Nel 1540 Cosimo I stabilisce il trasferimento
della famiglia ducale da palazzo Medici al palazzo della Signoria e
conseguentemente, all'interno di quest'edificio, oltre alla creazione
dei nuovi appartamenti, vengono completamente rinnovate le sale che
erano servite per le adunanze delle vecchie strutture politiche e amministrative;
nel grande salone detto dei Cinquecento, il soffitto viene completamente
affrescato con le Allegorie e storie di Firenze e dei Medici, in cui
il Vasari raffigura ripetutamente la città, anche inaugurando
punti di vista insoliti. Ma nessuna veduta generale di Firenze è
così ampia e dettagliata come quella che rappresenta, sulla parete
nord della sala di Clemente VII, l'assedio della città da parte
delle forze imperiali e medicee fra l'ottobre del 1529 e l'agosto del
1530; qui il Vasari si impegna, almeno apparentemente, nel restituire
una visione puntigliosamente documentata della Firenze degli anni dell'assedio,
adottando un inedito punto di vista da sud che sarà talvolta
riutilizzato in seguito nell'iconografia fiorentina.
Il Vasari sembra adottare metodi di rilevazione strumentali che gli
consentono una rappresentazione precisa e dettagliata; il procedimento
da lui seguito è illustrato nelle Vite, in cui l'autore finge
di fare da cicerone a Francesco de' Medici: "posi a disegnarla
nel più alto luogo potetti, ed anco in sul tetto di una casa
per scoprire, oltra i luoghi vicini, ancora quelli e di S. Giorgio,
e di S. Miniato, e di S. Gaggio e di Monte Oliveto; ma Vostra Eccellenza
sappia, ancorchè fossi sì alto, io non poteva veder tutta
Firenze (
), dove, per fare che il mio disegno venisse più
appunto, e comprendesse tutto quello che era in quel paese, tenni questo
modo per aiutar con l'arte dove ancora mi mancava la natura; presi la
bussola e la fermai sul tetto di quella casa, e traguardai con una linea
per il dritto a tramontana, che di quivi avevo cominciato a disegnare,
i monti, e le case e i luoghi più vicini, e la facevo battere
di mano in mano nella sommità di quei luoghi per la maggior veduta;
e mi aiutò assai che avendo levato la pianta d'intorno a Firenze
un miglio, accompagnandola con la veduta delle case per quella linea
di tramontana, ho ridotto quel che tiene venti miglia di paese in sei
braccia di luogo misurato".
La raffigurazione della città si presenta diversa dall'esempio
della "Catena", essendo l'immagine ruotata e maggiormente
schiacciata rispetto ad essa, a causa dello spostamento a sud del punto
di vista che, collocato sulla collina di Pian dei Giullari, risulta
essere anche decisamente abbassato, anche se non quanto si vedrà
nella veduta dell'Anonimo del 1570. Il Vasari forza di frequente la
dimensione dei vari elementi raffigurati per ottenere una visione d'insieme
che possa rendere con efficacia i rapporti topografici e formali tra
città e territorio, città murata ed emergenze monumentali;
il risultato è la più ampia e completa documentazione
della città e dei suoi dintorni operata nel Cinquecento. Realizzata
con la collaborazione del fiammingo Jan von Pieter Aertsen, più
noto come Giovanni Stradano, l'immagine raffigura in primo piano e sulla
sinistra le postazioni degli assedianti, mentre nella parte alta della
veduta, al centro e a destra, è rappresentata la città;
si notano, nella zona oltrarno, S. Miniato al monte, cinto dai nuovi
bastioni progettati da Michelangelo, con dietro la chiesa di S. Salvatore,
il primo nucleo di bastioni dove sorgerà il forte del Belvedere
e, oltre la cinta muraria con le porte, Palazzo Pitti, ancora nell'aspetto
precedente all'ampliamento dell'Ammannati, con accanto l'area dove sorgerà
il giardino di Boboli. Sull'Arno vengono rappresentati il ponte delle
Grazie, con le antiche case poi abbattute; il ponte Vecchio, ancora
privo del corridoio vasariano; il ponte S. Trinità, destinato
ad essere distrutto dalla piena del 1557 e quindi ricostruito su progetto
dell'Ammannati; il ponte alla Carraia. Per quanto riguarda la parte
della città collocata sulla riva destra del fiume si possono
invece ricordare, oltre agli edifici più rappresentativi, i tiratoi
dell'Arte della Lana, distrutti nell'Ottocento e le case e la chiesa
di S. Piero Scheraggio nella stradina dove poi sorgeranno gli Uffizi.
Notevole per la grandiosità della rappresentazione, l'accorto
uso della luce e del colore, la precisione dei dettagli, quest'immagine,
oltre ad essere testimonianza della grandezza artistica del Vasari,
è stata considerata anche il segno, della piena maturazione e
della raffinatezza raggiunte dalle nuove tecniche di rilevamento del
territorio, peraltro argomento di studio in numerosi testi cinquecenteschi.