Florentia

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Anonimo
1570
incisione su rame
cm. 41x216
Biblioteca dell'Istituto di storia dell'arch. e del restauro, Facoltà di architettura, Firenze

La veduta presenta in alto a sinistra, lo stemma mediceo, a destra il giglio fiorentino; al centro, entro un cartiglio, la scritta Florentia. A destra in basso, entro cartella, si può leggere la seguente dichiarazione in 9 righe: Florentia, olim fluentia, super Arno flumine posita, inter Hetrurie urbes precipua, Ingenijs, Opibus, Situs amoenitate, aedificiorum elegantia, politie prestantia, longe foelicissima, Illustium familiarum, precipue vero Medicaerum, productrix laudatissima, Insignium artificum, Michaelis Angeli architecti ac pictoris percellentissimi, ceterorumque id genus hominum parens foecundissima, Angeli Politiani, Dantis, Petrarche, Boccatij atque Antoni Tempestae Nutrix gloriosissima. Nessun richiamo è inciso all'interno dell'immagine per individuare e riconoscere le emergenze urbane.
Non sono noti nè l'incisore né l'editore; l'immagine potrebbe derivare da quella incisa da Hieronymus Cock nel 1557 ad Anversa, che è stata esposta nel 1935 alla Mostra iconografica della Toscana e della quale si conserva un esemplare nella raccolta Magnus Gabriel de la Gardie della Kungliga Biblioteket di Stoccolma. Il riferimento al Tempesta può essere considerato un'indicazione per stabilire l'anno in cui la veduta è stata realizzata, in quanto, nato nel 1555, egli si affermò alla fine degli anni settanta; il suo nome però potrebbe essere stato aggiunto in una riedizione successiva, e del resto la sua citazione appare alquanto posticcia dopo quella dei tre letterati. Altre indicazioni possono essere fornite dalla rappresentazione di Palazzo Pitti nell'aspetto precedente ai lavori dell'Ammannati, avvenuti dal 1560 al 1577, e dei lavori in corso riguardanti i bastioni Oltrarno, costruiti nel 1544 e demoliti nel 1571; gli studiosi, a partire dal Fanelli e dalla Nuti, datano l'immagine al 1570 circa.
Questa veduta, trascurata a lungo dalla letteratura sull'iconografia di Firenze e messa in evidenza per la prima volta dal Fanelli nel 1980, dimostra essere un esemplare di notevole interesse, in quanto, pur rifacendosi alla tipologia della "Catena", si differenzia da questa per la modifica del punto di osservazione, situato più in basso e dunque più vicino alle reali condizioni di osservazione, e leggermente ruotato da Monteoliveto verso Bellosguardo. Più realistica appare la rappresentazione dell'Oltrarno, non più oggetto della contrazione presente nella "Catena"; viene così modificato il rapporto tra la parte a destra e quella a sinistra della cupola di S. Maria del Fiore, che perde così la sua centralità. La veduta restituisce in modo più fedele alla visione reale l'estensione delle diverse parti della città, ma d'altra parte, la scelta di un punto di vista basso la rende incapace di trasmettere un certo tipo di informazioni, penalizzando in particolare la lettura della spazialità interna. La trama dei percorsi è inghiottita dal compatto tessuto degli edifici, e da un corpo urbano indifferenziato riescono ad emergere soltanto le principali emergenze, come, da sinistra verso destra, la fortezza di S. Giovanni, con lo stendardo mediceo; S. Maria Novella, riconoscibile soprattutto grazie al campanile; S. Lorenzo; il Battistero, la cui mole risulta completamente soffocata all'interno del tessuto, S. Maria del Fiore e il Campanile di Giotto; l'Orsanmichele; il campanile della Badia e la torre del Bargello; Palazzo Vecchio, amplificato da un punto di vista dimensionale; S. Maria del Carmine; S. Spirito; Palazzo Pitti, le cui dimensioni appaiono più corrette rispetto alla "Catena", anche se la facciata, presentando 8 finestre, si presenta meno precisa; S. Miniato. Se appaiono forzate sia l'altezza della collina di Boboli che la posizione di porta S. Niccolò, molto curato è invece il disegno delle fortificazioni, come nel caso di porta Romana, della fortezza di S. Giovanni e dei bastioni Oltrarno, dove gli uomini che trasportano materiali su piani inclinati vengono rappresentati in modo molto simile all'affresco del Vasari a Palazzo Vecchio.
Molto accurata la veduta si presenta da un punto di vista grafico, grazie ad un attenta definizione delle ombreggiature, ottenute attraverso un più o meno fitto e marcato quadrettato, e dei particolari architettonici, sia delle emergenze che del tessuto minore. La zona fuori le mura è raffigurata ricca di insediamenti, e si può notare una certa varietà nella rappresentazione delle alberature e delle aree verdi; molti personaggi arricchiscono ulteriormente l'immagine in tutta la parte sottostante.
Se da un lato nella Biblioteca dell'Istituto di storia dell'architettura e del restauro, dov'è conservata, viene considerata un'immagine seicentesca di non eccezionale interesse, dall'altro questa veduta, nel catalogo a cura di M. Chiarini e A. Marabottini della mostra "Firenze e la sua immagine. Cinque secoli di vedutismo" del 1994, viene considerata da Lucia Nuti il secondo prototipo attraverso cui viene diffusa l'immagine della città. In realtà, nonostante le differenze suddette risptto alla "Catena"e il fatto che con ogni probabilità sia frutto di un nuovo rilievo del tessuto urbano, resta sostanzialmente legata al modello di rappresentazione definito dalla veduta berlinese. Dalla Florentia olim fluentia… deriva la molto più nota veduta contenuta nel Civitates Orbis Terrarum di Braun e Hogemberg, che, grazie alla sua grande diffusione, determinò il diffondersi di questa nuova versione nella raffigurazione della città.

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