"Historia dipinta di Bosco capoluogo per tre volte incendiata e distrutta dai Borbonici

che invano tentarono di distruggere con le case e le strade anche l'amore per la libertà 1828,

perch' è per tre volte Bosco risorse  più fiera e più bella e nel verde di fronte al mare pronta a battersi per la libertà." 

 ( Josè Garçia Ortega )

   

I moti antiborbonici del 1828 ebbero come epicentro la Valle del Mingardo, e come personaggio chiave il Canonico A.M.De Luca di Celle Bulgheria.

Ognuno dei paesi della valle ed anche di quelli viciniori pago' il suo tributo di sangue con la vita dei suoi figli quando la rivolta falli' ed i Borbone operarono una repressione feroce.

Domanda : Perche' fu scelto il Cilento per una rivolta contro Re Ferdinando?

Risposta : Il Cilento di quel tempo era quasi privo di vie di comunicazione, percio' il progetto era quello di attirare nel luogo buona parte dell'esercito borbonico, accerchiarlo senza dargli possibilita' di fuga e procurargli grosse perdite. Possiamo dire che i rivoltosi, secondo un disegno internazionale, dovessero avere un ruolo di esca.

Domanda: Perche' falli' la rivolta?

Risposta: Per una serie di tradimenti da parte di " infiltrati " al soldo dei Borbone, che portarono all'arresto di molti rivoltosi alla vigilia dei moti. Altro motivo del fallimento fu la leggerezza del Galotto, che rivelo' alcuni particolari del piano ad una persona che egli scambio' per un compagno, mentre in realta' era un filoborbonico. Comunque ai rivoltosi manco' del tutto quell'appoggio che sarebbe dovuto venire dall'alto ( potenze straniere ).

Domanda: Quale fu l'epilogo della rivolta?

Risposta: L'epilogo fu tragico e l'accanimento dei Borbone contro i rivoltosi e i paesi ( Bosco soprattutto) fu cosi' violento che scateno' l'indignazione di tutta l'Europa. Si puo' dire che tutti i partecipanti furono fucilati o decapitati; si salvo' solo il Galotto che fuggi' in Francia ed i Borbone non riuscirono ad ottenere la sua estradizione grazie all'intervento di Mazzini presso il governo francese.

Domanda: Che cosa resta nella nostra memoria dei moti del '28 ?

Risposta : E' a prima vista incomprensibile l'indifferenza o quasi dei conterranei di oggi verso le vittime di quell'evento. Ma, ad una lettura piu' attenta e " psicologica " di quell'avventura, si comprende il silenzio quasi omertoso che ha circondato e in parte ancora circonda l'episodio. La spiegazione potrebbe essere il terrore che i Borbone trasmisero, con le nefandezze della repressione, ad ogni cilentano. Questo terrore fu cosi' efficace che forse fu trasmesso, col suo sinistro aleggiare luttuoso, di generazione in generazione, e forse nemmeno l'unita' d'Italia riusci' a cancellare la paura e il ricordo di essa. Potremmo dire che Del Carretto, formidabile sbirro dei Borbone, compi' un capolavoro di scelleratezza che diede dei " frutti " durevoli nel tempo.

RICORDIAMO

gl'imputati del nostro circondario

che col loro sacrificio

diedero inizio

alla grande opera

dell'unita'( ? ) e dell'indipendenza italiana,

da sempre ignorati nei libri di storia

(conosciamo bene la collocazione geografica dell'editoria !!! ),

e dalle istituzioni locali.

Certo, fu propaganda politica, ma i moti del '28

sono stati commemorati nel Cilento

solo durante il fascismo. ( FOTO )

E se oggi qualcosa conosciamo

e' solo grazie a studiosi locali che

hanno condotto ricerche minuziose

sulla storia della "nostra" terra.

BOSCO

(*) Filadelfi di Bosco dimoranti a Napoli sotto mentite spoglie di commercianti ma attivi organizzatori delle rivolta, furono scoperti dalla polizia borbonica ed imprigionati il mese di maggio 1828 - La rivolta scoppio' alla fine di giugno.

CELLE DI BULGHERIA

ACQUAVENA di ROCCAGLORIOSA

ROCCAGLORIOSA

CASTELRUGGERO

VIBONATI

CASALETTO SPARTANO

CAMEROTA

LICUSATI

 

Carelli P., Soprano S. e Romaniello F.