La scuola Epicurea e l'Epicureismo

La Scuola Epicurea. La scuola prese il nome dal suo fondatore Epicuro. Si configurò sotto forma di una associazione che accoglieva, in stretti legami di amicizia, persone di diverse condizioni culturali e sociali, raccolte in vari gruppi sparsi in diverse città anche fuori dalla Grecia. La scuola epicurea durò a lungo, dal III sec. a.C. al IV sec. a.C., senza però raggiungere nella storia del pensiero un'importanza paragonabile a quella che avrà lo stoicismo.

Epicuro. Epicuro di Samo (342-270 a.C.) apprese dai suoi maestri il pensiero di Platone e quello di Democrito. Nella sua vita studiò anche a fondo le opere essoteriche di Aristotele. Tenne scuola prima a Mitilene e a Lampsarco, poi dal 305 ad Atene. Scrisse moltissime opere, tra cui una Sulla natura, una Sul criterio o canone e le Massime capitali. Quest'ultima opera ci è conservata, insieme con tre lettere e con frammenti.

Filodemo. Filodemo di Gadara (110-35 a. C.) visse a lungo a Roma. Difese l'epicureismo contro gli attacchi degli stoici e degli accademici.

Lucrezio. Tito Lucrezio Caro (95-55 a. C.) fu autore del De rerum natura, una delle massime opere poetiche della letteratura mondiale. Rispetto ad Epicuro mise in maggior rilievo il "clinamen" degli atomi e inserì un suo pessimismo e una lotta a fondo contro la religione.

L'interesse per l'Etica. L'Epicureismo divide la filosofia in logica, fisica ed etica; giunge però al suo scopo fondamentale che è la ricerca della felicità, senza costruire un complesso sistema speculativo. Il pensiero epicureo subisce l'influsso della sofistica, dell'atomismo democriteo e dell'edonismo della scuola cirenaica.

La Logica. La logica epicurea è detta anche canonica, da "canon", regola per la ricerca della verità. Il criterio per raggiongere con certezza la verità va ricercato nell'evidenza, che è propria della sensazione, dell'anticipazione e dei  sentimenti. Fonte della conoscenza è la pura esperienza sensoriale. L'anticipazione o prolessi nasce dal ripetersi delle sensazioni. Essa riunisce i vari dati dell'esperienza che si trovano in noi e che permettono di anticipare esperienze future. I sentimenti come il piacere e il dolore, sono un criterio di verità perchè ci guidano con sicurezza nella scelta delle cose. Le opinioni, alle quali si giunge per mezzo delle anticipazioni, possono essere invece vere o false, perchè per esse si abbandona l'esperienza e interviene il ragionamento.. Qundo un'opinione è falsa, per correggere l'errore si deve ricorrere a nuove sensazioni.

La Fisica. La fisica epicurea è strettamente legata all'atomismo meccanicistico di Democrito. Però Epicuro, che non è uno spirito scientifico, non afferra certe intuizioni di Democrito. Infatti confonde l'indivisibilità fisica degli atomi con la loro piccolezza, e soprattutto, per influsso aristotelico, attribuisce agli atomi un peso, come qualità reale e non dovuta al loro moto. Ma se gli atomi hanno un peso, si devono muovere tutti all'ingiù per la forza di attrazione, e quindi non potrebbero unirsi fra loro.

La parènclisi. Perciò Epicuro ammette la "parènclisi" cioè una piccola deviazione (il "clinamen" di Lucrezio), nella caduta degli atomi, a causa della quale essi si urtano dando origine alle diverse realtà. E poichè queste deviazioni non sono fisse e determinate, la realtà è imprevedibile. Scompare così, nel meccanicismo degli epicurei il determinismo di Democrito.

L'anima e gli dèi. Perciò l'uomo possiede il libero arbitrio, perchè anche l'anima è composta di atomi, sia pure sottilissimi (Epicuro, ovviamente, non ammette che i fenomeni celesti, possano determinare le vicende umane, e perciò non attribuisce alcun valore alla mantica. Del resto non è possibile conoscere bene i fenomeni celesti, perchè sono lontani e si possono dare di essi più spiegazioni). L'anima quindi non è immortale. Gli dei esistono e sono formati anch'essi di atomi sottili, simili a quelli dell'anima. Essi vivono serenamente negli intermundi, cioè negli spazi vuoti esistenti tra gli infiniti mondi ammessi da Epicuro.

L'universo. Secondo Epicuro, l'universo "è costituito di corpi e di vuoto" ed è infinito. "Infatti ciò che è finito ha una estremità, e questa estremità è tale rispetto a qualcosa di esterno; perciò non avendo alcun limite esterno l'universo non ha fine, e non avendo fine deve essere infinito e non limitato. E inoltre l'universo è infinito per la moltitudine dei corpi e per l'estensione del vuoto".

L'ETICA La speculazione Epicurea ha il suo momento fondamentale nell'etica, che si ispira a quella dei cirenaici e in particolare di Aristippo. Epicuro dice infatti: " noi dichiariamo il piacere principio e fine della felicità" (edonismo).

Gli dèi e la morte. Scopo fondamentale dell'uomo è il raggiungimento della felicità. Ad essa si oppongono, in quanto causa di infelicità, il timore degli dèi e quello della morte. Ma si tratta di timori infondati, perchè:

a) gli dèi se ne stanno sereni e felici nei loro intermundi, senza occuparsi delle vicende di questo mondo. " Gli dèi, abituati alle proprie virtù, comprendono e hanno cari i propri simili e reputano indegno tutto ciò che è discorde da essi".

b) la morte non deve incutere timore, perchè "ogni bene e ogni male sono nei sensi, mentre la morte è privazione dei sensi". "Il più orribile dei mali, la morte, non è nulla per noi; perchè quando ci siamo la morte non c'è, e quando essa c'è, allora non ci siamo più noi".

La felicità. L'uomo, libero da questi timori, può raggiungere la felicità che si identifica con l'aponìa (assenza di dolore corporeo) e con l'atarassìa (assenza di preoccupazioni) che è una serenità simile a quella degli dèi. La felicità si ottiene eliminando le false paure e vivendo secondo il piacere, che si ottiene appagando i bisogni naturali necessari e rifuggendo il dolore. Dunque il piacere è un bene , il dolore è un male. Anche i piaceri fisici e corporei hanno un valore, perchè dovuti agli stimoli del processo vitale; sono però più importanti e durevoli i piaceri spirituali e in particolare l'amicizia.   La scelta dei piaceri deve essere fatta dalla ragione vigilante o prudenza, che deve valutare ciò che va ricercato e ciò che va respinto. La prudenza "è la sorgente di tutte le altre virtù. E certo le virtù sono intimamente legate a una vita felice e la felicità è inseparabile da esse".

LA POLITICA. Poichè la vita politica è solo causa di turbamento gli epicurei sostengono l'assenteismo politico. La famiglia e lo stato comportano legami, responsabilità e passioni che rendono difficile il raggiungimento della felicità. Per questo il saggio epicureo rifugge dalle cariche e dalla vita politica, e "vive ignorato" e ritirato dal mondo. Questo individualismo etico è però attenuato dal senso dell'umanità, che porta gli epicurei a considerare l'amicizia disinteressata come uno dei massimi piaceri. Il diritto naturale non è altro che un patto di utilità reciproca stretto tra gli uomini "per non recar danno agli altri e non riceverne". Con questo patto nasce la giustizia, che è uguale per tutti i membri di una comunità, ma che varia con il variare dei tempi, dei luoghi e delle circostanze.

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