Thutmosi I
Nonostante la numerosa prole generata da Ahmose-Nefertary, la sua discendenza
si concluse con i suoi figli, Amenofi I e Merytamen, e il successivo re
dell’Egitto fu Thutmosi I.
Chi era? Cosa gli permise di diventare il successore di Amenhotep?
Non lo sappiamo. In realtà non conosciamo nulla di quest’uomo, tranne
il nome della madre. Una donna chiamata Senseneb della quale non abbiamo
né titolo né rango.
E nemmeno abbiamo dettagli sulla sua regina, Ahmose. Non era una principessa,
al contrario di quello che hanno pensato un buon numero di studiosi negli
anni passati.
I suoi unici titoli sono "Moglie del Re" e "Sorella del Re". Come possiamo
dedurre da una notevole mole di prove in nostro possesso, il termine "sorella"
poteva significare sia aveva il doppio significato di "poteva essere usato
sia per indicare una stretta parentela sia era solitamente usato per indicare
la moglie, , quindi in realtà non sappiamo con assoluta certezza se questo
titolo significasse che tra i due sposi ci fosse un legame di sangue o
fosse semplicemente una ripetizione del titolo precedente (forse con un
significato leggermente diverso che con i dati in nostro possesso non
siamo in grado di comprendere appieno).
Sappiamo con certezza che la coppia ebbe due figlie: Hatshepsut e sua
sorella Neferubity. Inoltre, il re generò due maschi, Wadjmose e Amenmose,
probabilmente nati entrambi da una moglie secondaria del re, la regina
Mutnofret. Ambedue i figli morirono prematuramente prima del padre.
L’infanzia
Hatshepsut era cresciuta nel palazzo del re, dove era stata educata dagli
scribi di corte.
Si deve sapere, infatti, che in Egitto, al contrario di quanto è accaduto
per millenni in Europa, le donne di alto lignaggio venivano educate allo
stesso modo degli uomini.
Erano capaci quindi di leggere, scrivere e far di conto!
In quel periodo il palazzo del re si trovava a fianco dell'entrata nord
del tempio di Amon a Karnak, dove oggi c’è il colonnato fatto costruire
da Tarharka nel cortile di Rameses II.
Il nome del palazzo era "Non sono molto distante da lui (Amon)". Durante
la sua gioventù Hatshepsut dovette vedere la morte dei suoi due fratelli
Ahmose and Wadjmose, e della sorella, Neferubity, anche se non abbiamo
nessuna informazione sulle cause di queste morti. Hatshepsut erede al
trono?
Potrebbe essere dopo questi decessi che Thutmosi I presentò sua figlia
Hatshepsut alla corte e ne fece la sua erede, come attesta una sua iscrizione
che si trova nel suo tempio funerario di Deir el Bahari: `Poi sua maestà
[Thutmosi I] disse a loro: "Questa è mia figlia, Khnumetamon Hatshepsut
- possa lei vivere! - Io ho scelto lei come successore per il mio trono...lei
dirigerà il popolo in ogni parte del palazzo; lei vi guiderà. Obbedite
alle sue parole, unitevi al suo comando."
I nobili reali, i dignitari e i capi del popolo sentirono il proclama
della promozione della sua figlia, il Re dell’Alto e del Basso Egitto,
Maatkara - possa lei vivere in eterno!'
La veridicità dell’iscrizione lascia molti dubbi, in quanto il successore
di Thutmosi I non Hatshepsut bensì un suo fratellastro.
Quindi non si capisce perché il re avrebbe dovuto presentare la regina
al suo seguito per poi scegliere un’altra persona.
E’ da notare però che i resoconto presentatoci da Hatshepsut mostra notevoli
somiglianze con ciò che Ramsete II, durante la successiva dinastia, lasciò
scritto di un avvenimento analogo.
La situazione di Ramsete II dovette essere molto simile a quella della
regina: una dinastia agli albori, un potente faraone che deve lasciare
il regno ad un figlio non ancora maggiorenne, la preoccupazione di evitare
ogni possibile fraintendimento al momento della successione.
Tutto ciò lascia credere che con buona certezza, questo fosse il modo
usuale con il quale veniva proclamato l’erede al trono, o almeno che questo
fosse il modo usato quando la successione non era priva di dubbi.
In molti altri casi, per evitare contrasti, si era usata la pratica della
correggenza, nella quale due sovrani, uno più vecchio e uno più giovane
si spartivano il potere.
Ma, per qualche motivo, in entrambi i casi si preferì un’altra soluzione.
Non è assurdo pensare che non ci fosse il tempo materiale per permettere
una correggenza. Forse entrambi i sovrani si trovarono nella necessità
quasi improvvisa di proclamare l’erede.
Abbiamo la certezza che non ci fu correggenza in quanto in questo caso
avremmo trovato sui monumenti i nomi di entrambi i regnanti nel cartiglio
reale, non solo quello del faraone più anziano.
Ed inoltre ci sarebbe pervenuta una doppia datazione con riportati gli
anni di regno di ambedue i faraoni allo stesso tempo.
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