Banche armate alla guerra
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Redattore Sociale
Banche armate alla guerra
di Sonia Postacchini

Private
Banche armate alla guerra
di Vittorio Zunino Celotto

Il Secolo XIX
Banche armate
di Lucia Compagnino

Liberazione
Finanze e politica dietro l'11 settembre
di Vittorio Bonanni

La Provincia di Como
Guerra all'Iraq, ultimo atto di una finanza in tuta mimetica
di Simone Casiraghi

Il Manifesto
La finanza in tuta mimetica
di Mauro Trotta

Carta
Banche armate alla guerra
di Daniele Barbieri

Alto Adige
Gli intrighi politici e finanziari dell'11 settembre
di Maurizio DI Giangiacomo

Associazione Italia-Iraq
Banche armate alla guerra

Rekombinant.org
Un libro da leggere: "Banche armate alla guerra"
di Sbancor

Rinascita
Un libro verità sull'11 settembre

La Nuova Sardegna
I veri moventi di George Bush

L'Unione Sarda
Il grande intrigo dalle Twin Towers all'Iraq

La Nuova Sardegna
Ma che cosa c'è davvero dietro la guerra infinita?


 

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Da Redattore Sociale del 4 giugno 2003
 

Banche armate alla guerra

di Sonia Postacchini

Il progetto Banche Armate nasce dall’esperienza quotidiana di Simone Falanca come webmaster di Zaratustra.it e di attivista anche per altri media indipendenti italiani. Esperienza, questa, che ha impegnato, e per certi sensi “obbligato” l’autore ad informarsi con particolare attenzione sugli aspetti ancora poco noti dell’attentato alle Torri Gemelle dell’11 Settembre.
In questo libro, Simone Falanca intende dimostrare, come non sia vero che le autorità americane non fossero a conoscenza dei piani dei dirottatori di Al Qaeda; intende smontare, una ad una, le versioni ufficiali fornite dal governo USA e dai principali network mondiali, schieratisi acriticamente dalla parte della guerra al terrorismo.
Ma non vuol essere un libro fatto di teorie complottistiche o di certe strane e astruse leggende metropolitane; in esso vengono presentati documenti e analisi inedite sulla nuova Strategia della sicurezza americana e sulla attuale guerra all’Iraq: dietro il crollo delle Torri Gemelle e della guerra infinita all’Afghanistan e all’Iraq non c’è uno scontro tra civiltà o religioni, bensì un conflitto di integralismi economici trasversali, un conflitto di banche armate alla guerra.

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Da Private - maggio 2003
 

Banche armate alla guerra

di Vittorio Zunino Celotto

Perché la guerra? Simone Falanca nel suo libro ci spiega con dovizia di particolari i rapporti intercorsi tra la classe politica al potere negli Stati Uniti e le aziende petrolifere, tra il clan dei Bush e il clan dei bin Laden. E si chiede, utilizzando al meglio le risorse della rete (l'autore è il fondatore del sito zaratustra.it), se alla base dell'intervento in Iraq e della guerra preventiva non ci siano meri scopi economici. L'autore racconta le mosse del presidente Bush subito dopo l'attacco alle torri gemelle, scrive di banche corrotte e di spore d'antrace fabbricate proprio a Washington. Il pregio di Falanca è quello di fornire i mezzi per arrivare alla verità (a una versione di verità) senza influenzare il lettore con commenti di parte. Una scrittura scorrevole, che dimostra quanto possano essere utili per avere informazioni "senza filtro" i media indipendenti.

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Da Il Secolo XIX dell'8 maggio 2003
 

Banche armate

 di Lucia Compagnino

Dai pericolosi giochi di potere e di petrolio della fiction alla cruda realtà: cosa c’è davvero dietro al recentissimo intervento angloamericano in Iraq? "Banche armate alla guerra. L’intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita" Fratelli Frilli Editori) del giovane mediattivista Simone Falanca è il frutto di un’inchiesta lunga oltre un anno e partita all’indomani dell’attacco alle Twin Towers e al Pentagono. L’autore, che martedì pomeriggio alle 18 ha presentato il suo libro alla Libreria Feltrinelli di via XX Settembre insieme al giornalista di Repubblica Alberto Puppo, a Massimiliano Monaco di Banca Etica e Debora Lucchetti di Rete Lilliput, sostiene che non è vero che i servizi segreti americani fossero all’oscuro dei preparativi per l’attentato dell’11 settembre, evento tragico ma estremamente funzionale al rilancio dell’industria bellica USA e di un’economia di accaparramento delle ultime risorse petrolifere del pianeta. E svela insospettabili flussi di petrodollari fra le banche del pianeta. Una voce fuori dal coro che descrive lo scenario cupo di un nuovo medioevo postmoderno, con la prefazione del giornalista e scrittore americano William Blum, già autore del recente libro "Con la scusa della libertà. Si può parlare di impero americano".

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Da Liberazione del 29 aprile 2003

Le tante ombre dell’attentato alle Twin Towers nel
libro di Simone Falanca, “Banche armate alla guerra”

Finanze e politica
dietro l’11 settembre

 

di Vittorio Bonanni

Che l’attentato alle Torri Gemelle possa aver suscitato numerosi interrogativi e dubbi è più che normale. Eppure chiunque tenti di approfondire questo tema rischia, come sempre, di essere accusato di antiamericanismo, o, peggio ancora, di mancare di rispetto alle povere vittime di quel terribile ed inedito “atto di guerra”, come giustamente è stato definito dagli americani. Al contrario crediamo che studiare attentamente ciò che accadde prima e dopo l’11 settembre 2001 sia un atto dovuto proprio per rispettare in primo luogo la memoria di quelle oltre tremila persone che quel giorno maledetto trovarono inaspettatamente la morte mentre lavoravano o erano a New York per un viaggio di piacere. Il libro del giovane giornalista e medioattivista Simone Falanca - Banche armate alla guerra. L’intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita (Fratelli Frilli Editori, pp. 251, euro 14) - è stato realizzato proprio con questo fine: spiegare «perché un attentato così grave - come si legge nella controcopertina del libro - come quello dell’11/9, in realtà fosse estremamente funzionale e necessario per gli Usa a rilanciare una economia di guerra di accaparramento delle ultime risorse petrolifere del pianeta e per rilanciare l’industria bellica nazionale.» Con questo discorso non si vuole naturalmente dare credito alle tante storie che hanno avvolto la vicenda delle Twin Towers: «Non troverete in questo libro - dice l’autore - teorie complottistiche o certe strane e astruse leggende metropolitane che girano su Internet da diverso tempo (tipo quella dell’aereo che non si sarebbe schiantato sul Pentagono o quella delle spie israeliane sui tetti di Manhattan a godersi lo spettacolo delle torri che cadono). Abbiamo deciso di riportare e citare solo le tesi più documentate e serie che trovano riscontro nei documenti ufficiali e nella realtà effettuale dei fatti».
Proprio gli interrogativi che ponevamo all’inizio di questo articolo sono gli stessi di Falanca: «Già mentre assistevo in diretta alla televisione e subito dopo su Internet, a quel “bombardamento non convenzionale” ho cominciato a pormi delle domande: come è potuto succedere? Dove era la Cia? L’Fbi?» Banche armate alla guerra prende così in esame numerosi aspetti della vicenda dell’11 settembre. In primo luogo i rapporti, arcinoti, esistenti tra la famiglia Bush e i bin Laden e i dubbi relativi alla rottura di queste relazioni. «I rapporti tra i Bush e i bin Laden - scrive il giornalista - iniziano negli anni Sessanta, quando arriva in Texas, proveniente dall’Arabia Saudita, Muhammad bin Laden, uno degli uomini più ricchi del paese, deciso a fare affari negli Stati Uniti... La chiave d’accesso è George Bush... È un connubio che funziona subito... Salembin Laden (fratellastro di Osama
ndr) e i suoi fratelli riescono ad entrare nel business petrolifero e finanziario diventando addirittura soci di Bush senior».
Falanca mette comunque in dubbio che ad un certo punto questi rapporti siano venuti meno: «La versione ufficiale statunitense di questa storia vede Osama bin Laden rompere con la classe dirigente americana ed il suo partner minore, l’Arabia Saudita, una decina di anni fa e da allora cercare di distruggere l’Impero Americano: man mano che i fatti vengono alla luce diventa sempre più evidente il fatto che tutto questo è una pura invenzione.».
Ma gli elementi più inquietanti sulla vicenda che ha sconvolto il mondo riguardano proprio le “Ipotesi di complicità Usa nell’11 settembre”, così come è stato intitolato il quinto capitolo del libro. Ne riportiamo solo una per motivi di spazio: «L’Usaf (United States Air Force) ha una serie di regole ben collaudate per affrontare l’attività aerea non programmata. L’attivazione di queste non richiede ordini superiori. È una pratica di routine rispondere all’attività aerea imprevista, intercettando gli aerei che danno problemi con aerei di caccia.» Ebbene, riporta sempre Falanca, «vi è quindi un certo stupore sul fatto che la mattina dell’11 settembre questo sistema sarebbe stato lasciato a terra, attraverso tutto il paese, e rimesso in moto solamente dopo gli attacchi.» Alla realizzazione del libro hanno preso parte anche altri giornalisti ed esperti di questioni internazionali. Interessante citare il capitolo di Marco Saba “Cosa c’entra la Deutschebank con l’11 settembre” nel quale si ipotizza un caso drammatico di ”insider trading“ legato appunto all’attentato: «Vari media indicano che alcuni investitori della Deutschebank-Alex Brown possono aver approfittato della conoscenza anticipata degli attacchi alle Torri Gemelle comprando sproporzionatamente contratti di opzioni “put” (ovvero operativi a partire da una certa data ndr) di due linee aeree degli Stati Uniti, di compagnie di assicurazioni collegate e di società d’investimenti mobiliari». Insomma il drammatico attentato avrebbe messo in moto interessi trasversali di tipo economico  politico, tali da spingere tanti attori, a cominciare dalla Casa Bianca, nella migliore delle ipotesi al silenzio e all’inattività di fronte ad una minaccia così grave. È ovviamente solo un’ipotesi. Per convincersi se può essere qualcosa di più bisogna ovviamente leggere il libro.
 

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Da La Provincia di Como del 19 aprile 2003

Documenti & prove
Guerra all'Iraq, ultimo atto di
una finanza in tuta mimetica
Dall’11 settembre al conflitto contro Saddam tutte le
ipotesi ricostruite nel libro «Banche armate alla guerra»

 

di Simone Casiraghi

Un sottotitolo esplicito: l’intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita. Un progetto di analisi che parte dall’attentato dell’11 settembre e che Simone Falanca ha poi organizzato nel libro «Banche armate alla guerra» (Fratelli Frilli Editori, pp. 251, 14 euro). Falanca pone subito in primo piano con tre domande forti: come è potuto accadere, dov’era la Cia, dov’era l’Fbi? Ma c’è anche un’altra ipotesi che il libro mette in rilievo: politicamente ed economicamente l’America «ha avuto bisogno dell’11 settembre per portare avanti i suoi progetti geopolitici e finanziari di accaparramento delle ultime risorse energetiche del pianeta e di rilancio dell’industria bellica nazionale».
La puntuale ricostruzione presentata nel libro arriva subito alla prima conclusione: l’ipotesi che l’organizzatore di tutto ciò fosse solamente «il barbuto e folkloristico Bin Laden già il giorno dopo non stava in piedi. Come l’indice di condanna verso l’Afghanistan, il suo regime dei talebani e l’onnipresente rete del terrore di Al Qaeda. Eppure nessuno dei presunti dirottatori dell’11 settembre era afgano, la maggior parte era saudita, gli altri nordafricani». Emerge poi che fra il 6 e il 10 settembre 2001 alla Borsa americana vennero acquistate opzioni «put» (speculazioni in attesa del calo del loro valore) superiori al normale del 600% su American Airlines e United Airlianes, le due compagnie aeree poi coinvolte nell’attentato alle Torri. Quei put però non furono più ritirati per 2,5 milioni di dollari. Ma il libro non evita il capitolo strettamente economico, leggendo l’11 settembre in una chiave espressamente di misura risanatrice di conti. La congiuntura sfavorevole – l’economia Usa era da tempo in profonda crisi - avrebbe giustificato enormi finanziamenti da parte dello Stato per mettere a posto i bilanci delle grandi società (scoppia lo scandalo Enron). Viene raccontata anche la vicenda delle principali società coinvolte nella connection incentrata su petrolio e gas fra Medio Oriente e Iraq come la Carlyle e la Haaliburton, oggi direttamente interessate ai progetti di ricostruzione dell’Iraq. Ed ecco allora scendere in campo Dick Cheney, il vero cervello dell’amministrazione Bush, l’uomo che, alla faccia del libero mercato, ha dato una svolta in economia a tutto vantaggio della old economy: incremento degli investimenti in armamenti per la prima volta la spesa militare ha superato i 300 miliardi di dollari). Ma Cheney ha anche aumentato le riserve strategiche di petrolio, e sostennuto, con massicci finanziamenti statali, tutte le industrie pesanti. Insomma in America era stata
avviata la politica del Warfare, lo slogan suonava come Firts Strike: in Italia si sarebbe chiamata «legge del più forte o della giungla»: per 1 dollaro investito in armi il Pil Usa sarebbe cresciuto di circa 2,5 dollari. Ed ecco introdotto così l’ultimo capitolo del libro «Banche armate alla guerra», il passaggio che porta al conflitto in Iraq, guerra che non appare per nulla una mossa geopolitica estemporanea. Il timore, ma è forse più paura vera, per una crisi bancaria ancor più che finanziaria si doveva evitare. Gli Usa per riavviare la propria economia in recessione dovevano far ripartire in maniera enorme il consumo di petrolio ma a costi decisamente più bassi.
Come fare? Il petrolio il jolly della partita del dopoguerra. Ma finchè l’Iraq resta nell’Opec il prezzo viene determinato all’interno di questo cartello di Paesi produttori. L’uscita dell’Iraq dall’Opec scardinerebbe il «cartello», riportando il petrolio iracheno «sotto l’alveo Usa». E se vogliamo leggere fino in fondo il libro di Falanca, ecco anche l’ultima ipotesi sulla guerra in Iraq.
Un importante flusso di petrolio controllato dall’America garantirebbe alle casse di Bush una pesante iniezione di liquidità e provocherebbe conseguenze politiche non trascurabili. Per esempio: il ridimensionamento del ruolo economico prima e politico dopo dell’Europa che da sempre mira a ottenere una propria sfera di influenza nell’area mediorientale.
 

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Da Il Manifesto del 9 aprile 2003

La finanza in tuta mimetica
I rapporti tra Wall Street, Casa Bianca e complessso militare-industriale
nel libro «Banche armate alla guerra». Interessi di parte. Gli stretti legami
tra l'amministrazione Bush e le imprese e le società di intermediazione
favorite dalle guerra in Afghanistan e in Iraq

 

di Mauro Trotta

Una delle caratteristiche principali della società dell'informazione in cui, ormai da tempo, ci troviamo a vivere, è la difficoltà a selezionare tra l'enorme quantità di dati e notizie che ci arrivano da più parti e tramite i canali più diversi, quelle informazioni utili a farci meglio comprendere la realtà. Se da una parte, infatti, la moltiplicazione delle fonti e dei dati disponibili comporta indubbiamente un allargamento nella visione e nell'interpretazione di quanto accade, dall'altra può diventare difficile orientarsi in quello che rischia di apparire come un magma confuso di informazioni diverse e, spesso, contrastanti. Quando non siano palesemente false, come ha dimostrato a sufficienza la propaganda spacciata per notizia nella copertura giornalistica della guerra all'Iraq. Scavare nella marea di dati, a volte contraddittori, a volte non reperibili facilmente, che pure possono essere rintracciati all'interno dei più diversi canali comunicativi, farne una cernita e montarli in modo da offrire una visione coerente di un accadimento - insieme, naturalmente, alla possibilità di controllare tutte le fonti utilizzate - rappresenta oggi una delle strade percorribili dai movimenti sociali, e in particolare dai mediattivisti.
E questo è proprio quanto ha fatto Simone Falanca, mediattivista, appunto, animatore del sito zaratustra.it, collaboratore di Indymedia, Rekombinant e InformationGuerilla, con il suo Banche armate alla guerra (Fratelli Frilli Editori, pp. 251, € 14) che, come recita il sottotitolo, si pone l'obiettivo di svelare l'intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita in cui, da tempo, siamo tutti coinvolti.
Falanca parte dall'attentato alle Torri gemelle dell'11 settembre, offrendo un'accurata ricostruzione di ciò che avvenne subito prima e subito dopo. Spicca, tra i vari eventi riportati, il fatto che nel gennaio 2001 «l'Amministrazione Bush ordina all'Fbi e alle altre agenzie di sospendere le investigazioni a carico della famiglia bin Laden». Va rimarcato, inoltre, che tra il 6 e il 10 settembre ci furono strani movimenti in borsa: venne acquistata una quantità superiore del 600% rispetto al normale di opzioni «put» (speculazioni che puntano sul calo del valore) su American Airlines e United Airlines, le due compagnie aree poi coinvolte nell'attentato. Tali operazioni vennero effettuate da Merrill Lynch, Morgan Stanley, AXA Re - che pure controllava il 25% di American Airlines - e Munich Re, oppure tramite Deutschebank/AB Brown, compagnia gestita fino al 1998 da A. B. «Buzzy» Krongard, attuale direttore esecutivo della Cia. Non solo, stranamente non furono ritirati 2,5 milioni di dollari di quelle opzioni «put» a causa, sembra, della sospensione della Borsa di New York dopo l'attacco alle Twin Tower, che aveva permesso «ai Servizi e alla Exchange Commission di aspettare che i possessori si mostrassero per reclamare le loro opzioni».
L'analisi di Falanca tratta anche dei rapporti, documentabili fin dagli anni Sessanta, tra la famiglia Bush e la famiglia bin Laden (di cui dovrebbe occuparsi anche il prossimo documentario di Michael Moore), ricostruisce i retroscena della guerra in Afghanistan contro i sovietici (periodo in cui la zona tra Pakistan e Afghanistan diventò la maggior produttrice di eroina al mondo, coprendo il 60% della domanda Usa) e mette in luce tutte le contraddizioni tra i vari resoconti su come il presidente Bush seppe dell'attentato e cosa fece subito dopo.
Naturalmente pure le complicate connection incentrate su petrolio, gas e relative pipeline in Asia centrale e in Iraq, vengono sviscerate all'interno del volume. Così come si esaminano a fondo le vicende delle principali società coinvolte: dalla ormai famosa Enron, alla Carlyle, alla Halliburton, ecc. Molte di loro, tra l'altro, risultano attualmente interessate nei progetti di ricostruzione del dopoguerra in Iraq.
Banche armate alla guerra risulta senza dubbio un libro molto utile per la quantità di informazioni riportate e, soprattutto, per la capacità dell'autore di montare ed integrare materiali diversi in maniera tale da disegnare un quadro coerente e, allo stesso tempo, denso di interrogativi. Il suo vero difetto che, tra l'altro, influisce pesantemente sulla facilità di lettura, è rappresentato dai grossi problemi di editing e impaginazione, riscontrabili soprattutto nella seconda metà del volume: titoli e didascalie dei materiali utilizzati non evidenziati ma inglobati all'interno del testo; lunghi brani messi tra virgolette con ulteriori citazioni virgolettate all'interno, per cui diventa difficile potersi districare; testi citati in maniera incompleta in bibliografia e in nota o, addirittura, in modo tale da rendere impossibile capire se si tratti di un libro, di un articolo di giornale oppure di un contributo pubblicato su Internet.
Due utilissime appendici completano il libro. Innanzi tutto il testo integrale del famoso documento intitolato La strategia della sicurezza nazionale degli Stati Uniti d'America, pilastro e fondamento teorico dell'attuale politica dell'amministrazione Bush in patria e all'estero: una lettura davvero istruttiva per chiunque. E poi le tabelle, tratte dal sito www.globalsecurity.org, delle principali aziende americane ed europee che collaborano con la difesa americana. Anche in questo caso, però, sarebbe stato, forse, più appropriato tradurne in italiano le voci ed eliminare le sottolineature che, sul web, indicano i link.
 

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Da Carta del 27 marzo 2003
 

Banche armate alla guerra

 
di Daniele Barbieri

Un giovane mediattivista, Simone Falanca, e anche studioso di relazioni politiche internazionali, spiega in un articolato volume perché l'attentato dell'11 settembre, che ha innescato l'ideologia della guerra infinita, sia stato funzionale e necessario agli Usa, per rilanciare l'economia di guerra e l'industria bellica nazionale. La storia di Bin Laden e dei suoi rapporti con gli statunitensi, il ruolo di Cheney nel governo Usa, la Cia e l'Fbi, ma anche gli interessi economici del Carlyle Group, sono alcuni dei capitoli che troverete nel testo di Falanca, oltre a un'appendice che riporta integralmente il documento sulla strategia della sicurezza nazionale negli Stati Uniti.

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Da Alto Adige del 25 marzo 2003

Tornaconti miliardari, insospettabli
multinazionali, Bush e Bin Laden
Gli intrighi politici e
finanziari dell'11 settembre

 
di Maurizio Di Giangiacomo

Una prestigiosa introduzione di William Blum, l'autore di «Con la scusa della libertà», impreziosisce l'interessante libro - inchiesta dedicato all'intrigo politico-finanziario che si nasconderebbe dietro la guerra globale al terrorismo intrapresa dagli Stati Uniti dopo gli attentati dell'11 settembre 2001. Blum parte da un dato di fatto: la commissione d'inchiesta sull'11 settembre fu presieduta da Henry Kissinger, «uno che ha trascorso la sua vita a mentire sui segreti dell'amministrazione americana». Convinto che gli attentati finiranno solo quando gli Usa smetteranno di bombardare innocenti, Blum mette sul banco degli imputati le mire espansionistiche dell'«impero americano», che voleva gli oleodotti in Afghanistan e adesso vuole il petrolio di Saddam.
Ed è su questa falsariga che si dipana l'inchiesta di Falanca, mediattivista di area no-global (Indymedia Italia, Rekombinant, InformationGuerrilla), svelando i tornaconti miliardari dei contractor privati dell'esercito Usa, insospettabili multinazionali americane ed europee, società e banche che gestivano i petrodollari delle famiglie Bush e Bin Laden.
Falanca concentra le sue indagini giornalistiche sui rapporti fra le famiglie Bush e Bin Laden, sulle figure un po' controverse di George W. e di Osama. Quindi tratteggia lo scenario nel quale avvennero gli attentati dell'11 settembre, dai segnali raccolti dai servizi segreti bellamente ignorati fino al ricovero di Osama Bin Laden a Dubai. L'autore avanza o, meglio, ripropone ipotesi 'spinte' sulla presunta complicità statunitense negli attentati, prima di addentrarsi nella storia della multinazionale Carlyle, delle quale fanno parte membri vecchi e nuovi dell'amministrazione americana, per il bene della quale sembra aver interceduto addirittura la Casa Bianca. E nella quale avrebbe investito la famiglia Bin Laden. E ancora il giallo dell'antrace, con l'Fbi che finisce per indagare sulla Cia.

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Da ItaliaIraq del 21 marzo 2003

Banche armate alla guerra
 

Questo libro del giovanissimo mediattivista Simone Falanca è un'inchiesta politico-finanziaria frutto di oltre un anno di ricerche volte ad analizzare tutti gli elementi relativi agli attentati dell'11 settembre 2001, dai piani dei presunti dirottatori ai movimenti finanziari sospetti avvenuti prima e dopo l'attentato.
L'Autore dimostra, senza peraltro indulgere al complottismo, che le autorità statunitensi - inclusi i servizi segreti - erano a conoscenza dei piani dei dirottatori guidati da Mohammed Atta, e confuta sistematicamente le versioni ufficiali diffuse dall'amministrazione USA e dai principali network internazionali schieratisi acriticamente dalla parte della cosiddetta guerra al terrorismo.
Nel libro viene altresì analizzato "come e perché, politicamente ed economicamente, l'America ha avuto bisogno dell'11 settembre per portare avanti i suoi progetti geopolitici e finanziari di accaparramento delle ultime risorse energetiche del pianeta e di rilancio dell'industria bellica nazionale".
Nel quadro anzidetto si inserisce l'aggressione anglo-americano-sionista contro la Repubblica dell'Iraq, in ordine alla quale Falanca scrive: "Gli USA per riavviare la propria economia in recessione, parallelamente agli investimenti in armamenti, hanno la necessità di aumentare vertiginosamente il consumo di petrolio, riducendone però i costi. Come fare? L'unica via possibile è quella di spezzare il fronte del cartello dei paesi produttori di petrolio. Aprire contemporaneamente due fronti di guerra all'OPEC. Il primo fronte nel continente americano contro il Venezuela (principale fornitore del petrolio statunitense), il secondo in Medio Oriente (in Iraq). In questo modo, riportando il petrolio iracheno e venezuelano sotto l'alveo USA, l'America riuscirebbe a prosciugare il reddito e quindi l'influenza politica ed economica dei paesi produttori ostili (Arabia Saudita, Iran, Russia). Tutto ciò porterebbe a una vitale iniezione di liquidità nelle casse americane e produrrebbe conseguenze politiche non trascurabili, come per esempio il ridimensionamento del ruolo economico e politico dell'Europa che da sempre mira a ottenere una propria sfera di influenza nell'area mediorientale, e servirebbe a mandare un segnale forte a Riad: o vi sottomettete alla nostra sfera di influenza o procederemo a un cambio di regime in favore della famiglia hashemita".
Dietro il crollo delle Torri Gemelle e dell'aggressione all'Afghanistan e all'Iraq, insomma, non c'è uno scontro tra civiltà o religioni, bensì un conflitto tra integralismi economici trasversali. Un conflitto, come dice il titolo del libro di Simone Falanca, di "banche armate alla guerra", nel cupo scenario di un nuovo medioevo postmoderno.

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Da rekombinant.org del 10 marzo 2003

Un libro da leggere:
Banche armate alla guerra

 

di Sbankor

Mi è arrivato per posta mentre stavo ultimando un mio strano saggio-romanzo sull’11 settembre, “American Nightmare”, spero di prossima pubblicazione. E ho capito che se ce lo avessi avuto per le mani qualche mese fa avrei dimezzato il mio lavoro di ricerca. Parlo di “Banche Armate alla Guerra – L’intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita”, prefazione di William Blunt. È un libro da leggere. Simone Falanca è un mediattivista di vecchia data. Collabora a Indymedia, Rekombinant, InformationGuerrilla è ha fondato un sito di controinformazione “Zarathustra.it”

Il suo lavoro è prezioso. È riuscito a filtrare una quantità incredibilmente vasta di informazioni da Internet, apparse dopo l’11 settembre e a separare quelle che hanno alta probabilità di essere vere dalle teorie cospirazioniste. È un lavoro difficile – ve lo dice uno che ci ha passato nottate intere -.

La ricostruzione dell’intrigo politico-finanziario che lega l’11 settembre alle speculazioni avvenute prima sulle Borse Americane tramite la A.B. Brown di proprietà della Deutsche Bank è esemplare. Li resta infatti una curva non spiegabile nei tracciati di Borsa, una sorta di anticipazione della crisi di Borsa che seguirà l’11 settembre. Qualcuno sapeva e ci ha guadagnato. Ottimo l’inquadramento del caso Enron nella mafia economico-politica del “Clan Bush”. Accurate le ricostruzioni dei conti della famiglia “Bin Laden”. Il quadro che esce è fin troppo chiaro: l’11 settembre un pezzo del sistema costruito durante e dopo la Guerra Fredda ha colpito il sistema. Ma qualcuno lo sapeva prima e forse qualcuno lo ha guidato. Un tipica operazione di “Contrinsurrezione”, come quelle descritte da Ted Schakley, “Il fantasma biondo”, il più cinico agente della CIA, implicato in tutti i “dirty tricks” dall’operazione Mongoose contro Castro, all’omicidio Kennedy, alla sporca guerra del Laos a Phoenix al colpo di Stato in Cile, all’ Iran-Contras, fino all’Afghanistan morto lo scorso anno, nel suo libro “The Third Option”.

Insisto: un libro da leggere.
 

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Da Rinascita del 10 marzo 2003

In unlibro-verità sull'11 settembre i
pretesti di Bush per la guerra infinita
Banche armate alla guerra
 

Banche Armate alla Guerra (Fratelli Frilli Editori) è una minuziosa ed approfondita inchiesta politica e finanziaria di Simone Falanca, che, dopo aver dimostrato come non sia vero che i servizi di sicurezza degli Stati Uniti non fossero al corrente dei preparativi per gli attentati alle Twin Towers e al Pentagono, traccia la realtà della proclamazione di una “guerra infinita” al solo fine, funzionale e necessario per gli USA, di rilanciare una economia di guerra di accaparramento delle ultime risorse petrolifere del pianeta e per rilanciare l’industria bellica nazionale.
Una tesi che “Rinascita” ha abbondantemente sviluppato fin dagli inizi della crisi dell’11 settembre, considerata una sorta di “golpe interno” all’amministrazione Usa. Tesi che è assai difficile smentire. Non per nulla, nei disegni di Bush il nuovo ordine mondiale deve essere retto sulla supremazia bellica, soffocando i popoli e insediando propri protettorati "democratici” sulle regioni ora non allineate alle leggi dell’usura internazionale.
 

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Da La Nuova Sardegna del 2 marzo 2003

Il saggio è stato presentato ieri alla Odradrek di Sassari
I veri moventi di George Bush
Un giovane ricercatore cagliaritano ha raccolto dati
di prima mano sui retroscena del probabile scontro

Ieri sera alla libreria Odradrek di Sassari è stato presentato il libro di Simone Falanca "Banche armate alla guerra" (Fratelli Frilli Editori, 251 pagine, 14,00 euro). Il volume è un'inchiesta che da oltre un anno di ricerche passato a raccogliere e studiare dati sugli attentati dell'11 settembre. Falanca, attraverso un'accurata ricostruzione riesce a dimostrare come non sia vero che i servizi di sicurezza degli Stati Uniti non sapessero dei preparativi degli attentati e come sia vasto e complesso l'intreccio di interessi economici e finanziari che negli Usa spingono verso la guerra. Qui sotto pubblichiamo un ampio stralcio della prefazione al libro firmata da William Blum. Blum vive e lavora a Washington. Nel 1967 ha lasciato il dipartimento di Stato a causa della sua opposizione all'intervento americano in Vietnam; è stato tra i fondatori della testata Washington Free Press, ha inoltre lavorato come giornalista free-lance negli Usa, in Europa e in Sudamerica. Protagonista del giornalismo indipendente, ha vissuto e raccontato il golpe di Pinochet e ha collaborato a Londra con Philip Agee (ex agente della Cia) allo smascheramento degli uomini dell'agenzia e di importanti «covert operations».
 

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Da L'Unione Sarda dell'1 marzo 2003

Simone Falanca
Il Grande Intrigo dalle
Twin Towers all’Iraq

Il libro di Simone Falanca "Banche armate alla guerra", pubblicato dall’editrice Fratelli Frilli, verrà presentato domani a Cagliari. Il sottotitolo è indicativo dell’argomento sviluppato nel pamphlet: “L’intrigo politico-finanziario dietro la Guerra Infinita”. Si tratta infatti di un’inchiesta politica e finanziaria che nasce dopo un anno di ricerca, raccolta e studio di qualsiasi dato che riguardasse l’attentato dell’11 settembre a Manhattan, i piani dei dirottatori, i movimenti finanziari sospetti prima e dopo il crollo delle torri gemelle.
Attraverso un’attenta e articolata ricostruzione, e grazie anche alle analisi e a molti articoli di autori italiani e internazionali, Falanca punta a dimostrare come non sia vero che i servizi di sicurezza degli Stati Uniti non fossero a conoscenza dei preparativi degli attentati alle Twin Towers e al Pentagono. E trae una conclusione da cupo scenario di un nuovo medioevo postmoderno. La prefazione del libro è di William Blum.
 

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Da La Nuova Sardegna dell'1 marzo 2003

Stasera alla Odradrek il saggio di Simone Falanca
Ma che cosa c'è davvero
dietro la guerra infinita?

Stasera alle 18, nella Libreria Odradrek di via Torre Tonda a Sassari, sarà presentato il libro di Simone Falanca "Banche armate alla guerra", pubblicato dall'editore Fratelli Frilli. Il libro racconta gli inquietanti retroscena politico-finanziari che stanno dietro la probabile guerra contro l'Iraq di Saddam Hussein. Al dibattito sarà presente l'autore. La discussione sarà coordinata da Pina Zappetto, responsabile di Megachip in Sardegna. «Il progetto "Banche Armate" - scrive Falanca nell'introduzione - nasce dalla mia esperienza quotidiana di webmaster di Zaratustra.it e di mediattivista anche per altri media indipendenti italiani. Esperienza questa che mi ha impegnato e per certi sensi "obbligato" a informarmi con particolare attenzione in quest'ultimo anno, sugli aspetti ancora poco noti dell'attentato alle torri gemelle dell'11 settembre. Già mentre assistevo in diretta alla televisione e subito dopo su Internet, a quel "bombardamento non convenzionale" ho cominciato a pormi delle domande: come è potuto succedere? Dove era la Cia? L'Fbi? Eppure la gran cassa di risonanza mediatica globale additava perentoria il suo indice di condanna verso il regime afghano dei talebani e l'onnipresente "rete del terrore" di Al Qaeda. In questo libro dimostreremo come non sia vero che le autorità americane - comprese le intelligence - non fossero a conoscenza dei piani dei dirottatori di Al Qaeda. Smonteremo, una ad una, le versioni ufficiali fornite dal governo Usa e dai principali network mondiali schieratisi acriticamente dalla parte della guerra al terrorismo».


 

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