Veduta di Firenze dal convento dei PP. Cappuccini di Montughi

(clicca sull'immagine per ingrandire)

G. Zocchi
1744
incisione su rame
cm.48,3x68,4
Museo "Firenze com'era", Firenze

L'affermazione durante il XVIII secolo della veduta intesa come ritratto paesistico "per parti" della città trova pieno riscontro ne Le vedute di Firenze, le Vedute delle ville e d'altri luoghi della Toscana e nella Scelta di XXIV vedute delle principali piazze contrade, chiese e palazzi della città di Firenze dedicata alla Sacra Reale Apostolica Maestà di Maria Teresa di Giuseppe Zocchi, pittore ed incisore, che, a differenza di Gori, Sgrilli e Rossi, autori di alcune tavole della prima metà del secolo dedicate ai monumenti della città, privilegia nei suoi lavori più il carattere pittorico che quello tecnico. La Scelta , commissionata dal marchese A. Gerini, uno dei maggiori mecenati del tempo, si apre con la tavola della Veduta di Firenze dal Convento dei PP. Cappuccini di Montughi, titolo in basso al centro, con accanto a sinistra Ioseph Zocchi delin. Floren. e a destra Iohann. Andreas Pfeffel S. C. M. Chalcogr. Sculp. Direx Aug. Vind.
Il punto di vista viene collocato in una posizione insolita, a nord della città come nel caso della veduta dell'Hisler, e non viene innalzato sulla verticale. Si ottiene in questo modo una veduta molto allungata dello skyline della città, in cui, all'interno del fitto tessuto urbano, disegnato in modo non corrispondente alla realtà, emergono i principali edifici. Da sinistra sono riconoscibili l'Arco di Lorena, la porta S. Gallo e il torrino del Maglio; la SS. Annunziata e S. Marco, S. Croce, S. Maria Novella, la cui cupola è posta in una posizione centrale rispetto all'immagine, col campanile e il Battistero; Palazzo Vecchio; Orsanmichele; S. Lorenzo; Palazzo Pitti; S. Maria Novella; S. Spirito; porta S. Frediano; non si percepisce la presenza dell'Arno. La veduta viene inoltre suddivisa in tre fasce: la prima, posta in primo piano, mostra in basso alcuni viaggiatori che si riposano e discorrono lungo la strada, oltre ad alcuni monaci e contadini al lavoro, e quindi, fino a poco meno della metà del disegno, viene rappresentata la campagna fuori le mura, priva dei caratteristici toni bucolici, per dar spazio ad una concreta immagine del contado secondo una tradizione settecentesca di vedutismo più maturo e attento alla realtà, e nella quale è ancora riconoscibile la maglia quadrata della centuriazione romana; la seconda mostra la città, cinta alle spalle dalle colline; la terza disegna un cielo nuvoloso, che occupa praticamente metà dell'immagine.
La pubblicazione di un'opera propagandistica e di divulgazione delle bellezze della capitale come quella dello Zocchi rientra nella volontà da un lato di destare ancora maggiore interesse nel pubblico di mecenati, uomini di cultura e viaggiatori, che inserivano la tappa di Firenze nel loro Grand Tour, e dall'altro di conquistare l'attenzione del governo austriaco, non sempre attento alle sorti dello stato toscano. In quest'ottica va vista la dedica a Maria Teresa d'Austria, e sempre questi motivi influenzano la scelta del punto di vista che permette di raffigurare la città nel modo in cui era apparsa nel 1739 alla stessa imperatrice, giunta a Firenze da nord, e di rappresentare l'arco trionfale eretto in quell'occasione dall'architetto lorenese Jadot.

torna indietro

elenco cronologico delle vedute considerate | le immagini suddivisione in gruppi |