COLONNATA

Nel cuore delle Alpi Apuane, c'è il paesino di Colonnata, immerso nel solenne paesaggio delle cave di marmo (da dove abbiamo preso la foto della lapide che ricorda gli anarchici) che merita una vista, anche solo per assaggiare il suo favoloso lardo aromatizzato alle erbe di montagna e stagionato in vasche di marmo.

Storia: nell'anno 177 a.C. i triumviri Marco Emilio, Lepido e Sicinio, Consoli di Roma, trasferirono in Luni, Colonia Romana, 2000 coloni, ad ognuno dei quali, furono concessi circa 50 agri di terra da coltivare (Tito Livio, XLI, 15). Parte degli schiavi che i Romani avevano trasferito a Luni, furono inviati nelle vicine Alpi Apuane, per estrarre il marmo, da spedire con le navi da carico (onerarie), a Roma, per abbelirne palazzi e monumenti. I massi di marmo recavano la scritta A.U.PH. (ad usum fori), esenti pertanto da qualsiasi imposizione fiscale. Queste persone, fusesi probabilmente con gli indigeni del luogo, dettero, verosimilmente origine ad entità montane, le quali, ancora oggi, conservano tracce di una propria autonoma cultura. Questi "Villici" ivi mandati per conto del Fisco Imperiale, erano presieduti, per le operazioni di scarico e di trasporto, da un certo Ilario, Maestro dei Villici; come si deduce da una lapide ritrovata nel 1810, fra gli spurghi del paese, su cui incisa si legge la serie dei Consoli romani. Altre notizie cominciano ad apparire solo nel basso medioevo, come si rileva dal Regesto del Codice Pelavicino. Si tratta di atti concernenti determinate concessioni dei Colonnatesi, al piano di Carrara e quindi in genere di atti di compravendita. Nel 1570, Colonnata, contava appena 24 fuochi (nuclei familiari). Nel 1553 solo 16 uomini si sottoscrissero all'atto di giuramento di fedeltà, pronunciato nella Pieve di Carrara, al nuovo Principe Marchese Alberico Cjbo Malaspina.

Colonnata ha dato i natali a uomini illustri: a Michele Cattani, a maestro Tarquinio, a Danese Cattaneo, scultore e poeta insigne, intimo amico del Tasso, a Frà Giovanni Lorenzo Cattani musicista.

Un particolare ricordo meritano tutti i cavatori caduti nelle cave e a questo proposito esiste nel paese di fronte alla chiesa, un bel monumento in marmo da 60 tonnellate, dello scultore Alberto Sparapani, dedicato a tutti i caduti sul lavoro nelle cave, che illustra nelle sue pagine di marmo tutti i lavori legati alle cave: "il Bagascio"portatore di attrezzi e acqua, "il Filista"cavatore addetto al taglio del marmo col filo elicoidale, "il Lizzatore"cavatore esperto nello scivolamento dei blocchi, "la Carratura"il trasporto a valle dei marmi.

In paese si mangiano bene specialità locali e si possono reperire pregevoli articoli artigianali in marmo.