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Epistemologia

della complessità

 

Sommario

I  malintesi

Parlare  della   scienza

Approcci   della  complessità

Lo   sviluppo  della  scienza

Rumore  e   informazione

Informazione   e  conoscenza

Paradigma  e   ideologia

Scienza  e   filosofia

Scienza  e   società

Scienza  e   psicologia

Competenze  e   limiti

Un  autore   non  nascosto

La   migrazione  dei  concetti

La  ragione

 

 

 

 

Durante l’ intervallo, prima di questa discussione, avevo due problemi di complessità da risolvere. Uno l’ ho risolto, l’ altro no. Il primo problema era circoscritto. Mi trovavo a dover tentare di rivedere tutti gli appunti che avevo preso sui densi interventi di questa mattina, riuscendo nel frattempo a mangiare, perché contemporaneamente avevo fame. Per risolvere questo problema mi è bastato recarmi non lontano di qui, in una sala al piano di sotto. Ho preso gamberi alla griglia e ho bevuto vino verde. Purtroppo non sono riuscito in quel frattempo a risolvere il secondo esercizio di complessità : sulla base di tutti gli appunti che avevo preso, volevo tentare di articolare senza omogeneizzare, e di rispettare la diversità senza fare un puro e semplice catalogo.

Mi sono trovato di fronte questo DRAMMATICO PROBLEMA, tra il disordine e l’ ordine, il disordine che è la dispersione generalizzata e l’ ordine che è una costrizione arbitraria imposta a quella diversità.

Ancora una volta il problema dell’ UNO e del MOLTEPLICE. Non ce l’ ho fatta. Presento a mia discolpa il fatto di non aver avuto molto tempo, ma forse la questione è molto più grave.

INNANZITUTTO CREDO CHE PROPRIO

LA NECESSITA’

DEL TIPO DI PENSIERO COMPLESSO

CHE IO SUGGERISCO

RICHIEDA

LA REINTEGRAZIONE

DELL’ OSSERVATORE

NELLA SUA OSSERVAZIONE.

IO STESSO

MI TROVAVO

QUI,

TOTALMENTE SOGGETTO

E

TOTALMENTE OGGETTO, tra le vostre mani.

DI QUESTA DOPPIA POSIZIONE

HO AVUTO

UN’ IMPRESSIONE MOLTO STIMOLANTE

E

UN PO’ SCORAGGIANTE. Molto stimolante perché tutti i vostri interventi mi hanno colpito per la loro intelligenza.

Ho pertecipato a molti convegni, a molti dibattiti, ma qui tutto quello che dicevate mi

riguardava, mi interessava.

Inoltre avevo l’ impressione che, dal mio punto di vista, mi potesse essere utile non solo

per riflettere ma forse per esprimermi meglio. Devo dire anche che ne traggo l’ auspicio

che simili esperienze si verifichino ancora, non solo per me ma anche per altri che vivono

un’ avventura che, de facto, se non de jure, li porta ad attraversare le discipline, a fare i

viaggi nel sapere. Io credo che sia molto importante che chiunque compia questo tipo di

percorso possa ESSERE MESSO A CONFRONTO con persone che possiamo chiamare

specialisti, dotati di una competenza precisa in un campo, e che sia pronto ad affrontare le

loro critiche. E’ importante anche considerare quelli che possiamo chiamare malintesi.

 

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& I malintesi

INNANZI TUTTO

PRIMO TIPO DI MALINTESO. A varie riprese mi sono accorto che l’ idea che ci si faceva di me era

quella di una mente che aspiri alla sintesi, alla sistematicità, alla

globalità, che punti all’ integrazione, all’ unificazione, all’ affermazione

e alla sufficienza.

La gente ha l’ impressione che io sia uno che ha elaborato un paradigma

e lo estrae dalla tasca dicendo : " Ecco cosa bisogna adorare, e bruciate

la vecchie tavole della legge ". Così, a più riprese, mi è stata attribuita la

formulazione di un concetto di complessità perfetta che io opporrei alla

semplificazione assoluta.

ORA,

L’ IDEA STESSA DI COMPLESSITA’

COMPORTA

UN’ INTRINSECA IMPOSSIBILITA’ DI UNIFICARE,

UN’ IMPOSSIBILITA’ DI COMPIUTEZZA,

UNA QUOTA DI INCERTEZZA,

UNA QUOTA DI INDECIDIBILITA’

E

IL RICONOSCIMENTO

DI UN CONFRONTO FINALE

CON L’ INDICIBILE. Con ciò non significa che la complessità di cui io parlo si confonda con il relativismo assoluto,

lo scetticismo stile Feyerabend.

SE COMINCIO CON UN’ AUTO-ANALISI,

VEDO

IN ME

UNA TENSIONE vuoi patetica, vuoi ridicola

TRA DUE PULSIONI INTELLETTUALI CONTRARIE.

DA UNA PARTE lo sforzo instancabile per articolare i saperi diversi, lo sforzo verso la ricomposizione,

DALL’ ALTRA, contemporaneamente, il contromovimento che distrugge il precedente.

A PIU’ RIPRESE, e da molto tempo,

HO CITATO

QUESTA FRASE DI ADORNO, che ricito nella prefazione a Science avec conscience, *,

" LA TOTALITA’ E’ LA NON-VERITA’ ", parola meravigliosa proveniente da uno che si è evidentemente formato

nel pensiero hegeliano, mosso cioè dall’ aspirazione alla totalità.

IO CREDO CHE

L’ ASPIRAZIONE ALLA TOTALITA’

SIA

UN’ ASPIRAZIONE ALLA VERITA’ e che il riconoscimento dell’ impossibilità della totalità sia una VERITÀ

molto importante.

 

PROPRIO PER QUESTO

LA TOTALITA’

E’ CONTEMPORANEAMENTE

LA VERITA’ E LA NON-VERITA’.

( PARADOSSO SISTEMICO : la nota è mia)

HO LETTO

IN UN SAGGIO CHE

NELLE MIE CONCEZIONI

SI CELEREBBE

UN HEGELISMO SUBDOLO.

LA MIA POSIZIONE AL RIGUARDO

E’ contemporaneamente

COMPLESSA E CHIARA. Ciò che mi affascina di Hegel è come affronta le contraddizioni che si presentano

continuamente alla mente, ed è il riconoscimento del ruolo della negatività. Non è la

sintesi, lo Stato assoluto, lo Spirito assoluto.

Certo, mi piace molto integrare pensieri diversi e avversi. E voi direte una volta di più :

" Ecco di nuovo questo morboso desiderio di totalità, di abbracciare tutto ". Sì, ma anche

se riprendo quello che ho detto pocanzi sulla totalità, sulla frase di Adorno,

 

HO RINUNCIATO

A OGNI SPERANZA

DI UNA DOTTRINA E DI UN PENSIERO

DAVVERO INTEGRATI.

 

Mentre alcuni vedono in me un mercante di sintesi integrative, altri vedono in me una

sorta di apologeta del disordine, uno che, in questo senso, si lascia sommergere dal

disordine e che alla fine dissolve ogni obiettività nella soggettività.

Effettivamente L’ INSIEME sarebbe vero a patto di marginalizzare e di associare, se

possibile, il mio gusto della sintesi e il mio gusto del disordine, insomma se si concepisse

ciò che in me è una TENSIONE TRAGICA.

Dico tragica non per pormi come un personaggio tragico, ma per porre la tragedia del

pensiero condannato ad affrontare delle contraddizioni senza MAI poterle liquidare.

Inoltre, per me, questo stesso sentimento tragico va di pari passo con LA RICERCA DI

UN META-LIVELLO in cui si possa "superare" la contraddizione senza negarla . Ma il

meta-livello NON E’ quello della sintesi compiuta ;

il meta-livello comporta anch’ esso la propria breccia, le sue incertezze ed i suoi problemi.

 

NOI

SIAMO TRASCINATI

NELL’ AVVENTURA INDEFINITA O INFINITA

DELLA CONOSCENZA.

 

UN’ ALTRA FONTE DI MALINTESI riguarda UNA PAROLA che è stata pronunciata, LA

PAROLA " VELOCITA ". Questa volta, penso che non sia

forse solo la velocità della mia scrittura - una piccola

confidenza : forse io dò l ‘impressione di scrivere molto

velocemente, ma scrivere mi procura una sofferenza enorme e

ogni testo mi richiede più di una stesura. Quello che mi

dispiace è che la gente abbia l’ impressione che io schiacci il

bottone e via !, vomiti trecento pagine.

Voglio dire che le cose non vanno così. La velocità, forse, non

è solo la velocità della mia scrittura, è la velocità di lettura dei

miei lettori, che è la causa di certi malintesi .

 

PER QUANTO RIGUARDA I MALINTESI, forse

NON SI TRATTA SOLO

DI CONSTATARLI,

DI VOLERLI RIDIMENSIONARE O RIDURRE,

MA ANCHE

DI PORSI DELLE DOMANDE. E io mi chiedo : perché i malintesi sono così duraturi e così numerosi ?

Non penso affatto di essere una vittima particolare dei malintesi. Penso che molti altri,

RICERCATORI, PENSATORI, siano stati vittima di malintesi ancor più gravi.

Detto questo, la fonte più profonda di malintesi che mi riguardano E’ NEL MODO

di classificare e di strutturare, di ripartire i miei stessi pensieri, vale a dire, insomma,

NELLA ORGANIZZAZIONE DEGLI ELEMENTI DI CONOSCENZA.

QUESTO

PONE

IL PROBLEMA DEL PARADIGMA sul quale ritornerò. Vi faccio l’ esempio delle idee politiche. Io ero ( e mi

considero tuttora ) contemporaneamente di sinistra e di destra.

Dico " di destra " nel senso che sono molto sensibile ai problemi delle libertà,

dei diritti dell’ uomo, delle transizioni senza brutalità, e " di sinistra " nel senso

che penso che i rapporti umani e sociali potrebbero e dovrebbero cambiare in

profondità.

Allora venivo additato come " confusionista ", perché era evidente che, nello

spirito di chi mi ascoltava, si può essere solo una cosa o l’ altra.

Volerle associare entrambe sembrava stupido losco e perverso.

Così ho sempre l’ impressione di apparire come un confusionista. Mi dicono : "

Ma lei che cos’ è ? Non è uno scienziato vero e proprio, dunque è un

filosofo ". E i filosofi mi dicono : " Lei non è iscritto nei nostri elenchi ".

Effettivamente io devo farmi carico di questa specie di interfaccia, TRA

SCIENZA E FILOSOFIA, che NON SI TROVA né nell’ una nell’ altra, MA

dall’ una all’ altra , nel tentativo di stabilire forse, per me, in me, attraverso

me, una certa comunicazione. Io vengo classificato in una categoria mentre mi

colloco fuori categoria. Questo mi dà tanto più fastidio in quanto io non classifico

quelli che mi classificano, se non come dei classificatori.

DOPO QUESTA INTRODUZIONE UN PO’ LUNGA,

PASSIAMO A VEDERE

I PROBLEMI - CHIAVE . E’ molto difficile selezionarli, gerarchizzare i temi e forse i temi sottesi ai temi che stavano

dietro a questa giornata. E’ quanto tenterò di fare, con un disordine sempre maggiore.

CERCHERO’ DI COLLOCARMI

NELLA MIA POSTAZIONE,

NELLA MIA VOLONTA’,

DI RI-COLLOCARE

CIO’ CHE INTENDO PER COMPLESSITA’,

POI , MOLTO RAPIDAMENTE,

CIO’ CHE INTENDO PER PARADIGMA,

E POI

COME CONCEPISCO IL PROBLEMA SOGGETTO - OGGETTO.

 

AFFRONTERO’

QUESTI NODI GORDIANI

MA

VI DICO ANCHE CHE, di passata,

INDICHERO’

I PUNTI

IN CUI CREDO DI DOVER RICONOSCERE in quanto ho scritto e prodotto fin qui,

DELLE MANCANZE O

DELLE CARENZE DI SVILUPPO.

 

A QUESTO LUOGO

IN CUI

MI PONGO,

ALLA MIA POSTAZIONE ,

TROVEREI GRANDE DIFFICOLTA’

A DARE UN NOME,

VISTO CHE NAVIGO

TRA SCIENZA E NON-SCIENZA.

SU CHE COSA

MI FONDO ?

SULL’ ASSENZA DI FONDAMENTI, ovvero

SULLA COSCIENZA DELLA

DISTRUZIONE DEI FONDAMENTI

DELLA CERTEZZA. Questa distruzione dei fondamenti, propria del nostro secolo, raggiunge la stessa conoscenza

scientifica.

IN CHE COSA

CREDO ?

CREDO

NEL TENTATIVO

DI UN PENSIERO CHE

SIA

IL MENO MUTILANTE POSSIBILE

E

IL PIU’ RAZIONALE POSSIBILE.

CIO’ CHE

MI INTERESSA

E’

RISPETTARE

LE ESIGENZE DI INDAGINE E DI VERIFICA PROPRIE DELLA CONOSCENZA SCIENTIFICA

E

LE ESIGENZE DI RIFLESSIONE PROPOSTE ALLA CONOSCENZA FILOSOFICA.

 

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& Parlare della scienza

QUANDO

JOSE’ MARIANO GAGO

HA PARLATO

DELLA CONTRAPPOSIZIONE

TRA

PRODUTTORI DEI SAPERI

E

I NON-PRODUTTORI, i volgarizzatori,

HO PENSATO CHE

DI FATTO

ESISTONO

PIU’ ZONE INTERMEDIE

E CHE

LA CONTRAPPOSIZIONE

NON E’

COSI’ RIGIDA. C’ è lo scienziato che riflette sulla propria scienza e che così facendo, ipso facto, fa della filosofia -

Jacques Monod ha scritto un libro sulla filosofia naturale della biologia - e ci sono gli storici della

scienza, gli epistemologi e i volgarizzatori.

Non mi piace sentirmi dire : " Lei è un volgarizzatore ". Perché ? Per due ragioni.

Innanzitutto perché ho tentato di discutere delle idee nella misura in cui credo di averle capite,

ma soprattutto perché ho tentato, nella misura in cui credevo di averle assimilate, di riorganizzarle a

modo mio.

Prendiamo, per esempio, nel primo volume di La Méthode, * la questione del secondo principio della

termodinamica. Devo dire che, per me, i problemi delle scienze fisiche sono gli ultimi in cui sono

penetrato e che, in questo campo, ho delle conoscenze non solo superficiali, ma estremamente

lacunose. Una volta concluso quel volume, mi sono reso conto, che c’era un libro di Tonnelat che

rimetteva in discussione quello che io pensavo che fosse il consenso dei termodinamici.

MA QUELLO CHE MI INTERESSAVA

ERA

INTERROGARMI

SUL SORPRENDENTE PROBLEMA CHE

IL XIX SECOLO

CI LASCIAVA IN EREDITA’.

 

DA UN LATO i fisici insegnavano al mondo un principio di disordine (il secondo principio era diventato con Boltzman

un principio di disordine) che tendeva a condurre a rovina ogni cosa organizzata ;

DA UN ALTRO LATO , nello stesso momento, gli storici e i biologi (Darwin) insegnavano al mondo che esisteva un

principio di progressione delle cose organizzate.

 

INSOMMA

 

IL MONDO FISICO

TENDE apparentemente

ALLA DECADENZA

E

IL MONDO BIOLOGICO

TENDE

AL PROGRESSO. Mi sono chiesto in che modo questi due principî possano essere le due facce di una stessa realtà.

Mi sono chiesto come associare tra loro i due principi, il che ha posto dei problemi di logica e di

paradigma. Questo mi interessava, molto più che non una volgarizzazione della termodinamica che

sono incapace di compiere.

VORREI ANCHE TENTARE DI GIUSTIFICARE LA

MISSIONE IMPOSSIBILE

CHE SEMBRO ESSERMI PREFISSATO. So che è impossibile sul piano della completezza e della compiutezza, ma

io, personalmente, non posso accettare le degradazioni e le devastazioni

provocate dalla suddivisione per compartimenti e dalla specializzazione

della conoscenza.

LA SECONDA COSA CHE

MI GIUSTIFICA ai miei occhi

SI COLLOCA

SUL PIANO

DELLE IDEE GENERALI.

E’ CERTO CHE

LE IDEE GENERALI

SONO

IDEE VUOTE,

MA NON E’ MENO CERTO CHE

IL RIFIUTO

DELLE IDEE GENERALI

E’

IN SE STESSO

UN’ IDEA GENERALE ANCOR PIU’ VUOTA,

PERCHE’

E’

UN’ IDEA IPERGENERALE

CHE RIGUARDA

LE IDEE GENERALI. Di fatto, le idee generali non possono essere eliminate e finiscono per regnare alla cieca nel

mondo delle specializzazioni. L’ aspetto interessante nell’ idea di themata di Holton o in

quella dei postulati occulti di Popper è che i themata e i postulati occulti sono nascosti .

Si tratta di idee generali sull’ ordine del mondo, sulla razionalità sul determinismo ecc. In altre

parole, ci sono delle IDEE GENERALI OCCULTE nella stessa conoscenza scientifica. Questo

non è né un male né un vizio dal momento che hanno un ruolo motore e produttore .

Aggiungerò che anche lo scienziato più specializzato ha delle idee sulla verità. Ha delle idee sul

rapporto tra il razionale e il reale. Ha delle idee ontologiche su quella che è la natura del mondo,

sulla realtà.

Una volta coscienti di questo, BISOGNA GUARDARE le proprie idee generali

E TENTARE DI FAR COMUNICARE i propri saperi specifici e le proprie idee generali.

 

NON PRETENDO DI RIUSCIRE NELLA

MISSIONE IMPOSSIBILE.

CERCO DI DISSODARE

UN CAMMINO

NEL QUALE SIA POSSIBILE CHE SI REALIZZI

UNA RIORGANIZZAZIONE

E

UNO SVILUPPO

DELLA CONOSCENZA. Viene un momento in cui qualcosa cambia e quello che era impossibile si rivela possibile.

Anche la stazione eretta pare impossibile ai quadrupedi. E’ la storia di Icaro.

Evidentemente, in La caduta di Icaro di Bruegel, il contadino aveva ragione di arare

senza badare al povero Icaro che credeva di alzarsi in volo e cadeva miserevolmente. Poi,

dopo un numero di Icari, sempre più evoluti,c’è stato il primo aereo e oggi il Boeing 747

che prendiamo tutti, compreso eventualmente Icaro.

NON PRENDETEVI TROPPO GIOCO

DEGLI ICARI

DELLA MENTE.

LIMITATEVI

A IGNORARLI,

COME IL CONTADINO DI BRUEGEL.

GLI ICARI

VORREBBERO FARCI USCIRE

DALLA PREISTORIA

DELLA MENTE UMANA.

 

LA MIA IDEA SECONDO CUI

SIAMO

NELLA PREISTORIA

DELLA MENTE UMANA

E’

UN’ IDEA MOLTO OTTIMISTICA.

CI APRE

IL FUTURO,

A CONDIZIONE PERO’ CHE

L’ UMANITA’

ABBIA

UN FUTURO

DAVANTI A SE’.

 

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& Approcci della complessità

ORA, per inquadrare quello che voglio fare,

VOGLIO RIPRENDERE

QUELL’ OSSO DURO

CHE E’

L’ IDEA DELLA COMPLESSITA’.

 

DIRO’ INNANZITUTTO CHE

LA COMPLESSITA, per me,

E’ LA SFIDA.

NON E’ LA RISPOSTA.

IO

SONO ALLA RICERCA

DI UNA POSSIBILITA’ DI

PENSARE

ATTRAVERSO LA COMPLICAZIONE

( VALE A DIRE LE INNUMEREVOLI INTERRELAZIONI ) ,

ATTRAVERSO LE INCERTEZZE

E

ATTRAVERSO LE CONTRADDIZIONI .

NON MI RICONOSCO PER NIENTE

QUANDO DICONO CHE

PONGO

L’ ANTINOMIA

TRA LA SEMPLICITA’ ASSOLUTA

E

LA COMPLESSITA’ PERFETTA.

PERCHE’ per me,

INNANZITUTTO,

L’ IDEA DI COMPLESSITA’

COMPORTA

L’ IMPERFEZIONE

POICHE’ COMPORTA

L’ INCERTEZZA

E

IL RICONOSCIMENTO DELL’ IRRIDUCIBILE.

IN SECONDO LUOGO,

LA SEMPLIFICAZIONE

E’ NECESSARIA,

MA

DEVE ESSERE RELATIVIZZATA . Questo dignifica che accetto la riduzione cosciente di essere una riduzione,

e non la riduzione arrogante che crede di possedere la verità semplice, dietro

l’ apparente molteplicità e complessità delle cose.

 

DEL RESTO, NEL SECONDO VOLUME DE LA MÉTHODE, *

HO DETTO CHE

LA COMPLESSITÀ

E’

L’ UNIONE

DELLA SEMPLICITA’ E DELLA COMPLESSITA’ ;

E’

L’ UNIONE

DEI PROCESSI DI SEMPLIFICAZIONE che sono selezione, gerarchizzazione, separazione, riduzione,

CON GLI ALTRI CONTROPROCESSI che sono la comunicazione, l’articolazione di ciò che è dissociato e distinto ;

 

INFINE, CONSISTE

NEL SOTTRARSI

ALL’ ALTERNATIVA

 

TRA IL PENSIERO RIDUTTIVO che vede solo gli elementi

E IL PENSIERO GLOBALISTA che vede solo il tutto.

COME DICEVA PASCAL : " Ritengo impossibile conoscere le parti in quanto parti senza conoscere il tutto, ma

ritengo altrettanto impossibile conoscere il tutto senza conoscere singolarmente le parti ".

QUESTA FRASE DI PASCAL

CI RIMANDA

ALLA NECESSITA’

DEGLI ANDIRIVIENI che rischiano di formare un circolo vizioso ma che possono costituire un circuito

produttivo come in un movimento di spola che tesse lo sviluppo del pensiero.

QUESTO

L’ HO DETTO E RIPETUTO

NEL CORSO DI UNA POLEMICA CON J.-P. DUPUY, che mi vedeva anch’ egli come uno alla ricerca

dell’ ideale di un pensiero sovrano che inglobi tutto.

AL CONTRARIO,

IO

MI PONGO

DAL PUNTO DI VISTA DELL’ INFERMITA’ CONGENITA DELLA CONOSCENZA

DAL MOMENTO CHE

ACCETTO

LA CONTRADDIZIONE E L’ INCERTEZZA ;

MA, CONTEMPORANEAMENTE,

LA COSCIENZA DI TALE INFERMITA’

MI CHIAMA

A LOTTARE ATTIVAMENTE

CONTRO LA MUTILAZIONE. E’ effettivamente un combattere con l’ angelo.

OGGI

AGGIUNGERO’

QUESTO :

LA COMPLESSITA’

NON E’ SOLO

L’ UNIONE DELLA COMPLESSITA’ E DELLA NON-COMPLESSITA’ ( la semplificazione ;

 

LA COMPLESSITA’

E’ AL CUORE DELLA RELAZIONE

TRA IL SEMPLICE E IL COMPLESSO

PERCHE’

UNA SIMILE RELAZIONE

E’ CONTEMPORANEAMENTE

DI ANTAGONISMO

E

DI COMPLEMENTARITA’.

IO CREDO PROFONDAMENTE CHE

IL MITO DELLA SEMPLICITA’

SIA STATO STRAORDINARIAMENTE FECONDO

PER UNA CONOSCENZA SCIENTIFICA

CHE VUOLE ESSERE

UNA CONOSCENZA NON GROSSOLANA, che non indaga al livello della schiuma dei fenomeni ma che cerca

l’ invisibile dietro il fenomeno.

Bachelard diceva : " Non vi è scienza che di ciò che è nascosto ".

ORA,

CERCANDO L’ INVISIBILE,

SI TROVA

DIETRO IL MONDO DELLE APPARENZE E DEI FENOMENI,

 

IL MONDO SOTTESO DELLE LEGGI

CHE, INSIEME, COSTITUISCONO

L’ ORDINE

DEL MONDO

SEGUENDO

QUESTO PROCESSO,

SI ARRIVA

ALL’ IDEA DI

UN MONDO SOTTESO

PIU’ REALE DEL MONDO REALE

DAL MOMENTO CHE

E’ FONDATO

SULL’ ORDINE,

E

IL NOSTRO MONDO REALE, come nella filosofia induista,

TENDE A DIVENTARE un po’

IL MONDO DELLE APPARENZE, della maya, delle illusioni, degli epifenomeni.

IL VERO PROBLEMA, ci ritornerò,

E’ CHE

QUEL MONDO DELLE APPARENZE, DEGLI EPIFENOMENI,

DEL DISORDINE , DELLE INTERAZIONI,

E’ contemporaneamente

IL NOSTRO MONDO,

E CHE

NEL MONDO SOTTESO

NON ESISTE

L’ ORDINE SOVRANO,

MA QUALCOS’ ALTRO.

 

QUESTO QUALCOS’ ALTRO

CI VIENE INDICATO

DALLA STRANA COESISTENZA

DELLA FISICA QUANTISTICA

E

DELLA FISICA EINSTEINIANA ;

CI VIENE RIVELATO

DALL’ ESPERIMENTO DI ASPECT compiuto a verifica del paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen.

Quell’ esperimento dimostra che ciò che Einstein considerava assurdo, cioè falso, è vero.

Mi piacerebbe interpellare il vostro amico fisico sul significato di quell’ esperimento . Io

conosco tre tipi di interpretazione :

quella di Bohm seguita da J.-P. Vigier,

quella di Espanat e

quella di Costa de Beurgegard.

 

IL NOSTRO UNIVERSO,

IN CUI

TUTTE LE COSE SONO SEPARATE NELLO SPAZIO E NEL TEMPO,

E’ CONTEMPORANEAMENTE

UN UNIVERSO

IN CUI

NON ESISTE SEPARAZIONE.

QUESTO

CI MOSTRA CHE,

NEL NOSTRO UNIVERSO DELLA DISTINZIONE,

C’ E’

QUALCOS’ ALTRO ( dietro ? )

DOVE

NON C’ E’

DISTINZIONE.

SUL PIANO DELLA COMPLESSITA’,

QUESTO

SIGNIFICA CHE

NEL MONDO SOTTESO

NON C’ E’

NE’ COMPLESSITA’ , NE’ SEMPLICITA’ ,

NE’ ORDINE, NE’ DISORDINE,

NE’ ORGANIZZAZIONE.

ALLORA QUALCUNO

POTRA’ RICONSIDERARE

SOTTO QUESTA LUCE

LE IDEE TAOISTE

SUL VUOTO INSONDABILE

CONSIDERATO

COME UNICA E FONDAMENTALE REALTA’.

 

PER ME

L’ IDEA FONDAMENTALE

DELLA COMPLESSITA’

NON E’ CHE

L’ ESSENZA DEL MONDO E’ COMPLESSA E NON-SEMPLICE,

E’ CHE

TALE ESSENZA

E’ INCONCEPIBILE .

LA COMPLESSITA’

E’

LA DIALOGICA

ORDINE / DISORDINE / ORGANIZZAZIONE.

 

MA,

DIETRO LA COMPLESSITA’,

L’ ORDINE E IL DISORDINE

SI DISSOLVONO,

LE DISTINZIONI

SVANISCONO.

IL MERITO DELLA COMPLESSITA’

CONSISTE

NEL DENUNCIARE

LA METAFISICA DELL’ ORDINE.

COME DICEVA MOLTO GIUSTAMENTE WHITEHEAD,

DIETRO L’ IDEA DELL’ ORDINE

C’ ERANO DUE COSE :

L’ IDEA MAGICA DI PITAGORA, secondo la quale I NUMERI SAREBBERO LA REALTÀ ULTIMA,

E

L’ IDEA RELIGIOSA ancora presente, in Cartesio come in Newton,

CHE L’ INTELLETTO DIVINO SIA IL FONDAMENTO DELL’ ORDINE DEL MONDO.

ALLORA,

UNA VOLTA SOTTRATTI

L’ INTELLETTO DIVINO E LA MAGIA DEI NUMERI,

CHE COSA RIMANE ? delle leggi ? una meccanica cosmica auto-sufficiente ?

 

E’ QUESTA

LA VERA REALTA’ ?

E’ QUESTA

LA VERA NATURA ?

 

A QUESTA VISIONE INCONSISTENTE,

IO OPPONGO

L’ IDEA DELLA COMPLESSITA’ .

IN QUESTO QUADRO,

DIRO’ CHE

ACCETTO PIENAMENTE DI RELATIVIZZARE

LA COMPLESSITA’ .

 

DA UNA PARTE

LA COMPLESSITA’

INCLUDE

LA SEMPLICITA’ E,

DALL’ ALTRA,

SI APRE

SULL’ INCONCEPIBILE.

SONO PERFETTAMENTE DISPOSTO, in queste condizioni,

AD ACCETTARE

LA COMPLESSITA’

COME PRINCIPIO del pensiero che considera il mondo,

E NON

COME IL PRINCIPIO rivelatore dell’ essenza del mondo.

E’ IN QUESTO SENSO NORMATIVO CHE

HO VOLUTO FORMULARE

ALCUNE REGOLE.

QUESTE REGOLE

SI TROVANO

NELLE PAGINE

CHE IO CHIAMO

" I COMANDAMENTI DELLA COMPLESSITA’ " *

NON LE ELENCHERO’ QUI,

MA

CONTENGONO

DIECI PRINCIPI : l’ imprescindibilità del tempo, della relazione dell’ osservatore con l’ osservazione,

della relazione tra l’ oggetto e il suo ambiente, ecc.

VI RIMANDO

A QUESTE PAGINE..

ECCO CHE COS’ E’ PER ME

LA COMPLICITA’,

EFFETTIVAMENTE,

LA COMPLESSITA’ . Come mai mi è sfuggita la parola complicità ?

Perché io mi sento legato da una profonda complicità con il mio critico Antonio Marques.

Credo, a questo livello, di incontrarlo.

LA COMPLESSITA

NON E’

UN FONDAMENTO,

E’

IL PRINCIPIO NORMATIVO

CHE

NON PERDE DI VISTA

LA REALTA’

DEL TESSUTO FENOMENICO

NEL QUALE

SIAMO INSERITI

E CHE COSTITUISCE

IL NOSTRO MONDO.

QUALCUNO

AVEVA PARLATO

ANCHE DI MOSTRI :

BENE,

IO EFFETTIVAMENTE CREDO CHE

IL REALE

SIA

MOSTRUOSO.

E’

ENORME,

E’

FUORI NORMA,

NEL SUO NOCCIOLO ESTREMO

SFUGGE

AI NOSTRI CONCETTI NORMATIVI,

MA

SU QUESTA NORMATIVITA’

NOI

POSSIAMO TENTARE DI LAVORARE

FIN DOVE E’ POSSIBILE.

 

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& Lo sviluppo della scienza

PER PASSARE A UN ALTRO PUNTO,

VORREI DIRE CHE,

PARLANDO DELLA SCIENZA CLASSICA,

HO FATTO A PEZZI, come a loro modo hanno fatto Prigogine e Stengers,

UN TIPO IDEALE,

UN TIPO ASTRATTO.

SENZ’ ALTRO

NON HO ESPLICITATO ABBASTANZA

CHE SI TRATTAVA

DI UN " TIPO IDEALE " ,

DI UN " RAZIONALISMO UTOPICO " come diceva Max Weber.

IN QUANTO HO PUBBLICATO FINORA

C’ E’

UNA CARENZA

CHE NON TROVERETE

NEL MIO PROSSIMO LIBRO. Ho trascurato di dimostrare come la scienza sia progredita, a dispetto del suo ideale

di semplificazione, PERCHE’ ERA, di fatto, COMPLESSA .

E’ complessa perché sul piano della sua stessa sociologia c’è una lotta, un’

antagonismo complementare tra il suo principio di rivalità, di conflittualità tra idee o

teorie, e il suo principio UNANIMISTICO , di accettazione della regola della

verifica e dell’ argomentazione.

LA SCIENZA

SI FONDA contemporaneamente

SUL CONSENSO

E

SUL CONFLITTO.

CONTEMPORANEAMENTE,

CAMMINA

CON QUATTRO ZAMPE indipendenti e interdipendenti :

LA RAZIONALITA’,

L’ EMPIRISMO,

L’ IMMAGINAZIONE,

LA VERIFICA .

C’ E’

UNA CONFLITTUALITA’ PERMANENTE

TRA RAZIONALISMO ED EMPIRISMO : l’ empirico distrugge le costruzioni razionali che si ricostituiscono sulla

base delle nuove scoperte empiriche.

C’ E’

UNA COMPLEMENTARITA’ CONFLITTUALE

TRA LA VERIFICA E L’ IMMAGINAZIONE.

 

INSOMMA,

LA COMPLESSITA’ SCIENTIFICA

E’

LA PRESENZA

DEL NON - SCIENTIFICO

NELLO SCIENTIFICO,

CHE

NON ANNULLA

LO SCIENTIFICO

MA AL CONTRARIO

GLI CONSENTE

DI ESPRIMERSI. Io credo che effettivamente tutta la scienza moderna, a dispetto delle teorie semplificanti, sia

un’ impresa molto complessa.

Gli esempi che illustravano come la scienza, nel suo sviluppo, non abbia sempre ossessivamente

cercato la semplificazione, sono giunti molto a proposito.

Bisognerebbe poi parlare, se vogliamo fare una storia della scienza, di quel periodo che, sebbene sia

considerato fallimentare, e estremamente ricco, il periodo che va sotto il nome di scienza romantica .

Ho trascurato dei problemi molto interessanti e ho peccato di semplificazione e non di

complessificazione.

A proposito della riduzione, effettivamente, il gioco è molto più sottile di quanto non sembrasse.

OGNI CONQUISTA

DELLA RIDUZIONE

E’ STATA PAGATA

IN REALTA’

CON UNA NUOVA COMPLESSIFICAZIONE. Prendiamo l’ esempio abbastanza recente della biologia molecolare,

che apparentemente sanciva la vittoria dei riduzionisti contro i

vitalisti, dal momento che si dimostrava che non esiste

una materia vivente, bensì dei sistemi viventi .

 

Ora Popper ci ha indicato che il riduzionismo fisico-chimico ha

comportato il prezzo della reintroduzione di tutta la storia del

cosmo, cioè di almeno quindici miliardi di anni di avvenimenti.

Per poter ridurre il biologico al chimico, bisogna infatti ridurre tutta

la storia della materia vivente, la costituzione delle particelle, la

costituzione degli astri, gli atomi, l’ atomo di carbonio.

 

Così quella riduzione si paga con una complessificazione storica.

 

Atlan, dal canto suo, ci mostra che

RIDURRE IL BIOLOGICO AL FISICO-CHIMICO

COSTRINGE A COMPLESSIFICARE IL FISICO-CHIMICO.

HO AGGIUNTO CHE

IL RIDUZIONISMO BIOLOGICO

SI SCONTA

CON L’ INTRODUZIONE

DI NOZIONI

CHE NON ERANO PREVISTE

NEL PROGRAMMA RIDUZIONISTA : l’ idea di macchina, l’ idea di informazione, l’ idea di programma.

 

LO SVILUPPO DELLA SCIENZA

SEGUE allora

QUESTO SORPRENDENTE PRINCIPIO :

NON SI TROVA MAI QUELLO CHE SI CERCA.

ADDIRITTURA,

SI TROVA

IL CONTRARIO

DI QUELLO CHE SI CERCA .

 

SI CREDE DI TROVARE

LA CHIAVE,

SI CREDE DI TROVARE

L’ ELEMENTO SEMPLICE

E

SI TROVA

QUALCOSA CHE

RILANCIA O ROVESCIA

IL PROBLEMA. Aggiungerò, sempre per quanto riguarda quell’ idea di riduzione, che, come è stato detto, ridurre la

chimica alla microfisica non impedisce che la chimica rimanga.

Ci sono, infatti, vari livelli, varie scale ;

o meglio, non è solo una questione di scale,

ci sono anche vari angoli visuali, il punto di vista dell’ osservatore ;

ci sono vari livelli di organizzazione.

A LIVELLI DI ORGANIZZAZIONE DIVERSI

EMERGONO

DETERMINATE QUALITA’ E PROPRIETA’

CARATTERISTICHE DI QUEI LIVELLI.

A OGNI LIVELLO

DEVONO dunque INTERVENIRE

CONSIDERAZIONI NUOVE. Anche qui, si tratta di limiti al riduzionismo.

TUTTO QUESTO

PER DIRE CHE

IL CUORE DELLA COMPLESSITA’

E’

L’ IMPOSSIBILITA’

TANTO DI OMOGENEIZZARE

QUANTO DI RIDURRE,

E’

LA QUESTIONE DELL’ UNITAS MULTIPLEX.

 

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& Rumore e informazione

AVEVO IN PROGRAMMA

DI RISPONDERE E ARGOMENTARE

PER SINGOLI PUNTI,

MA QUESTA OPERAZIONE

NON MI RIESCE

CON IL DISCORSO DI MANUEL ARAUJO JORGE. Senza voler giungere a un faccia a faccia, né peraltro a un

corpo a corpo, voglio seguire i punti in cui si articola la sua

discussione critica.

 

INNANZITUTTO

ALCUNE DELLE MIE FORMULAZIONI

HANNO FORSE POTUTO LASCIAR INTENDERE

CHE IO VEDA

NEL RUMORE

L’ UNICA SORGENTE

DA CUI

SCATURISCE

IL NUOVO. Eppure io non ho tardato a reagire alle tesi canoniche della biologia molecolare e al ricorso al caso per la

spiegazione di qualsiasi novità evolutiva.

Io ho scritto che il caso, SEMPRE INDISPENSABILE, non è mai solo e non spiega tutto.

E’ NECESSARIO

CHE SI VERIFICHI

L’ INCONTRO

TRA L’ ALEA E UNA POTENZIALITA’ ORGANIZZATRICE.

DUNQUE

IO

NON RIDUCO

IL NUOVO

AL " RUMORE ".

CI VUOLE QUALCHE COSA,

PER ESEMPIO

UNA POTENZIALITA’ RIORGANIZZATRICE

INSITA

NELL’ AUTO - ORGANIZZAZIONE

CHE RICEVE

L’ EVENTO ALEATORIO. ( Kore Kosmou = anima mundi ; la nota è mia )

 

IN SECONDO LUOGO ,

LEI HA ACCENNATO

ALLA CRITICA DI ATLAN

SULL’ ALTA E SULLA BASSA COMPLESSITA’. Nel secondo volume de La Méthode ho tenuto conto di quella

critica. Ho apportato delle correzioni. Ho fatto la mia

autocritica. Se lei mi ha psicanalizzato, senz’ altro molto

accuratamente, forse non ha psicanalizzato abbastanza le mie

attitudini all’ auto-correzione.

Certo, io CONTINUO A TROVARE molto ricca L’ IDEA che

più una cosa è complessa , più è varia, più ci sono

interazioni, più ci sono alee, cioè L’ IDEA che l’ altissima

complessità sfoci al limite nella disintegrazione .

 

CONTINUO A PENSARE

CHE

I SISTEMI AD ALTA COMPLESSITÀ

CHE TENDONO A DISINTEGRARSI

NON POSSANO LOTTARE

CONTRO LA DISGREGAZIONE

SE NON

ATTRAVERSO

LA LORO CAPACITA’ DI

CREARE

SOLUZIONI AI PROBLEMI.

MA HO SENZ’ ALTRO SOTTOVALUTATO

LA NECESSITA’

DI COSTRIZIONI,

VALE A DIRE

DI UN ORDINE IMPOSTO . Devo dire anche che nella mia lotta contro la metafisica dell’ ordine, che regnava agli

inizi degli anni Settanta ( oggi non regna più ), è potuto sembrare che l’ ossessione di

detronizzare l’ ordine privilegiasse il disordine.

Ciononostante credo di aver formulato, fin dal primo volume di La Méthode, qualcosa

che è completamente diverso dal principio di ATLAN di un ordine che si costituisce

muovendo dal rumore, pur essendo partito da quell’ idea, a sua volta nata dall’ idea di

FOERSTER : " order from noise ".

 

NON SOLO VI HO INTRODOTTO

L’ IDEA DI ORGANIZZAZIONE che è assente da entrambi le concezioni,

MA HO POSTO

IL TETRAGRAMMA

ORDINE / DISORDINE / INTERAZIONE / ORGANIZZAZIONE .

 

QUESTO TETRAGRAMMA

E’

INCOMPRIMIBILE. Non si può ricondurre la spiegazione di un fenomeno

né a un principio di ordine puro,

né a un principio di disordine puro,

né a un principio di organizzazione ultimo.

È necessario mescolare e combinare questi princìpi.

 

L’ ORDINE, IL DISORDINE, E L’ ORGANIZZAZIONE

SONO INTERDIPENDENTI

E

NESSUNO DI ESSI E’ PRIORITARIO. Se qualcuno ha detto che il disordine è originario, è stato Serres, ma non io,

né Atlan, né Prigogine.

 

La mia idea del TETRAGRAMMA non è affatto analoga alla formula del

TETRAGRAMMA DEL MONTE SINAI che dà le tavole della Legge.

E’, al contrario, un TETRAGRAMMA CHE DICE :

ecco le condizioni e i limiti della spiegazione.

HO AGGIUNTO CHE,

NELLO SVILUPPO DELLA SFERA BIOLOGICA,

SI DA’

NON SOLTANTO CAPACITA’ DI INCORPORARE DEI DISORDINI O DI TOLLERARLI,

MA ANCHE UN INCREMENTO DELL’ ORDINE.

L’ ORDINE BIOLOGICO

E’

UN’ ORDINE NUOVO,

DAL MOMENTO CHE

E’

UN ORDINE NORMATIVO, OMEOSTATICO, DI PROGRAMMAZIONE, ecc.

QUINDI OGGI

IO DICO CHE

LA COMPLESSITA’

CONSISTE

NELLA PROGRESSIONE IN PARALLELO

DELL’ ORDINE, DEL DISORDINE E DELL’ ORGANIZZAZIONE.

DICO ANCHE CHE

LA COMPLESSITA’

CONSISTE

NEL MUTAMENTO DELLE QUALITA’ DELL’ ORDINE

E

NEL MUTAMENTO DELLE QUALITA’ DEL DISORDINE.

NELL’ ALTISSIMA COMPLESSITA’,

IL DISORDINE DIVENTA LIBERTA’

E

L’ ORDINE SI CONFIGURA COME NORMATIVITA’ PIU’ CHE COME COSTRIZIONE.

SU QUESTI PUNTI, dunque,

HO MODIFICATO

IL MIO PUNTO DI VISTA,

E

ANCORA UNA VOLTA

HO MODIFICATO

COMPLESSIFICANDO.

 

PER QUANTO RIGUARDA LA TEORIA DELL’ INFORMAZIONE,

ANCHE QUI

C’ E’ STATA

UN’ EVOLUZIONE

NELLE MIE FORMULAZIONI. Rimpiango un poco di aver introdotto l’ informazione nel primo volume di

La Méthode. Ad affascinarmi era stata la scoperta, sulle orme di Brillouin, della

possibilità di definire l’ informazione in termini fisici.

In realtà, si tratta di una verità parziale.

 

L’ INFORMAZIONE

DEVE ESSERE DEFINITA

IN MODO FISICO - BIO - ANTROPOLOGICO .

L’ INFORMAZIONE

HA incontestabilmente

QUALCOSA DI FISICO,

MA COMPARE SOLO

CON L’ ESSERE VIVENTE.

E’ STATA SCOPERTA

MOLTO TARDI nel XX secolo.

AGGIUNGERO’ CHE

IL RUOLO

DELLA NOZIONE DI INFORMAZIONE, così come quello dell’ entropia e dell’ entropia negativa,

SI E’ RIDIMENSIONATO

AI MIEI OCCHI.

 

SONO SEMPRE PIU’ PORTATO A VEDERE

NELLA TEORIA DELL’ INFORMAZIONE

UNO STRUMENTO TEORICO EURISTICO

E NON PIU’

LA CHIAVE FONDAMENTALE DELL’ INTELLIGIBILITA’ .

NON RIESCO

A COLLOCARMI ALL’ INTERNO

DI QUELLA TEORIA.

POSSO SOLO UTILIZZARNE

I CONTRIBUTI, o meglio

GLI SVILUPPI ULTERIORI stile Brillouin o Atlan.

DEL RESTO

IL TERMINE ENTROPIA NEGATIVA

SPARISCE QUASI SUBITO

DAI MIEI SCRITTI,

DAL MOMENTO CHE

NON LO RITENGO

PARTICOLARMENTE UTILE.

 

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& Informazione e conoscenza

DETTO QUESTO,

VENIAMO

AL PROBLEMA-CHIAVE

DELLA DIFFERENZA TRA INFORMAZIONE E CONOSCENZA.

PROBLEMA-CHIAVE,

CREDO. Mi torna a proposito qui una frase di ELLIOT : " Qual’ è la conoscenza che perdiamo nell’ informazione e

qual’ è la saggezza che perdiamo nella conoscenza ? ".

 

( Nota mia : informazione=bit-computazione ;

conoscenza=organizzazione ;

saggezza=riflessione ).

 

SI TRATTA DI

LIVELLI DI REALTA’

COMPLETAMENTE DIVERSI.

DIRO’ che

LA SAGGEZZA E’ RIFLESSIVA, che

LA CONOSCENZA E’ ORGANIZZATRICE e che

L’ INFORMAZIONE SI PRESENTA sotto forma di unita’ che possono essere indicate, a rigore, sotto forma di bit.

 

PER ME la nozione di informazione deve essere senz’ altro posta

su un piano secondario

rispetto all’ idea di computazione.

 

Il passaggio dal primo al secondo volume di La Méthode

coincide con il passaggio in direzione della dimensione computazionistica.

QUAL’ E’ LA COSA IMPORTANTE ?

NON E’ L’ INFORMAZIONE,

E’ LA COMPUTAZIONE

CHE TRATTA,

E DIREI ESTRAE

DELLE INFORMAZIONI

DALL’ UNIVERSO. Sono d’ accordo con von Foerster nell’ affermare che le informazioni non esistono in natura .

Siamo noi che le estraiamo dalla natura ;

noi trasformiamo gli elementi e gli eventi in segni,

strappiamo l’ informazione al rumore muovendo dalle ridondanze.

Naturalmente le informazioni esistono dal momento in cui ci sono degli esseri viventi che

comunicano tra loro e interpretano i loro segni.

Ma prima della vita, l’ informazione non esiste.

L’ INFORMAZIONE

PRESUPPONE

LA COMPUTAZIONE VIVENTE.

INOLTRE

DEVO FARE

UNA PRECISAZIONE : la computazione non si riduce al trattamento delle informazioni. La computazione vivente è ai

miei occhi una dimensione non-digitale. La vita è un’ organizzazione computazionistica che,

per ciò stesso, comporta una dimensione cognitiva indifferenziata al suo interno.

 

Tale conoscenza non conosce se stessa. Il batterio non sa che cosa conosce, e non sa che cosa

sa. L’ apparato cerebrale degli animali costituisce un apparato differenziato dalla conoscenza.

Non computa gli stimoli smistati e codificati dai ricettori sensoriali ; computa le computazioni

compiute dai suoi neuroni.

ECCO CHE ALLORA

EMERGE

LA DIFFERENZA

TRA INFORMAZIONE E CONOSCENZA ,

POICHE’

LA CONOSCENZA

E’

ORGANIZZATRICE. La conoscenza presuppone un rapporto di apertura e di chiusura tra il conoscente ed il

conosciuto.

IL PROBLEMA DELLA CONOSCENZA , come dell’ organizzazione vivente,

E’ QUELLO DI

ESSERE CONTEMPORANEAMENTE

APERTA E CHIUSA.

E’ IL PROBLEMA DEL

COMPUTO-AUTO-ESO-REFERENTE .

E’ IL PROBLEMA DELLA FRONTIERA CHE

ISOLA

LA CELLULA

E CHE CONTEMPORANEAMENTE

LA FA COMUNICARE

CON L’ ESTERNO.

IL PROBLEMA

E’

CONCEPIRE L’ APERTURA

CHE CONDIZIONA

LA CHIUSURA

E VICEVERSA.

L’ APPARATO CEREBRALE

E’ SEPARATO DAL MONDO ESTERNO

DAI SUOI MEDIATORI

CHE LO LEGANO A QUEL MONDO .

EMERGE QUI

UN’ IDEA

ALLA QUALE

CREDO MOLTO :

LA CONOSCENZA

PRESUPPONE NON SOLO

UNA SEPARAZIONE CERTA E UNA CERTA SEPARAZIONE DAL MONDO ESTERNO,

MA PRESUPPONE ANCHE

UNA SEPARAZIONE DA SE STESSI . La mia mente, per quanto furba sia, ignora tutto del cervello da cui dipende.

Non può indovinare da sola che funziona attraverso delle interazioni

intersinaptiche tra miriadi di neuroni.

 

CHE COSA

CONOSCE

LA MIA MENTE

DEL MIO CORPO ?

NIENTE !

CIO’ CHE

LA MIA MENTE

CONOSCE

DEL MIO CORPO,

LO HA POTUTO CONOSCERE

SOLO ATTRAVERSO MEZZI ESTERNI, i mezzi dell’ indagine scientifica . Ho portato l’ esempio di Antonio e

Cleopatra. Nel momento in cui Antonio grida il suo amore per Cleopatra,

non sa di essere composto da alcuni miliardi di cellule, e queste, a loro

volta, ignorano chi sia Cleopatra, e ignorano di costituire un uomo che si

chiama Antonio che è innamorato di Cleopatra.

E’ INCREDIBILE CHE

LA CONOSCENZA

SI LEVI

DA UN PRODIGIOSO ICEBERG DI NON-CONOSCENZA

NEL NOSTRO RAPPORTO

CON NOI STESSI .

L’ IGNOTO

NON E’ SOLTANTO

IL MONDO ESTERNO,

SIAMO SOPRATTUTTO

NOI STESSI.

COSI’ VEDIAMO COME

LA CONOSCENZA

PRESUPPONGA

LA SEPARAZIONE

TRA IL CONOSCENTE E IL CONOSCIBILE

E PRESUPPONGA

LA SEPARAZIONE INTERIORE

DA NOI STESSI . (nota mia : è necessario prendere le distanze da se stessi ).

 

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& Paradigma e ideologia

CONOSCERE

SIGNIFICA

PRODURRE UNA TRADUZIONE

DELLE REALTA’

DEL MONDO ESTERNO .

DAL MIO PUNTO DI VISTA

NOI SIAMO

COPRODUTTORI

DELL’ OGGETTO

CHE CONOSCIAMO,

COOPERIAMO

COL MONDO ESTERNO,

ED E’

QUESTA COPRODUZIONE

CHE CI FORNISCE

L’ OGGETTIVITA’

DELL’ OGGETTO.

NOI SIAMO DEI COPRODUTTORI DI OGGETTIVITA’.

QUESTO

E’

IL MOTIVO PER CUI

IO HO FATTO

DELL’ OGGETTIVITA’ SCIENTIFICA

NON SOLO UN DATO

MA ANCHE UN PRODOTTO. L’ oggettività riguarda anche la soggettività .

Io credo che si possa fare una teoria oggettiva del soggetto muovendo dall’ auto-

organizzazione propria dell’ essere cellulare.

Tale teoria oggettiva del soggetto ci consente di concepire i diversi sviluppi della

soggettività fino all’ uomo soggetto-cosciente, ma è una teoria oggettiva che non

annulla il carattere soggettivo del soggetto.

VOGLIO rapidamente ACCENNARE

ALL’ IDEA DI PARADIGMA,

DAL MOMENTO CHE

NE PROPONGO

UNA DEFINIZIONE DIVERSA

DA QUELLA, esitante e incerta, DI KUNN.

LA MIA DEFINIZIONE

SI PONE apparentemente

COME INTERMEDIA

TRA LA DEFINIZIONE DELLA LINGUISTICA STRUTTURALE

E LA DEFINIZIONE VULGATA, alla Kunn.

UN PARADIGMA

E’

UN TIPO DI RELAZIONE LOGICA (inclusione, congiunzione, disgiunzione, esclusione)

TRA UN CERTO NUMERO DI NOZIONI PRÌNCIPI.

UN PARADIGMA

PRIVILEGIA

DETERMINATE RELAZIONI LOGICHE

A SCAPITO DI ALTRE,

ED E’ PER QUESTO CHE

UN PARADIGMA

CONTROLLA

LA LOGICA

DEL DISCORSO.

IL PARADIGMA

E’ UN MODO DI

CONTROLLARE contemporaneamente

IL LOGICO E IL SEMANTICO.

DUE PAROLE ANCHE SULLA QUESTIONE DELL’ IDEOLOGIA.

PER ME,

LA PAROLA IDEOLOGIA

HA UN SENSO COMPLETAMENTE NEUTRO :

UN’ IDEOLOGIA

E’

UN SISTEMA DI IDEE.

QUANDO PARLO DI

IDEOLOGIA,

NON INDICO

NE’ SEGNO A DITO

LE IDEE DEGLI ALTRI.

RIPORTO

UNA TEORIA, UNA DOTTRINA, UNA FILOSOFIA

AL SUO GRADO ZERO :

UN SISTEMA DI IDEE .

 

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& Scienza e filosofia

ECCO ORA UNA PRECISAZIONE, che mi sembra anch’ essa indispensabile,

SUL PROBLEMA

SCIENZA - FILOSOFIA.

IL MIO LIBRO

SCIENCE AVEC CONSCIENCE

INIZIA

CON UN ARTICOLO

CHE SI INTITOLA  PER LA SCIENZA .

QUESTO SIGNIFICA CHE

PER ME

LA SCIENZA

E’

L’ AVVENTURA

DELL’ INTELLIGENZA UMANA

CHE HA PORTATO

A SCOPERTE E CONQUISTE INAUDITE,

ALLE QUALI

LA RIFLESSIONE DA SOLA

ERA INCAPACE DI ACCEDERE. Shakespeare : " Ci sono più cose nel cielo e sulla terra che in tutta la

vostra filosofia ".

QUESTO

NON MI INDUCE minimamente A DISPREZZARE

LA FILOSOFIA,

DAL MOMENTO CHE

OGGI, IN QUESTO MONDO GELIDO,

E’

IL RIFUGIO

DELLA RIFLESSIVITA’.

IO PENSO CHE

L’ UNIONE

DELL’ UNA E DELL’ ALTRA , per difficile che sia,

SIA AUSPICABILE ,

E

NON MI RASSEGNO

ALLO STATO DI DISGIUNZIONE O DI DIVORZIO

CHE SI E’ SALDAMENTE IMPOSTO

E CHE VIENE GENERALMENTE SUBÍTO O ACCETTATO.

 

SECONDO PUNTO DI VISTA SULLA SCIENZA : sono del tutto esterno ai laboratori delle scienze specializzate,

ma mi interesso alle idee incluse o implicite nelle teorie

scientifiche. Mi interesso soprattutto al ri-pensamento cui ci

invitano i progressi delle scienze fisiche e biologiche.

Così, per riprendere l’ esempio della particella, si è passati

dalla particella concetto-fondamento alla particella concetto-

frontiera ; ormai la particella non rimanda più per nulla

all’ idea di sostanza elementare semplice, ci conduce alla

frontiera dell’ inconcepibile e dell’ indicibile.

Io scommetto, quuindi, che siamo entrati nella vera età di una

rivoluzione paradigmatica profonda, diciamo forse più

radicale di quella del XVI-XVII secolo.

Credo che noi partecipiamo a una trasformazione secolare

che è difficilmente visibile perché non disponiamo del futuro

che ci consentirebbe lo sguardo sulla metamorfosi compiuta.

Per fare un confronto, richiamerò la situazione nell’ Oceano

Pacifico durante la Seconda Guerra Mondiale, quando le

flotte americane e giapponesi si fronteggiavano.

Navi, torpediniere, corazzate, sottomarini, aerei si

combattevano a vicenda per centinaia di chilometri.

Erano migliaia di combattimenti singoli,

CIASCUNO ALEATORIO E IGNARO DEGLI ALTRI .

Alla fine, una flotta batte in ritirata, e tutti dicono : gli

americani hanno vinto.

Allora, finalmente, ognuno dei singoli combattimenti acquista

il suo senso...

OGGI

ESISTE

UN NODO GORDIANO E UN RIVOLUZIONE

IN CORSO,

DEI COMBATTIMENTI MOLTO DIFFICILI.

 

NON C’ E’ COINCIDENZA

TRA LA COSCIENZA DELLO SCIENZIATO

E QUELLO CHE DAVVERO FA.

ALLORA, mi direte voi,

HA RAGIONE

LO SCIENZIATO.

MA LO SCIENZIATO

SA

QUELLO CHE FA ?

LA SCIENZA HA COSCIENZA DELLA PROPRIA TRASFORMAZIONE ?

NON E’ DEL TUTTO CERTO.

LA COSCIENZA DI SÉ

NON E’

UN’ IPOTECA DI IPER-LUCIDITA’. Lo verifichiamo continuamente nella vita quotidiana.

 

A MIO PARERE,

LE PRESE DI COSCIENZA

RICHIEDONO

UN’ AUTO-CRITICA,

MA

QUEST’ ULTIMA

HA BISOGNO

DI ESSERE STIMOLATA

DALLA CRITICA.

DISGRAZIATAMENTE

NELL’ UNIVERSO DEGLI SCIENZIATI

ESISTE

UN CONFORMISMO,

UNA SODDISFAZIONE

TANTO MAGGIORE

IN QUANTO MASCHERA

AI LORO OCCHI

LA DOMANDA PIU’ TERRIFICANTE : DOVE VA LA SCIENZA ?

Dopo Hiroshima è sorta una domanda, dapprima all’ esterno,

poi all’ interno della coscienza dello scienziato nucleare ;

la tecno-burocratizzazione della scienza pone al cittadino, come allo

scienziato, il problema della

SCIENZA COME FENOMENO SOCIALE.

 

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& Scienza e società

LA RELAZIONE

SCIENZA - SOCIETA’

E’

MOLTO COMPLESSA

PERCHE’

LA SCIENZA, partita dalla periferia della società, grazie ad alcuni spiriti indipendenti

E’ DIVENTATA

UN’ ISTITUZIONE

ATTRAVERSO

LE SOCIETA’ SCIENTIFICHE E LE ACCADEMIE.

OGGI

SI E’ ATTESTATA

AL CUORE DELLA SOCIETA’.

DIFFONDENDO

LA SUA INFLUENZA

SULLA SOCIETA’,

SUBISCE

A SUA VOLTA

LA DETERMINAZIONE TECNICO-BUROCRATICA

DELL’ ORGANIZZAZIONE INDUSTRIALE DEL LAVORO.

E’ MOLTO DIFFICILE PERCEPIRE

LE INTER-RETROAZIONI

TRA SCIENZA E SOCIETA’.

SARA’ quindi

UNA SOCIOLOGIA COMPLESSA,

UNA CONOSCENZA COMPLESSA

A CONSENTIRE DI CAPIRE

QUESTI RAPPORTI.

 

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& Scienza e psicologia

JORGE CORREIA JESUINO

HA MESSO

IL DITO

SULL’ INSUFFICIENZA

DELLE MIE CONSIDERAZIONI

SU PIAGET.

LO AMMETTO. Sono state ragioni contemporaneamente aleatorie e contingenti a indurmi a dare così poco spazio a

Piaget. Innanzitutto gli autori frequentemente citati nel mio lavoro sono quelli che ho scoperto dopo

gli anni del ’68 e sui quali prendevo appunti in funzione di La Méthode.

Conoscevo Piaget in precedenza e l’ ho riletto poco . Ho riletto l’ opera collettiva piagetiana della

Pléiade sull’ epistemologia che contiene dei testi molto importanti.

* Quindi Piaget sembra sottovalutato nei miei libri mentre è un autore di importanza cruciale.

Si trova all’ incrocio tra le scienze umane, la biologia, la psicolgia e l’ epistemologia.

In La connaissance de la connaissance, credo che non sottovaluterò l’ epistemologia genetica.

Inoltre mi sono reso conto, rileggendo il volume della Pléiade, che Piaget aveva avuto quell’ idea di un

" anello delle scienze ", di un circuito delle scienze, idea che io ho espresso in modo un po’ diverso in

quello che io chiamo il mio ANELLO EPISTEMOLOGICO e che insiste molto sugli squarci e sulle

difficoltà. Inoltre Piaget propone l’ idea, che io trovo feconda, del soggetto epistemico .

Io sono un sostenitore del costruttivismo piagetiano, ma con una riserva :

MANCA IL COSTRUTTORE DEL COSTRUTTIVISMO .

PIAGET

IGNORAVA CHE

OCCORRONO

DELLE FORZE COMPLESSE ORGANIZZATRICI INNATE

PERCHE’ VI SIANO

DELLE ATTITUDINI PRONUNCIATE

A CONOSCERE ED APPRENDERE.

DEV’ ESSERCI

MOLTO DI INNATO,

NON NEL SENSO DI UN PROGRAMMA INNATO DI COMPORTAMENTI,

MA NEL SENSO DI STRUTTURE INNATE IN GRADO DI ACQUISIRE.

IL DIALOGO PIAGET-CHOMSKY

E’ UN PO’

UN DIALOGO TRA SORDI, l’ aspetto barbaro di una discussione tra due menti civilizzate.

PIAGET

AVEVA UNA GRANDE DIFFICOLTA’ AD AMMETTERE

IL RUOLO INCISIVO

DI CIO’ CHE POSSIAMO CHIAMARE

STRUTTURE INNATE DI PERCEZIONE , DI COSTRUZIONE .

 

COMSKY

RIMANEVA ARROCCATO

SU QUESTO INNATISMO

SENZA PORSI

LA DOMANDA

CHE SI PONE PIAGET : MA DA DOVE VIENE LA COSTRUZIONE DELLE STRUTTURE INNATE ?

QUESTA COSTRUZIONE

NON PUO’ ESSERE

IL FRUTTO

DI UN RAPPORTO DIALOGICO CON L’ AMBIENTE ESTERNO, ma lo stato attuale delle conoscenze non

consente alcuna spiegazione.

PER QUESTO PIAGET

SI INGEGNAVA A TROVARE

UNA CHIAVE

CON LA SUA TEORIA DELLA FENOCOPIA .

INSOMMA,

SONO

CON PIAGET

PER

L’ ORIGINE BIOLOGICA

DELLA CONOSCENZA.

MA

RIMANEVO COLPITO, nelle mie scoperte successive,

DAL FATTO CHE

PIAGET

SI FERMAVA

AL LIVELLO DELL’ IDEA DI ORGANIZZAZIONE E DI NORMATIVITA’

SENZA ACCEDERE

ALLA PROBLEMATICA COMPLESSA DELL’ AUTO-ORGANIZZAZIONE.

SENZA VOLERMI GIUSTIFICARE,

QUESTO E’ DETTO

PER SPIEGARMI

E ANCHE

PER FARE AMMENDA

PER UN SILENZIO INGIUSTO.

E’ MOTIVATO ANCHE

IL RILIEVO

SULLA DIMENSIONE PSICOLOGICA

CHE SEMBRA ASSENTE

DALLE MIE PREOCCUPAZIONI,

SEBBENE IO CONTI DI INCLUDERLA

NEL LIBRO CHE STO SCRIVENDO. Vi ricordo che nei miei studi su

L’ homme et la mort e su L’ homme imaginaire *

questa dimensione era pienamente presente.

 

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& Competenze e limiti

VENGO ORA

AL PROBLEMA - CHIAVE

DEI LIMITI ;

COME PENSARE, malgrado i limiti, AIUTANDOSI CON LE CONTRADDIZIONI   ?

IN CHE MODO

LE APORIE che ci impediscono di pensare

POSSONO, per altra via, STIMOLARCI

A PENSARE ?

RICHIAMIAMO

DELLE APORIE MOLTO NOTE.

COME POSSIAMO APPRENDERE

SE

NON SAPPIAMO GIA’ ?

SE

SAPPIAMO GIA’,

ALLORA

NON IMPARIAMO

NIENTE. E però impariamo a nuotare, impariamo a guidare, impariamo ad apprendere.

 

NON BISOGNA dunque LASCIARSI BLOCCARE

DALLE CONTRADDIZIONI LOGICHE,

MA ovviamente NON BISOGNA CADERE

NEL DISCORSO INCOERENTE.

 

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& Un autore non nascosto

DEVO RISPONDERVI

SULLE DOMANDE CHE MI RIGUARDANO  ?

SENTITE,

NON VI RISPONDERO’

SULLE COSE PIU’ SOGGETTIVE ,

SEBBENE LA MIA SOGGETTIVITA’

ABBIA VOGLIA DI RISPONDERVI.

MA,

NONOSTANTE TUTTO,

FORSE BISOGNA CHE IO ESPRIMA

LA COSCIENZA DI ESISTERE PERSONALMENTE

NELLA MIA OPERA.

SONO UN AUTORE NON NASCOSTO ,

VOGLIO DIRE

CON QUESTO CHE

MI DIFFERENZIO

DA QUELLI CHE SI CELANO

DIETRO L’ APPARENTE OGGETTIVITA’ DELLE LORO IDEE,

COME SE

LA VERITA’ ANONIMA

PARLASSE

DALLA LORO BOCCA.

ESSERE AUTORI

SIGNIFICA

ASSUMERE

LE PROPRIE IDEE

NEL BENE E NEL MALE.

IO SONO

UN AUTORE CHE, in più ,

SI AUTO-ADDITA.

VOGLIO DIRE CHE

QUESTA ESIBIZIONE

COMPORTA ANCHE

UNA CERTA UMILTA’.

 

IO DO

LA MIA DIMENSIONE SOGGETTIVA,

LA METTO

SUL TAPPETO,

DANDO

AL LETTORE

LA POSSIBILITA’

DI INDIVIDUARE E DI CONTROLLARE

LA MIA SOGGETTIVITA’.

IO CERCO DI

ESSERE DENOTATIVO

DANDO

DELLE DEFINIZIONI

E

CREDO

DI DEFINIRE

TUTTI I CONCETTI CHE PROPONGO.

MA,

UNA VOLTA POSTA

LA DEFINIZIONE,

MI LASCIO ANDARE

AL LINGUAGGIO,

CON TUTTI I PORTATI

DELLA CONNOTAZIONE

IN TERMINI DI RISONANZA E DI EVOCAZIONE.

SONO SENSIBILE

ALLE FACOLTA’, ALLE GRAZIE

DELLA CONNOTAZIONE.

DI FRONTE A LORO

CEDO,

MA

LE SFRUTTO ANCHE.

PER QUANTO RIGUARDA L’ ANALOGIA,

MI VENGONO RIMPROVERATE

LE MIE METAFORE.

PRIMA DI TUTTO,

IO MI ESPRIMO PER METAFORE

SAPENDO CHE SONO METAFORE, il che è molto meno grave che usare metafore senza saperlo.

INOLTRE

E’ NOTO CHE

LA STORIA DELLE SCIENZE

E’ FATTA

DI UNA MIGRAZIONE DI CONCETTI,

VALE A DIRE LETTERALMENTE

DI METAFORE.

IL CONCETTO DI LAVORO, di origine antropo-sociologica,

E’ DIVENTATO

UN CONCETTO FISICO.

 

IL CONCETTO SCIENTIFICO DI INFORMAZIONE, partito dal telefono,

E’ DIVENTATO

UN CONCETTO FISICO,

POI

E’ MIGRATO

IN BIOLOGIA

DOVE

I GENI

SONO DIVENTATI

PORTATORI DI INFORMAZIONE.

 

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& La migrazione dei concetti

I CONCETTI

VIAGGIANO

ED E’ MEGLIO CHE VIAGGINO

SAPENDO DI VIAGGIARE.

E’ MEGLIO CHE

NON VIAGGINO CLANDESTINAMENTE.

E’ BUONA COSA ANCHE CHE

VIAGGINO

SENZA ESSERE INDIVIDUATI

DAI DOGANIERI !

DI FATTO,

LA CIRCOLAZIONE CLANDESTINA DEI CONCETTI

HA TUTTAVIA CONSENTITO

ALLE DISCIPLINE

DI SOTTRARSI

ALL’ ASFISSIA E ALLE TRAPPOLE.

LA SCIENZA

SAREBBE COMPLETAMENTE INTRAPPOLATA

SE

I CONCETTI

NON MIGRASSERO CLANDESTINAMENTE. Mandelbrot ha detto che le grandi scoperte son frutto di errori

nel trasferimento dei concetti da un’ ambito all’ altro,

errori, aggiungeva, commessi dal ricercatore di talento .

Ci vuole talento perché l’ errore diventi fecondo.

Questo mette in luce anche la relatività dei ruoli

dell’ errore e della verità.

SI E’ ACCENNATO

ALLA MIA TENDENZA

AI GIOCHI DI PAROLE COME

" I LIMITI DELLA COSCIENZA E LA COSCIENZA DEI LIMITI ".

HEGEL, MARX, HEIDEGGER

ERANO INCLINI

AI GIOCHI DI PAROLE.

E’

UNA COSA CHE

MI DIVERTE.

 

MOLTI AMICI,

LEGGENDO I MIEI MANOSCRITTI,

MI HANNO DETTO :

" TOGLI QUEI calembour(= gioco di parole) , GLI SCIENZIATI NON TI PRENDERANNO SUL SERIO ! " .

ERO TENTATO DI SEGUIRE

IL CONSIGLIO

DI QUEGLI AMICI.

POI

MI SONO DETTO :

" NO, FAREI TORTO A ME STESSO " .

MI SONO VOLUTO CONCEDERE

UN PICCOLO PIACERE SOGGETTIVO COMPLEMENTARE.

E’ GRAVE ?

IO CREDO CHE

NON SIA SOLTANTO L’ AUTORE

A GIOCARE

CON LE PAROLE,

MA CHE

ANCHE LE PAROLE

GIOCHINO

CON SE STESSE.

COME DICEVA IL POETA, LE PAROLE FANNO L’ AMORE .

NELLA FORMULA CITATA

SUI LIMITI DELLA COSCIENZA,

I PUNTI INTERESSANTI

SONO

L’ ALTALENA E IL RITORNO :

BASTA INVERTIRE, PERMUTARE I TERMINI,

E IL PREDICATO SI RITROVA SOGGETTO, IL SOGGETTO PREDICATO.

NEL COMPIERE

QUESTA OPERAZIONE,

SI COMPIE EVENTUALMENTE

UN MOVIMENTO AD ANELLO

E

IL PENSIERO

RI - PARTE ,

IN MODO RICORSIVO.

E’ L’ EFFETTO CHE

RETRO - AGISCE

SULLA CAUSA

E

IL PRODOTTO CHE

RITORNA

SUL PRODUTTORE.

QUESTA STESSA IDEA DI

ANELLO RICORSIVO

PUO’ ESSERE ESPRESSA

IN TERMINI POETICI. Gérard de Nerval ha detto : " La tredicesima [ora] ritorna, è sempre la prima " .

 

NON VERRETE AD OBIETTARE :

" PERCHE’ PARLA COSI’, SIGNORE ? SI PUO’ SEMPLICEMENTE DIRE CHE QUANDO SONO LE TREDICI E’ L’ UNA, PUNTO E BASTA ".

MA COSI’ L’ ANELLO

SI PERDE.

O, COME DICE ELLIOT :

" LA FINE E’ LA’ DA DOVE NOI PARTIAMO ".

SI CAPISCE

MOLTO BENE

COSA

VUOLE DIRE.

BISOGNA CAPIRE CHE

LE METAFORE

FANNO PARTE

DELLA CONVIVIALITA’ DEL LINGUAGGIO

E

DELLA CONVIVIALITA’ DELLE IDEE.

 

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& La ragione

LA RAGIONE ?

IO

MI CONSIDERO

RAZIONALE,

MA

PARTO

DALL’ IDEA CHE

LA RAGIONE E’ EVOLUTIVA

E CHE

PORTA

IN SE’

IL SUO PEGGIOR NEMICO !

 

SI TRATTA

DELLA RAZIONALIZZAZIONE,

CHE RISCHIA DI SOFFOCARLA.

TUTTO CIO’ CHE

E’ STATO SCRITTO

SULLA RAGIONE

DA HORKHEIMER, ADORNO O MARCUSE,

BISOGNA TENERLO BEN PRESENTE.

LA RAGIONE

NON E’ DATA,

LA RAGIONE

NON PROCEDE

LUNGO BINARI,

LA RAGIONE

PUO’ AUTODISTRUGGERSI,

TRAMITE

DEI PROCESSI INTERNI

CHE COSTITUISCONO

LA RAZIONALIZZAZIONE.

QUEST’ ULTIMA

E’

IL DELIRIO LOGICO, IL DELIRIO DI COERENZA

CHE

SI SOTTRAE

AL CONTROLLO

DELLA REALTA’ EMPIRICA.

 

A MIO PARERE,

LA RAGIONE

SI DEFINISCE

IN BASE

AL TIPO DI DIALOGO

CHE INTRATTIENE

CON IL MONDO ESTERNO

CHE

LE RESISTE ;

INSOMMA,

LA VERA RAZIONALITA’

RICONOSCE L’ IRRAZIONALITA’

E

DIALOGA CON L’ IRRAZIONALIZZABILE. Occorre ripetere che spesso, nella storia del pensiero, alcuni pensatori

irrazionalisti hanno portato il correttivo razionale a delle

razionalizzazioni dementi. Kierkegaard ha detto di Hegel :

" Il Signor professore sa tutto sull’ universo, ha semplicemente

dimenticato chi è lui " .

Ci voleva quel credente mistico per fare questa constatazione razionale.

NIELS BOHR, molto razionalmente,

CI FA ACCETTARE

L’ APORIA

DELL’ ONDA E DEL CORPUSCOLO,

ALMENO TANTO DA NON POTER ANDARE OLTRE.

RIPARLIAMO DI PIAGET.

LA RAGIONE E’ EVOLUTIVA ED EVOLVERA’ ANCORA.

IO CREDO CHE

LA VERA RAZIONALITA’

SIA PROFONDAMENTE TOLLERANTE

NEI CONFRONTI DEI MISTERI.

LA FALSA RAZIONALITA’

HA SEMPRE DEFINITO

" PRIMITIVE " , " INFANTILI ", " PRE-LOGICHE "

DELLE POPOLAZIONI

DOTATE

DI UNA COMPLESSITA’ DI PENSIERO, non solo nella tecnica, nella conoscenza della natura, ma nei miti.

PER TUTTE QUESTE RAGIONI,

CREDO CHE

CI TROVIAMO

AGLI INIZI

DI UNA GRANDE AVVENTURA. In Le paradigme perdu, * io sostengo che l’ umanità ha più di un inizio.

L’ umanità non è nata una volta per tutte, è nata diverse volte e io sono tra quelli

che sperano in una nuova nascita.

VOGLIO SPIEGARMI ORA

SUL TERMINE DI

ETA’ DEL FERRO PLANETARIA.

 

L’ ETA’ DEL FERRO PLANETARIA

INDICA CHE

SIAMO ENTRATI

NELL’ ERA PLANETARIA

IN CUI

TUTTE LE CULTURE,

TUTTE LE CIVILTA’

SONO ORMAI IN INTERCONNESSIONE PERMANENTE.

INDICA contemporaneamente CHE , malgrado le intercomunicazioni,

LE RELAZIONI

TRA RAZZE, TRA CULTURE, TRA ETNIE, TRA POTENZE, TRA NAZIONI, TRA SUPERPOTENZE

SI SVOLGONO

IN UN CONTESTO DI

TOTALE BARBARIE.

SIAMO

NELL’ ETA’ DEL FERRO PLANETARIA

E

NESSUNO SA

SE NE USCIREMO.

 

LA COINCIDENZA

TRA L’ IDEA DI ETA’ DEL FERRO PLANETARIA

E L’ IDEA CHE CI TROVIAMO NELLA PREISTORIA DELLA MENTE UMANA,

NELL’ ERA DELLA BARBARIE DELLE IDEE,

NON E’ FORTUITA . *

PRE - ISTORIA

DELLA MENTE UMANA

VUOL DIRE CHE,

SUL PIANO DEL PENSIERO COSCIENTE,

SIAMO SOLO AGLI INIZI.

SIAMO ANCORA

SOGGETTI

CHE PENSANO

SECONDO MODALITA’ MUTILANTI E DISGIUNTIVE,

ED E’ ANCORA MOLTO DIFFICILE

PENSARE

IN MODO COMPLESSO.

 

LA COMPLESSITA’

NON E’

LA RICETTA CHE IO FORNISCO

MA

L’ APPELLO ALLA CIVILIZZAZIONE DELLE IDEE.

 

BARBARIE DELLE IDEE

SIGNIFICA ANCHE CHE

I SISTEMI DI IDEE

SONO

BARBARI

GLI UNI NEI CONFRONTI DEGLI ALTRI.

LE TEORIE

NON HANNO

NESSUNA CONVIVIALITA’

NEI LORO RECIPROCI RAPPORTI.

NOI

NON SIAMO CAPACI, sul piano delle idee,

DI ESSERE DAVVERO CONVIVIALI.

IL SIGNIFICATO

DELLA PAROLA BARBARIE ?

LA PAROLA BARBARIE

SIGNIFICA

L’ INCONTROLLATO

PER ESEMPIO L’ IDEA CHE

IL PROGRESSO DELLA CIVILTA’

SI ACCOMPAGNI

A UN PROGRESSO DI BARBARIE

E’

UN’ IDEA DEL TUTTO ACCETTABILE

SE

SI CAPISCE

UN PO’

LA COMPLESSITA’

DEL MONDO STORICO - SOCIALE.

E’ CERTO, per esempio, CHE

UNA CIVILTA’ URBANA

CHE PRODUCE REALMENTE

BENESSERE, SVILUPPI TECNICI E D’ ALTRO TIPO,

L’ ATOMIZZAZIONE

DEI RAPPORTI UMANI

PROVOCA

DELLE AGGRESSIONI, DELLE BARBARIE, DELLE INSENSIBILITA’ INCREDIBILI.

NOI

DOBBIAMO CAPIRE

QUESTI FENOMENI

E

NON ESSERNE SPAVENTATI.

CREDO CHE

SI TRATTI DI

UNA PRESA DI COSCIENZA

TANTO PIU’ IMPORTANTE

IN QUANTO, fino a un’ epoca molto recente,

ABBIAMO CON-VISSUTO

CON L’ IDEA

CHE NOI AVREMMO PORTATO LA STORIA A COMPIMENTO,

CHE LA NOSTRA SCIENZA AVESSE ACQUISITO L’ ESSENZIALE DEI SUOI PRINCIPI E DEI SUOI RISULTATI,

CHE LA NOSTRA RAGIONE FOSSE FINALMENTE A PUNTO ,

CHE LA SOCIETA’ INDUSTRIALE STABILIZZASSE LA SUA ROTTA ,

CHE I SOTTOSVILUPPATI SI SAREBBERO SVILUPPATI,

CHE GLI SVILUPPATI NON FOSSERO SOTTOSVILUPPATI.

OGGI

NON SI TRATTA

DI SPROFONDARE

NELL’ APOCALISSI E NEL MILLENARISMO,

SI TRATTA

DI VEDERE CHE

SIAMO FORSE

ALLA FINE DI UNA CERTA EPOCA,

E, SPERIAMO,

AGLI ESORDI DI TEMPI NUOVI.

 

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