Levi, Carlo (Torino 1902 - Roma 1975), scrittore e pittore italiano, senatore della Repubblica. Il suo nome è legato alle pagine di Cristo si è fermato a Eboli (1945), violenta e affascinata scoperta del Sud negli anni drammatici (1935-1936) in cui il regime fascista lo condannò al confino in Lucania perché ebreo e attivista di Giustizia e Libertà. L'impatto con quella terra di antichi e quasi mitici archetipi si tradusse in pagine assolutamente nuove nel panorama letterario italiano: il mondo contadino, chiuso nella sua apparente immutabilità, veniva decifrato da un intellettuale borghese progressista in una situazione inedita e con strumenti critici di grande originalità. Il successo editoriale fu clamoroso e anticipò per vari aspetti la diffusione, presso il pubblico non specialista dell'Italia postbellica, delle scienze sociologiche e antropologiche. Offuscò tuttavia le altre opere di Levi, che invece ne confermano l'originalità e la profondità di scrittore, dall'Orologio (1950), scomoda e quasi profetica analisi della tendenza al compromesso che avrebbe contraddistinto per decenni la vita politica italiana, ai saggi siciliani Le parole sono pietre (1955), dalle note di viaggio raccolte sulla Russia e sulla Germania nel dopoguerra (Il futuro ha un cuore antico, 1956; La doppia notte dei tigli, 1959), sino al ritorno agli archetipi, alla "presenza dell'arcaico" nella Sardegna di Tutto il miele è finito (1964).