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Hatshepsut erede al trono?

Potrebbe essere dopo questi decessi che Thutmosi I presentò sua figlia Hatshepsut alla corte e ne fece la sua erede, come attesta una sua iscrizione che si trova nel suo tempio funerario di Deir el Bahari:

`Poi sua maestà [Thutmosi I] disse a loro: "Questa è mia figlia, Khnumetamon Hatshepsut - possa lei vivere! - Io ho scelto lei come successore per il mio trono...lei dirigerà il popolo in ogni parte del palazzo; lei vi guiderà. Obbedite alle sue parole, unitevi al suo comando."

I nobili reali, i dignitari e i capi del popolo sentirono il proclama della promozione della sua figlia, il Re dell’Alto e del Basso Egitto, Maatkara - possa lei vivere in eterno!'

La veridicità dell’iscrizione lascia molti dubbi, in quanto il successore di Thutmosi I non Hatshepsut bensì un suo fratellastro.

Quindi non si capisce perché il re avrebbe dovuto presentare la regina al suo seguito per poi scegliere un’altra persona.

E’ da notare però che i resoconto presentatoci da Hatshepsut mostra notevoli somiglianze con ciò che Ramsete II, durante la successiva dinastia, lasciò scritto di un avvenimento analogo.

La situazione di Ramsete II dovette essere molto simile a quella della regina: una dinastia agli albori, un potente faraone che deve lasciare il regno ad un figlio non ancora maggiorenne, la preoccupazione di evitare ogni possibile fraintendimento al momento della successione.

Tutto ciò lascia credere che con buona certezza, questo fosse il modo usuale con il quale veniva proclamato l’erede al trono, o almeno che questo fosse il modo usato quando la successione non era priva di dubbi.

In molti altri casi, per evitare contrasti, si era usata la pratica della correggenza, nella quale due sovrani, uno più vecchio e uno più giovane si spartivano il potere.

Ma, per qualche motivo, in entrambi i casi si preferì un’altra soluzione. Non è assurdo pensare che non ci fosse il tempo materiale per permettere una correggenza.

Forse entrambi i sovrani si trovarono nella necessità quasi improvvisa di proclamare l’erede.

Abbiamo la certezza che non ci fu correggenza in quanto in questo caso avremmo trovato sui monumenti i nomi di entrambi i regnanti nel cartiglio reale, non solo quello del faraone più anziano.

Ed inoltre ci sarebbe pervenuta una doppia datazione con riportati gli anni di regno di ambedue i faraoni allo stesso tempo.

Il breve regno di Thutmosi II

Ma a questo punto, compare improvvisamente sulla scena un altro figlio del faraone, Thutmosi, che fino ad allora non era mai stato nominato nelle iscrizioni ufficiali di suo padre.

E fu lui, non Hatshepsut a diventare faraone allo morte di Thutmosi I.

Si può presumere che, per rinforzare i suoi diritti al trono, fu in questo periodo che si decise il suo matrimonio con la sorellastra, Hatshepsut, che doveva avere qualche anno più di lui.

Si ipotizza che Hatshepsut lo sposò appena prima o forse addirittura durante la sua incoronazione, nell’anno 1, il secondo giorno del mese di Akhet.

Dopo la morte di Thutmosi I il primo dovere del nuovo re e della sua energica sposa dovette essere la sepoltura del loro padre.

I vasi trovati nella tomba portano i nomi di entrambi, Hatshepsut porta i titoli di "Figlia del Re e Moglie divina [di Amon]".

Poiché ha il titolo di principessa, ma non quello di moglie del re, in quel periodo non doveva essere ancora sposata, anche se bisogna tenere conto che i dignitari di corte preparavano il corredo funebre molto tempo prima del suo reale utilizzo e quindi è possibile che questi titoli non fossero aggiornati.

Il nuovo faraone doveva essere molto giovane. Una statua del re, recentemente scoperta ad Elefantina lo rappresenta senza dubbio come un giovinetto, e il fatto che non sia mai nominato come principe durante i trent’anni del regno di suo padre, suggerisce che avesse molto meno dei trent’anni che Luc Gabolde gli attribuisce.

Il visir Ineni ha lasciato scritto che egli salì al trono come 'un falco nell’uovo'.

La stessa espressione che venne in seguito usata sia da Thutmosi III che da Amenofi III, ed in entrambi i casi abbiamo la certezza della loro estrema giovinezza al momento di diventare faraoni.

Un’altra indicazione, per quanto poco attendibile, sulla sua gioventù e sulla brevità del suo regno ci è data dal basso numero di eredi generati.

L’unica figlia di Hatshepsut, la principessa Neferura, era ancora neonata quando sua madre diventò la reggente di Thutmosi III, che risulta essere l’unico figlio maschio di Thutmosi II e che era anch’egli solo un bambino quando salì al trono.

Sua madre fu Isis, che sembra fu una regina minore. Infatti, aveva il titolo di Suten Maut (Madre del re), ma non Suten Hem-t (Moglie reale), come sarebbe successo se fosse stata la regina; da ciò è possibile ipotizzare che era semplicemente una donna dell’harem reale e non una principessa.

Siamo a conoscenza del nome di un’altra figlia, Mutnefer. Sua madre è sconosciuta.

Questa serie di dati lascia intendere che il regno di Thutmosi II sia stato molto breve, e sebbene l’esatta lunghezza sia tuttora in discussione, la maggior parte degli studiosi si accorda su non più di 8 anni.

Anche la rarità di scarabei commemorativi (piccoli oggetti di pietra o ceramica a forma di scarabeo che sul lato piatto riportavano brevi iscrizioni relative ad eventi importanti accaduti durante il regno) suggeriscono un regno breve.

Come ultima e decisiva prova vi sono le carriere di alcuni funzionari che ebbero importanti incarichi in quel periodo.

Su tutti il già nominato Ineni, che si occupò dello scavo della tomba di Thutmosi I, che ebbe incarichi sotto Thutmosi II e Hatshepsut e che morì durante il regno di Thutmosi III.

In virtù della sua giovane età è sorprendente che Thutmosi II non abbia avuto un reggente, ma c’è la possibilità che il re abbia raggiunto la maggiore età (che a quel tempo era a 12 o 13 anni) proprio prima di diventare faraone.

Certamente durante la vita di Thutmosi II, Hatshepsut non ebbe altri titoli oltre a quelli di "Grande Sposa Reale" e di "Moglie divina di Amon" - e tra i due lei preferì sempre usare il secondo.

 

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Questo documento è proprietà di Mauro Arcadio
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