Veduta generale di Firenze da sud al tempo dell'assedio

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G. Vasari
1561-1562
affresco
cm. 230x530
Particolare della città
Sala di Clemente VII, Palazzo Vecchio, Firenze

Nel 1540 Cosimo I stabilisce il trasferimento della famiglia ducale da palazzo Medici al palazzo della Signoria e conseguentemente, all'interno di quest'edificio, oltre alla creazione dei nuovi appartamenti, vengono completamente rinnovate le sale che erano servite per le adunanze delle vecchie strutture politiche e amministrative; nel grande salone detto dei Cinquecento, il soffitto viene completamente affrescato con le Allegorie e storie di Firenze e dei Medici, in cui il Vasari raffigura ripetutamente la città, anche inaugurando punti di vista insoliti. Ma nessuna veduta generale di Firenze è così ampia e dettagliata come quella che rappresenta, sulla parete nord della sala di Clemente VII, l'assedio della città da parte delle forze imperiali e medicee fra l'ottobre del 1529 e l'agosto del 1530; qui il Vasari si impegna, almeno apparentemente, nel restituire una visione puntigliosamente documentata della Firenze degli anni dell'assedio, adottando un inedito punto di vista da sud che sarà talvolta riutilizzato in seguito nell'iconografia fiorentina.
Il Vasari sembra adottare metodi di rilevazione strumentali che gli consentono una rappresentazione precisa e dettagliata; il procedimento da lui seguito è illustrato nelle Vite, in cui l'autore finge di fare da cicerone a Francesco de' Medici: "posi a disegnarla nel più alto luogo potetti, ed anco in sul tetto di una casa per scoprire, oltra i luoghi vicini, ancora quelli e di S. Giorgio, e di S. Miniato, e di S. Gaggio e di Monte Oliveto; ma Vostra Eccellenza sappia, ancorchè fossi sì alto, io non poteva veder tutta Firenze (…), dove, per fare che il mio disegno venisse più appunto, e comprendesse tutto quello che era in quel paese, tenni questo modo per aiutar con l'arte dove ancora mi mancava la natura; presi la bussola e la fermai sul tetto di quella casa, e traguardai con una linea per il dritto a tramontana, che di quivi avevo cominciato a disegnare, i monti, e le case e i luoghi più vicini, e la facevo battere di mano in mano nella sommità di quei luoghi per la maggior veduta; e mi aiutò assai che avendo levato la pianta d'intorno a Firenze un miglio, accompagnandola con la veduta delle case per quella linea di tramontana, ho ridotto quel che tiene venti miglia di paese in sei braccia di luogo misurato".
La raffigurazione della città si presenta diversa dall'esempio della "Catena", essendo l'immagine ruotata e maggiormente schiacciata rispetto ad essa, a causa dello spostamento a sud del punto di vista che, collocato sulla collina di Pian dei Giullari, risulta essere anche decisamente abbassato, anche se non quanto si vedrà nella veduta dell'Anonimo del 1570. Il Vasari forza di frequente la dimensione dei vari elementi raffigurati per ottenere una visione d'insieme che possa rendere con efficacia i rapporti topografici e formali tra città e territorio, città murata ed emergenze monumentali; il risultato è la più ampia e completa documentazione della città e dei suoi dintorni operata nel Cinquecento. Realizzata con la collaborazione del fiammingo Jan von Pieter Aertsen, più noto come Giovanni Stradano, l'immagine raffigura in primo piano e sulla sinistra le postazioni degli assedianti, mentre nella parte alta della veduta, al centro e a destra, è rappresentata la città; si notano, nella zona oltrarno, S. Miniato al monte, cinto dai nuovi bastioni progettati da Michelangelo, con dietro la chiesa di S. Salvatore, il primo nucleo di bastioni dove sorgerà il forte del Belvedere e, oltre la cinta muraria con le porte, Palazzo Pitti, ancora nell'aspetto precedente all'ampliamento dell'Ammannati, con accanto l'area dove sorgerà il giardino di Boboli. Sull'Arno vengono rappresentati il ponte delle Grazie, con le antiche case poi abbattute; il ponte Vecchio, ancora privo del corridoio vasariano; il ponte S. Trinità, destinato ad essere distrutto dalla piena del 1557 e quindi ricostruito su progetto dell'Ammannati; il ponte alla Carraia. Per quanto riguarda la parte della città collocata sulla riva destra del fiume si possono invece ricordare, oltre agli edifici più rappresentativi, i tiratoi dell'Arte della Lana, distrutti nell'Ottocento e le case e la chiesa di S. Piero Scheraggio nella stradina dove poi sorgeranno gli Uffizi.
Notevole per la grandiosità della rappresentazione, l'accorto uso della luce e del colore, la precisione dei dettagli, quest'immagine, oltre ad essere testimonianza della grandezza artistica del Vasari, è stata considerata anche il segno, della piena maturazione e della raffinatezza raggiunte dalle nuove tecniche di rilevamento del territorio, peraltro argomento di studio in numerosi testi cinquecenteschi.

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