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Sul numero del 2
gennaio 2002, Carta per prima denunciava
la tossicità dei candelotti lacrimogeni sparati sui manifestanti nel corso
delle giornate del G8 genovese del luglio 2001, attraverso numerose
testimonianze da parte di persone che da quei giorni accusavano problemi
respiratori anche molto gravi.
In seguito, sui
numeri del 22 gennaio e dell'8 marzo sono uscite inchieste di
approfondimento, mentre vari quotidiani e periodici cominciavano finalmente
ad interessarsi al caso (leggi la rassegna).
Riportiamo i contenuti degli
articoli, che sono ospitati sul sito
www.carta.org assieme a moltissimo altro materiale interessante. |
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Da Carta - n° 02/2002 del
17/01/2002
Inchiesta su un
candelotto
di Francesco
Martone
Un senatore verde, Francesco
Martone, viene investito, come centinaia di migliaia di altri, da una nuvola di
gas lacrimogeno, a Genova, nei giorni del g8. Sta male, molto male, come tutti.
Però
raccoglie uno di quei bossoli, sul quale è scritto che conteneva un certo gas,
denominato CS.nei mesi successivi, Martone si documenta, indaga, chiede. E
scopre
quel che qui racconta. Che quel gas è messo al bando dalla convenzione mondiale
sulle armi chimiche, ma solo per il suo uso in tempo di guerra. Che è
estremamente dannoso, può provocare danni permanenti, può avere effetti sui
cromosomi delle persone, che tra le famose armi chimiche di Saddam Hussein c'è
appunto il CS. e, di conseguenza, constata che l'eccessivo uso che la polizia
italiana ne ha fatto a Genova è stato fatto senza precauzioni, senza avvertire
nessuno [nemmeno gli stessi poliziotti]delle possibili conseguenze.
É uno scandalo italiano: quello
di un potere che dimostra il più totale disprezzo per la salute [e i diritti]
dei cittadini. Usato in Vietnam, messo sotto accusa perché in possesso
dell'Iraq, oggetto di una richiesta di messa al bando da parte dell'associazione
dei medici sud-coreani, studiato con preoccupazione negli Usa: è il gas CS, che
la polizia italiana ha sparato al G8 di Genova addosso alla gente.
CHI ERA A GENOVA LO RICORDA.
Ricorda il fiato mozzato, il cuore in gola, l'impossibilità di respirare, la
pelle bruciata e gli occhi pieni di lacrime. Ricorda la sensazione di vomito e
nausea, immediata, ed il bruciore allo stomaco, i dolori al fegato.
Ce n'erano a migliaia, di bossoli di alluminio per le strade di Genova,
"cartuccia 40 mm a caricamento lacrimogeno al CS, STA - 1- 98", c'è scritto su
uno che ho raccolto nei pressi della Fiera e che ancora tengo a futura memoria.
I fumi delle migliaia di lacrimogeni, poi, si sono diradati, ma non con essi
l'impegno di chiedere giustizia per i fatti di Genova, per le percosse brutali,
la morte di Carlo Giuliani, la sospensione dello stato di diritto. Questo lavoro
attraversa mille strade, si sperde per mille tracce. Una di queste, è quella del
gas, il CS appunto, usato in abbondanza a Genova. Questo gas sembra essere il
comune denominatore della repressione poliziesca: usato a Seattle, a Québec, a
Genova, come a Londonderry, Waco, a Seul, in Palestina, in Malesia, in Perù.
Dietro il CS si snoda una storia inquietante, fatta di studi medici, di
testimonianze dirette, di morte. Una storia che si apre leggendo l'ultimo libro
di Gore Vidal, "La Fine della Libertà - verso un nuovo totalitarismo?", nel
quale si parla della strage di Waco, quando il 19 aprile del 1993 gli agenti
dell'Fbi posero fine al lungo assedio alla sede della setta dei Davidiani,
usando gas CS e carri armati. Secondo alcune analisi, fu proprio il CS a
innescare l'incendio nel quale morirono 82 Davidiani.
Brutta storia, questa del CS, e più si scava più peggiora. Per iniziare, il CS,
sigla per chlorobenzylidene malonitrile, in italiano "ortoclorobenzalmalonitrile"
è stato sviluppato negli anni '50 dal Chemical Defence Experimental
Establishment [Porton, Inghilterra]. Una rapida navigazione su Internet ci
rivela che in Italia i candelotti al CS li produce una tal ditta Simad s.p.a. di
Carsoli, in provincia dell'Aquila [sono suoi i lacrimogeni in copertina, ndr].
Il sito, corredato di foto di candelotti in bella vista ci dice che la cartuccia
lacrimogena M38/STA-CS è composta da un bossolo in alluminio, una carica
propulsiva e da un proiettile in alluminio contenente la carica lacrimogena
compressa e che "è utilizzato dalle Forze dell'Ordine in tutti quei casi in cui
si ha bisogno di disperdere riottosi ad una distanza di sicurezza".
Il CS è quindi una sostanza cristallina usualmente mescolata con un composto
pirotecnico in una granata o candelotto. Si diffonde sotto forma di nebbia o
fumo di particelle sospese. La sua efficacia deriva dalla proprietà irritante,
molto forte, per la pelle e le mucose, e di agente lacrimante anche in dosi
minime. Gli effetti caratteristici sono una congiuntivite istantanea con
blefarospasmo, irritazione e dolore. Questi sintomi sono accentuati in presenza
di condizioni di tempo caldo o umido. A Genova infatti era caldo, ma che
caldo...
Danni cromosomici
Il CS micronizzato e mescolato con un antiagglomerante o trattato con
idrorepellenti a base di silicone [formule note come CS1 e CS2] può rimanere
attivo per giorni e settimane, se polverizzato sul suolo. Ciononostante, è
considerato dai produttori e dalle forze di polizia come un'arma non letale. A
Québec, dove di CS si fece un uso smodato per reprimere le manifestazioni contro
il Trattato dell'Area di libero commercio delle Americhe [aprile 2001],
l'ufficio di pubblica igiene avvisò i residenti di indossare guanti di gomma e
lenti protettive nel trattare i residui, ed anche di gettar via cibo
contaminato, rimpiazzare i filtri dell'aria condizionata, e lavare l'esterno
delle abitazioni. I genovesi ricordano di aver ricevuto tali istruzioni?
Alcuni dei manifestanti di Québec, ancora dopo quattro settimane avevano
riferito di difficoltà respiratorie, e sintomi simili all'influenza. Almeno
cento donne denunciarono casi di mestruazione prematura.
Secondo uno studio pubblicato nel 1989 dal Journal of the American Medical
Association, il CS assorbito verrebbe metabolizzato nei tessuti periferici sotto
forma di cianuro, nota sostanza cancerogena. Uno degli autori di questo studio,
Bailus Walker, professore di tossicologia ambientale all'Università Howard, ha
studiato le complicazioni polmonari nel corso di una visita negli ospedali della
Corea del Sud, nel 1987, dopo che la polizia locale aveva usato il CS contro i
dimostranti. Il dottor Walker riscontrò danni al sistema respiratorio di
bambini, e casi di danno cromosomico, al punto da affermare che Il CS può essere
"molto, molto tossico", se usato nelle dosi sbagliate.
La miscela con altri gas
Nel caso di Seattle, le denunce di danni gravi alla salute dei cittadini furono
numerose, e raccolte dall'organizzazione di Los Angeles Physicians for Social
Responsibility. Secondo uno dei suoi esponenti, il dottor Murphy, i sintomi
documentati, amnesie, nausea e tremori sarebbero tuttavia più da ricollegare
all'esposizione ad agenti nervini, combinata con il CS. Insomma si sa troppo
poco sugli effetti del CS, sia da solo che con altre sostanze, per permetterne
l'uso.
A Seattle, come a Québec, i cittadini non hanno saputo cosa contenessero le
cartucce di lacrimogeno CS. A Seattle, inoltre, il candelotto lacrimogeno
conteneva un solvente notoriamente cancerogeno, il cloruro di metilene, usato
come propellente per le cartucce, e che causò molti più danni del CS. Alcuni dei
sintomi associati a questa sostanza sono la letargia, confusione mentale, mal di
testa, formicolio agli arti.
Il mio candelotto al CS non dice nulla al riguardo. Lo annuso ed ancora puzza di
qualche strana sostanza chimica. Ma sul sito internet della Simad non c'è nessun
dettaglio al riguardo. L'azienda che fornì il CS al cloruro di metilene, la
Defense Technology Corporation del Wyoming, si unì poi alla Federal Laboratories.
Questa ditta, nel 1992, insieme alla TransTechnology Corp, fu oggetto di una
causa civile da parte delle famiglie di nove palestinesi uccisi da esposizione a
CS, che continua ad essere usato estensivamente dalle forze israeliane per
reprimere l'Intifada.
Torniamo ora in Corea. Secondo fonti di stampa il governo della Repubblica di
Corea aveva ammesso l'uso di 351 mila candelotti lacrimogeni contro civili nel
solo mese di giugno del 1987, molti di più di tutto il gas lacrimogeno usato
nell'intero 1986. In Corea, i medici hanno constatato che varie centinaia di
migliaia, se non milioni di civili erano stati esposti agli effetti del CS,
senza essere stati poi debitamente assistiti.
Gli esperti infatti consigliano di trattare l'esposizione ad alte concentrazioni
di gas lacrimogeno, per inalazione o ingestione, come quelle che possono
occorrere in uno spazio chiuso o in prossimità dell'esplosione di un candelotto,
con molta cautela, anzi consigliano un periodo di osservazione di qualche
giorno, poiché un edema polmonare potrebbe sopraggiungere solo un secondo tempo.
"Il corteo delle tute bianche arriva fino all'angolo con il sottopassaggio della
ferrovia, e si scatena lì il primo inferno. La polizia lancia decine e decine di
candelotti CS, un nuovo tipo di gas lacrimogeno, urticante, che toglie il
respiro e provoca fortissimi bruciori sulla pelle". Lo racconta una
testimonianza reperibile su internet: "Tutto il corteo, che si trova lungo una
strada, chiusa da un lato dalla ferrovia, viene spinto all'indietro in una calca
indescrivibile, mentre i lacrimogeni piovono a decine nel bel mezzo della ressa.
L'aria è irrespirabile anche con le maschere, tutti quelli senza occhiali
protettivi ben presto non vedono più nulla, e in mezzo alla folla che spinge
disperatamente all'indietro vengono guidati da coloro che riescono ad
intravedere qualcosa". E ancora: "Gli effetti di questa riunione non si fanno
attendere: una violenta battaglia inizia nella zona, con spari continui di
lacrimogeni ad altezza uomo e continue cariche da parte di carabinieri e
polizia".
Se non bastasse, "i lacrimogeni sparati con la carabina, di quelli a lunga
gittata, vengono diretti ad altezza uomo da distanze di poche decine di metri.
Un manifestante viene colpito in pieno petto, il rumore del violentissimo
impatto del candelotto sul corpo è agghiacciante: cade a terra immobile, e viene
portato via di peso da quattro persone per essere caricato su un'ambulanza... Le
camionette sfrecciano velocissime lungo le traverse, e dai tettucci la polizia
lancia lacrimogeni sulla folla con la stessa disinvoltura di un giocatore di
Playstation".
Già, in prossimità dell'esplosione i rischi di edema polmonare o di altre gravi
complicazioni sono altissimi, ci dicono i medici americani. A Genova i
candelotti sono stati lanciati direttamente sulle teste della gente, o
addirittura in pieno petto. Chi ricorda di essere stato curato o posto sotto
osservazione per gli effetti dei gas lacrimogeni e non solo per le manganellate
ed i calci? Ed i medici erano stati informati di tale eventualità?
"Una pratica disumana"
Secondo la commissione medica coreana "l'uso di gas lacrimogeni contro civili in
Corea del Sud è una pratica disumana e non accettabile dal punto di vista
medico". Ed ancora: "Consideriamo l'uso di gas CS e di altri gas lacrimogeni con
effetti clinici comparabili, equivalente ad una operazione di guerra chimica
contro popolazioni civili, e pertanto chiediamo la totale messa al bando
dell'uso di queste sostanze".
I medici raccomandarono poi al governo coreano di rendere immediatamente
disponibili al pubblico ed ai professionisti del settore medico e della salute
pubblica dati relativi alla composizione chimica di tutti i gas lacrimogeni
usati, informazioni sulle concentrazioni e varie formule di questi agenti,
precedenti studi tossicologici svolti o disponibili, ed ogni altra informazione
tecnica rilevante per comprenderne le conseguenze mediche e sanitarie. "Il
governo, inoltre, dovrà incoraggiare immediatamente scienziati e ricercatori a
svolgere tutti gli studi epidemiologici e clinici necessari per chiarire gli
effetti degli agenti di gas lacrimogeni usati. Una tale ricerca dovrà essere
svolta in maniera indipendente e comprendere gli effetti acuti e subacuti,
cronici e di lungo periodo di tali agenti, in particolare su soggetti a rischio,
bambini, neonati, anziani, soggetti con malattie croniche preesistenti e
pazienti in degenza". È accaduto qualcosa del genere in Italia dopo il G8?
Non ricordo di aver letto nulla al riguardo neanche nei documenti delle indagini
conoscitive. E il principio precauzionale? Nel campo dell'industria chimica,
spetta a chi vuole iniziare un'attività provare che non ci siano danni
sull'ambiente e sulla salute dei cittadini. Non mi risulta che le forze
dell'ordine o le autorità competenti italiane abbiano mai provato che il CS non
sia dannoso.
115.107 articoli sul CS
Lo stesso Parlamento europeo [European Parliament Directorate General for
Research Directorate A The Stoa - Scientific and Technological Options
Assessment - Programme] commissionò uno studio specifico sull'uso di gas
lacrimogeni ["Crowd Control Technolgies. An appraisal of technologies for
political control"] del giugno 2000, che ci dice che esiste una pubblicistica
sterminata sul CS, almeno 115.107 articoli! Secondo i dati raccolti dallo STOA,
ad alti livelli di esposizione, il CS può causare polmonite ed edema polmonare
fatale, disfunzioni respiratorie, oppure gravi gastroenteriti ed ulcere
perforanti.
Il CS è anche irritante , ed alcuni soggetti possono sviluppare dermatite da
contatto con conseguente formazione di vesciche. L'esposizione anche a dosi
basse di CS aumenta la pressione del sangue e sussiste un rischio particolare
per tutti coloro di età superiore ai trent'anni sotto stress fisico o con un
aneurisma non riscontrato. Magari lo stress fisico di chi a Genova correva via
per sfuggire alle cariche indiscriminate.
A livelli più alti il CS è stato associato con disfunzioni cardiache, danni al
fegato e morte. Sperimentazioni in vitro hanno dimostrato che il CS è
clastogenico , causa cioè la separazione dei cromosomi, e mutageno, cioè può
causare mutamenti genetici ereditabili, mentre in altri casi il CS aveva
dimostrato di poter causare un aumento nel numero di cromosomi abnormi.
Dal punto di vista tossicologico, molte associazioni mediche hanno raccomandato
lo svolgimento di maggiori analisi di laboratorio ed epidemiologiche, per avere
un quadro completo delle conseguenze mediche derivanti dall'esposizione di
componenti quali il CS. E il Journal of the American Medical Association
conclude che la "possibilità di conseguenze mediche di lungo termine quali
formazione di tumori, effetti sull'apparato riproduttivo e malattie polmonari è
particolarmente preoccupante, considerando l'esposizione alla quale vengono
soggetti dimostranti e non dimostranti in caso di operazioni di ordine
pubblico".
Va anche ricordato, inoltre, che l'Italia ha ratificato nel 1925 il protocollo
di Ginevra contro l'uso di sostanze soffocanti o gas e che nel 1969 almeno
ottanta paesi hanno votato per la messa al bando di gas lacrimogeni in
operazioni di guerra. Per quanto riguarda l'Italia: come si giustifica la
discrepanza sul regime di uso di CS, proibito in guerra ma permesso in tempo di
pace, considerando che l'Italia è firmataria ed ha ratificato il protocollo di
Ginevra? Secondo alcuni esperti, esisterebbe al riguardo una grave scappatoia
legale nella Convenzione sulle armi chimiche, poiché la Convenzione non
proibisce l'uso di gas tossici in operazioni "pacifiche" come ad esempio quelle
di "law enforcement", il ripristino della legge. Tuttavia, esiste il problema
della possibile trasformazione di un gas utilizzato per scopi di ordine
pubblico, in arma da guerra. In tal caso se tale gas venisse originariamente
usato per repressione di tumulti di piazza, allora lo stato dovrà dichiarare la
sua composizione chimica al segretariato della Convenzione.
Resta la domanda: la salute di un soldato in guerra, vale maggior protezione di
quella di un civile che esercita il suo diritto inalienabile all'espressione
delle proprie opinioni?
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Da Carta - n°
07/2002 del 22/02/2002
E il
carabiniere disse al giornalista:
attento, useremo gas molto speciali
"Eravamo, il mio operatore ed
io, sul piazzale davanti alla stazione di Brignole, pronti a riprendere quello
che avrebbe potuto essere uno scontro. La polizia occupava la piazza e dalla
strada laterale arrivava il corteo [quello dei disobbedienti lungo via Tolemaide,
ndr]. Ad un certo punto un funzionario, non so se un carabiniere o un
poliziotto, ci ha consigliato di allontanarci perché in quella zona avrebbero
sparato dei gas lacrimogeni 'particolarmente efficaci'. Non so se si preoccupava
della nostra sicurezza o se semplicemente non voleva che riprendessimo, da
dietro, le manovre degli agenti. Comunque ci siamo allontanati di qualche metro
e in effetti hanno sparato i lacrimogeni, che erano particolarmente efficaci. Li
abbiamo respirati e per qualche giorno abbiamo avuto entrambi dei problemi
gastrointestinali". È la testimonianza di Roberto Scardova, cronista del Tg3,
che lo racconta oggi, mesi dopo le terribili giornate di Genova.
Oltre al CS, usato anche il
CN
Dopo la pubblicazione dell'inchiesta del senatore Francesco Martone sui gas
lacrimogeni al CS, qualcosa si sta faticosamente muovendo, nonostante il
compatto silenzio dei principali mezzi di comunicazione. Qualche altro
giornalista ha raccontato dei malesseri post-G8 e anche tra gli agenti c'è chi
comincia a farsi coraggio. Rivelando, ad esempio, che alcuni poliziotti di
Genova avevano espresso le proprie perplessità circa l'uso di questi
lacrimogeni. O che un giovane agente sarebbe stato ricoverato in ospedale e
operato alla pelle per le ustioni riportate a causa dell'esposizione ai gas.
Quali gas? Domanda non retorica, visto che, oltre al famigerato CS, c'era anche
un altro tipo di lacrimogeno che ha lasciato traccia di sé sotto forma di
candelotti-souvenir conservati in giro per l'Italia e che presto saranno a
disposizione di chi sta indagando su questa fosca faccenda. Il CN [Cloroacetofenone],
sviluppato in Germania nel 1870 e usato per la prima volta dai francesi negli
anni '20 per reprimere le proteste nelle colonie, è meno popolare del CS tra le
forze di polizia del mondo. Forse perché può essere un po' più tossico del CS,
visto che la dose letale minima media è minore. O forse perché, come spiega il
sito web della Zarc, una ditta produttrice di equipaggiamenti antisommossa, il
CN è considerato un "co-cancerogeno", ovvero una sostanza che non produce
direttamente il cancro, ma ne facilita l'insorgere.
I rischi connessi all'uso del CN [abbandonato da molte polizie, compresa quella
italiana, almeno ufficialmente] sono noti fin dal 1969, anno di un articolo su
questo argomento pubblicato sul New England Journal of Medicine. Dopo le
proteste di Seattle, nel 1999, la Toxic coalition, un'organizzazione
statunitense che si occupa dell'uso di prodotti chimici nell'industria, ha
presentato al dipartimento di polizia una richiesta di informazioni sulla
composizione chimica del CN. Il risultato è stato che nella composizione del
candelotto di CN c'è circa il 50 per cento di metilene cloride, presente in
molti prodotti di uso domestico [solventi per vernici, ad esempio] considerati
tossici dallo stesso governo statunitense.
Tra gli effetti collaterali attribuiti a questo gas, dice ancora la Zarc, oltre
ai "soliti" problemi respiratori, agli occhi e alla gola, ci sono dermatiti con
vesciche e anche ustioni di secondo grado. Da trattare in ospedale, anche
chirurgicamente.
Ce n'è abbastanza, per chiedere un capitolo specifico di indagine nella
commissione parlamentare d'inchiesta, che la maggioranza si ostina a rifiutare.
E le dimissioni di Gianni De Gennaro, il capo della polizia nominato dal
centrosinistra, un po' meno saldamente al comando rispetto a qualche mese fa.
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Da Carta - n° 09/2002 del
08/03/2002
Cortina fumogena
Attenzione,
gas. Vietato curiosare
La fabbrica
dei candelotti usati al G8 chiude le
porte a chi cerca di chiarire i segreti del CS.
I racconti della sindrome di Genova si accumulano e
gli avvocati studiano la causa collettiva contro lo stato
di
Enzo Mangini
"STATE ATTENTI A QUELLO CHE SCRIVETE. Qui non
vogliamo telecamere e non ci piace la pubblicità che state facendo".
Ha tagliato corto il direttore della Simad spa, la fabbrica di Carsoli [Abruzzo]
dove si producono i gas lacrimogeni al CS e al CN. Un cartello giallo con una
scritta nera accoglie i visitatori. Dice: "Limite non valicabile". Somiglia a
quelli che stanno attorno alle "zone militari".
Il cancello principale della Simad sta alla fine di una mulattiera con le
pozzanghere ghiacciate, di fianco all'autostrada Roma-L'Aquila. Abbiamo
aspettato lì dalle sette di mattina. Alle 11 i funzionari si fanno negare, poi,
al secondo tentativo, tre ore più tardi, cedono. Si attengono strettamente alle
disposizioni del cartello giallo.
L'unica cosa che all'interno della Simad ci è stato concesso di vedere è la
stanza con un tavolo rotondo dove ci hanno accolto i vertici dell'azienda. Sulla
parete di destra ci sono gli attestati delle forze dell'ordine, del ministero
della difesa e di quello dell'interno. A sinistra, a fianco alla porta, un baule
con i cataloghi dei prodotti e una piccola esposizione. Ci sono razzi da
segnalazione da sparare dai sottomarini; pallottole da caccia e proiettili per i
fucili a pompa Spas 15 [in dotazione alle forze speciali]. E ci sono i
lacrimogeni: un modello da lanciare a mano e i candelotti da sparare con il
fucile.
Giorgio Galleano, un cronista del Tg3 incontrato al casello di Carsoli, ha
cercato di essere diplomatico e spiegare che una visita delle telecamere
consentirebbe all'azienda di difendersi dalle accuse che stanno piovendo sul CS
e sul CN. I capi arroccano: serve un'autorizzazione dal ministero. Non è vero.
Abbiamo già verificato e dal ministero dicono che lasciarci entrare o meno
dipende solo dall'azienda. La lunga giornata di attesa, tra i cancelli della
Simad e i paesetti intorno, dove Giorgio ha seguito la troupe per fare qualche
ripresa panoramica della fabbrica, è servita a fare il punto della situazione.
L'inchiesta pubblicata sul numero 3 di Carta ha smosso le acque attorno alla
questione del gas, probabilmente tossico, usato dalle forze dell'ordine a
Genova.
Le interrogazioni parlamentari presentate dal senatore Francesco Martone e da
Rifondazione comunista non hanno ancora avuto risposta. Arrivano, invece, le
testimonianze di gente che, a mesi di distanza dalle giornate di luglio,
continua a soffrire della sindrome di Genova.
Laura, Chiara, Renzo, Sabrina e gli
altri.
I testimoni della sindrome di Genova
di Enzo Mangini
I SINTOMI CHE LAURA CORRADI, docente di sociologia
all'università di Venezia, ha raccontato al "manifesto" pochi giorni fa, sono
gli stessi che i sanitari della guardia medica di Pieve Pelago, sull'Appennino
modenese, hanno diagnosticato a Chiara, di Firenze, che si è presentata al
pronto soccorso nella notte del 10 agosto, con una crisi respiratoria acuta. Da
Pieve Pelago, i medici l'hanno mandata a Pavullo, dove, dopo tutti gli esami del
caso, le è stata prescritta una terapia a base di antiasmatici. "Il mio medico
di base mi ha fatto fare altri esami, e ho scoperto che l'asma è diventata
cronica. Dalle spirometrie risulta che la mia capacità polmonare è al limite
della norma, per cui devo continuare la cura. Fanno 93 euro ogni due settimane,
ma non ho nemmeno diritto alla riduzione sul costo dei farmaci".
L'asma è stata diagnosticata anche a Renzo, 53 anni, modenese, con un brevetto
di apneista e l'hobby della maratona. La sua sindrome di Genova è iniziata con
forti emicranie, poi diventate riniti, difficoltà respiratorie e affanno. Anche
solo per lavorare.
A novembre è comparsa la dermatite, che è diventata allergia e, alla fine del
2001, sono ricominciate le bronchiti continue, con tosse e febbre. I medici che
lo hanno visitato, hanno trovato che il suo apparato bronchiale funziona a
regime ridotto. Non hanno fatto ipotesi. "Sono rimasti sul vago", racconta
Renzo, "hanno detto che i lacrimogeni potrebbero entrarci, ma che loro non sono
in grado di dirlo".
"L'unica cosa che posso prescriverti è di stare lontano dai lacrimogeni. Cosa
credi, che facciano bene?" Ha risposto così, invece, il dermatologo che ha
visitato Sabrina, 22 anni, di Milano. Sabrina è tornata da Genova con
un'alterazione del ph della pelle. "Ho sempre avuto la pelle sensibile", dice,
"ma non mi ero mai ritrovata le palpebre squamate e la pelle del viso spaccata.
Forse c'entra anche l'inquinamento di Milano, non lo sa neanche il dermatologo.
Io so, però, che sono tornata da Genova con gli occhi così gonfi che sembravo un
topo e le labbra da trombettista afroamericano. E che da luglio ho problemi che
fino ad allora non avevo mai avuto".
Il CS è un'arma chimica
Il Genoa legal forum sta raccogliendo e vagliando i racconti [info@genoalegalforum.org].
Finora sono circa quattrocento le denunce presentate contro le forze
dell'ordine. Di queste, alcune decine riguardano le intossicazioni da gas.
Nicola Canestrini, uno degli avvocati del Glf, ha fatto un ragionamento molto
chiaro. "Se stiamo alla legge, e precisamente a quella del 18 aprile 1975,
numero110, che contiene le norme integrative della disciplina vigente per il
controllo delle armi, delle munizioni e degli esplosivi, i candelotti al CS
vanno classificati come armi da guerra".
L'articolo 1 stabilisce infatti che "agli effetti delle leggi penali, di quelle
di pubblica sicurezza e delle altre disposizioni legislative o regolamentari in
materia, sono armi da guerra le armi di ogni specie che, per la loro spiccata
potenzialità di offesa, sono o possono essere destinate al moderno armamento
delle truppe nazionali o estere per l'impiego bellico, nonché le bombe di
qualsiasi tipo o parti di esse, gli aggressivi chimici, i congegni bellici
micidiali di qualunque natura, le bottiglie o gli involucri esplosivi o
incendiari". Il CS rientra appunto tra gli "aggressivi chimici" inclusi
nell'elenco.
"Lo ha confermato la Cassazione", aggiunge Canestrini, "con una sentenza del
1982", prima che il CS fosse dato agli agenti.
Il CS è entrato nella dotazione delle forze dell'ordine italiane nel 1991, con
il Decreto del presidente della Repubblica n.359. Da allora però, c'è stato un
cambiamento importante. L'Italia ha ratificato nel 1995 la Chemical Weapons
Convention, l'ultimo trattato internazionale sulla messa al bando della armi
chimiche, che prevede la distruzione degli arsenali esistenti e verifiche
affidate ad un organismo sovranazionale costituito ad hoc. Il trattato è entrato
in vigore nel 1997, al momento della sessantacinquesima ratifica. "L'analisi
accurata dei candelotti al CS e al CN" suggerisce Canestrini, "è necessaria per
sapere con precisione se ci siano dei composti chimici vietati dal trattato
internazionale, che ha in allegato tre tabelle molto precise. Se così fosse, il
CS sarebbe da bandire immediatamente".
Gli effetti sono reversibili?
Il ragionamento giuridico non si ferma qui. L'articolo 53 del codice penale
regola le condizioni alle quali un agente in servizio di polizia può far uso
delle armi. Se non c'è la legittima difesa, "non è punibile il pubblico
ufficiale che, al fine di adempiere un dovere del proprio ufficio, fa uso ovvero
ordina di far uso delle armi o di un altro mezzo di coazione fisica, quando vi è
costretto dalla necessità di respingere una violenza o di vincere una resistenza
all'Autorità" E, ha aggiunto una sentenza interpretativa della Corte di
Cassazione nel 1995, qualora altri mezzi non siano possibili per respingere la
violenza o vincere la resistenza.
"A Genova, invece, abbiamo visto persone inermi essere bersagliate dai gas,
lanciati anche dagli elicotteri e sparati ad altezza d'uomo [il che potrebbe
configurare il reato di lesioni, quantomeno tentate]. Quindi senza che ci fosse
il requisito della resistenza all'autorità previsto dall'articolo 53. Per di
più, secondo molti giuristi, la semplice disobbedienza non vale come 'resistenza'".
Soprattutto, però, è lecito interrogarsi sulla legittimità dell'uso del CS e del
CN in base a quanto prevede lo stesso Dpr che li ha introdotti. L'articolo 12,
comma 2, stabilisce infatti che "gli artifici sfollagente si distinguono in
artifici per lancio a mano e artifici per lancio con idoneo dispositivo o con
arma lunga. Entrambi sono costituiti da un involucro contenente una miscela di
CS o agenti similari, ad effetto neutralizzante reversibile".
La parola chiave è reversibile. Vuol dire che i danni non devono essere
permanenti o di lunga durata. Laura, Chiara, Renzo e Sabrina, come decine di
altre persone, convivono con la sindrome di Genova da quasi otto mesi. Forse
entrare alla Simad non serve. Basta che ne esca il CS.
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