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CHIESA DI S. FRANCESCO, DETTA DEL "PURGATORIO"

Dedicata a S. Francesco d'Assisi, fu costruita insieme ad un annesso convento dei Frati Minori Osservanti (sito dove attualmente si trova l'edificio Scuole Elementari "Pietrocola", in Piazza Trento e Trieste) tra la fine del XIV secolo e l'inizio del XV secolo da Ramondello Orsini Principe di Taranto e dalla moglie, Maria d'Enghien, proprietari del feudo minervinese.
Fu restaurata e rinnovata nel XVII secolo dal Principe Marzio Pignatelli.
Nel primo decennio del 1800, in seguito all'editto murattiano che soppresse diversi ordini religiosi e confiscò le loro proprietà, la chiesa divenne di proprietà municipale e dopo alcuni anni di abbandono venne rilevata dalla Congrega del Purgatorio alla ricerca di una nuova sede dopo l'abbattimento nel 1811 della chiesa dell'Annunziata situata all'ingresso dell'odierna Via De Gasperi.
La costruzione è a pianta circolare.
Da ammirare il bellissimo baldacchino barocco in legno dorato dell'altare maggiore, voluto dal Principe Marzio Pignatelli nel 1600, ed il coretto sovrastante l'ingresso dal quale il principe e la sua famiglia assistevano alle funzioni religiose, accedendovi tramite un corridoio collegato con il Castello che attraversa il convento adiacente.
Al suo interno l'ancona d'altare in legno dorato con la Vergine e le anime purganti; l'altare a destra di Santa Filomena e a sinistra della Desolata.
Accanto all'altare di Santa Filomena vi è la pietra tombale del duca Orazio Tuttavilla Calabritto (1693).
Il "R. Ingegnere e Tabulario Honofrio Tango" in occasione della vendita del feudo minervinese ai nobili Tuttavilla compilò nel 1667 una perizia del feudo fornendo una descrizione molto accurata di tale chiesa.
L'altare maggiore aveva una "custodia di noce indorata", evidentemente il baldacchino già citato; ai due lati di essa, sulle "portelle" che davano nella sagrestia, c'erano due belle statue di legno, una di S. Antonio da Padova e l'altra di S. Diego.
Sull'altare vi era una tela raffigurante S. Francesco e N.S. della Concezione.
A destra, entrando in chiesa, si trovava una piccola cappella senza alcuna immagine, poi c'era il cappellone della Croce con quadro di S. Oronzo con due angeli, in cornice dorata.
Alla sinistra v'era un'altra cappella senza immagine e poi quella di S.Filippo Neri con una tela raffigurante il Santo, pure in cornice dorata.
Sull'altare di questa cappella si trovava anche una statua di S.Mauro e, ancora appresso, altra cappella con quadro del Beato Gaetano con cornice dorata.
Vicino all'altare era posta una bella immagine di N.S. del Rosario e, attigua, una cappella dedicata a S. Francesco di Paola.
Ora di tutte le statue e i quadri esistenti nel 1667 non è rimasto nulla.
La statua rappresentante S.Antonio, pregevole opera lignea della prima metà del '600, andò bruciata alcuni decenni fa, perchè qualcuno incautamente aveva lasciato di notte una lampada ad olio accesa nelle sue vicinanze.
Nella sagrestia sino a poco tempo fa c'era una tela, anche della stessa epoca, raffigurante S. Francesco d'Assisi col Bambino Gesù, riportante nella parte inferiore lo stemma di Pignatelli e Guevara; attualmente non c'è più, come mancano altri quadri citati nella perizia, pure esistenti nella chiesa sino a non molti anni fa.
Incaricati delle funzioni religiose in questa chiesa erano i frati dell'attiguo Convento di S. Francesco, di cui faceva parte integrante.
Il monastero verso la metà del XVII secolo ospitava, oltre al P.Guardiano, tre frati sacerdoti, quattro laici, due terziari e due inservienti.
Questa chiesa è quella che maggiormente è stata deturpata dai restauri effettuati qualche decina d'anni fa. Oltre al danneggiamento del baldacchino furono asportate delle lapidi che si trovavano nel pavimento della sagrestia e dell'antisagrestia.
A porre termine a questo stato di cose, da alcuni anni sono sorte associazioni che hanno come intento la preservazione e la valorizzazione delle opere culturali del nostro abitato.
A tale scopo segnaliamo l'Archeoclub d'Italia "Athena", presieduto dal prof. Luigi Chieppa, che avvalendosi dell'opera meritoria della restauratrice prof.ssa Maria Preziusi e della disponibilità di don Vincenzo Giorgio e don Domenico Francavilla, , ha restituito alla cittadinanza diverse opere artistiche togliendole dallo stato di degrado e disfacimento in cui si trovavano.
Emblema di ciò è costituito dal restauro della Tela della Madonna del Suffragio, dipinto ripristinato al suo originario stato di bellezza, e nuovamente riconsegnato all'ammirazione dei fedeli e degli estimatori il 24 luglio 2004.

Tela della Madonna del Suffragio