Il Liber Cronicarum o Cronica di Norimberga dell'umanista
Hartmann Schedel, stampato da Antonio Koberger e pubblicato a Norimberga
nel 1493, può essere considerato il primo vero "Libro di
città". Vengono presentate 68 vedute, alcune sostanzialmente
inedite, altre riprese da precedenti pubblicazioni; una parte di esse
è abbastanza realistica, mentre le altre sono completamente fantasiose
o prodotto di una sorta di bricolage di parti di diverse città:
in alcuni casi l'autore ha addirittura usato lo stesso legno per città
diverse, come ad esempio quella di Firenze per Roma e Bologna.
La veduta di Firenze deriva integralmente da quella "della Catena",
anche se risulta evidente una maggiore approssimazione nella rappresentazione
della città e una minore raffinatezza nel disegno. Il tessuto
urbano appare serrato intorno ai monumenti maggiori e disposto in maniera
caotica, senza dunque tener conto dell'andamento della viabilità
come invece accadeva nel prototipo; il paesaggio fuori le mura risulta
modificato, essendone stati ridotti ampiezza e dettagli, e avendo in
parte abbassato il punto di vista in modo da escludere l'apparato collinare
a monte della città. L'Oltrarno viene particolarmente sacrificato,
riducendone ulteriormente l'ampiezza e determinando in questo modo la
perdita di centralità della cupola di S. Maria del Fiore. Gli
edifici principali non sono raffigurati molto realisticamente, sia per
quanto riguarda la collocazione che la definizione architettonica; si
notano facilmente alcune modifiche rispetto alla "Catena",
come la rotazione del campanile di Giotto, che così viene messo
maggiormente in evidenza, lo spostamento del Battistero, anche ridotto
dimensionalmente e così diventato una presenza marginale, l'assenza
dell'Ospedale degli Innocenti, il forte ridimensionamento di S. Croce,
che appare appena identificabile nel tessuto, la contrazione di Palazzo
Pitti, tale da renderlo paragonabile alla chiesa di S. Felicita, la
presenza della cupola di S. Spirito, posta in opera nel 1482.
L'immagine appare meno curata rispetto alla "Catena", sia
nella definizione dei particolari architettonici, spesso semplificati
o addirittura modificati rispetto alla realtà (si pensi alle
arcate a pian terreno di Palazzo Pitti diventate finestre), sia nella
realizzazione delle ombreggiature, attraverso tratti obliqui, e nella
descrizione delle aree verdi e delle essenze arboree.