La “legge
sulla tutela delle persone rispetto al trattamento dei dati personali”
ha migliorato il nostro modo di vivere?
Ossessionati
dalla
"grande sorella"
di Luciano Mei
Una
attività ricorrente nella vita moderna è la compilazione di moduli in
cui inseriamo i nostri dati anagrafici, indirizzi, recapiti e altre
informazioni personali. Dati che ci riguardano sono conservati in decine
di archivi, dalle agende e rubriche telefoniche degli amici ai grandi
computer delle amministrazioni pubbliche e private.
Per lo più si tratta di informazioni che, esaminate singolarmente, non
hanno grande rilevanza. Raccolte insieme alle altre, però, possono fornire
uno quadro sorprendentemente preciso delle nostre abitudini e del nostro
stile di vita.
Vi sono anche dati
da cui si possono ottenere informazioni più intime sulla vita di una
persona che potrebbero essere utilizzate per discriminate singoli individui.
Vengono chiamati "dati sensibili" e sono quelli relativi allo stato
di salute, alle opinioni politiche, alle tendenze sessuali, alle credenze
religiose e ad eventuali procedimenti penali in istruttoria o in atto.
Fino a qualche anno
fa alcune società, soprattutto operanti nel campo del marketing, facevano
un uso piuttosto spregiudicato dei dati personali dei "consumatori".
Informazioni che erano state fornite per l'acquisto di un bene materiale
o per poter fruire di un servizio venivano raccolte, commercializzate
e impiegate per scopi completamente diversi da quelli per cui erano
state rilasciate. Il tutto all'insaputa dei titolari dei dati e, qualche
volta, anche a loro svantaggio.
Questo stato di
cose in Italia è durato fino all'8 maggio 1997, quando è entrata in
vigore la legge n.675 del 31 dicembre 1996 sulla "tutela delle persone
e altri soggetti rispetto al trattamento dei dati personali", ovvero
la legge sulla Privacy.
Il "right of privacy"
(diritto alla privacy) è nato alla fine del XIX secolo ed era concepito
come il diritto di non subire intrusioni indesiderate nella propria
vita privata. Una reazione alla sempre più vasta e rapida circolazione
delle informazioni determinata dalla diffusione della stampa. Si trattava
quindi di una visione statica e negativa della "privacy" che era intesa
come strumento per impedire la conoscenza delle informazioni personali
da parte degli estranei.
Oggi tale concezione
è superata e la privacy è considerata lo strumento che il singolo cittadino
ha a disposizione per controllare la raccolta, la classificazione e
l'uso delle informazioni che lo riguardano da parte di chi, pubblico
o privato, gestisce le banche dati in cui esse sono inserite. La legge
prescrive che all'interessato sia garantito il diritto di accesso, di
rettifica e di cancellazione dei propri dati.
Per questo
motivo, da quando è entrata in vigore la legge, ogni volta che forniamo
le nostre generalità o altri dati personali, ci viene data una "informativa"
che ha lo scopo di comunicarci come verranno utilizzate quelle informazioni,
chi le gestirà e quali sono i nostri diritti in merito.
Un'altra novità
introdotta con la legge è che la tutela della riservatezza viene promossa
non solo con la repressione dei comportamenti illeciti attraverso i
normali strumenti giudiziari, ma anche con l'introduzione di forme differenziate
di tutela.
A tale proposito
è stata istituita una nuova autorità di salvaguardia, il "Garante per
la protezione dei dati personali", un organo collegiale, indipendente
dal governo e dalla pubblica amministrazione, che ha il compito di vigilare
sull'applicazione della legge ed il potere di intervenire nei casi di
violazione.
Garante per la privacy:
Organo collegiale costituito da quattro membri, eletti due dalla
Camera dei deputati e due dal Senato della Repubblica con voto limitato.
I membri sono scelti tra persone che assicurino indipendenza e che
siano esperti di riconosciuta competenza nelle materie del diritto
o dell'informatica, garantendo la presenza di entrambe le qualificazioni,
durano in carica quattro anni e non possono essere confermati per
più di una volta. Attualmente l'ufficio del garante è così costituito:
Prof. Stefano Rodotà (Presidente), Prof. Giuseppe Santaniello (V.
Presidente), Prof. Ugo De Siervo, Ing. Claudio Manganelli. |
Tra i compiti del
Garante vi è quello di stabilire le condizioni da seguire nel trattamento
dei dati sensibili in tutte quelle circostanze in cui il diritto alla
riservatezza contrasta con altri diritti altrettanto importanti.
È il caso, per esempio, del "diritto di cronaca", che si identifica
con l'interesse da parte della collettività alla più ampia circolazione
di notizie e con la libertà del singolo cittadino di poter manifestare
liberamente il proprio pensiero su fatti che accadono nella società
in cui vive.
Specifiche autorizzazioni sono state emanate dal Garante per regolamentare
il trattamento dei dati sensibili anche nelle attività investigative
da parte di agenzie private; nelle attività bancarie e assicurative;
nelle attività turistiche e di trasporto; nelle attività sanitarie;
nelle operazioni di selezione del personale; nell'esecuzione di sondaggi
e ricerche; nell'attività di mediazione a fini matrimoniali;… e in diverse
altre.
Qualcuno, all'indomani
dell'entrata in vigore delle legge, aveva ironizzato affermando che
per scongiurare il pericolo del "grande fratello" si fosse diventati
succubi della "grande sorella" Privacy.
È curioso notare
come, nei confronti di questa legge, molti commentatori siano passati
da un iniziale atteggiamento di "diffidenza" ad una accettazione rigorosa
e intransigente!
Si è arrivati ad additare come minacce alla privacy: le contravvenzioni
per violazioni al codice della strada; l'esposizione dei quadri con
i risultati scolastici; la pubblicazione dei risultati dei concorsi
pubblici; l'esistenza degli impianti televisivi di vigilanza;… non tenendo
conto che "diritto alla privacy" non significa affatto diritto a nascondere
o manipolare la verità!
Da una multa per
divieto di sosta o per eccesso di velocità è possibile venire a sapere
dove si trovava una persona in un certo momento ma ciò non costituisce
una violazione della sua privacy. La violazione ci sarebbe se tale informazione
venisse usata per uno scopo diverso da quello per cui era stata acquisita:
far rispettare il codice stradale. Se poi, come è accaduto, grazie a
una contravvenzione di questo tipo, una moglie ha scoperto che il proprio
coniuge le aveva mentito riguardo i propri spostamenti, non può essere
tirata in ballo la privacy che è certo il diritto a non essere sbugiardati!
Le stesse osservazioni valgono per tutte quelle situazioni (concorsi
pubblici, esami scolastici, .…) in cui è importante garantire il massimo
della trasparenza per contrastare il nepotismo e la corruzione, vere
e proprie piaghe sociali, che producono danni assai più gravi di una
piccola riduzione della riservatezza.
Il diritto alla
privacy, insomma, non va confuso col diritto a tutelare la propria immagine
a scapito della verità e non è neppure il diritto a impedire l'accesso
a qualunque informazione sul proprio conto.
La privacy è uno
strumento che garantisce ad ogni cittadino che le informazioni (veritiere)
che lo riguardano giungano a conoscenza di altre persone nei modi e
nei tempi stabiliti.
Il pericolo maggiore
per la nostra tranquillità e libertà, infatti, non proviene da un fantomatico
"grande fratello", potente, dispotico e tiranno intento a manipolarci,
ma dalle persone che incontriamo nella vita quotidiana che possono diventare
ostili a causa di un'informazione falsa o intempestiva nei nostri riguardi.
Pensate a tutti
coloro che hanno scoperto, grazie alla discutibile operazione di un
quotidiano, di avere lo stesso nome e cognome di uno squallido pedofilo.
In mancanza di informazioni più precise, molti di loro saranno guardati
con sospetto da vicini e conoscenti.
Anche questa è violazione
della privacy.
Luciano
Mei
luciomei@tiscalinet.it
Nota:
Per la realizzazione dell'articolo sono stati consultati i seguenti
siti internet:
http://www.garanteprivacy.it/
Il sito ufficiale del Garante per la protezione dei dati personali.
http://www.privacy.it/ Sito della
Polytecna, società indipendente rivolta allo sviluppo di servizi applicativi
delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
http://www.angap.it/ Sito della A.N.G.A.P.
Associazione Nazionale di Garanzia della Privacy.
http://www.cavarzano.com/legale/
Sito dedicato ai temi giuridici: Locazione, Internet,Privacy.