Le Interviste del Boss

Pietre miliari di un'avventura
di Salvatore Mannironi
da Il Centro, 18-10-2002

DISCHI IN STUDIO Pietre miliari di un'avventura di Salvatore Mannironi L'esordio. Il primo disco paga la mediazione da cui nasce. E' il 1973, la Columbia presenta Bruce come il nuovo Dylan, lui invece si sente un rocker affascinato dal soul e dal R&B. Risultato: Greetings from Asbury Park, Nj subisce in studio un trattamento da disco folk acustico, che smorza la carica esplosiva della musica e dei testi zeppi di immagini. Selvaggio e innocente. Autunno '73, esce The wild, the innocent and the e street shuffle, per alcuni il più bel disco di Bruce. Energia e passione allo stato puro, il rock'n'roll che corre a braccetto con la black music, il rhythm'n'blues e il jazz. I ragazzi dei vicoli si destreggiano tra bande rivali e amori contrastati e iniziano a pensare di fuggire via. Born to run. Dove non importa, l'importante è lasciare la città piena di perdenti, scappare altrove perché i vagabondi come noi sono nati per correre. Dopo lunga gestazione in studio, esce Born to run ('75). Rabbia e poesia, la libertà oltre il parabrezza, romanticismo puro e concerti spettacolari: "il futuro del R&R" in copertina su Time e Newsweek. Frenata nel buio. Due anni bloccato dalla lite legale con l'ex manager e la corsa tampona il muro della vita reale. Aspro, rovente rock: Darkness on the edge of town ('78), tra padri operai e angeli senza cielo, dice che i sogni finiscono e ogni cosa ha un prezzo che si paga. Eppure bisogna lottare perché, da qualche parte, ci dev'essere una Terra promessa. Giù al fiume. Dai sentimenti personali ai legami che uniscono, country e rockabilly per raccontare storie di matrimoni sognati o naufragati, padri e figli che non comunicano, amori da bar, vite solitarie che si aggirano come fantasmi sulle strade tra angeli caduti e auto rubate o incidentate. "The river" ('80) è pieno di cuori affamati in cerca di qualcosa. Visioni d'America. E' folk o rock spolpato? Bruce registra Nebraska ('82) in casa e senza la band. La provincia americana esclusa dai sogni reganiani, gente che fatica a sbarcare il lunario, case pignorate dalle banche, disoccupati, debiti che nessun uomo potrebbe pagare restando onesto, delinquenti per disperazione in fuga su auto di seconda mano. Born in the Usa. I giorni di gloria sono lontanissimi, gli amici se ne sono andati, qualcuno è morto in Vietnam; in città i negozi chiudono, le fabbriche smantellano e licenziano, io sono stufo di me e non ho neanche un posto dove fuggire. 1984, il titolo "nazionalista", la svolta pop e i 18 milioni di copie venduti generano un maxi-equivoco. Invece è il bilancio dell'era Reagan: un calendario di sopravvissuti. Il resto. Il matrimonio con Julianne Phillips va subito a rotoli. La riflessione privata diventa Tunnel of love ('87) e porta allo scioglimento della E street band. Poi ci sono le nuove nozze con Patty Scialfa, italo-irlandese come lui; la famiglia cresce, la pausa artistica e il nuovo contesto personale generano 5 anni dopo (1992) due dischi (Human touch e Better days) in cui Bruce s'interroga sulla condizione sua e dell'umanità in termini generali. Quando ricomincia a guardarsi intorno, vicino, partorisce The ghost of Tom Joad ('95), disco dalla struttura folk sui nuovi diseredati dell'America. Gli stessi di Steinbeck e Guthrie. (18 ottobre 2002)

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