CONSERVAZIONE E RESTAURO DI OPERE LIGNEE

di Paolo Sgreva

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Vicenza Palazzo Thiene-Cavalloni

RELAZIONE TECNICA

 

 

Testi e foto di Paolo Sgreva

Documentazione grafica di Debora Lovato

 

AVVERTENZA

Questa relazione, che concerne gli interventi eseguiti dalla ditta Sgreva nell’ambito dei lavori di restauro di palazzo Thiene-Cavalloni  diretti dall’architetto Piero Morseletto, descriverà e documenterà le operazioni eseguite, e nello stesso tempo darà conto del maggior numero possibile di dati informativi circa le modalità di costruzione e decorazione del soffitto che il restauro ha permesso di individuare.

                          

STRUTTURA DEL SOFFITTO DELL’ANDRONE DI PALAZZO THIENE-CAVALLONI

Il soffitto dell’androne di palazzo Thiene-Cavalloni è senza dubbio il più antico e pregiato dell’intero edificio. E’ un solaio a doppia orditura di travi squadrate, interamente costruito in legno di abete di prima scelta. Per le sue caratteristiche tecniche e stilistiche può essere datato all’inizio del XV secolo. Le travi trasversali hanno una sezione di 30x46 cm e coprono una luce massima di 7,51 m. Esse poggiano su modiglioni in legno finemente lavorati sorretti, a loro volta, da modiglioni in pietra con capitello scolpito. L’orditura secondaria è costituita da travi di 14x19 cm di sezione, ciascuna delle quali copre due luci, per una lunghezza variabile di 5,60  m. Il reticolo dei regoli o catinelle sovrapposto alle travi è formato da listelli di sezione variabile di cm 1-1,5 x 4-10 e lunghezza fino a m 5,50 in quelli trasversali. Le tavole dell’impalcato hanno uno spessore massimo di 3 cm, una larghezza tra i 37 e i 42 cm e una lunghezza che raggiunge i 5,5 m, e sono piallate solamente sulla faccia inferiore.

STATO DI CONSERVAZIONE E PROGETTO DI RESTAURO

Il solaio presentava un evidente dissesto statico, che non era però oggetto dell’intervento richiestoci e sul quale perciò sorvoliamo. Ci limitiamo a rilevare le numerose marcescenze sulle travature secondarie, in corrispondenza delle estremità incastraste direttamente nella muratura. Erano inoltre evidenti profonde fessurazioni su uno dei travoni dell’orditura principale. L’impalcato si presentava particolarmente degradato lungo la muratura dei prospetti e in una zona circoscritta del diametro di un paio di metri, nel settore più ad est. Delle metope collocate tra le travi secondarie ne erano rimaste circa la metà, mentre erano andate completamente perdute quelle disposte lungo le murature perimetrali. Delle catinelle non mancava più dell’ 8-10 % . Lo stato di conservazione delle superfici del solaio, invece, era molto più compromesso. Pur non presentando nessuna aggiunta o sostituzione anche per la decorazione pittorica, quest’ultima, tuttavia, era ricoperta da innumerevoli mani di imbiancatura a calce, a tempera, a smalto, che formavano a volte croste di alcuni millimetri. Questa crosta, dalla consistenza durissima, si staccava con relativa facilità dalla superficie originale, asportando però, frequentemente, frammenti di materiale pittorico. La decorazione delle cantinelle, invece, era costituita da una sucessione di piccoli ventagli bianchi, contornati in nero, su fondo azzurro, contenenti dei pallini colorati alternativamente in rosso e in verde, mentre il bordo inclinato della stessa era decorato con una serie di crocette e triangoli neri alternati. La decorazione, sotto le ridipinture sembrava difficilmente rintracciabile poichè la superficie era fortemente scurita e quasi carbonizzata. Durante lo smontaggio però, la si scoprirà perfettamente conservata in quei tratti di listello che passando trasversalmente sopra le travi  non erano mai venuti a contatto con vapori saturi di sostanze inquinanti fin dall’epoca della posa in opera del solaio. Il materiale pittorico era molto decoeso e spolverava facilmente. Le metope, grazie alla loro collocazione verticale e alla qualità della pittura, presentavano uno stato di conservazione leggermente migliore. Il colore aveva maggiore spessore, maggiore consistenza e maggiore aderenza al supporto ligneo. Sui modiglioni e sulle travi non si sono trovate tracce di dipinture o decorazioni. Il progetto dell’intervento prevedeva lo smontaggio del solaio, il restauro di tutti gli elementi lignei e delle loro decorazioni, la ricostruzione delle parti mancanti, il rimontaggio dell’opera.

INTERVENTO DI RESTAURO

Smontaggio

Lo smontaggio è stato seguito passo passo da  un rilievo grafico e dalla numerazione di ogni singolo elemento: tavole, cantinelle, metope,  travature, modiglioni. Sono rimaste in opera solo le travi dell’orditura primaria. Le tavole erano fissate con chiodi con testa a bulbo della lunghezza di 10-12 cm, mentre le cantinelle con chiodi dalla testa rotonda e piatta della lunghezza di 3-4 cm. Le metope erano semplicemente infilate nelle apposite scanalature intagliate nelle travi. Le travi dell’orditura secondaria, che come abbiamo detto, arrivavano a una lunghezza di 5,60 m, sono state segate a metà in corrispondenza delle chiodature  al trave principale. Questo oltre ad agevolare lo smontaggio, ci ha permesso, in fase di rimontaggio, di inserirle nei profilati in acciaio che ora sostengono i solai. I chiodi che fissavano tra loro le travature misuravano 30-35 cm. grossi chiodi per ognuno, lunghi 10-12 cm a testa tonda piantati nell’estremità più sottile, venivano smontati per eseguirne la pulitura.

Tutto il materiale ligneo del soffitto (tavole, cantinelle, travature, metope, modiglioni) è stato inizialmente scrostato a secco, a bisturi, dalle ridipinture a calce. Per le tavole questa pulitura è stata sufficiente perché ha permesso che venissero in luce ampie tracce di azzurro, integrate poi da qualche ritocco. Le travi principali e i modiglioni sono stati poi decapati con sverniciatore a solvente in gel. Le travature secondarie e le cantinelle sono state sottoposte a lavaggio con detergenti ad acqua. Le metope sono state sottoposte a una più accurata pulitura, prima a bisturi e poi a solvente. Questo ci ha permesso di salvare tutto il materiale pittorico ancora esistente. Sono stati identificati 20 temi figurativi diversi, alcuni dei quali ripetuti, talora con modeste varianti, dipinti su fondi bicolore: giallo / azzurro, azzurro / rosso, rosso / giallo, qualche volta invece su una campitura di un solo colore: o giallo o rosso o azzurro. La figura centrale della metopa è sempre bianca e acquista rilievo per effetto di un’ombreggiatura ottenuta con un tono più scuro. Dopo la pulitura su tutte le superfici è stata stesa una mano di antitarlo a pennello, con funzione più preventiva che insetticida, in quanto le tarlature sono molto rade.

Reintegrazione

La dettagliata registrazione della posizione delle metope effettuata durante lo smontaggio, ci ha consentito, a pulitura completata, di approntare una tavola nella quale ricollocare esattamente le metope superstiti deducendo dall’alternarsi dei loro soggetti e colori di fondo la probabile distribuzione di quelle mancanti. Queste sono state poi ricostruite e dipinte alternando i colori sui soggetti secondo una sequenza che ci è sembrato di leggere nell’impostazione originale. Soggetti e colori si alternano con regolarità. Ma ciò che caratterizza la decorazione del soffitto è che la combinazione dei 20 soggetti con le 6 versioni cromatiche fa sì che  nessuna delle 112 metope del soffitto risulta copia esatta di un’altra. Ciò si spiega con il fatto che il numero delle combinazioni tra soggetti e colori è leggermente superiore al numero di metope comprese nel soffitto. Per le cantinelle invece, dopo aver consolidato le porzioni di decorazioni superstiti, abbiamo completato le parti mancanti. Una volta individuate, sono state riutilizzate le tecniche di decorazione originali: lo spolvero, il disegno a pennello e la pittura a mano libera per le metope; lo stencil (o coloritura con mascherine), il disegno a pennello e la pittura a mano libera per la decorazione delle cantinelle. Sia per il ritocco delle decorazioni originali, che per le ricostruzioni, sono stati utilizzati colori acrilici per restauro reversibili in alcool.

 Rimontaggio

La ricomposizione del solaio è consistita nel rimontaggio di ogni sua parte nell’esatta posizione originale. Nella posa in opera (quella quattrocentesca) i costruttori, lavorando dall’alto, avevano montato le parti secondo questa successione: le travi principali, l’orditura secondaria, le metope, le cantinelle, il tavolato. Noi, invece, abbiamo dovuto lavorare dal basso montando, nell’ordine, le tavole, le cantinelle trasversali, le travature secondarie, le metope, le cantinelle lungo le travi, i cornicioni. Una delle travi principali del soffitto, in quanto fessurata e fortemente lesionata, è stata agganciata con barre filettate a una delle putrelle in acciaio che sorreggono sia il soprastante solaio in laterocemento sia l’orditura secondaria del solaio ligneo. Ecco come si è proceduto. Innanzi tutto sono stati fissati al solaio in laterocemento dei listelli in legno nella posizione corrispondente a quella delle travi secondarie. A questi è stato fissato l’impalcato mediante viti in acciaio inserite nei fori dei vecchi chiodi, ricollocando ogni tavola nella sua posizione originale. Vengono segnate sul soffitto le posizioni dei listelli trasversali alle travi. Le cantinelle originali, lunghe fino a 5,50 m, già decorate, sono state fissate alle tavole, non più alle travi, con chiodini in acciaio A questo punto le travature sono state inserite al loro posto. Ora, anziché appoggiare sulle travi principali, sono infilate tra le ali delle putrelle in acciaio. Lungo le murature dei prospetti, anziché essere murate le travi sono state posate su un profilo in acciaio sporgente dalla muratura. Una volta bloccate le travi con spessori e cunei in legno su ogni testa, sono state infilate le metope nelle loro scanalature. La riquadratura è stata quindi completata con le cantinelle corte lungo le travi. L’ultimo elemento montato è stato il cornicione. Esso è stato fissato con viti in acciaio sia alle travi principali sia a quelle secondarie per assicurare una maggiore stabilità di quest’ultime. La tecnica di rimontaggio da noi adottata, senza dubbio diversa dall’originale, permette, qualora se ne presentasse la necessità, di intervenire sul solaio in legno senza essere condizionati dal soprastante solaio in laterocemento. Come trattamento finale protettivo sono state stese più mani di cera sia sulle superfici dipinte che su quelle a legno.