Florentia

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H. Hoefnagel
1572
incisione su rame
cm. 15,6x47,6
Contenuta in G. Braun e F. Hogemberg, Civitates Orbis Terrarum, Colonia, 1572

Nel 1572 viene pubblicato a Colonia il primo dei 6 volumi del Civitates Orbis Terrarum. Questa raccolta, ideata dall'incisore Franz Hogenberg e dal canonico Georg Braun, è destinata a dominare il mercato dei libri di città per decenni, grazie da un lato alla vastità dell'opera, comprendente 546 vedute di città, dall'altro alla notevole qualità delle immagini, realizzate dallo stesso Hogenberg e da Joris Hoefnagel.
La veduta di Firenze è contenuta nel primo volume dell'opera; in alto, al centro, si trova la scritta Florentia, mentre ancora in alto, a sinistra, all'interno di una cartella, si legge la seguente dichiarazione in 7 righe: FLORENTIA urbs est insignis Hetruriae, olim Fluentia dicta, quod sita est ad Fluentum Arni Fluminis; et populi ipsi Fluentini; quorum meminit Cato in Originibus, ut refert Angelus Politianus in quadam Epistola ad Bartholomaeum Scalam. Pulcherrimis tam publicis quam privatis ornata aedificiis et montibus undiquae septa, ex quibus , dictu mirum quanta oblectatione visus in hanc urbem pandatur. Nobilium hominum sedes est et praestantissimorum ingeniorum feracissimus ager. Nessuna voce è inserita per identificare gli edifici all'interno del tessuto urbano.
Nell'immagine si assume, sia pur in una dimensione ridotta adatta all'illustrazione di un volume, la tipologia della veduta di Anonimo del 1570, riproponendo l'abbassamento del punto di vista e la dilatazione dell'Oltrarno rispetto al prototipo della "Catena". Si ottiene così un'immagine molto più ampia e distesa, caratterizzata da un non corretto rapporto dimensionale tra Duomo e Palazzo della Signoria, esasperatamente elevato e spostato verso il fondo della scena, una visione appiattita del corso dell'Arno, che permette di scorgere solo i due ponti alla Carraia e di S. Trinità, e la posizione dominante nel settore d'Oltrarnodi Palazzo Pitti, posto molto arretrato sul fondo. Gli edifici maggiori identificabili all'interno del tessuto urbano sono, da sinistra verso destra, la Fortezza di S. Giovanni; S. Maria Novella con il suo campanile; il Battistero, identificabile grazie alla mole della copertura che però si presenta alquanto alterata nella forma; S. Maria del Fiore e il campanile di Giotto; il campanile della Badia e la torre del Bargello; Palazzo Vecchio; S. Spirito e il Carmine; Palazzo Pitti; fuori le mura, S. Miniato. Rispetto alla veduta del 1570, quest'immagine presenta una maggiore distanza e un leggero innalzamento del punto di osservazione; vengono anche ampliate l'area fuori le mura, rappresentata come una fiorente zona agricola, e il panorama dei colli alle spalle della città; in primo piano si stagliano le figure di un cavaliere e di una dama intenti a conversare, come già in altre vedute contenute nei volumi della raccolta (vedi l'esempio di Roma).
Molto probabilmente a causa delle ridotte dimensioni, il tessuto urbano minore appare troppo omogeneo rispetto alla realtà e si possono notare una serie di semplificazioni nel disegno delle emergenze. Accurato è il disegno dei campi, specialmente nella fascia in primo piano dove sono rappresentati 2 buoi e un uomo, leggermente in fuori scala, intento a governare le colture; piuttosto ripetitiva e sommaria appare invece la caratterizzazione delle alberature, tranne nell'esempio al lato delle due figure in primo piano. Le ombreggiature vengono definite con irregolari linee, ora orizzontali, ora oblique, ora verticali.
La grande fortuna di questa raccolta ha fatto si che questa veduta diventasse il modello per le raffigurazioni della città contenute in una serie di raccolte della fine del XVI secolo e della prima metà del XVII. Tra queste vanno ricordate quella contenuta nella Nova et accurata Italiae hodiernae descriptio di J. Hondius, Amsterdam,1626, e l'immagine incisa da M. Merian, inserita nella Neue Archontologia Cosmica di P. D'Avity e J.L.Gottfried, Francoforte 1638, nell'Itinerarium Italiae novae-antiquae di M. Zeiller, Francoforte 1640, e nella Topographia Italiae, sempre di M. Zeiller ed edita a Francoforte nel 1688.

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