Florentia

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M. Merian
1640
incisione su rame
Contenuta in M. Merian, Itinerarium Italiae, Francoforte, 1640

Pubblicato a Francoforte nel 1640, l'Itinerarium Italiae, contenente 42 vedute di città, costituisce la prima delle numerose raccolte edite dal Merian e dai suoi eredi, banco di prova per quella che può esserte considerata la più ambiziosa iniziativa nell'ambito della pubblicazione dei "Libri di città"; grazie alla qualità - e alla quantità - del materiale proposto, questi volumi sono destinati a dominare il mercato europeo dei libri fino alla fine del '700, modellando la concezione visiva della città per molti decenni.
Per quanto riguarda l'immagine di Firenze, viene sottolineato ancora una volta il ruolo determinante svolto dalla veduta della "Catena" nell'iconografia fiorentina: l'autore infatti trascura il più recente prototipo del Bonsignori per preferire nuovamente l'immagine berlinese nella reinterpretazione operata a partire dal 1570 e molto nota in Europa grazie al successo delle Civitates.
Il titolo Florentia viene posto in alto al centro, entro nastro, al di sotto del quale è inserito il giglio fiorentino all'interno di uno stemma; oltre all'indicazione del fiume Arno, nessuna voce esplicativa è inserita all'interno dell'immagine. Il disegno può essere suddiviso in tre fasce: in alto, per circa un terzo della figurazione, viene delineato il cielo; al centro è la città con le sue mura e i suoi edifici, coronata in alto dalle colline e attorniata in basso da prosperi campi coltivati; più giù, in primo piano, in un'ambientazione agreste, vengono disegnati alcuni viandanti, mentre un albero viene posizionato a mo' di quinta laterale sulla destra.
Il punto di vista viene collocato ancora sulle colline di Bellosguardo, ma rialzato rispetto alla veduta di Anonimo per permettere una migliore lettura della spazialità interna; grande risalto viene dato all'Oltrarno, anche perchè più vicino al punto di osservazione, e, a differenza dell'immagine di riferimento, è possibile seguire il percorso del fiume fin oltre l'estremità orientale della città, con la rappresentazione di tutti e quattro i ponti. Grande rilevanza viene data alle emergenze architettoniche della città, anche se, soprattutto nel caso dell'area oltrarno, l'evidenziare attraverso i fuori scala alcuni edifici di importanza minore preclude una chiara lettura di quelle presenze che tradizionalmente vengono considerate caratterizzanti la città: basti pensare a Palazzo Pitti, che, sia pur spostato verso il fondo, perde il suo ruolo di elemento dominante in quanto quasi nascosto dalla mole di Santa Felicita, e a Santo Spirito, a malapena individuabile. Molto schiacciata per motivi prospettici appare invece l'area al di qua d'Arno, dove spiccano innanzitutto il complesso del Duomo, Santa Maria Novella e Palazzo Vecchio, anche se molto meno evidenziato rispetto alle vedute precedenti, mentre sono individuabili San Lorenzo, l'Annunziata, l'Orsanmichele, il campanile della Badia e la torre del Bargello e Santa Croce, anche se ridotta dimensionalmente in quanto molto lontana dall'osservatore. In generale dunque, si può notare, rispetto al passato, un minore interesse per l'evidenziatura dei tradizionali simboli del potere politico, il cui stemma peraltro non compare accanto al giglio fiorentino come tante volte in passato. Molto rispettosa delle deformazioni prospettiche causate dalla scelta del punto di vista, l'immagine però mostra tutta una serie di piccole alterazioni della realtà topografica, causate da motivi di ordine rappresentativo.

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