Le Interviste del Boss

Bruce Lacera Ancora il Cuore
di Lorenzo Barbieri
da Il Nuovo
29-06-2003

Bruce Lacera Ancora il Cuore

Ultima tappa europea per Springsteen che manda in delirio i fan

MILANO - Neanche pioggia, lampi e tuoni esplosi, ironia della sorte, durante Empty sky, l'hanno potuto fermare: Bruce Springsteen e, per dirla alla Tolkien, The Fellowship of the Rock , La Compagnia del Rock, la E Street Band, si sono congedati dal Vecchio Continente e dagli oltre 60mila zuppi - tra loro Gino Strada, Miuccia Prada, Luciano Ligabue, col figlio Lenny e il gruppo - presenti allo stadio di San Siro - lì lo godemmo per la prima volta il 21 giugno '85 - da tutta Italia e Europa con una esibizione acquaticocanora maiuscola. Come diavolo faccia un prossimo 54enne a stantuffare il miglior rock'n'roll del mondo per oltre 3 ore è un mistero che solo la medicina più avanzata potrebbe svelare certo è che la storica frase - "solo 2 ore e 16 minuti, Paolo, siamo vecchi ormai. Come chi viene a sentirci" - pronunciata sorridendo dopo il concerto inaugurale del tour l'8 agosto scorso a East Rutherford, New Jersey si è fortunatamente rivelata, come il sottoscritto aveva profetizzato a Springsteen e signora, una boutade . Perchè Bruce è un purosangue, il più libero, lirico, irrefrenabile, vincente di tutti, e quando sale sul palco non si controlla (meno male) e cerca sempre di superare se stesso anche a costo di sentire il vecchio sodale Steven Van Zandt scherazare "non si può fare, sto invecchiando". E pure lui è un simpatico bugiardo. Come tutta la E Street Band. Lassù, sul nero, semplice, vasto palcoscenico, anni e acciacchi vengono spazzati via, così come i ritmi spezzano i presenti entusiasti.
Ieri era l'ultima data quindi... figuratevi che show visto e considerato che hanno in "scaletta" ben 150 pezzi e se fosse per Bruce, benedetto, li suonerebbe tutti ogni sera. L'Italia scorre, grazie a mamma Adele, nel sangue del Nostro, della signora Patti Scialfa Springsteen, di Steven e Danny, Federici, quindi era prevedibile un impegno maggiore. Che c'è stato. Eccome. "Brooooooooooce Brooooooooooce" urla la folla che innalza e sventola bandiere irlandesi, statunitensi, indiane, italiane, inglesi e striscioni, il migliore sicuramente "Thanks Adele", il nome di mamma Springsteen. Il rock è come il pane, bisogna darlo agli affamati. Springsteen è uno che, come tanti altri, ha tanti dubbi. Onesto e lavoratore, non lancia proclami, racconta piccole storie d'umanità. E così facendo, ungarettianamente, ci illumina d'immenso.
Spuntano i "magnifici 9", la E Street Band, ecco, tra gli altri, The promised land, The rising seguita da Lonesome day , prima avvisaglia dei polmoni del sassofonista Clarence "Big Man" Clemmons. La fa seguire da My love will never let you down e la drammatica Empty sky , Patti, Bruce all'armonica a bocca e Steven al mandolino. Danny Federici, piano e organo, Roy Bittan, piano e tastiere, il già citato Van Zandt, e Nils Lofgren, chitarre, Max Weinberg, batteria, Garry W. Tallent, basso, Patti Scialfa in Springsteen a cori e chitarra acustica, Soozie Tyrrell, violino, e Clemmons, sorprende con la cornamusa, rispondono come sanno all'appello di Bruce. Fiat petra et volvere . Amen . Che sia rock & roll. E così sia.
My love will not let you down. Darkness on the edge of town , decine di migliaia di luci squarciano la notte . The river , non quello maledetto dal cielo. Waiting on a sunny day , la purtroppo appropriata Who'll stop the rain - ma Bruce, no? - Growing up , poi parte Worlds apart , violino e chitarre distorte come lo scontro tra culture che cantano. Il Passato. Badlands. Out in the street , deflagra Clemmons. Mary's place/Let it rain , randellate durante le quali, fradicio di sudore e pioggia, Bruce corre, conciona, presenta, ormai anfibio, il gruppo. E ci invita a seguire il sogno, la presleyiana, fatta sua, Follow that dream . Obbedisco. Jungleland , il sax ci squarcia beati. Into the fire . L'orrore dell'odio dell'oggi. No surrender . Goodbye Bobby Jean. E Ramrod . L'Inno. Le lacrime. Sempre. Born to run . Non basta. Ringrazia ancora e, al piano, intona My city of ruins , bacia Patti e si unisce al gruppo. Dolore, rabbia. Non rassegnazione nè cieca vendetta. The land of hope and dreams . Dancing in the dark , con l'amico manager Jon landau alla chitarra. E poi la focosa Rosalita . Che emozione, ballate, rock, vita. Quella semplice e seria che Springsteen canta e vive da sempre. E' per questo che non smettiamo di amarlo e rispettarlo.

Di Lorenzo Barbieri

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