Introduzione
Hatshepsut arrogante usurpatrice o sovrana illuminata?
Da secoli gli egittologi si interrogano su questo dilemma senza trovare
una risposta definitiva. E forse non sapremo mai la verità…
La regina Hatshepsut è il monarca di sesso femminile più famoso che l'Egitto
abbia mai avuto in tutto il corso della sua storia. Il più famoso ma non
certo l’unico.
Infatti, al contrario di come comunemente si crede, non fu l'unica donna
che riuscì a governare l’Egitto.
Conosciamo un buon numero di regine che regnarono sull'Egitto prima di
lei: la regina Neitkrety (che Erodoto chiama 'Nitokris'), verso la fine
della VI dinastia, e la regina Sobekneferu, alla fine della XII dinastia
(Medio Regno).
Con meno certezza, crediamo ci siano state anche la regina Neithotep
e Meryt-Neit, che dovettero regnare entrambe durante la I dinastia.
Infatti, abbiamo i loro nomi racchiusi nel cartiglio - il tipico disegno
curvilineo nel quale era scritto il nome del faraone - e lo stile delle
loro tombe suggerisce una loro ascesa al trono.
Sebbene conosciamo molto poco su queste regine, abbiamo però abbastanza
dati per affermare che i loro regni furono brevi e poco importanti.
Anche la più tarda regina Twosret (XIX dinastia) regnò molto brevemente
e di lei ci rimangono ben pochi elementi con cui giudicare il suo operato.
Con Hatshepsut, comunque, il quadro è totalmente diverso.
Retroscena
Personalmente non credo nella teoria storica secondo la quale un essere
umano dotato di particolari doti possa cambiare da solo il corso della
storia.
Credo piuttosto che sia la storia a dare la possibilità alle persone
di influenzarla.
Con Hatshepsut ci troviamo proprio in questo tipo di caso.
Per decenni si è vista questa regina come l'usurpatrice di un ruolo completamente
maschile e quindi la sua presa del potere viene interpretata come un atto
che contrasta fortemente con lo status quo.
Studi recenti ha però dimostrato che uno degli elementi chiave nei successi
di Hatshepsut fu sicuramente lo sviluppo del ruolo della regina durante
la seconda metà della XVII dinastia.
Alcune grandi regine consorti quali Tetisheri, Ahhotep II e Ahmose-Nefertari,
governarono in modo autonomo l'Egitto grazie alle lunghe reggenze dovute
alla minore età degli eredi al trono (la XVII dinastia combatté aspramente
per scacciare gli invasori Hyksos dal nord del paese e non furono pochi
i faraoni che persero prematuramente la vita in battaglia, lasciando il
regno a faraoni ancora bambini).
Queste regine, che si susseguirono l'una di seguito all'altra, crearono
nella popolazione egizia l'idea che una donna potesse essere un ottimo
governante tanto quanto un uomo.
E, forse, addirittura indispensabile per il buon funzionamento del regno.
Le due ultime regine sono documentate meglio di quanto non sia Tetisheri,
la progenitrice di questa stirpe di donne energiche e risolute.
Di Ahhotep II si dice che "mise fine ad una rivolta nel sud, calmò i
nobili scontenti, e richiamò quelli che erano fuggiti dalla regione".
Ahmose-Nefertari non solo governò l'Egitto durante le minore età del
figlio, ma prima della morte del marito aveva progettato e fatto costruire
monumenti insieme a lui.
Ebbe anche il prestigioso incarico di suprema sacerdotessa a Karnak,
in un periodo in cui non era cosa comune avere una donna come alta sacerdotessa
di un dio.
In qualità di "Moglie divina di Amon", scelse personalmente il secondo
profeta del dio (ossia l'alto sacerdote deputato alla gestione ordinaria
del tempio) a Karnak.
Se consideriamo che il quel periodo Karnak stava diventando il tempio
più importante di tutto l'Egitto, il suo diritto a sceglierne l'amministratore
indica chiaramente che il suo potere politico, oltre che religioso all'interno
del governo doveva essere molto alto.
Tale fu il prestigio di questa regina da essere divinizzata dopo morta.
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