Questo lavoro, primo esempio di un nuovo tipo
di veduta più vicino al gusto scenografico seicentesco, viene
realizzato da Valerio di Cosimo Spada, scrittore e piombatore dei Privilegi
e Lettere Granducali oltre che incisore. Il titolo, Veduta della città
di Firenze dal muricciolo del Prato dei Padri di San Francesco al Monte,
è inserito entro un nastro svolazzante che circonda, sui lati
e in basso, una dedica in 7 righe posta in una ricca cornice arabescata
e sormontata da una corona: Al Ser.mo Principe Leopoldo di Toscana.
Seren. Principe. Avendo io per proprio diletto intrapreso a delineare
la presente veduta della città di Firenze nella quale più
che in ogni altra a mio credere, si scuoprono minutamente non meno i
più riguardevoli edifizzi della stessa Città che un grandissimo
numero delle Ville che le stanno sparse dintorno, mi son risoluto a
stamparla sotto l'eccelso nome di V. A. Di qui mi fo animo a sperare
che questa mia debol fatica esposta ai raggi della sua generosa beneficenza
sia per ricevere il suo vero lume, il quale rompendo le troppo spesse
ombre che v'appariscono della mia ignoranza, sia per renderla men difettosa
agli occhi di chiunque è per riguardarla. Supplico pertanto l'A.
V. ad aggradire quest'atto del mio umilissimo ossequio e a farmi godere
gli effetti della sua gran protezione, sotto la quale resto: Di V. A.
Serenissima umilissimo servitore Valerio Spada. In basso una legenda
di 44 voci in 10 file, divisa in due elenchi, uno dalla A alla Z e un
altro da 1 a 21.
Lo Spada assume il punto di vista a sud est della città, in una
posizione simmetrica rispetto a quello tradizionale a sud ovest dei
prototipi della "Catena" e del Bonsignori, decidendo inoltre
di non innalzarlo come quest'ultimo sulla verticale per caratterizzare
l'immagine come panorama visto da lontano. Il gusto del tempo risulta
ancora evidente nel disegno, fedele alla realtà topografica da
un lato, e dall'altro molto attento nella definizione dell'elemento
naturale e alla resa scenografica dell'immagine. La città, inquadrata
idealmente tra la cornice, l'ambientazione agreste in primo piano e
due alberi che fungono da quinte laterali, appare ancora città
medioevale con i resti delle torri, capitale del Granducato che ha ridisegnato
gli spazi di rappresentanza, spazio urbano solo episodicamente barocco,
ma anche la città dell'aristocrazia del potere politico ed economico,
che da un lato rafferma la sua presenza all'interno delle mura attraverso
la ristrutturazione e la costruzione dei suoi palazzi e dall'altro realizza
numerose ville extraurbane, sempre dotate di ampi giardini, che punteggiano
l'area fuori le mura.
La veduta della città è molto simile a quella oggi possibile
da Piazzale Michelangelo. L'inusuale vista permette di riprendere in
maniera adeguata alcune costruzioni sacrificate nelle precedenti vedute,
come il ponte Rubaconte, nascondendo però alcune aree della città,
come quella settentrionale; oltre alle emergenze principali della città
l'autore pone all'attenzione, inserendoli anche in legenda, anche alcuni
conventi e edifici più ordinari, come lo sfogatoio delle fonti,
la Zecca vecchia e il tiratoio dell'Arte della Lana. Ancora una volta
S. Maria del Fiore viene collocata in posizione centrale e i due estremi
della città, il torrino della Zecca e il forte Belvedere, risultano
essere sostanzialmente equidistanti dall'asse dell'incisione. Nella
parte di sinistra, l'immagine illustra l'Oltrarno, però solo
in parte a causa dell'orografia del suolo; sono riconoscibili la Fortezza
del Belvedere e il campanile di S. Spirito, mentre non è visibile
Palazzo Pitti. Proseguendo verso destra, viene disegnato l'Arno con
i quattro ponti, di cui però solo il Ponte Vecchio e il Rubaconte
sono chiaramente visibili; quindi la zona di qua d'Arno, con Palazzo
Vecchio, l'Orsanmichele, il Duomo, S. Croce. Sullo sfondo sono rappresentate
le colline alle spalle della città, dove sono visibili molte
delle ville suddette; in primo piano è raffigurata una scena
agreste, animata da una varietà di animali, vegetazione e figure
umane, intente nel lavoro o nella conversazione, e, a sinistra, l'artista
al lavoro presso il muricciolo citato nel titolo.
Notevole è il valore artistico dell'immagine, come può
vedersi nel raffinato disegno delle colline e della scena in primo piano,
nella descrizione delle architetture, in particolare delle emergenze
principali, definite con notevole cura fin nei dettagli, nel sapiente
uso delle ombreggiature e più in generale nella ricchezza e nell'espressività
di tutta l'immagine.