Le Interviste del Boss

Springsteen, Vecchie Gioie
di Salvatore Mannironi
da Il Centro, 12-11-1996

La storia ed il pensiero dell'artista in un volume tradotto per il mercato italiano

Springsteen, Vecchie Gioie

Un libro e l'annuncio di un mini cd con "Frankie", capolavoro sparito

di Salvatore Mannironi

Una polemica, la vecchia su "Born in the Usa"; un nuovo libro tradotto in Italia; 1'annuncio di un mini-cd e della solita, auspicata reunion della E Street band; un concerto di beneficenza al suo paese natale. Così Bruce Springsteen torna a far parlare di sé dopo i silenzi seguiti al tour primaverile nei teatri per il lancio di "The ghost of Tom Joad". Iniziando dalla polemica, c'è da dire subito che Springsteen ci si è trovato dentro suo malgrado. Come era avvenuto nel 1984 con Ronald Reagan, anche stavolta il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali - Bob Dole - ha provato ad appropriarsi di "Born in the Usa" nei suoi discorsi sulla grandezza dell'America. Il Boss (come non vuole essere chiamato) ha risposto più o meno come l'altra volta, invitando il candidato a leggere il testo della canzone oltre al ritornello. Su Dole, Springsteen aveva avuto anche altro da dire dal palco del concerto al Civic Theatre di San Diego.

Qui aveva invitato il pubblico a votare contro la "Proposition 209", una legge che limita i posti della pubblica amministrazione riservati alle minoranze e che invece, pochi giorni fa, è stata approvata dagli elettori della California.
L'impegno di Springsteen per le cause sociali risale agli albori del suo successo ed è testimoniato anche dai discorsi e dalle frasi raccolte, secondo un criterio tematico, nel libro "Bruce Springsteen in his own words" di John Duffy, pubblicato qualche anno fa in America e da poco disponibile nella versione italiana della Gammalibri sotto il titolo "Thè Boss - Bruce Springsteen si racconta" (pp. 170, lire 25.000). Malgrado la traduzione non proprio fedelissima, il volume è utile per conoscere il pensiero e la storia dell'artista.
Il fatto più importante, se sarà confermato, è però l'uscita entro l'anno del nuovo mini-cd che dovrebbe contenere 4 brani, tre nuovi e uno vecchio. La sorpresa sta proprio nella vecchia canzone, "Frankie", la cui incisione ufficiale rappresenta un evento storico per tutti i fans d'epoca di Bruce. "Frankie" nella carriera di Springsteen è un fantasma che ritorna periodicamente, un pezzo che ha assunto connotati mitici per gli appassionati e che l'artista scrisse alla vigilia della rottura col manager Mike Appel, rottura che dopo "Born to run" lo tenne lontano dalle sale d'incisione per tre anni.
"Frankie - Walk softly" nasce probabilmente nei primi mesi del 1976. Racconta una storia d'amore semplice tra eroi springsteeniani di allora, figli di un sottoproletariato urbano a caccia di un'occasione o di fuga. Lui aspetta che lei scenda da casa mentre sotto la pioggia cerca invano tra le offerte di lavoro. Il brano è introdotto da un tappeto lieve di note (Fender e tastiere), poi cresce, cambia registro più volte e si conclude con un sussurro che richiama il ritornello e una coda di sax di Clarence Clemons. E' un pezzo strano, bellissimo e scomparso. Springsteen lo eseguì per la prima volta sul palco della Michigan State Umversity di East Lansing il 4 aprile del 1976.
Dato il ritmo da Ballata rock, nella scaletta fu utilizzato come "ponte" per passare dalle atmosfere scure e lente di "Meeting across the river" all'esplosione di "Born to run".
Il brano fu ripetuto nei concerti del 7 e dell 8 aprile successivi all'Allen Theatre di Cleveland. Quella della serata del 7 è forse l'unica versione "live" conosciuta di "Frankie", regalata ai fans da due bootleg storici: "Live at the Allen Theatre", un doppio ed rarissimo; e "All Those Years", cofanetto che raggnippa in 10 Ip (e poi 5 cd) la carrera dal vivo del Boss fino agli anni Ottanta. "Frankie" sparisce allora per la prima volta, esclusa già dai concerti del giugno '76 e quindi anche dal nuovo disco ("Darkness on the edge of town") nel quale dove essere inserita.
Quando ricompare sono passati 6 anni. Springsteen nel frattempo ha pubblicato "Darkness". "The river" e "Nebraska" e sta lavorando a "Born in the Usa". In quelle sessioni di prova durate oltre due anni, all'improvviso, Bruce ripropone "Frankie" alla E Street band. L'inserimento del pezzo nel nuovo album sembra cosa fatta, ma anche stavolta la struttura del disco ne impone l'esclusione. "Frankie" fa così la fine di tanti altri capolavori "ripudiati" dall'autore, brani come "Zero and Blind Terry", "Restless nights", "Sugarland", "Loose ends" o "Cindy", poi conosciuti solo grazie al mercato non ufficiale. E sono proprio i bootleg a diffondere la versione in studio di "Frankie". Tre titoli, in particolare, che contengono gn outtakes di "Born in the Usa": "Castaway" (2 Ip), "This hard land" e "Studio quality Built in". Tutti e 3 propongono la versione registrata probabilmente alla Power Station di New York nell'aprile del 1984, la stessa contenuta in ed successivi (anche questi non ufficiali) quali "Murder Incorporated" e "Man at the top". Altre versioni del brano si trovano nei bootleg "Rendezvouz", "Electric collection" (Record Plant di New York) e "Blinded by lite". "Frankie" resta insomma, a oggi, un piccolo capolavoro relegato nei mercati sommersi del collezionismo; un gioiello che ora, se le voci saranno confermate, dovrebbe uscire per le etichette ufficiali. Magari risuonata full band con gli "E streeters". Magari.

(12 novembre 1996)

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