Le Interviste del Boss

La Storia del Rock - Bruce Springsteen
di Riccardo Bertoncelli
da uno special su Cult Network Italia CNI (Stream) 28-08-2000

La Storia del Rock - a cura di Riccardo Bertoncelli

(Spedial trasmesso da Cult Network Italia (Canale Stream), andato in onda il 28-08-2000 alle ore 23.00)

Viene qui di seguito riportato il testo integrale del commento tenuto da Riccardo Bertoncelli nel corso dello special. La trascrizione è opera di Fabrizio Tinti, riveduta e corretta da Claudio Pinna.

Ha 50 anni Springsteen e ha un grande avvenire dietro alle spalle, non è una cattiveria non è un modo di dire o di significare che l'artista è finito che si è rovinato o sia al capolinea. E' semplicemente la verità. Negli anni 70, li c'è stato il momento magico di Springsteen, neanche negli 80 quando il grande pubblico si è accorto di lui e quindi ha raccolto la bellissima semina del decennio precedente, parlo proprio dei primi anni quando è nato il culto di Springsteen e della E Street Band, e quando Springsteen non era un semplice rocker, non era neanche semplicemente perché era semplicemente il re del R&R, era qualcosa di più non era solamente l'erede di Dylan di Elvis il seguace di C. Berry quello che riusciva a compendiare 30' di musica in un concerto o in un disco, era veramente l'idea dell'America come ce l'abbiamo in Europa o in Italia. Questa terra di grandi contrasti di grandi lotte, di dare tutto ha un accento più grande dove tutto ha un intensità che qui da noi non c'è, ecco era come se tutto questa grandissima idea si fosse concentrata su questo personaggio. E' una terra ideale e Springsteen era un personaggio ideale e nella sua identità riusciva ad essere tutto, riusciva ad essere ruvido e romantico, macho e sensibile, puro e selvaggio. Springsteen è stato, e qui bisognerebbe interrogarsi perché lui e non altri.... è stata pura mitologia americana.

Springsteen aveva molti intendimenti da giovane, una sua frase che mi è sempre piaciuta è che i suoi concerti fossero una combinazione di eccitazione gioiosa, coscienza sociale ed evento spirituale, per certi versi, negli anni 70 direi soprattutto, è riuscito a trovare questo magico mix con BTR e TOL. Il pubblico ama questo lato di Springsteen questa sua grandissima generosità e questo fatto di non lesinarsi ma, di gettare il cuore oltre l'ostacolo... io capisco perché questo accade anche se trovo che sia una variante alla musica Rock abbastanza buffa di quello che è il concetto di cuore Granata o di vecchia guardia milanista cioè dare tutto in campo, capisco anche che chi paga il biglietto è con Springsteen, accade molto spesso, scopre tutto sommato il Boss, che 3 ore .. 3 ore e mezzo di musica, di canzoni a non finire, gli da sorprese nella scaletta, tutto il contrario di quello specie negli anni 80 e 90, era diventato la regola, cioè il complesso che suona di routine e anche i bis di routine e non lascia nulla al caso, è grazie ai complessi come quello dei Greatfull o i Fisch di oggi, eppure è con Springsteen che il pubblico riscopre la bellezza del contatto col Rock, anche se tutto questo cade nella mitologia un po' buffa un po' kitsch, l'eroe un po' sudato, la canottiera che viene gettata in mezzo al pubblico, sono probabilmente feticci di basso rock, siamo a quei livelli insomma in cui la mitologia spesso fa a pugni con la sana critica. Una cosa bellissima e cattivissima su Bruce Springsteen l'ha detta anni fa Keith Richard. Ha detto: "Quando era giovane, a Londra tutte le sere di Springsteen che suonavano almeno 10 io direi almeno 20!!!" Be' Bono ha detto che Bruce Springsteen è un grandissimo cantante soul, un cantante soul non nel senso della pelle bianca o nera ma della capacità di rilevare e non di nascondere, del portare fuori quello che è nel profondo, in una maniera tale poi che, effettivamente Bono è un grandissimo personaggio, vorrebbe esser un cantante soul di questo genere, e dice che Springsteen riesce a farlo talmente bene che lo mette in soggezione.

La grande fortuna di Springsteen è quella di essere arrivato assolutamente per ultimo, non penultimo o uno degli ultimi, ma nettamente fuori tempo massimo, stavano stilando la classifica generale, era finita l'epoca di Dylan e dei personaggi vicini al R&R degli anni '50-'60 a cui Springsteen poteva avvicinarsi, ed era tutt'altra epoca... c'era il Glam rock, il progressive, erano gli anni degli eroi completamente diversi a Springsteen, plana su questo mondo da buon ultimo come un contadino che arriva con i suoi vestiti che andavano di moda vent'anni prima nella grande metropoli, fece scalpore, sembrava un alieno, sembrava la nuova musica. Springsteen è un grandissimo inventore di Mood riesce a creare un atmosfera con un accordo, con un tocco di voce e canzoni come Baby's on fire parlo di un pezzo classico, oppure come Streets Of Philadelphia dimostrano che veramente dopo Dylan è stato forse il più grande creatore di Mood a livello di chitarra e voce. Secondo me sarebbe capace di creare questa magia leggendo o cantando l'elenco telefonico di Asbury Park. La verità è che l'elenco telefonico rimane un elenco telefonico, le canzoni sono una cosa diversa, più complicata più importante. E' il problema dell'ultimo album di Springsteen, The Ghost Of Tom Joad dove c'è questo Mood che si stende, che avvolge, incanta.... c'è questa grande suggestione, che vibra nel primo brano, che si stempera nel secondo, e nel terzo quest'onda diventa morbida e molle, alla fine tutto sommato il disco risulta stucchevole, noioso... è un fatto veramente di canzoni e Springsteen negli ultimi ha badato forse più a questo Mood che alle canzoni e questo lo ha messo in crisi.

Ne dico un altra cattiva: hanno chiesto a Ray Davis, il grande Ray Davis dei Kings se gli piaceva Bruce Springsteen e lui ha risposto "spiacente non so guidare. Non si può dimenticare che se non fosse stato per Springsteen o almeno per gli Springsteen, non soltanto lui anche Tom Petty, gente che aveva voglia di recuperare le radici, quelle radici degli anni '50-'60 che rischiavano di andare perdute, negli anni '70 c'era voglia di modernizzare di uscire da quei tracciati classici che stavano portando uno svilimento di tutta una grande tradizione, di deve agli Springsteen se questa tradizione è stata mantenuta e sopravvissuta, anzi arricchita. Direi che Springsteen ha avuto una grande funzione ecologica, ha inventato una specie di.... Rock Wild Life Found.

Sono un po' intristito a vedere l'ultimo video di Springsteen, Blood Brothers con la E Street Band. Un po' perché vedere a 50 anni Steven Van Zandt con la bandana e Clarence Clemons a corto di fiato che cerca di suonare il sax come ai vecchi tempi fa da malinconia, ma anche per la scelta di tornare insieme, di tornare indietro, mi è sembrata una scelta di una persona a corto di idee. Springsteen 10 anni fa aveva abbandonato la E Street Band perché sentiva di essere arrivato alla fine di quell'esperienza, ed era giusto fare altre esperienze, dopo non è riuscito a trovare una nuova identità, ad essere se stesso in una maniera credibile, ha pensato di provare ancora a tornare indietro, pero quel tornare indietro come ad inseguire il tempo perduto, mi è sembrato come il film di Bunuel, L'angelo sterminatore, dove gli invitati sotto incantesimo cercano di sfuggire all'incantesimo tornando esattamente come erano prima di questa magia triste e negativa, passa poco tempo e l'incantesimo ritorna..... temo che con Springsteen sia un caso del genere.

Riccardo Bertoncelli

Grazie a Fabrizio Tinti per il suo lavoro.

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