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Il miracolo della canonizzazione
operato dal Beato Umile da Bisignano
in favore del ragazzo Francesco Stefano Mauro.

Estratto fedelmente da: Copia del processo istruito per Autorità Apostolica da Sua Ecc. Mons. Stanislalo Maria De Luca nella Città di Bisignano sul miracolo operato dal Beato Umile da Bisignano in favore del ragazzo Francesco Mauro. Archivio Segreto Vaticano, Congr. SS. Rituum, Processus 3879, pagg. 328 – 334.


<< Qualmente la verità fu ed è che(1) Francesco Stefano Mauro figlio del fu Gaetano e di Filomena Lanzone, nato a Bisignano il 17 ottobre 1870, di condizione povero e di costituzione eminentemente linfatica, per essere addetto a lavori ed opere campestri praticò quasi sempre nella valle del Creati, luogo ove domina sovrana la malaria. Come deporranno i testimoni ben informati adducendo la causa di loro scienza come su questo, così su gli altri articoli, cioè per avere visto coi propri occhi le cose in esso articolo enunciate. (...)  per la sua debole complessione e nulla refrattaria ai malefici influssi dell’insalubrità del luogo, i funesti sintomi malarici si svilupparono in lui verso l’anno che i testimoni indicheranno. Non potendo per la sua condizione usare una cura razionale, né cambiar luogo né alimentazione veniva il fanciullo ridotto in pessime condizioni, deperendo giorno per giorno. (...) i sintomi della malattia erano a tutti manifesti. Era il fanciullo di colorito pallido terreo, anche le labbra avea pallide, e una gonfiezza fuori dall’ordinario si osservava nel suo addome, e nelle sue palpebre. Sperimentava una debolezza estrema, e tardità nei movimenti. Febbri insieme con freddo, caldo, sudore profuso, che lo assalivano per lo più dal mezzo giorno alla mezza notte. (...) avendo in quei luoghi allora infierito in forma epidemica il morbillo, anche il Mauro ne fu attaccato. Neppure in questa malattia curato vigorosamente, è pel suo stato patologico anteriore, il mese ... dell’anno che verrà indicato dai testimoni gli comparve nella narice sinistra un’ulcera di pessima natura. (...) quest’ulcera in breve progredì in modo da riempirgli tutta la narice sinistra, e quasi tutta la destra, in modo che dalla sinistra vedeasi sporgere una carnosità marciosa, rilevata e fetida. Ne stillava continuamente un pus di fetore insoffribile. Perduta  quasi la facoltà olfattiva non avvertiva se non un odore puzzolente che gli stava permanentemente sotto il naso. Insieme il fanciullo accusava vivi dolori nella parte affetta, e colle dita e colle unghie facea di tutto per togliere la causa di quelli, non riuscendo con ciò a daltro che vieppiù ad inasprire la piaga (...) la sede dell’ulcera era nella base e nell’orificio della narice sinistra ed interessava tutta quella parte e molto ancora indietro con sporgenza esteriore ed otturamento della narice stessa. Avea attaccato pelle e mucosa, e presentava tutti i sintomi di ulcera idiopatica atoinìa fungosa. Fetore di fiato che ne rendeva insopportabile la vicinanza, perdita dell’odorato, scolo delle narici di pus verdastro denso, il naso intasato, un timbro di voce nasale; tutto questo accompagnato da sordi dolori che alle volte divenivano lancinanti. L’ulcera si presentava nella parte sporgente al di fuori, flaccida, pallida provveniente ed alimentata dallo stato anemico del fanciullo (...) i parenti impensieriti dalla progressiva malignità della piaga, fecero visitarlo dal medico del luogo D. Nicola D’Aiello. Questi avendolo scrupolosamente osservato, constatò in lui tutti i sintomi malarici ed anemici, i quali erano del resto visibili a tutti. Si accorse che la milza era bastantemente ingrandita, ed anche il fegato relativamente ingrossato. Anche nel cuore riscontrò tutti i segni dell’anemia; il suo impulso debole, quasi vuoto, accompagnato da un rumore di soffio, quasi sempre nel primo tempo. (...) prescrisse il medico una cura antimalarica che i testimoni diranno, e per rinforzare la costituzione deperita del fanciullo, una cura ricostituente, la quale dovea essere la base necessaria alla cura dell’ulcera che si era sviluppata in quelle condizioni cachettiche ed anemiche del fanciullo, le quali era d’uopo combattere ed eliminare, perché alimentavano e fomentavano la piaga. Insieme, a curar l’ulcera ordinò un unguento essiccante, antisettico, detersivo. (...) a causa della sua condizione poverissima, il fanciullo non usò mai una alimentazione sana e corroborante, come il medico gli aveva prescritto, seguitò a vivere nei luoghi infetti e non adoperò per nulla l’unguento ordinato a curar l’ulcera. In tanto il male era progredito in modo da rendere il paziente una larva, nauseabondo ai suoi e a quanti capitavano a vederlo. (...) la cura prescritta dal medico non avendo egli per mancanza di mezzi potuto adoperarla si rivolse ad invocare il soccorso soprannaturale, e si raccomandò alla intercessione del Beato Umile, promettendogli che, se fosse guarito, avrebbe accolto mendicando l’elemosina di una messa da far celebrare in ringraziamento. (...) dalla comparsa dell’ulcera erano trascorsi circa tre anni, né questa accennava punto a miglioramento, anzi si era ingrandita, e l’abito perfettamente cachettico del fanciullo contribuiva ad alimentarla. Era la compassione di tutti; molto più perché ben sapevano che egli non ne sarebbe guarito, causa l’impotenza di usar una cura, che richiedeva quei mezzi che egli assolutamente non aveva. (...) era in questo stato, quando egli il 2 Aprile 1885, trovandosi in campagna nella contrada detta Pezzo della quercia a guardia di alcuni buoi, mentre era solo, si vide venire innanzi un religioso vestito da Francescano, colla bisaccia sugli omeri, e il bastone in mano. Questi invitò il fanciullo sorpreso a tal vista a prender tabacco da una scatola che gli porgeva aperta. Il fanciullo non ne prese perché credeva che gli avrebbe cagionato male alla piaga. Allora il Religioso tratto di tasca un piccolo fuscello, fece per introdurglielo nel naso, ma il fanciullo si oppose, dicendo che gli avrebbe esasperato l’ulcera. Allora il Religioso lo confortò a porre la sua fiducia nell’intercessione del Beato Umile, e lasciare fare. Lo permise il fanciullo e allora senza provare alcun dolore, uscì dal naso sangue raggrumato, ed un pezzo di carne fradicia, che cadde in terra. (...) Scomparso il Monaco, il fanciullo si sentì all’istante guarito perfettamente. Una donna ch’era poco lungi gli domandò con chi avesse favellato, mentre ella non aveva veduto alcuno. Al sentire che aveva parlato con un Monaco che lo avea guarito e al costatare coi propri occhi la guarigione, pensò e dissegli che non potea essere altri che il Beato Umile. Anche per la descrizione che il fanciullo ne facea, colla rassomiglianza dell’immagine del Beato, e per essersi solo alla intercessione di lui raccomandato, nessuno che l’udì dubitò punto che il Religioso apparso fosse altri che il Beato Umile. (...) la guarigione perfetta no si limitò soltanto alla scomparsa dell’ulcera, ma altresì a quella di tutti i sintomi cachettici e malarici. Subito se ne divulgò la fama, e tutti coi propri occhi rimiravano il fanciullo tornato da morte a vita, libero il naso senza traccia né cicatrice di sorta, tornato il colore, l’appetito e le forze, e con queste l’allegria ed il brio proprio dell’eta. Cagione di questo mutamento, asseriva il fanciullo, essere stata l’apparizione e il beneficio del Beato Umile. (...) Il medico D.D. D’Aiello che lo avea visto spesso nel corso della malattia, e poco prima della guarigione, alla fama di questa volle osservarlo, poco tempo dopo l’avvenimento. Allora egli con suo stupore lo trovò, presente molte altre persone, guarito completamente dalla cachessia palustre e dall’ulcera. Della quale guarigione perfetta tutti aveano agio di costatare coi propri occhi la verità, come di fatto la costatarono. (...) Tanto il medico, quanto quei che osservavano il fanciullo, vedeano spariti tutti i sintomi anemici, e dell’ulcera neppur vestigio, nessuna cicatrice, nessuna mancanza di parti, nessuna deformità. Eran tornate normali le secrezioni nasali, tornate le funzioni olfattive allo stato fisiologico, sparito intieramente il fetore, la milza; e il fegato tornato alle proporzioni normali, il cuore avea acquistato forza e pienezza nei suoi impulsi, i suoni eran visivi senza rumore di soffio. (...)

Tal guarigione fu dal medico e da quanti conoscevano lo stato del fanciullo anteriormente alla guarigione attribuita a grazia soprannaturale ottenuta per l’intercessione del Beato Umile da Bisignano, e presto se ne sparse largamente la fama. (...) Questa guarigione avvenne perfetta, e tal persevera senza che il fanciullo abbia cessato di abitare in luoghi malarici, senza che abbia cambiato alimentazione e metodo di vita >>.
 Per E.mo R.mo Signore Cardinale Domenico Bartolini Prefetto SRC il Cardinale A. Serafini - Luigi Trombetta Protonotorio Apostolico - Per Lorenzo Salviati RPD Segretario SRC Giovanni Ponzi sostituto - Luigi Franceschetti Notaio Cancelliere e Archivista della Sacra Congregazione dei Riti.


(1) Per rendere più snella la lettura tale dicitura sarà in seguito sostituita con: (...).

                                                                       La trascrizione è stata curata da
                                                                                  Francesco Fucile


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