Meda  

Il toponimo trae probabilmente origine dal latino "meta" che significa dosso o colmo: quello forse che domina il paese, situato ai piedi delle prime colline della Brianza, ed è costituito da una delle lingue di terra che discendono dalle Groane. Il borgo antico si sviluppò nei pressi del Monastero e della chiesa di San Vittore intorno al 780 d.C. Dopo secoli di profondi cambiamenti politici e sociali, nell’Ottocento il centro abitato raggiunse una buona stabilità economica, grazie al connubio tra agricoltura e attività artigianali. Oggi Meda è famosa in tutto il mondo per la produzione del mobile.

 

 

Capita di raccontare ai nostri figli antiche fiabe che ci trasportano in un mondo misterioso ed affascinante.
 Capita di leggere la storia del proprio paese ed imbatterci nella leggenda dei santi fondatori: ci si accorge di
perderci nella notte dei tempi dove il reale e l'immaginario si confondono e tutto diviene sacro.

Aimo e Vermondo, così si narra, imbattutisi coi feroci cinghiali trovarono riparo sopra due maestosi lauri e pur di aver salva la vita fecero voto a Dio di erigere in quel luogo, ove già esisteva un'edicola in onore di San Vittore, un cenobio di monache. Chi era dunque Vittore per essere venerato sin dai tempi antichi dagli abitanti della nostra zona? Era un soldato mauritano, oggi diremmo marocchino, che nei primi anni del secondo secolo prestava servizio a Milano sotto le insegne dell'esercito romano. Benché leale servitore dell'imperatore, in quanto cristiano fu arrestato, gettato in carcere, torturato ed ucciso. Come non considerare un segno di universalità l'alzare agli altari un soldato africano in terra lombarda?
Un segno dei tempi se si considera che la nostra zona conobbe la presenza di disparate popolazioni come quelle celtiche e romane che forzarono l'arrivo di migliaia e migliaia di schiavi, di coloni greci e siciliani. Fu poi con la caduta dell'Impero Romano che si stanziarono Longobardi e Franchi. Fondamentale fu l'opera di unità che la religione cattolica promosse all'interno delle varie etnie che costituivano il tessuto sociale. L'esistenza di un tempio cristiano nel pieno della foresta, che ricopriva la nostra collina, è segno che sin dall'Alto Medioevo esisteva un nucleo abitativo. Già in un documento dell'851 si parla del Monastero di San Vittore e cinque anni dopo un altro documento nomina Meda. Nel 1002 in un atto di permuta di terreni in località Farga si indica "castro Meda" intendendo per esso un villaggio dotato di mura, tipico degli insediamenti medioevali. Nel Medioevo, attorno al Monastero, si costituisce una comunità che ormai ha messo radici in questo luogo. Meda era un paese fiorente perché molti contadini delle zone vicine bramavano trasferirvisi per lavorare alle dipendenze della Badessa ed usufruire di un personale appezzamento di terreno ove costruire una casa e lavorare le terre affidategli: nasce il comune rustico.

Nei secoli seguenti si alternarono le dominazioni spagnola, austriaca, francese; indistintamente si conobbero i danni delle loro armate e l'iniquità delle loro gabelle. Ancora una volta è la Chiesa ad essere riferimento autorevole in uno Stato lontano e nemico: attraverso una presenza capillare su tutto il territorio mediante il Curato e la Confraternita, il tempio e le cappelle in onore dei santi e le icone nei cortili. Un fatto resta certo: la vita della nostra comunità si è sempre evoluta attorno al sacro. La giornata del contadino iniziava con la messa mattutina delle ore cinque e si concludeva col vespro delle ore diciotto. La nascita e la morte acquistavano quel fascinoso mistero attraverso la fede e le feste religiose, intercalate lungo tutto l'anno solare, creavano coralità e solidarietà.
Con l'affacciarsi del nostro secolo Meda cambia, lascia alle spalle un'economia agricola mentre si rafforza sempre di più l'artigianato del legno. Nascono le prime grosse industrie ed il lavoro attira nuova gente. La Meda attorno al campanile non esiste più, il paese si espande a vista d'occhio tanto che il nuovo centro si sposta sull'asse di via Matteotti-Indipendenza. Qui sorgono il palazzo comunale, la stazione delle ferrovie Nord, le industrie Salda, Baserga, Bertolotti, Lanzani.

Durante l'Ottocento si manifestò quel fenomeno migratorio proveniente dalla Brianza che si accentuò nell'ultimo quarto di secolo e nel primo Novecento. All'anagrafe comunale oltre agli Asnaghi, Mascheroni, Busnelli, Bonacina, Cassina e Besana si aggiunsero le famiglie Elli, Borgonovo, Motta, Spinelli, Frigerio, Colombo, Agrati, seguirono le Colzani e Scaccabarozzi. Non mancò il fenomeno contrario dell'emigrazione in Argentina di alcuni medesi. In questo contesto di inizio secolo si riscontrarono le prime avvisaglie della grande immigrazione del Dopoguerra. Da Bisceglie in Puglia si affacciarono i De Mango, Di Liddo e Ventura; da Modena i Piccaluga, dal Veneto i Candian, Meneghetti, Polloni; da Erve sopraggiunsero i Valsecchi, Bolis, Amigoni, Milesi, si aggiunsero altre famiglie provenienti dalla Bergamasca: i Marchetti, Marcolegio, Gattoni, Gualandris, Grisa.
Il boom economico dilatò il mercato del mobile che favorì l'espandersi delle industrie. Sono gli anni Cinquanta, caratterizzati dal massiccio arrivo di manodopera veneta che, espulsa dai propri luoghi di origine per calamità naturali (l'alluvione del Polesine), si concentrerà alla periferia del paese. Nacquero e crebbero i quartieri del Ceredo, del Polo e San Giorgio. Gruppi di famiglie venete si stanziarono in zona Via delle Cave, mentre famiglie friulane, dedite al lavoro delle fornaci, si accasarono in fondo alla via Santa Maria.
Negli anni Sessanta-Settanta affluì una modesta immigrazione meridionale che confluì particolarmente nel quartiere Polo.
Negli anni Novanta assistiamo ad una immigrazione di carattere extracomunitario. Nel 1996 sono stati censiti 224 stranieri (quanti quelli irregolari?), in massima parte marocchini, pakistani, turchi, africani, impiegati nelle botteghe artigiane. La presenza della ferrovia e della superstrada hanno fatto registrare un’immigrazione di famiglie provenienti da Milano, aumentando il fenomeno del pendolarismo e della città dormitorio. La dinamica demografica in questo secolo ha conosciuto un incremento senza pari: nel 1900 Meda contava 5.000 unità, nel 1951 toccava le 11.500, nel 1961 passava le 15.000, nel 1971 si attestava sulle 18.000, sino a stabilirsi sulle 20.000 unità nel 1981.
Oggi siamo in 21.000. Meda, crocevia di etnie come ai tempi di San Vittore; Meda tollerante, consapevole di aver dato casa e lavoro a uomini e donne desiderosi di un avvenire migliore.

(Brano tratto dalla pagina: Meda e dintorni, pubblicata nel sito di Felice Asnaghi:    www.asnaghifelice.it )


                       




Informazioni

Da vedere
Villa Traversi.
L’antico Monastero di San Vittore venne trasformato in una residenza nobiliare probabilmente ad opera dell’architetto neoclassico Giuseppe Pollak.

Chiesa di San Vittore.
Visibile nella forma voluta dalla ricostruzione cinquecentesca, conserva bellissimi affreschi attribuiti al Luini e altri di Giulio Campi e Giovan Battista Crespi detto il Cerano.

Sagre e appuntamenti
Primo concorso per giovani strumentisti "Città di Meda".
Dall’8 al 14 maggio in Villa Traversi. Bando di concorso a disposizione presso l’Ufficio Cultura del Comune.

Scorribande.
In giugno, rassegna di musica giovane organizzata in collaborazione con la Provincia di Milano. Nelle sere di luglio e agosto, nel cortile della S.M.S. Traversi, proiezioni di films della stagione invernale. Nel cortile della Villa Traversi rassegna teatrale con le realtà della zona e compagnie di Milano.

Festa patronale.
8 settembre, Palio dei ragazzi.

Primo premio di pittura "Ambrogio Moro" dal 17 al 21 settembre in Villa Traversi. Bando di concorso a disposizione presso l’Ufficio Cultura.

Informazioni
Municipio
P.zza Municipio 4
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