NUOVE SOSTANZE  

 

L'Informatica e il rinnovamento dell'architettura (approfondimento):Due domande

Siamo arrivati? 

Secondo la affermazione che “queste sostanze trovano nell’informatica allo steso tempo la loro causa e il loro strumento” (frammentazione dello spazio, concetto di paesaggio e spazio come sistema) mi domando facendo una retrospettiva considerazione della storia dell’architettura, se questa considerazione non arriva ad essere troppo totalizzante per il mondo del costruire. Sempre facendo riferimento alla storia, nel campo della filosofia, del pensiero, della scienza o de la politica, l’uomo ha creduto in ogni epoca di essere arrivato al massimo, ma le nuove generazioni si sono incaricate di dimostrare che questo concetto era sbagliato. Mi spiego meglio. In quelli momenti epocali della storia le scoperte nel campo architettonico anno preso  tanto entusiasmo che si era arrivato a pensare che era l’espressione più alta del esercizio artistico architettonico. Dopo, nel percorso del tempo si è verificato che non era cosi affatto, bensì un prezioso mattone in più della creatività (rinascimento, epoca industriale, ecc). Perciò credo fermamente che se ben bene il mondo informatica/cibernetico condiziona e condizionerà la capacita creativa nel mondo dell’architettura, no sarà il “capolinea” della creatività umana, ansi, un nuovo scalino  per arrivare a nuove ibridazioni tra natura, paesaggio e tecnologia. La domanda è, che diranno di noi e penseranno gli architetti del futuro fra trecento anni? Non faranno le stesse critiche di noi, che noi facciamo dei nostri antenati?

     

    

Ma certo che c’è un cambiamento epocale !!!.  “Ora noi sappiamo che alla società industriale si è sostituita una società dell'informazione che cambia e sta cambiando completamente le regole del gioco, di tutti i giochi, ivi compresi quelli dell'architettura” […] Le aree si liberano, si cerca un rapporto più stretto con l'ambiente, si pensa alla architettura come ibridazione tra natura, paesaggio e tecnologia, si cercano spazi come sistemi complessi sempre più interagenti perché l'Informatica ha cambiato e sta cambiando il nostro essere al mondo ed ha aperto nuove possibilità al nostro futuro". Antonino Saggio

Frank O.Ghery, Guggenheim Museum, Bilbao, !997

                

Serve mettere dei paletti all’immaginazione?

·        La Perversione digitale

Si è arrivato a categorizzare clinicamente il cyberspazio, con queste tre interpretazioni come psicosi, perversione e isteria: la prima sostiene che il cyberspazio implica una psicosi universale; la seconda che il cyberspazio apre la prospettiva liberatoria di una perversione molteplice globalizzata; la terza che il cyberspazio rimane entro i confini dell’enigmàtico “altro” che isterizza il soggetto. Quale delle tre è quella giusta? Si sarebbe tentati di rispondere la seconda, pero si concettualizzando la nozione di perversione in un modo molto più rigoroso. La perversione è la posizione che tenta di fornire un qualche tipo di “misura appropriata” a contenere la minaccia di una disintegrazione e a “stabilizzare l’impossibile”. E’ tuttavia fondamentale determinare lo status intermedio della perversione, che si colloca fra psicosi e nevrosi, fra l’esclusione psicotica della legge e l’integrazione nevrotica nella legge… il perverso dà vita ad un universo nel quale, come nei cartoni animati, un essere umano può sopravivere ad ogni catastrofe, dove la sessualità adulta ridotta ad un gioco di bambini, dove non si è costretti a morire o a scegliere uno dei due sessi. Come tale, l’universo del perverso è l’universo del puro ordine simbolico, del gioco del significante che va avanti, senza essere oppresso dal Reale della finitezza umana…

·        La rana e la bottiglia di birra

Dunque, cosa ha tutto questo a che fare con il cyberspazio? La nostra esperienza del cyberspazio non corrisponde perfettamente all’universo perverso? Non è il cyberspazio un universo senza termine, libero dall’inerzia del Reale, determinato solamente da regole che si impone da sé? […] Forze un'immersione nell’”immortale” universo dei cartoons nel quale non c’è morte, nel quale il gioco va avanti all’infinito, oppure è possibile relazionarsi in modo diverso al cyberspazio, nel quale questa immersione è perturbata dalla dimensione “tragica” del reale/impossibile?

“Un recente spot pubblicitario inglese di una birra ci consente di chiarire ulteriormente questo aspetto decisivo sul reale. La prima parte inscena nel bel noto aneddoto della vecchia fiaba: una ragazza cammina lungo un canale, vede una rana, la prende gentilmente in mano, la abbraccia, e ,ovviamente, l’orribile rana miracolosamente si trasforma in un bel giovane. Ma la storia non è ancora finita, Il ragazzo lancia uno sguardo di desiderio alla ragazza, l’attira verso di sé, la bacia- e lei si trasforma in una bottiglia di birra, che il ragazzo tiene trionfalmente in mano… Per la donna, il punto è che il suo amore e il suo affetto (espresso dal bacio) trasformano una rana in un bell’uomo, una presenza interamente fallica. Per l’uomo invece si tratta di ridurre la donna ad un oggetto parziale, alla causa del suo desiderio. Sulla base di questa asimmetria, “non c’è rapporto sessuale”: abbiamo o una donna con una rana o un uomo con una bottiglia di birra. Quello che non otterremo mai è la coppia “naturale” formata dalla donna e dall’uomo.. Perchè no? Perché il supporto fantasmatico di questa “coppia ideale” sarebbe la scena inconsistente, puramente virtuale di una rana che abbraccia una bottiglia di birra. Questo, inoltre, apre la possibilità di far esplodere il potere che la fantasia esercita su di noi attraverso la sovra-identificazione con essa, cioè abbracciando simultaneamente, nello stesso spazio, la moltitudine di elementi fantasmatici inconsistenti. Ciascuno dei due soggetti è dunque coinvolto nelle proprie fantasticherie soggettive: la ragazza fantastica che la rana sia in realtà un ragazzo, l’uomo che la ragazza sia una bottiglia di birra. L’arte in tutte le sue espressioni e la letteratura contemporanee non contrappongono a questo la realtà oggettiva, ma quella fantasia “oggettivamente soggettiva” soggiacente che nessuno dei due soggetti è capace di fare propria, qualcosa di simile ad un quadro “à la Magritte”, nel quale una rana abbraccia una bottiglia di birra, intitolato “Un uomo e una donna” oppure “La coppia ideale”. E non è questo il compito etico degli artisti contemporanei –metterci a confronto con una rana che abbraccia una bottiglia di birra, mentre stiamo sognando di abbracciare la nostra amata? In altre parole, mettere in scena fantasie radicalmente desoggettivate, che non potranno mai venir fatte proprie da un soggetto? E il cyberspazio non è il medium esemplare per raggiungere questo scopo?”  Slavoj ZizeK.

L’esperienza della fantasia soggiacente che viene in superficie non è semplicemente un esaurirsi delle possibilità narrative, ma somiglia             piuttosto alla soluzione di un puzzle contruttivista.[…] Quando ogni variazione della situazione è stata sviluppata, come nella fase finale di una lunga serie, la fantasia soggiacente viene in superficie.[…] Privata dell’elaborazione della sublimazione, la fantasia è troppo nuda e irrealistica, come il bambino che va a letto con sua madre. La fantasia soppressa ha una carica emotiva tremenda, ma una volta che la sua energia ha suturato il modello della storia, perde la sua tensione.  J.H.Murray.   Testi consultati

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