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I NEED A HERO
Si era deciso!
Per l'ennesima notte, l'incubo l'aveva sorpreso, guastandogli il sonno.
Impastandogli la fronte di sudore, scuotendo la sua coscienza, lasciandogli in bocca un sapore amarissimo.
Sognava con persistente consuetudine, di essere a scuola, nel corridoio del suo piano, durante l'intervallo. In quei momenti non essere spinti, affumicati dalle sigarettte, assordati dal chiasso, diventa un impresa veramente ardua.
Ebbene si trovava lì, nei pressi della macchinetta per il caffè, intento a sorseggiare una cioccolata calda in cui spesso nuotavano delle formiche e che sapeva di detersivo. D'un tratto guardandosi i piedi scopriva di non avere ne le scarpe ne le calze. Confuso e sorpreso come ci si sente spesso nei sogni, cercava di arrivare in classe senza dare nell'occhio:  " Le avrò lasciate nello zaino" si ripeteva come se potesse aver senso.
L'orrore sostituiva le altre sensazioni, nel momento in cui si accorgeva che non solo si era scordato le calze e le scarpe, ma anche i pantaloni, la camicia…insomma: era totalmente nudo!
Le guance diventavano paonazze, cominciava a correre forsennatamente verso l'aula in fondo al corridoio, ma non faceva altro che scivolare sulla cera sparsa dai bidelli    ( era proprio un sogno!).
Accortosi della vanità dei suoi sforzi si sedeva a terra, tra risate e sguardi curiosi, lasciandosi andare ad un pianto isterico e poco liberatorio.
Questo incubo lo lasciava spaventato e di mal umore, Giacomo, questo il nome del protagonista, era un bravo ragazzo.
La sua morale, rigidamente composta da severi principi cattolici, gli imponeva un comportamento mite e sostanzialmente onesto.
Portva i capelli a spazzola e la poca barba che il suo ciclo ormonale gli concedeva, sistematicamente rasata.
Tutto sarebbe filato a meraviglia se non fosse che nel mondo esistevano persone diverse da lui. Noi tutti siamo andati a scuola, (più o meno via…) quindi abbiamo un'idea abbastanza precisa di cosa voglia dire essere sfottuti dai propri compagni.
Se non lo sapete meglio per voi, il nostro eroe invece lo sapeva benissimo.
C'erano duretti di provincia, play-boy in erba, alternativi puri che si prendevano quotidianamente la libertà d'insultarlo, di deriderlo.
La sua carriera scolastica, impeccabile peraltro, era da sempre stata costellata da figure simili.
Basta!
Quella mattina decise che avrebbe messo la parola fine a quell'assurda tradizione.
Arrivò a scuola con un giubbotto mimetico, i jeans strappati e uno sguardo di pietra.
I suoi compagni si accorsero subito che non era giornata e decisero di lasciarlo stare, il primo obiettivo l'aveva raggiunto. Decise quindi di trovarsi un soggetto specifico cui far patire qualcuna delle sofferenze che aveva patito lui.
Durante l'intervallo lo trovò, si avvicinò ad un mucchietto imberbe di ossa, gli si piantò davanti, lo guardò in faccia e gridò : - Cretino, scemo deficiente, ma che razza di cosa sei…-
Voleva continuare, ed invece si era fermato, colpito dagli stessi suoi occhi riflessi in quelli dell'altro. La sua stessa espressione smarrita...
Qualche minuto dopo un ragazzo nudo vagava per i corridoi della scuola tra lo scandalo generale.

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