Ecco il testo integrale
dell'omelia di Ruini
Questo il testo integrale dell'omelia del cardinale Camillo Ruini ai funerali
di Stato per gli italiani caduti in Iraq.
"Celebriamo questa messa di esequie, funerale di Stato per i caduti
dell'attentato terroristico a Nassiriya, con animo profondamente commosso ma
anche con intatta fiducia in Dio e con intima gratitudine per questi nostri
fratelli, il cui sacrificio è di esempio e di monito per tutti noi.
L'Italia intera ha già manifestato in molti modi, in questi lunghi giorni dalla
tragica notizia dell'attentato, un affetto, una riconoscenza e una solidarietà
per i caduti, per i feriti e per i loro familiari che vengono dal cuore del
nostro popolo e che esprimono la sua profonda unità e la consapevolezza del suo
comune destino.
Con questa messa ci rivolgiamo a Dio nostro creatore e padre, onnipotente e
ricco di misericordia, e gli affidiamo uno per uno questi nostri morti e le loro
famiglie, ciascuno dei feriti, tutti gli italiani, militari e civili, che sono
in Iraq e in altri Paesi per compiere una grande e nobile missione, e con loro
questa nostra amata Patria, la pace nel mondo e il rispetto per la vita umana.
Soltanto Dio, infatti, non può essere fermato dalle barriere della morte e
soltanto il suo amore e il suo perdono sono più grandi dell'intera somma dei
peccati che attraversano la storia del genere umano. Come abbiamo udito dalle
parole dell'Apostolo Giovanni nella seconda lettura di questa Messa, in Gesù
Cristo, risorto dai morti, Dio ci ha fatti realmente suoi figli, per il tempo
che ci è dato di vivere su questa terra ma soprattutto per l'eternità, quando
saremo in contatto diretto con Lui, lo vedremo così come Egli è, lo ameremo con
animo non diviso e parteciperemo per sempre alla pienezza della sua vita.
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Cari fratelli e sorelle, questa non è soltanto la nostra speranza, questa è la
realtà del destino che attende ogni persona che si sforza di vivere con retta
coscienza e generosità di cuore. Oggi, questo è il destino dei nostri caduti,
che hanno accettato di rischiare la vita per servire la nostra nazione e per
portare nel mondo la pace.
E questa è anche la più forte e sincera consolazione per le loro spose, figli,
genitori, per i loro compagni d'armi, per tutti quelli che hanno loro voluto
bene. Ascoltiamo ancora ciò che ci dice il Signore, attraverso le parole della
Sapienza antica che abbiamo letto nella prima lettura: 'Le anime dei giusti sono
nelle mani di Dio, la loro fine fu ritenuta una sciagura, ma essi sono nella
pace. Anche se agli occhi degli uomini subiscono castighi, la loro speranza e'
piena di immortalità.
Cari fratelli e sorelle, Gesù nel Vangelo ci ha avvertiti che il criterio in
base al quale saremo giudicati è quello dell'amore operoso, che sa riconoscere
la sua misteriosa presenza nel più piccolo e più bisognoso dei nostri fratelli
in umanità. Abbiamo perciò ascoltato con intima commozione le parole della sposa
di uno dei caduti che, dopo aver letto un altro, molto simile brano del Vangelo,
quello nel quale Gesù ci invita ad amare anche i nostri nemici, ci ha detto con
semplicità che di quella parola di Gesù lei e suo marito avevano fatto la regola
della propria vita.
E' questo il grande tesoro che non dobbiamo lasciar strappare dalle nostre
coscienze e dai nostri cuori, nemmeno da parte di terroristi assassini. Non
fuggiremo davanti a loro, anzi, li fronteggeremo con tutto il coraggio,
l'energia e la determinazione di cui siamo capaci. Ma non li odieremo, anzi, non
ci stancheremo di sforzarci di far loro capire che tutto l'impegno dell'Italia,
compreso il suo coinvolgimento militare, è orientato a salvaguardare e a
promuovere una convivenza umana in cui ci siano spazio e dignità per ogni
popolo, cultura e religione.
Questi primi anni del nuovo secolo e del nuovo millennio appaiono
particolarmente duri, crudeli e tormentati. Troppe popolazioni inermi sono
colpite, da ultimo gli ebrei delle sinagoghe di Istanbul. Ma proprio in questa
circostanza chiediamo a Dio, con umile fiducia, di rinsaldare nei nostri animi
la convinzione e la certezza che il bene è più forte del male e che anche nel
nostro mondo, segnato dal peccato, è possibile, con il suo aiuto, costruire
condizioni di libertà, di giustizia e di pace.
Mentre affidiamo alla misericordia di Dio le anime dei nostri fratelli caduti a
Nassiriya, confermiamo e rinnoviamo il sincero proposito di essere degni della
grande eredità che essi ci hanno lasciato.
Vorrei aggiungere un'ultima, sommessa preghiera: la tragedia di Nassiriya ha
sollevato in tutta Italia una grande onda di commozione e ci ha fatti sentire
tutti più vicini, ma ha anche istillato in noi una sensazione di freddo e di
paura, di fronte all'incertezza della vita e alla ferocia che può annidarsi
nell'animo umano.
Voglia il Signore riscaldare i nostri cuori, donare speranza e serenità
soprattutto a coloro che in questa tragedia hanno perduto i loro cari e devono
ora disporsi ad affrontare un futuro non previsto, più triste e più duro. E
voglia dare al nostro Paese e alle sue istituzioni efficace e duratura
determinazione di non dimenticarli e di non lasciarli soli. Il Signore benedica
e protegga il nostro popolo e i nostri soldati".
(18 novembre 2003)