Estratto dalla monografia di Pierluigi Romeo (1967) 

 

La notizia più antica del monastero  e della chiesa di Santa Maria in Valle Porclaneta  risale al 1080 . E' data  da un cronista benedettino del monastero di Montecassino. Il cronista scrive:" Il conte Berardo figlio di Berardo, conte dei Marsi, donò al Beato Benedetto ( cioè al monastero di Montecassino) il monastero di santa Maria in Valle Porclaneta e il castello di Rosciolo con le sue pertinenze". Rimase sotto la giurisdizione di Montecassimo fino verso la fine del 1200. Dopo questa data non si hanno più notizie del monastero. Si dice che fu distrutto nel 1268 in seguito alla guerra combattuta fra Corradino e Carlo D'Angiò. Rimase la Chiesa che, pur tra tante disavventure, ha conservata intatta la sua struttura fino a noi.

Architettura

La pianta  di questa chiesa è di tipo basilicale a tre navate e con un'abside centrale semicircolare.

La chiesa è preceduta da un Nartece ( porticato), con ampio arco. Sul pilastro a sinistra di chi entra è scolpita una iscrizione in latino, che, tradotta significa: "Di questa chiesa è il primo benefattore e donatore, colui che è uomo buono, Berardo figlio di Berardo."

Nel pilastro a destra c'è un'altra iscrizione in versi latini, dove viene riportato il nome dell'architetto, Nicolò.  "Quest'opera fu fatta dalle mani dell'illustre Nicolò, a cui, vivente, sia lode e, morto, sia riposo . Vivo, sia onorato, morendo, sia collocato fra gli astri".

La porta della Chiesa è ad arco acuto (gotico) .Sulla lunetta è dipinta la Vergine col Figlio fra due angeli. La pittura è opera del primo rinascimento ( sec. XV)

Le navate, di diversa altezza,  sono separate da due file di pilastri quadrati su cui si innestano archi a tutto sesto (semicircolari). I capitelli sono differenti l'uno dall'altro e sono scolpiti rozzamente e per i motivi ornamentali  annunciano il romanico

Nella zona della navata  laterale destra ,prima del presbiterio, un Ampio arco immette in un'aula laterale illuminata da tre finestre di chiaro stile gotico. Quella centrale, più grande, è bifora e finemente lavorata. Ci sono in questa aula affreschi di diversa età.

La navata centrale, dopo tre arcate, è attraversata dall'iconostasi, una specie di cancello presbiterale ,su cui un tempo venivano collocate le immagini sacre La iconostasi , nelle basiliche antiche, divideva il presbiterio riservato al clero dall'aula riservata ai fedeli. Tale uso è rimasto nelle chiese greco-ortodosse.

 ICONOSTASI

Su due transenne di pietra, scolpite a bassorilievo, si elevano quattro colonnine. Nelle due transenne ci sono diverse figure di animali fantastici. Qualcosa di simile abbiamo nei bassorilievi collocati attualmente ai lati del finestrone della facciata di Santa Lucia in Magliano.

Due delle quattro colonnine e precisamente le due centrali sono molto lavorate.con capitelli dell'ordine corinzio e con il fusto diviso a metà da un collarino intagliato su cui poggia una trabeazione lignea, ricca  di intagli e di bassorilievi.

La trabeazione ( una specie di architrave) nella fascia inferiore porta dei piccoli cerchi. In questi un tempo vi erano dipinte delle immagini.  

Ambone

L'ambone ( pulpito  per la lettura da una parte del Vangelo, dall'altra delle lettere apostoliche) ha la struttura in pietra calcarea.Sul parapetto nel lato rivolto verso l'ingresso della chiesa c'è un leggio in pietra, su cui però sono scomparse le decorazioni. Il leggio posto invece nel lato rivolto verso l'altare si conserva quasi intatto. Un mostro alato decapitato sorregge il leggio, due bassorilievi rappresentano un diacono da una parte che legge il Vangelo, dall'altro dondola un incensiere.

Due sono i rilievi rimasti intatti che ornano i parapetti dell'ambone. Uno rappresenta un uomo che combatte con un orso, forse Sansone , l'altro una danzatrice, facilmente Salomè ricordata nel Vangelo.

Nel parapetto in alto è raffigurata la storia di Giona. Nel bassorilievo in alto c'è la barca da cui il profeta cade nella bocca della balena, in quello inferiore Giona ritorna all'aperto ed  è salvo, nell'angolo  inferiore il profeta è seduto all'ombra di un albero.

Nei bordi inferiore e superiore del parapetto una iscrizione incisa riporta i nomi degli artisti, Roberto e Nicodemo.

IL  CIBORIO

Il CIBORIO che sormonta l'altare insieme con l'ambone, rappresenta quella scuola che nel secolo XII ha lasciato in Abruzzo , specialmente a Moscufo e a Cugnoli testimonianze di autentica arte regionale.

Quattro colonne a sezione prismatica  sorreggono altrettanti architravi trilobati (tre archetti con quello centrale più grande) ornati da decorazioni a bassorilievo. Sugli architravi poggiano due tamburi a pianta ottagonale riccamente decorati e sormontati da una copertura piramidale che termina con un fiorone su cui poggiava un Agnus Dei (Agnello simbolo di Cristo) ora scomparso.

Questo ciborio è analogo a quello esistente in San Clemente al Vomano, ed è tipico dell'arte abruzzese che a sua volta proviene da motivi bizantini e arabi.

Sia l'ambone che il ciborio sono opera dei maestri Ruggero e suo figlio Roberto e Nicodemo

Altri particolari artistici

Sepolcro di Nicolò.

Nella navata laterale a destra c'è il sepolcro di Nicolò, il primo artefice della Chiesa. Lo stile di insieme è quattrocentesco ma ci sono elementi decorativi più antichi. Un arco gotico è sorretto da colonnine tortili ,è sopra un sarcofago, ornato di una lastra su cui spicca un pannello centrale con rilievi figurati. E' questa la parte più antica del sepolcro ed è dell'epoca di Nicolò.

AFFRESCHI

Ci sono molti affreschi del trecento e del quattrocento, sono stati restaurati di recente. Non tutti sono dello stesso valore, alcuni hanno una impronta popolare, opera di artisti locali .

Esterno

Sul prospetto laterale esterno una formella (piccolo riquadro) porta scolpita in bassorilievo una icona (immagine) della Madonna  in trono col Figlio: L'opera non si trova più sul posto ma, asportata, è conservata a L'Aquila.

ABSIDE

L'abside in quanto allo stile è romanica. Ha forma poligonale ed è stata costruita  molti decenni dopo la costruzione della chiesa.

Due cornici in pietra dividono l'esterno in tre zone. Quella superiore è delimitata in alto da una serie di archetti ciechi. Una tale forma la ritroviamo in Santa Maria di Bominaco, in Sant'Alessandro di Valva, in San Clemente di Casauria ,in San Pelino a Pentima.

Santa Maria in Valle Porclaneta è uno dei più importanti monumenti mediovali dell'Italia Centro meridionale.

Sul nome Porclaneta molte sono le interpretazioni, ma fino ad oggi nessuna è sicura.

N.B.  Estratto da Santa Maria un Valle Porclaneta di Pierluigi Romeo- Anno 1967