirci sopra. Non mi vennero grandi idee, eccetto quella di cercare di capire i piani del possessore della spada rubata, indagando innanzi tutto su cosa aveva gia' fatto. Occorreva quindi scoprire esattamente quale magia aveva fatto illuminare la spada delle mutazioni. Ritornai al mio appartamento sconsolato ed afflitto, raramente mi trovavo in situazioni in cui non sapevo "che pesci prendere", e quando mi ci trovavo mi veniva un grande mal di testa. Ciò contrariamente a quanto si potrebbe pensare mi faceva riflettere. Pensai a Gilla e mi fermai in una cabina olografica per farle una video-chiamata: parve molto felice di vedermi e sentirmi. Notai però nel suo sguardo una nota di preccupazione. Prima di andare a letto, mi collegai con la biblioteca elettronica, alla quale chiesi tutti i testi riguardanti la Terra: fui immediatamente sommerso da un'interminabile lista di testi possibili, e così dovetti sceglierne alcuni a caso. Presi alcuni libri di storia, raccolte di giornali, libri che parlavano dell'evoluzione tecnologica, del rapporto natura-tecnologia che in realtà era usato per nascondere quello natura-uomo, che costituiva il vero problema dell'umanità. Ma siccome esisteva anche il problema uomo-uomo (a giudicare da duemila anni di guerre quasi continue, solo considerando i due millenni in cui l'uomo si era sviluppato maggiormente), diventava evidente ai miei occhi che se c'era una colpa, quella non poteva essere certo della natura (quella stessa che poi aveva reso disponibili le tecnologie, anche se indirettamente) !! La storia dell'uomo mi stancò ben presto: era cosparsa di cadaveri, causati sia dalla lotta per il potere, che da quella per arrivare alla libertà, e questo costituiva un inguaribile controsenso. Lessi della catastrofe nucleare che alla fine del ventesimo secolo tutti temevano, e che per questo erano riusciti ad evitare, mentre non avevano evitato il disastro ecologico, non certo migliore: certo tutti avevano potuto ontinuare a fare la vita di sempre, senza cambiarla di un millimetro, ma a quale prezzo ? Non sarebbe convenuto fare qualche sacrificio, non enorme per ognuno se lo avessero fatto tutti, magari evitando semplicemente di buttare per terra un banalissimo sacchetto di plastica, portandosi il suo ingente peso dietro, per salvare un pezzettino di Natura ?!! Certo quello mi sembrava un gesto semplice, però molto significativo sulle reali intenzioni non dei governati, ma della gente. Purtroppo lessi che l'inciviltà trionfava, e a quel punto, non potei che considerare meritevoli di quello che poi dovettero subire, tali dissennate creature. Il collasso dell'ecosistema terrestre portò alla scomparsa concatenata (ogni specie che si estingueva causava la scomparsa di altre) di qualsiasi forma di vita animale, eccetto quelli mantenuti in cattività naturalmente. Certo ora l'uomo non aveva più problemi energetici, ma vivere in capsule pressurizzate e nutrirsi di macroalimenti, sintetizzati chimicamente, con lo scopo di dare loro una parvenza dei sapori che un tempo quello che la natura produceva avevano davvero, non doveva essere però molto divertente il tipo di vita che conduceva. Pensai alle ingenti risorse che i cosiddetti paesi "industrializzati", paladini della pace, avevano promesso ai paesi poveri e poi volutamente sperperato. La storia dell'uomo era tutt'altro che bella, però ora, alla fine, avevano capito ? Io non potevo che sperare di sì. L'unica cosa che mi colpì positivamente della Terra fu la religione: sul mio pianeta la religione aveva anche uno scopo simile ad essa, ma non era altrettanto esteriormente universalmente riconosciuta. I contenuti della religione, che predicava un rapporto tra gli uomini più "umano", era l'unica cosa che avrebbe permesso all'umanita' di continuare ad esistere, senza esplodere in una finale deflagrazione di reciproca intolleranza. Dopo due giorni di ricerche quasi del tutto infruttuose, seppi che la spada era stata venduta al museo quindici anni prima dalla famiglia di Ramses, subito dopo quello che era successo alla figlia quella sera famosa in cui io ero presente. Pensai quindi di recarmi presso i genitori di Ramses, i conti di Baraton, molto conosciuti su tutto il pianeta. Il viaggio non fu troppo lungo, ma comunque noioso: adoperai il Filotrasportatore, con lo scopo di pranzare durante il viaggio, poiché effettuato con tale mezzo sarebbe durato quasi venticinque sector. Purtroppo però il pranzo offerto dai gestori del servizio risultò tanto antiestetico quanto immangiabile: i macroalimenti avevano un sapore molto acido, che li rendeva quasi disgustosi. Nonostante questo però arrivai vivo alla residenza dei Baraton: la mia visita era stata preannunciata dal governatore e così fui ricevuto immediatamente dopo l'arrivo. Mi fecero entrare in una sala molto bella, sulle pareti della quale spiccavano antiche tele di autori molto famosi. Subito dopo entrò il conte Baraton, che volle subito arrivare al dunque. Rispose alle mie domande, però ebbi l'impressione che non mi dicesse tutto. Disse comunque che non aveva ricevuto alcuna minaccia ed aveva venduto la spada proprio in quel periodo per pura coincidenza. Non mi riuscì però di credere a questo fatto. Gli chiesi, poi, se sapesse con precisione quali erano i poteri della spada, e a quella domanda fece una faccia così contrariata, che decisi che occorreva farlo parlare, anche se si trattava di una persona molto influente ed importante: perdendo tutta la pazienza di cui disponevo, mi alzai e lo presi per il colletto della camicia: a quel punto minacciò di usare la sua influenza contro di me: la mia ulteriore stretta però lo fece diventare più "loquace". Mi disse che attraverso numerose telefonate gli era stato chiesto di consegnare la spada ad una non ben identificata associazione "Mafai", però dopo la vendita, non aveva più avuto contatti con tale associazione. Mi disse anche che la spada poteva comandare tutte le altre, ma che ce n'era una che aveva l'unico potere di annullare i poteri della spada della materia, la spada della saggezza. Non sapeva però dove potesse essere questa spada. Rividi anche Ramses, che dopo lo stupore iniziale, parve molto contenta di vedermi: mi confidò anche un particolare su quelle creature che solo ora, riflettendo, le era venuto in mente: le vibrazioni della porta da me buttata giù aveva dato loro fastidio: detto questo volle darmi un breve bacio e poi scappò via. Quando lo lasciai, il conte non sembrò avercela con me per il modo, a sua detta molto franco, con il quale mi ero comportato, ma anzi disse, finalmente onesto, che amava le persone che non si facevano intimorire facilmente. Quello che avevo saputo, anche se mi aveva fatto andare avanti nelle ricerche, mi portava a pensare che la soluzione del problema era sempre più lontana e difficile di quanto avevo sperato inizialmente: adesso sapevo cosa fare, e sapevo che non sarebbe stato facile: dovevo investigare su questa organizzazione, e dovevo pure trovare la spada della saggezza. Prigionia Dopo due giorni avevo scoperto soltanto che la Mafai voleva infiltrarsi tra i vertici della federazione per arrivare al potere ed avere nelle proprie mani l'intera federazione. Riuscii anche a scoprire che la magia della quale si era illuminata la spada delle mutazioni aveva portato indietro nel tempo due Terrestri a circa duemila anni. Occorreva raggiungerli. Certo arrivare alla Terra non era un problema, ma tornare indietro di duemila anni non era certo un passeggiata. Inoltre dovevo sempre riuscire a sapere dove era la spada della saggezza. Riuscii solo a sapere che doveva trovarsi da qualche parte sulla Terra, ma questa era una localizzazione un 'pò' imprecisa !! Comunque decisi di partire: il presidente Astark mi consegnò la spada delle mutazioni, utile per scoprire a breve distanza la presenza delle altre spade. Decisi di partire il giorno dopo. Prima telefonai a Gilla che mi sembrò stranamente molto agitata, visto che non le avevo parlato della mia missione ! Il viaggio fu molto lungo: impiegai ben trecento sector (1 sector equivale a circa un minuto, come poi imparerò in seguito), a causa del viaggio temporale e della distanza che separava Isal dalla Terra. Durante il viaggio riflettei sulla situazione politica ed economica di Isal: la tecnologia e la magia insieme avevano garantito per secoli il benessere economico di tale pianeta, ma la magia poteva essere anche pericolosa: in questo caso stava per portare l'intero universo sull'orlo del collasso: pensai infine che la tecnologia era più sicura e meno pericolosa: non sapevo però ancora quello che la tecnologia aveva riservato alla Terra. Al termine del viaggio non ci misi molto a trovare i due Terrestri: uno era infatti in possesso della spada del tempo. I loro nomi erano Roger e Baby e quasi non si fidavano di me all'inizio: dopo però che ebbero visto che ero al corrente della loro situazione, diventammo amici. Raccontai loro del mio pianeta, e loro apparvero molto stupiti quando parlai loro della magia: non sembrava essere molto diffusa sulla Terra e ciò mi sembrò veramente strano. Informai loro di tutto quello che sapevo e decidemmo di metterci in viaggio alla ricerca di una spada, quella della saggezza o quella della materia: poteva darsi poi che quella della saggezza fosse già caduta nelle mani della Mafai ! Partimmo e dopo due giorni un tempio attirò l'attenzione delle nostre due spade: rivelava qualcosa di magico: entrammo nel tempio: dopo un'attenta analisi scoprimmo sul retro un passaggio che portava verso un oscuro tunnel. Decidemmo di seguirlo. Ben presto si rivelò molto più lungo di quanto ci era sembrato a prima vista. E poi era tutto uguale e quindi non potevamo nemmeno calcolare quanto avevamo camminato: sperai che non ci fossero trappole, subito feci l'atto di mettermi la mano alla bocca, ma era già troppo tardi: la mia gufata ebbe subito effetto e una botola si aprì sotto i nostri piedi. Fortunatamente Baby non cadde all'interno della botola e così, rimasta fuori, poté far riaprire la botola con i piedi, senza caderci dentro, e permettere a noi di riuscire. Appariva così evidente che dovevamo stare molto attenti: il corridoio conduceva sicuramente a qualcosa di prezioso, a meno di clamorosi "bluff", ma dovevamo soffrire prima di arrivarci. Dopo quattro ore di camminata, a marce forzate e condotta con esasperante attenzione, giungemmo ad una saletta: fummo subito catturati nella nostra attenzione da una spada che, poggiata su un tavolo al centro della stanza, emanava una potente luce. Per quasi mezz'ora rimanemmo abbagliati dalla luce e non potemmo muovere un passo. Poi la luce calò e noi ci avvicinammo. Purtroppo ci accorgemmo ben presto di essere caduti in una crudele tranello. Si udì una voce, che disse: "Credevate veramente che vi avrei fatto prendere la spada della Saggezza ?? siete stati molto bravi ad arrivare fin qui, nelle mie mani, ahahahhh !!" e sbottò in una risata che sembrava tutt'altro che umana, poi continuò: "comunque non dovete preoccuparvi, perché per i prossimi anni che vi rimane da vivere sarete miei ospiti !!!", e la risata riprese commaggiore violenza!!. Poi una botola si aprì sotto i nostri piedi e cademmo in una stanza molto buia. Non era possibile vedere assolutamente niente e non sapevamo dove eravamo: un buio magico ci avvolgeva: potemmo sentire però le grida di altre creature, alcune umane, altre no, che probabilmente erano prigioniere assieme a noi. Nessuno di noi sapeva come, ma dovevamo uscire di lì a tutti i costi. Se fossimo poi riusciti a scappare avremmo potuto tentare di prendere la spada della saggezza, che ora almeno sapevamo essere non troppo lontana. Purtroppo però ciò non doveva essere troppo semplice, ma se ci fossimo riusciti questo sarebbe giocato a nostro vantaggio, visto che sicuramente il "capo" della Mafai sarebbe stato preso di sorpresa. Dopo due giorni però che eravamo lì non sapevamo proprio più cosa fare: ormai ci eravamo raccontati la nostra vita fin nei più piccoli particolari. In un momento di sconforto maledissi la magia, Roger se la prese a male, come se fosse una questione personale, lui che cominciava a detestare la tecnolgia, da sempre considerata antagonista storica della magia, e disse che la tecnologia era di gran lunga peggiore. A un certo punto il nervosismo fece sì che la nostra discussione degenerasse, e a niente valsero i tentativi di Baby di separarci: arrivammo addirittura a sguainare le spade ed a incrociarle. A quel punto una luce sfolgorante si diffuse: pensai che il capo della Mafai si sarebbe accorto subito di quello che stava accadendo, visto che probabilmente la magia delle due spade era entrata in funzione. Quando la luce fu scomparsa ci accorgemmo che il buio magico prima presente era stato vinto !!! Noi non sapevamo come usare la magia delle spade, però eravamo riusciti ad usarla, grazie alla nostra fortuna. Vedevamo ora la nostra cella !!! Era molto grande, ed era per questo motivo che non eravamo riusciti ad arrivare a toccare un muro con le mani, cosa che ci aveva dato l'impressione di essere sospesi quasi in un'altra dimensione. Poco lontano comunque c'era un cancello chiuso con una corda !! Non fu difficile romperlo, senza neppure fare rumore: dopo uscimmo di corsa. Ma che fare a questo punto ? Per di più, il capo della Mafai si doveva essere ormai accorto di quello che era successo: bisognava trovare un posto dove poterci nascondere provvisoriamente. Decidemmo quindi di andare verso il basso invece che di salire. Purtroppo eravamo inseguiti dalle gigantesche creature con le quali mi ero già incontrato. Dapprima cercai di familiarizzare offrendo una sigaretta, dopo che ebbi ricevuto però una pesante fiatata in risposta, (non avevano gradito e si stavano avvicinando) capii che non era possibile fare amicizia !! Ebbi comunque il tempo di notare che non tutte quelle creature erano alte tre metri. Anzi, sembrava quasi che ci fossero due specie diverse. Ci mettemmo comunque a scappare: purtropppo però, dato il loro passo, stavano per raggiungerci rapidamente. Baby cadde, con un pesante tonfo. Per un momento pensai che quella era la fine, invece le creature si fermarono impaurite: mi ricordai a quel punto di ciò che mi aveva detto Ramses: battei un piede con violenza per terra e le vibrazioni misero in fuga le creature. Roger e Baby rimasero in seguito stupiti di sapere che sul mio mondo vivevano creature che sulla terra facevano parte delle fiabe, ma rimasero addirittura impressionati quando confermai loro che la mia piccola divergenza di idee avuta tempo prima con quelle creature non me l'ero inventata. Comunque, anche se non eravamo più inseguiti dalle guardie a breve distanza, sicuramente ci stavano cercando, e poi il capo non ci avrebbe messo molto a raggiungerci: decidemmo quindi di prendere una drastica decisione: lasciare le spade e preparare una trappola. Ma dove? La trappola La soluzione ci fu fornita per metà da un'ennesima visione di Roger e per l'altra metà da una mia idea: Roger ebbe una visione nella quale venne a sapere che le nostre due spade non "brillavano" allo stesso modo: quella del tempo era ovviamente più potente e quindi la sua luminosità magica, specialemente ad una certa distanza, copriva quasi completamente quella della spada delle mutazioni: si poteva quindi attirare il nostro nemico con quella e poi pugnalarlo alle spalle con l'altra ! Cercammo quindi una stanza adatta al nostro scopo: ne trovammo una, dotata di un pannello sul soffitto sufficientemente robusto da sorreggere anche il peso di alcune persone, sembrava appositamente studiata per il nostro scopo. All'interno della stanza, in un punto non coperto dal pannello, poggiammo i nostri sacchi a pelo miniaturizzati, che riempimmo di cuscini allo scopo di far pensare che noi fossimo al loro interno. La spada del tempo fu messa sotto un sacco a pelo e, per terra fu stesa una rete, richiamabile dall'alto. Io misi la mia spada nel fodero, in modo che fosse un pò meno facilmente individuabile. Poi ci mettemmo a dormire per terra, sulla mensola, stabilendo dei turni di guardia. Nonostante la stanchezza, non riuscimmo a dormire, eccetto io che sarei dovuto stare sveglio a controllare. Comunque mi svegliarono quando si cominciò a sentire qualche rumore: in quel momento entrò il capo, che una guardia chiamò con il nome di Idiot). Scoprì subito la spada, ma non gradì il fatto che noi ci fossimo trasformati in cuscini all'interno dei sacchi a pelo, cosa resa evidente dal mdo con cui gli tagliava a fettine. Poi quando tornò indietro facemmo scattare la trappola: purtroppo ci accorgemmo solo in quel momento che non era un uomo ma una macchina: la rete si alzò con il suo corpo all'interno, però a metà altezza la rete si ruppe, e Idiot cadde rumorosamente sul pavimento, provocando così la fuga delle guardie, mentre lui mandava accidenti e diceva peste e corna dei suoi uomini, che non reggevano nemmeno una piccola vibrazione. Io comunque mi lanciai contro di lui, cercando di conficcargli vanamente la spada delle mutazioni nella schiena, dopodiché dovetti rinunciare, ma riuscii a prendergli la spada della materia. Egli, però, si era messo nel frattempo nel secondo fodero quella del tempo, con la quale prese a martellarmi pesantemente: presi l'arma laser, ma lui me la tagliò a metà, con un colpo della spada del tempo: certo ora non avrebbe più funzionato proprio perfettamente, e non potevo nemmeno sperare di avere un'arma che avesse metà potenza ! Purtroppo noi non sapevamo come controllare la spada della materia, mentre lui sapeva usare quella del tempo, e così ci facemmo un viaggetto nel tempo di pochi milioni di anni, finendo nel paleolitico, con la spada delle mutazioni e quella della materia ma senza quella del tempo e quella della saggezza che era rimasta nelle sue mani: lui non la poteva usare (per adoperare la spada della saggezza avrebbe dovuto studiare alla divina scuola) ma nemmeno noi sapevamo usare le nostre. Inoltre lui aveva anche quella del tempo. Ritorno dal passato Abituarci a vivere in un simile ambiente non fu facile: eravamo continuamente attaccati dagli animali e dalle tribù del luogo. Baby inoltre non apprezzò il fatto di essere finita un altro milione di anni indietro: solo Roger riuscì ad evitare che avesse una nuova crisi nervosa. In quanto a me, io ero abituato a passarne di tutti i colori, mentre Roger riuscì ad apprezzare il lato "turistico" della vicenda: dopotutto non capitava tutti i giorni di poter fare un giretto fra gli uomini del paleolitico, anche se lui non era propriamente un paleontologo !! Inoltre dopo un pò di tempo riuscimmo pure a farci accettare da una vicina tribù. Decidemmo di non alterare il futuro, rendendo senza conseguenze per la storia il nostro soggiorno fra tali uomini, ma non resistemmo dall'insegnare loro il segreto del fuoco: la carne cruda era infatti talmente insopportabile che riuscì a non farci sentire nessuno scrupolo di coscienza !! Comunque, dopo un mese, altri turisti vennero a visitare tale epoca: era Idiot e i suoi soldatini, che, ricaricate le batterie, tornavano all'attacco. Lo scontro si profilò subito drammatico: io non avevo più la mia arma laser, ed un corpo a corpo con un robot non sarebbe stato molto produttivo: dovetti quindi usare la spada per difendermi, e risultai quasi subito uno spadaccino non troppo preparato dal punto di vista tecnico. Roger invece, grazie alla sua ottima preparazione, dovuta ai numerosi scontri simulati che aveva avuto con i suoi amici, riuscì a sgominare i nemici che gli si paravano davanti. Pensai subito all'idiozia di Idiot che era talmente fissato con le spade che aveva armato i suoi uomini solo di spade. Questa volta la "gufata" fu richiamata non dalle mie parole, ma solo dal mio pensiero: era evidente che stavo peggiorando a vista d'occhio, e che presto sarei diventato pericoloso per me e per gli altri!! Cominciarono infatti a scendere le colonne armate di laser ed a questo punto non ci fu altro da fare e ci dovemmo arrendere. Ci caricarono sulla fortezza volante e ci tolsero tutte le spade. Pensai alla mia missione: mi sentivo un perdente, pure colpevole di avere trascinato nei guai altre persone, senza badare alla loro sicurezza. Anche Baby e Roger erano molto abbattuti. Mi dissero però che l'importante era averci provato: infatti il fatto di avere lottato, al di là delle nostre possibilità, rendeva loro meno dura la sconfitta. Ripetei a questo punto a Roger la mia idea sulla magia, ma lui contraccambiò parlandomi del disastro ecologico sulla Terra, del quale la tecnologia si era resa protagonista: l'atmosfera era quasi irrespirabile eccetto in alcuni punti, la fascia di ozono era distrutta, poche terre erano ancora fuori dall'acqua: l'umanità insomma viveva praticamente in capsule pressurizzate sotto il fondo di un oceano ormai morto o sulle sterili cime delle montagne, le uniche a non essere state sommerse. Dovemmo quindi renderci conto entrambi, che non era questione di magia o di tecnologia: questi erano semplicentente dei mezzi; quello che conta è l'uso che se ne fa, e l'uso è stato sbagliato in tutti e due i casi. Mi disse poi che la Terra non sarebbe stata più contraria ad entrare nella federazione e ad essere aiutata, anche con mezzi magici ! Comunque la situazione era sempre più critica, e poi non era ancora chiaro perché Idiot avesse voluto catturare Roger e Baby. Tutto mi si chiarì però immediatamente, quando Roger mi confidò che aveva ricercato quelle spade celtiche, iscrivendosi pure ad alcune spedizioni archeologiche: Idiot quindi non aveva ancora tutte le spade, e quindi voleva controllare se Roger aveva altre spade o sapeva dove fossero nascoste: per avere infatti il controllo totale dell'universo occorreva averle tutte, e ciò spiegava come mai il piano di conquista di Idiot non fosse ancora cominciato. Apparve a questo punto evidente che se era così, esisteva ancora qualche chance di salvezza. L'unico nemico per un robot poteva essere un altro robot, più potente: dovevamo portarlo quindi al centro di calcolo di Pisa. Come avevamo previsto, Idiot non tardò a farsi vedere: minacciò Roger per sapere dove erano le altre spade: Roger un pò fece finta di voler resistere, ma infine si lasciò convincere a parlare. Partimmo quindi con la gigantesca astronave, che l'equipaggio chiamava "Fortezza Volante". Durante il viaggio ideammo il piano: Roger ideò e scrisse un programma che si sarebbe dovuto interfacciare con Idiot, senza dargli modo di accorgersene, ed attingere sempre più risorse da lui in quanto macchina e quindi sistema, fino a bloccarlo completamente. Purtroppo però lui sarebbe stato occupato a distrarre Idiot, per cui sarei stato io a dover immettere il programma in un sistema in grado di eseguirlo. Il bello era che io di computer non ne capivo assolutamente niente. Il viaggio fu breve e quando ci materializzammo sopra il centro di calcolo e le prime guardie scesero, il panico si diffuse velocemente tra il personale del centro di calcolo, che evacuò, la zona non troppo ordinatamente, ma a tempo di record. Idiot chiese a Roger e a Baby di condurlo subito dove erano nascoste le mappe indicanti le località che proteggevano le antiche spade: partirono quindi con una navicella, mentre io fui lasciato nella cella. Dovevo a quel punto riuscire ad arrivare al centro di calcolo, e quindi fuggire dalla nave. Con me avevo solo il minicomputer, all'interno del quale era memorizzato il programma che avrei dovuto trasferire nel computer centrale del centro di calcolo. Purtroppo non avevo un trasmettitore e quindi non potevo trasmetterlo direttamente dalla cella. Nel computer erano memorizzate anche le password per accedere al sistema. Osservai, attraverso lo schermo magnetico, quello che accadeva all'esterno della cella: c'era un certo rilassamento, le guardie non erano molto attente ai miei movimenti. Se fossi riuscito ad uscire dalla cella senza far scattare l'allarme, proseguire non sarebbe stato difficile. Pensai al pericolo che correvano Roger e Baby, ed alla necessità di sbrigarmi: venne fuori anche un pò di rabbia, visto che per ora ero riuscito a combinare solo guai: stentavo pure a credere di essere il famosissimo agente che su Isal tutti conoscevano e stimavano: dovevo quindi dimostrare quello che valevo: all'interno della stanza c'era solo una mensola, ad uso letto, solidamente attaccata, ed un pannello elettronico con il quale potevo eventualmente comunicare con le guardie. Decisi di provare a metterlo fuori uso: non fu difficile, un pugno ben piantato e creai un corto circuito, anche se mi presi una bella strinata. Purtroppo il trucco non funzionò, e nessuno venne da me. Allora decisi di provare con il metodo più pericoloso che ci fosse.Tanto la mia vita e quella dei miei amici era già in pericolo, per cui, dovevo tentare: ordinai una bevanda, che il distributore puntualmente mi fece pervenire all'interno della cella: versai la bevanda sui circuiti, causando un piccolo incendio che poi cercai di alimentare. Quando si scatenarono le fiamme, ero ormai quasi asfissiato, fortunatamente si decisero ad intervenire e, nascondendomi nelle fiamme (praticamente ero in apnea), potei mettere k.o. le guardie con un colpo secco e veloce (altrimenti non avrei avuto la forza per reagire) e spegnere l'incendio, in modo che altri soldati non affluissero. Indossai poi la tuta di un soldato, anche se la misura non era proprio perfetta, potendo così mescolarmi tra le guardie. Fuga dalla Fortezza Volante Pensai per molte ore come fuggire, ma giunsi alla conclusione che era più semplice cercare un trasmettitore, con cui interfacciare direttamente il mio computer portatile con il sistema del centro di calcolo. Trovai quasi subito la sala telecomunicazioni, però si poteva trasmettere solo con il permesso scritto di Idiot. Come fare ? Fregai il permesso ad un soldato, spacciadomi per un suo superiore e così potei entrare. L'operazione seguente non fu facile: dovetti spippolare e premere migliaia di tasti a caso, ma alla fine potei interfacciare il mio computer con il trasmettitore. Purtroppo però ebbi una brutta sorpresa: il trasmettitore, prima di entrare in funzione, chiedeva una parola di accesso definita segretissima. Conoscendo Idiot, quale poteva essere la sua password segretissima ? Pensai al suo nome ma non andava bene: doveva essere qualcosa di insospettabile, Idiot voleva sembrare molto sicuro di se, ma secondo me non lo era affatto... pensai ...questo era il secondo tentativo, l'ultimo prima che scattasse l'allarme: premetti, immisi le lettere che componevano la parola I-D-I-O-T-A e la risposta fu subito risollevatrice: il sistema rispose "accesso permesso", e potei trasmettere. Le parole che Roger mi aveva fornito andavano bene, e così non ebbi problemi all'interno del centro di calcolo. Lanciai il programma. Ora non rimaneva che aspettare e pregare che funzionasse. Con la parola chiave appena scoperta mi feci assegnare una navicella ed arrivai al centro di calcolo. Era ancora deserto, ma subito dovetti fuggire perché stavano affluendo le prime forze di polizia. Accesi l'orologio e mi accorsi che Baby aveva lasciato il trasmettitore acceso: potevo quindi seguirla. Quando li raggiunsi stavano prendendo le tre spade (quella della saggezza però non l'aveva addosso purtroppo) dal corpo di Idiot, ormai completamente assorto in calcoli complicatissimi, che il centro gli stava trasmettendo. Ne approfittammo per svitare il pannello principale e disinserire la memoria: ora non poteva fare più niente ! Le guardie, quando ebbero visto il loro capo k.o. si arresero subito. Rimaneva ora da trovare la spada della saggezza: le altre tre spade non ne indicavano la presenza, quindi doveva essere molto lontana. Trasmisi un fax in cui informavo il consigliere Rak che avevo riportato i Terrestri nel loro tempo e recuperato la spada rubata, lo informai anche di tentare di allacciare relazioni diplomatiche con la Terra, e che mi trattenevo ancora per ricercare la spada della sapienza. Salutai poi Roger e Bobby, promettendo loro di ritornare a trovarli, presi le spade, e mi diressi alla mia navicella, con la quale arrivai al centro di calcolo. Ancora una volta dovetti rimanere stupito: la Fortezza Volante era sparita, senza comandante: chi ne aveva preso il controllo ? Pensai a Gilla, ed ero sempre più in ansia per lei: avevo bisogno di lei ed ero ansioso di poterla riabbracciare, però ora dovevo scoprire che cosa era successo. Chiamai il comando della federazione e chiesi dove fosse finita l'astronave: mi comunicarono che si era spostata nel tempo e non nello spazio, e quindi non l'avevano potuta seguire. Chiunque ne avesse preso il comando poteva essere pericoloso con quella spada, specialmente se avesse saputo come usarla; questo era certo: dovevo riuscire a rintracciarlo. Ma come ? Decisi comunque di dormirci su una notte: prima di andare a letto sentii il bisogno di comunicare con Gilla, ed andai a chiamarla: a rispondere al mio segnale radio, fu però la madre, che mi disse che Gilla era sparita da alcuni giorni. Che avesse tentato di raggiungermi? Non era certo la prima volta che lo faceva, però in questo caso difficilmente avrebbe potuto trovarmi. Pensai in quel momento che Gilla non mi avrebbe mai trovato, sola ora so però come il tempo può smentire clamorosamente certe cose in cui noi spesso crediamo con assoluta certezza. Gilla era infatti un tipo piuttosto in gamba, quasi come me, però non era un'indovina. Poi spensi la luce e mi misi a dormire nella comoda cuccetta, della quale la mia astronave era ovviamente dotata. Il sogno fu però turbato dall'improvviso illuminarsi delle spade: la spada della saggezza era stata usata !! Chi mai sapeva metterla in azione ? Alla ricerca dell'ultima spada Purtroppo la risposta la ebbi molto presto. La magia aveva infatti attivato la spada della materia, che aveva attivato quella del tempo, e così come al solito mi ritrovai a viaggiare nel tempo. Pensai che quello stava diventando per me un vero vizio: nel giro di tre giorni avevo fatto tre viaggi al giorno !! Quando il viaggio terminò, mi ritrovai nel passato, del pianeta Isal !! Sotto la città, ancora comandata dal generale Durandus, poco prima della ribellione che aveva portato il pianeta alla democrazia: sopra la gigantesca astronave di Idiot, schermata ai radar e alla vista, sovrastava la città. Non potei perdere tempo ad osservare altro, però, perché una squadriglia, partita dalla fortezza volante di Idiot mi intercettò, invitandomi ad atterrare sulla sua mega astronave. Quella era l'ultima cosa che dovevo fare, e così decisi di tentare di seminare le navette nemiche: avevo un brevetto da pilota di prima classe, e forse pilotare navicelle era la cosa che mi riusciva meglio in assoluto. Detti il massimo di me stesso e riuscii a trasformare un squadriglia di venticinque caccia in una di tre ! Questi tre però sembravano particolarmente coriacei, e così decisi di girarmeli un pò più a lungo, per vedere se si innervosivano: il mio piano ebbe successo: passando a volo radente vicino a vecchi edifici disabitati, due ebbero un incontro ravvicinato di terzo tipo con un bel palazzo, che fu tanto di loro gradimento che finirono con l'incocciarsi con l'astronave contro il muro. Uno però sembrò particolarmente determinato, tanto che mi stava incollato dietro come un francobollo, e per di più nessuna manovra spericolata sembrò creargli delle difficoltà: alla fine riuscì a colpirmi e fui costretto ad atterrare. Mi ordinò di scendere con le mani dietro la nuca. Poi potei girarmi a guardare il coraggioso pilota. Quello che vidi a quel punto non è nemmeno paragonabile a quello che provai: il pilota che mi puntava contro un fucile al plasma era Gilla, la mia ragazza: capii in quel momento che forse il nostro amore era finito, e mi spiegai anche tutto il suo interesse per il mio lavoro !! Mi disse di gettare le armi, ma io le feci segno che non ne avevo alcuna. Certo ero in un bel pasticcio: ora rischiavo di tornare a capo nella missione, di annullare tutto il lavoro precedente. Ma in quel momento mi sentivo così triste che non mi importava più nulla: ero stato preso in giro per ben due anni da una ragazza, a cui non importava niente di me, mentre io l'amavo veramente. Mi fece salire sulla sua navicella, e, dopo aver preso le altre spade, mi mostrò la spada della saggezza, quella che mancava alla mia collezione. Putroppo però quando gliela chiesi, non me la volle dare. Poi partimmo. Durante il viaggio mi parlò con voce regolare e fredda: stentavo pure a riconoscere la sua bella voce: con me era sempre stata così dolce e calda che non sembrava nemmeno la stessa voce. Mi raccontò tutto il piano dicendomi che la spada della saggezza l'aveva sempre avuta lei, e che Idiot prendeva ordini direttamente da lei. Si congratulò poi per il modo con cui mi ero districato nella situazione, e poi mi disse che le dispiaceva quasi di dovermi sopprimere, perché ero in gamba. Purtroppo non potevo muovere neppure un muscolo (eccetto quelli della mandibola) perché ero legato come un salame. Le chiesi come ultimo desiderio del condannato se mi poteva slegare mani e piedi, ma sembrò non essere troppo d'accordo. Mi disse poi che l'unica cosa che le piaceva di me era che non perdevo il senso dell'umorismo neanche in casi estremi. Certo quello che mi disse lo trovai molto divertente !!! "Aiuto !!!" Viaggiammo per quasi 20 sector, alla fine dei quali giungemmo alla Fortezza Volante, dopodiché lei prese le altre spade e raggiunse la nave lasciandomi legato sull'astronave, dicendomi di godermi gli ultimi trentacinque litri di carburante che rimanevano. L'idea di fare quella fine non mi piaceva affatto, certo sarei stato più comodo su una bella spiaggia bianca, al Sole. Chiusi gli occhi, pensando a Ramses, l'unica persona che aveva fatto disinteressatamente qualcosa per me. Certo se ci fosse stata lei... Mentre ero assorto nei miei pensieri sentii un rumore, come di un oggetto che cercava di arpionare la navicella: poi, dopo due sector, un altro rumore, più sordo, e poi vidi la botola della cabina aprirsi. Quello che vidi sfatò finalmente il complesso che mi ero fatto di "gufo" di eccezionale e negativa potenza. Era Ramses, che appena entrata, mi disse: "te l'avevo detto che ti avrei ricambiato il favore un giorno ! se hai bisogno di un passaggio ho un'altra navicella qua fuori". Dopo che fummo saliti sulla sua navicella, mi confidò un segreto, facendomi però prima giurare che non lo avrei mai detto a nessuno. Mi mostrò la quinta spada celtica, quella dell'amore, e mi disse che quella le aveva permesso di seguirmi. Mi disse anche che aveva dei sospetti su Gilla già da molto tempo, però non mi aveva detto niente per non darmi un dispiacere, visto poi che non era nemmeno sicura. Io le illustrai la situazione, dopodiché elaborammo un piano in base al quale dovevamo entrare nella fortezza volante, vestiti da guardie. Inoltre la sorpresa avrebbe giocato una volta tanto a mio vantaggio, visto, che Gilla non si sarebbe certo aspettata di rivedermi e di trovare sulla sua strada anche Ramses. Ramses aveva già preparato delle divise, ed aveva pure il codice di accesso per entrare all'interno della base. La spada di Ramses era la meno appariscente, quella che brillava di meno, anche se non la meno potente, quindi non sarebbe stato un problema introdursi con tale spada e con quella ricercare le altre. Cominciammo a girare intorno alla base per cercare di avere prima una vaga idea di dove potesse essere. Il dispositivo di dissimulazione permise alla nostra navicella di non essere intercettata dai radar nemici. Mentre cercavamo le spade, capii, come mi ero già immaginato, che l'amore di Ramses per me non era mai finito. Ma scoprii anche che nemmeno io mi ero mai dimenticato di quando avevo visto, per la prima volta, quei suoi occhi così penetranti e dolci. Non a caso quegli occhi mi avevano colpito da bambino, a tredici anni, ma continuavano a colpirmi, anche se ora in un modo diverso: non peggiore ma finalmente completo. Dopo pochi sector comunque individuammo le spade, erano vicine alla zona di controllo. Operazione: recupero Decidemmo di tentare il recupero delle spade ed attaccammo, con le ventose magnetiche, la nostra navicella sotto la base. Poi con gli zaini antigravitazionali, ci introducemmo all'interno, in un posto che fosse il più vicino possibile alla zona di controllo. Una volta entrati ci mettemmo la tuta delle guardie e cominciammo a muoverci all'interno con tutta la naturalezza di cui eravamo capaci. Dovetti ammettere, a quel punto, che Ramses era molto capace: essere in una nave nemica e riuscire pure ad essere attraente per i soldati non era cosa facile, e permetteva di sviare i sospetti, poiché chiunque si lascia convincere più difficilmente, se il sospettato è una persona che gli piace. Anche io riuscii fortunatamente ad essere abbastanza naturale: mi si gelava il sangue solo quando vedevo quei rari individui alti quasi tre metri !! Ci furono anche dei momenti in cui pensai che fosse la fine: uno mi chiese ad un certo punto se avessi un oggetto che io non conoscevo: lo disse come se fosse l'oggetto più consueto di questo mondo, ma io per fortuna, forse aiutato dalla mia buona stella, risposi che non lo avevo: la risposta mi permise di riprendere fiato: rispose infatti che avrebbe proprio voluto vedere come avrei potuto procurarmelo, se lo avessi avuto. Quindi avevo dato la risposta giusta ! In altri momenti toccò a Ramses salvare la situazione che si limitò a sorridere in risposta a parole per lei incomprensibili: potevano anche essere parolacce ! Comunque arrivammo nella zona del centro di comando. In quella zona ci facemmo molto più guardinghi, e riuscimmo ad arrivare ad una porta chiusa a chiave, che dovevamo passare per proseguire la nostra ricerca. Osservammo che passava una guardia ogni cinque sector, avevamo quindi un pò di tempo tra un passaggio e l'altro per tentare di scassinarla. Mi misi quindi all'opera: non fu una cosa facile, la serratura era robusta e ciò dimostrava che aldilà della porta c'era qualcosa di importante. I minuti passavano, senza che io facessi significativi progressi. Mancavano ormai due sector, e ritirare fuori l'attrezzo che stavo usando avrebbe già richiesto di più. Non c'era quindi la possibilità di tornare indietro. Dovevo riuscire a tutti i costi. Ad un certo punto riuscii a penetrare maggiormente nella serratura. Mancava solo mezzo sector, senza contare che spesso le guardie passavano con un certo anticipo, mai con ritardo. Spinsi con tutta la forza che mi rimaneva. Sentivamo già i passi della guardia che si avvicinava. Erano sempre più vicini. Feci un altro tentativo, l'ultimo, perché se fosse fallito non ci sarebbe più stato il tempo che di fuggire a gambe levate, dopo aver naturalmente fatto scattare l'allarme. La porta si aprì e noi dovemmo entrare dentro e richiuderla, senza guardare, per sottrarci allo sguardo del soldato. Proprio in quel momento lo sentimmo passare davanti alla porta. A quel punto ci voltammo: era un sudicio ripostiglio, contenente stracci usati per la pulizia della nave, e Ramses aveva immerso un piede dentro un secchio pieno di una sostanza detergente, con un profuno nmon certo 'delicato'. Sentii anche scricchiolare una trave dell'armadio, come se qualcosa, su di essa, si fosse mosso. In quel momento ci accorgemmo che la guardia si era fermata a parlare con un'altra proprio li' davanti !! Lo scricchiolio aumentò fintanto che non sentii piombarmi attorno al mio collo una specie di piovra, ed avvinghiarcisi con tutta la sua forza. La guardia intanto non sembrava vicina a terminare il discorso ed io stavo soffocando. Ramses nel frattempo continuava ad invitarmi a stare zitto, non capisco perché, poi, tanto nemmeno volendo avrei potuto emettere il più impercettibile suono. Ogni volta che tentavo di togliermi la creatura dal collo, questa si mostrava intenzionata a protestare, forse il maniera 'sonoramente rilevante', e così non potevo toglierla senza rischiare di farci scoprire. Occorreva fare qualcosa, o sarei dovuto uscire e chiedere che chiamassero un'ambulanza !! E poi non potei fare a meno di pensare che quelle persone non dovevano essere poi tanto pulite, se un tale pidocchio cresciuto si era sviluppato addirittura tra i loro prodotti per la pulizia. Dovevo fare qualcosa, e pensai di restituire il mansueto animale ai legittimi proprietari: certo, avrei rischiato, ma non molto di più di quello che stavo già rischiando: il soffocamento. Aprii di scatto la porta di quello che era un armadio, all'interno del quale eravamo a tutti i costi voluti entrare, e non dovendo più preoccuparmi di fare silenzio, mi tolsi il polpo dalla gola e lo lanciai addosso ad una delle guardie, mentre Ramses metteva k.o. l'altra. Il tutto naturalmente si svolse nel tempo di pochi sector. Forse sembrò a me a causa della mancanza di ossigeno al cervello, però ebbi l'impressione che la guardia riconoscesse l'animale quasi come un animale domestico. Soltanto che la bestiolina doveva essere un pò innervosita dall'incontro con me, durante il quale avevamo avuto il modo di conoscerci molto da vicino, ma purtroppo non avevamo imparato ad apprezzarci reciprocamente, e così saltò anche alla gola del soldato che cadde morto quasi istantaneamente. Ciò era molto strano: evidentemente la creatura aveva un veleno che su di noi, del pianeta Isal, non funzionava, ma era comunque un veleno molto efficiente, a giudicare dal modo con cui aveva ucciso la guardia. Mettemmo quindi le guardie dentro il mobile e ci dirigemmo verso la direzione che la spada continuava a segnalare. Arrivammo ad una porta, ai lati della quale due soldati erano impegnati a fare azione di sorveglianza. A questo punto fu molto utile il grande fascino che Ramses sapeva esercitare su quelle creature. Li distrasse infatti quanto bastava perché io, passato alle loro spalle, potessi renderli momentaneamente inoffensivi. Quando entrammo vedemmo finalmente quello che cercavamo: le spade erano poggiate su un tavolo, collegato però ad uno strumento che avrebbe rivelato anche il più piccolo cambiamento di peso. Ci svuotammo quindi le tasche per trovare oggetti per un peso equivalente, e, dopo averli disintegrati fino a far loro raggiungere esattamente quel peso, li sostituimmo alle spade in modo molto graduale, riuscendo perfino a non fare scattare l'allarme. Poi ci avviammo all'uscita, ormai tranquilli. Ancora una volta però la sorte ci volle mostrare che non si poteva essere sicuri di una cosa, se non alla fine. Suonò infatti l'allarme, in modo del tutto inaspettato, a questo punto, e una voce metallica al megafono disse che una guardia, anestetizzata e nascosta dentro un armadio, aveva dato l'allarme una volta uscita. Che errore avevamo fatto a dare per scontato che era morta !! Ci dovemmo quindi nascondere, ed aspettare che la situazione si calmasse e l'allarme cessasse. Ci nascondemmo quindi dietro una porta. Quando ci voltammo vedemmo che era una sala operatoria: una persona, legata su un tavolo, stava gridando: quando ci vide ci implorò che la slegassimo. Non sembrava particolarmente pericolosa, e così decidemmo di liberarla. Chi e' Gilla ? Dopo che fu slegato decise di raccontarci la storia della sua gente: un tempo gli uomini e le donne del suo popolo erano tutti come lui, poi però, per smania di potere, alcuni scienziati inventarono due sostanze chimiche, una che rendeva chi la beveva smanioso di potere ma fortissimo, ed a questo proposito ci mostro una una delle creature alte tre metri delle quali era cosparso il pavimento. Un'altra formula invece che lasciava il corpo intatto, ma rendeva la mente completamente passiva: Qualcuno aveva pensato bene di sfruttare la situazione a proprio vantaggio, cosicché questa sostanza era finita tra la popolazione, mentre i dirigenti avevano voluto prendere quella che rendeva più forti. Qualcuno aveva inventato l'antidoto, ma come succede per queste cose, era stato subito eliminato. Questo era andato avanti per tredici secoli, fino a quando, Gilla prima, la nonna dell'odierna Gilla terza, aveva promesso al popolo di aiutarlo a liberarsi da quella schavitù: aveva eliminato la maggior parte dei dirigenti, ma poi non aveva consegnato l'antidoto, prendendo in pratica il posto dei generali prima presenti. Solo pochi uomini sul mio pianeta, aggiunse, sono liberi, perché a loro non è stata iniettata la sostanza che toglie la volontà, ma essi, per non essere scoperti, devono fingere, in pubblico, di non avere volontà. Proprio mentre parlava però un arpione trapassò i suoi polmoni: Gilla era alle sue spalle, ed ancora una volta mi aveva confermato di non avere il minimo scrupolo !! Ramses cercò di sorreggere il povero corpo del vecchio, ma non c'era ovviamente niente da fare. Quando Gilla ebbe finito di dire che quell'uomo, il console (la carica che aveva avuto) Tarkal, aveva la cattiva abitudine di parlare troppo, si rivolse a noi e ci guardò con aria beffarda, dicendo: "siete persone in gamba, e così avreste potuto salvare la vostra vita: purtroppo però non siete stati sufficientemente intelligente e avete deciso di ritornare qui, per essere eliminati definitivamente. Vi lascio le vostre spade, per le quali avete lottato, e per le quali morirete, visto che ci tenete tanto: io ritornerò a prenderle quando sarete morti". Dopo quest'ultima beffa, uscì dalla stanza. All'inizio non capimmo in che modo saremmo dovuti morire. Ci accorgemmo però subito dopo che il pavimento si stava alzando, e ci stava avvicinando verso alcune aste metalliche conficcate nel soffitto. Quella non era la fine che avevo sempre sognato, per cui dissi che era meglio togliere il disturbo, poiché l'ambiente cominciava a farsi poco accogliente; dissi poi che mi sentivo offeso dalla mancanza di ospitalità di Gilla. Ramses però sembrò avere perso totalmente il senso dell'umorismo in quel frangente non troppo felice, tanto che solo il vedere la mia successiva espressione, le permise di non sfogare verso di me un getto di volgari vocaboli. Accesi la radio che incorporava, come ho già detto, un microtrasmettitore, e tentai di chiamare la flotta della federazione: non mi aspettavo certo risposta, però era l'unica cosa che rimaneva da tentare. Incredibilmente ebbi risposta: era il generale Krupt. Gli chiesi se ci fossero navi nella zona della Terra pronte ad intevenire. Ancora una volta dovevo tutto alla mia ignoranza: quando ero andato a trasmettere il messaggio avevo smanopolato a caso, toccando quasi tutti gli interruttori: probabilmente avevo disinserito anche la schermatura radar, e così la flotta della federazione aveva potuto seguire la fortezza, ed io ora potevo chiamare rinforzi. Quando arrivarono i soldati della federazione , mancavano cinque centimetri al nostro contatto con le aste. Fummo liberati, e consegnammo le spade al generale. Gilla purtroppo riuscì a fuggire, ma alle persone della nave fu fatto ingerire l'antidoto, la cui formula era stata ritrovata nella tasca del povero console Tarkal, dopodiché furono liberi di tornare sul loro pianeta e completare la missione che noi avevamo cominciato: liberare la loro gente dalla schiavitu' di quelle sostanze. Quando ritornammo su Isal, un'altra bella notizia ci accolse: la Terra aveva allacciato relazioni diplomatiche con la federazione, e i diplomatici della Terra presso Isal erano Roger e Baby !!!! Certo quella era una grandissima sorpresa: non avrei mai sperato di poter sentire, un giorno, tale notizia. Per quanto riguarda i miei futuri rapporti con Ramses, li lascio immaginare al lettore. Le spade furono tutte riportate al museo, e qui tenute questa volta con maggiore protezione e misure di sicurezza. Al termine di un'avventura cosi' stancante, dopo la visita al presidente, che si congratulò con me e con Ramses, ricevetti anche una visita del conte Baraton, che si dichiarò onorato di avermi conosciuto. Dodiché ci concedemmo una meritata vacanza, su Zandor, un pianeta sul quale era perennemente presente un clima da isole Hawaii: ideale per una vacanza di tutto riposo. Sommario : Arrivo al Castello pag. 02 Ramses, la principessa pag. 04 Balzo dimensionale pag. 08 La missione pag. 10 Prigionia pag. 14 La trappola pag. 17 Ritorno dal passato pag. 19 Fuga dalla Fortezza Volante pag. 22 Alla ricerca dell'ultima spada pag. 24 Operazione: recupero pag. 27 Chi e' Gilla ? pag. 30 Personaggi : RAF io MARCUS romano ASTARK presidente di Isal e della federazione RAK consigliere di Astark RAMSES ragazza alla quale salvai la vita DURANDUS dittatore in epoche precedenti di Isal ROGER terrestre trasferito nel passato BABY ragazza di Roger GILLA ex-ragazza di Raf, e dittatrice di Lunar (capo della MAFAI) IDIOT robot elettronico al servizio di Gilla TARKAL ex-console di Lunar KRUPT generale della flotta della federazione nel quadrante Terrestre Luoghi geografici : TERRA pianeta ISAL pianeta dove risiede il parlamento ed il presidente della federazione GIFFAL pianeta natale di Raf LUNAR pianeta delle creature Note : 1 sector equivale a 1 minuto Spade (in ordine di importanza) : Spada della SAGGEZZA posseduta inizialmente da : TEMPIO Spada della MATERIA posseduta inizialmente da : MUSEO Spada dell' AMORE posseduta inizialmente da : RAMSES Spada del TEMPO posseduta inizialmente da : ROGER Spada delle MUTAZIONI E DELLA FORMA posseduta inizialmente da : MUSEO (ASTARK) E poi le altre quattro, mai ritrovate : Spada della DENSITA' DI DISTRIBUZIONE della materia negli oggetti. Il nome delle altre tre spade, si perse nella notte dei tempi, e non fu mai scoperto: solo i celti probabilmente lo seppero.