Le Interviste del Boss

Vibranti Steel Mill
di Joan Pikula
Da Asbury Park Evening Press, Lunedì 20 aprile 1970

Vibranti Steel Mill
di Joan Pikula


Devi solo entrare nella palestra all'Ocean County College di sabato notte per provare emozioni positive.
Il locale era pieno - forse 1500 giovani di quelli conosciuti come la Woodstock Nation erano lì, arrivati per ascoltare gli Steel Mill.
La palestra è di solito il posto peggiore per ascoltare musica, persino peggio sotto molti aspetti dei grandi giardini dove tutto si riduce ad incanalare volume e suoni. Solo questa volta è sembrato andare tutto per il verso giusto. Infatti ha funzionato ogni cosa. Un motivo, forse il più importante, rea che non c'erano posti a sedere, ma parterre, spazio libero, buona musica in abbondanza e nessuna rissa. Paghi i tuoi 2,50 dollari all'ingresso (a meno che non si fossero acquistati prima i biglietti a 2 dollari) e entri e ti metti a sedere o stai in piedi, come ti senti di fare. È stato grandioso.
Dal momento in cui gli Steel Mill sono saliti sul palco, hanno inserito gli spinotti e ci hanno dato dentro con "The Judge Song", un brano di rock duro composto dal chitarrista-cantante Bruce Springsteen, la tribù era sparsa in una massa compatta per tutto il pavimento.
Springsteen ha scritto la maggior parte del materiale del gruppo ed è roba buona. Non è un uomo-gruppo, ma Springsteen in definitiva è il punto focale della band. Canta con voce avvincente che percorre le tappe dal blues gridato al country al rock e percorre la strada con facilità e bravura. La caratteristica principale di Springsteen è che comunica. Lo fa attraverso la gola e la chitarra, strumento che è sotto il suo completo controllo e dal quale fa scaturire una fantastica gamma di emozioni.
Proprio come Springsteen è valido individualmente, così è pure per gli altri membri del quartetto. Quando Danny Federici suona l'organo in prima fila, puoi sentire così forte il sapore del jazz che porta a paragonarlo con i pochi migliori organisti jazz che ci sono e (almeno, per me) ne esce vincitore. Poi c'è Vini Lopez, un batterista che dovreste vedere . e ascoltare.
Lopez mantiene la battuta per quasi tutto il tempo in sottofondo, emergendo solo occasionalmente e concentrandosi moltissimo sul soft, facendo suonare i piatti in un modo che suona meraviglioso in confronto agli altri strumenti. E emette le migliori armonie vocali contro quelle principali di Springsteen che ogni band abbia prodotto in ogni posto. In ultimo c'è Steve Van Zandt, un costante e raffinato bassista con una mano destra selvaggia che fende l'aria in un modo che porta alla mente lo stile chitarristico di Pete Townsend.
Mettili insieme e avrai proprio questo: un gruppo compatto con solide interazioni e una consistente buona qualità.
Le canzoni di Springsteen sono blues e sono solido rock. Sono fisiche e sono politiche. Sono gentili e sono arrabbiate. E, ancor più importante, sono davvero belle. Sono "Black Sun Rising", "I Just Can't Think", "Resurrection", "America Under Fire", un brillante pezzo di cronaca sociale.

Da Asbury Park Evening Press, Lunedì 20 aprile 1970

Traduzione di Claudio Pinna

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