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La complessità e l’ impresa

 

SOMMARIO

Tre  tipi   di  causalità

Dall'   auto-organizzazione  all'  auto-eco-organizzazione

Vivere   è  venire  a  patti  con  il  disordine

Strategia , programma , organizzazione

Dei   rapporti  complementari  e  antagonisti

C' è  bisogno  di  solidarietà  vissute

 

 

 

 

PRENDIAMO UNA TAPPEZZERIA CONTEMPORANEA.

IL TESSUTO

CONTIENE

DEI FILI DI LINO, DI SETA, DI COTONE, DI LANA, DI VARI COLORI.

 

PER CONOSCERE

QUESTA TAPPEZZERIA,

SAREBBE INTERESSANTE CONOSCERE

LE LEGGI ED I PRINCIPI

CHE RIGUARDANO

CIASCUNO DI QUESTI TIPI DI FILO.

EPPURE, LA SOMMA DELLE CONOSCENZE

SU OGNUNO DI QUESTI TIPI DI FILO che entrano nella tappezzeria

 

NON SOLO E’ INSUFFICIENTE

PER CONOSCERE QUELLA REALTA’ NUOVA CHE E’ LA STOFFA, vale a dire le qualità e le proprietà proprie di quel tessuto,

 

MA, inoltre,

E’ INCAPACE DI AIUTARCI A CONOSCERNE

LA FORMA E LA CONFIGURAZIONE.

 

PRIMA TAPPA DELLA COMPLESSITÀ : abbiamo delle conoscenze semplici che

non aiutano a conoscere le proprietà dell’ insieme. Una constatazione

banale che ha conseguenze non-banali : la tappezzeria è qualcosa di più

della somma dei fili che la costituiscono.

 

UN TUTTO E’ PIU’ DELLA SOMMA DELLE PARTI CHE LO COSTITUISCONO.

SECONDA TAPPA DELLA COMPLESSITÀ : il fatto che ci sia una tappezzeria

( = il tutto ) fa sì che le singole qualità di questo o quel tipo di filo non

possano manifestarsi pienamente. Sono inibite o virtualizzate.

 

IL TUTTO allora E’ MENO DELLA SOMMA DELLE SUE PARTI.

TERZA TAPPA : questo presenta delle difficoltà per il nostro intelletto e la nostra struttura

mentale.

 

IL TUTTO E’ contemporaneamente PIU’ E MENO DELLA SOMMA DELLE PARTI.

 

 

 

 

 

 

IN QUESTA TAPPEZZERIA,

 

COME NELL’ ORGANIZZAZIONE,

I FILI

NON SONO DISPOSTI A CASO.

SONO ORGANIZZATI

IN FUNZIONE

DI UN CANOVACCIO,

DI UN’ UNITA’ SINTETICA

IN CUI

OGNI PARTE

CONCORRE

ALL’ INSIEME.

E

LA TAPPEZZERIA STESSA

E’

UN FENOMENO PERCEPIBILE E CONOSCIBILE,

CHE NON PUO’ ESSERE SPIEGATO

SECONDO ALCUNA LEGGE SEMPLICE.

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& Tre tipi di causalità

UN’ ORGANIZZAZIONE QUALE L’ IMPRESA

SI COLLOCA

IN UN MERCATO.

PRODUCE

OGGETTI O SERVIZI, cose che le diventano esterne ed entrano nell’ universo del consumo.

LIMITARSI

A UN’ IMMAGINE DELL’ IMPRESA

COME ENTITA’ ETERO-PRODUTTRICE

SAREBBE INSUFFICIENTE.

PERCHE’

PRODUCENDO

COSE E SERVIZI,

L’ IMPRESA, contemporaneamente,

SI AUTO-PRODUCE. Questo significa che produce tutti gli elementi necessari alla propria sopravvivenza e alla propria

organizzazione. Organizzando la produzione di oggetti e di servizi, l’ impresa si auto-organizza,

si auto-alimenta, se necessario si auto-ripara, e se le cose vanno bene si auto-sviluppa

sviluppando la sua produzione.

COSI’,

PRODUCENDO

DEI PRODOTTI INDIPENDENTI DAL PRODUTTORE,

SI SVILUPPA

UN PROCESSO

IN CUI

IL PRODUTTORE

PRODUCE

SE STESSO. Da un lato la sua auto-produzione è necessaria alla produzione di oggetti, dall’ altro la produzione di

oggetti è necessaria alla sua stessa auto-produzione.

LA COMPLESSITA’

COMPARE

NEL SEGUENTE ENUNCIATO :

SI PRODUCONO COSE E CONTEMPORANEAMENTE CI SI AUTO-PRODUCE ;

IL PRODUTTORE STESSO E’ IL PROPRIO PRODOTTO.

QUESTO ENUNCIATO

PONE

UN PROBLEMA DI CAUSALITA’. Un primo aspetto è costituito dalla causalità lineare. Se con una certa materia

prima, applicando un certo processo di trasformazione, si produce un certo

oggetto di consumo, ci si inserisce in una linea di causalità lineare : una certa

causa produce certi effetti.

Secondo aspetto : causalità circolare retroattiva. Un‘ impresa ha bisogno di

normatività. Deve realizzare la sua produzione in funzione dei bisogni esterni,

della sua forza-lavoro e delle sue capacità di energia interne.

Ora, come sappiamo - da circa quarant’ anni, grazie alla cibernetica -, l’ effetto

(incremento o diminuzione di vendite) può retroagire per stimolare o far calare la

produzione di oggetti e di servizi nell’ impresa.

Terzo aspetto : causalità ricorsiva. Nel processo ricorsivo, gli effetti e i

prodotti sono necessari al processo che li genera. Il prodotto è il produttore di

ciò che lo produce.

QUESTE TRE CAUSALITA’

SI RITROVANO

A TUTTI I LIVELLI

 

IN ORGANIZZAZIONI COMPLESSE. La società, per esempio è prodotta dalle interazioni tra gli individui che la

costituiscono.

La stessa Società, come un tutto organizzato e organizzatore,

 

retroagisce per produrre gli individui attraverso l’ educazione, il linguaggio, la

scuola. Così gli individui, nelle loro interazioni, producono la Società, la quale

produce gli individui che la producono. Questo avviene in un circuito a spirale

attraverso l’ evoluzione storica.

 

QUESTA COMPRENSIONE

DELLA COMPLESSITA’

 

NECESSITA

DI UN MUTAMENTO abbastanza profondo DELLE NOSTRE STRUTTURE MENTALI.

IL RISCHIO,

 

SE QUESTO MUTAMENTO DI STRUTTURE MENTALI NON SI VERIFICASSE,

SAREBBE QUELLO DI

ANDARE

VERSO LA PURA CONFUSIONE O IL RIFIUTO DEI PROBLEMI.

NON ESISTONO

DA UNA PARTE L’ INDIVIDUO, DALL’ ALTRA LA SOCIETA’,

DA UNA PARTE LA SPECIE, DALL’ ALTRA GLI INDIVIDUI,

DA UNA PARTE L’ IMPRESA con il suo diagramma, il suo programma di produzione, le sue indagini di mercato,

DALL’ ALTRA I SUOI PROBLEMI di relazioni umane, di personale, di relazioni pubbliche.

I DUE PROCESSI

SONO

INSEPARABILI ED INTER-DIPENDENTI.

 

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& Dall’ auto-organizzazione all’ auto-eco-organizzazione

L’ IMPRESA, ORGANISMO VIVENTE,

SI AUTO-ORGANIZZA,

E

REALIZZA

LA PROPRIA AUTO-PRODUZIONE.

CONTEMPORANEAMENTE,

REALIZZA

UN’ AUTO-ECO-ORGANIZZAZIONE

E

UN’ AUTO-ECO-PRODUZIONE.

 

QUESTO CONCETTO COMPLESSO

MERITA

DI ESSERE CHIARITO. L’ impresa è posta in un ambiente esterno

che si trova a sua volta inserito in un SISTEMA ECO-ORGANIZZATO

o ECO-SISTEMA.

Prendiamo l’ esempio delle piante o degli animali : i loro processi conobiologici conoscono

l’alternanza del giorno e della notte, come quella delle stagioni.

L’ ORDINE COSMICO si trova in qualche modo

INCORPORATO all’ interno dell’ organizzazione delle specie viventi.

Guardiamo oltre, partendo da un esperimento condotto nel 1951 al planetario di Brema su un

uccello migratore, la bigiarella.

Il planetario ha fatto scorrere la volta celeste e le costellazioni che vanno dal cielo di

Germania a quello d’ Egitto davanti agli occhi di questo uccello, che d’ inverno emigra verso

la valle del Nilo. Nel planetario, la capinera ha seguito la carta del cielo senza la minima

incertezza e si è posata sul cielo di Luxor. Insomma ha "computato" il suo itinerario in

funzione di riferimenti celesti.

Questo esperimento prova che la bigiarella aveva, in quel modo, il cielo in testa.

NOI ESSERI UMANI

CONOSCIAMO

IL MONDO

TRAMITE I MESSAGGI TRASMESSI

DAI NOSTRI SENSI AL NOSTRO CERVELLO.

IL MONDO

 

E’ PRESENTE

ALL’ INTERNO DELLA NOSTRA MENTE,

LA QUALE

 

E’

ALL’ INTERNO DEL NOSTRO MONDO.

 

IL PRINCIPIO DELL’ AUTO-ECO-ORGANIZZAZIONE

HA UN VALORE OLOGRAMMATICO :

così come la qualità dell’ immagine ologrammatica è legata al fatto

che ogni punto possiede la quasi-totalità dell’informazione del tutto,

così, in qualche modo, il tutto in quanto tutto di cui noi facciamo

parte è presente nella nostra mente.

IN UN’ OTTICA SEMPLIFICANTE

DIREMMO :

LA PARTE E’ NEL TUTTO.

IN UN’ OTTICA COMPLESSA

DICIAMO :

NON SOLO LA PARTE E’ NEL TUTTO ;

 

IL TUTTO E’ ALL’ INTERNO DELLA PARTE CHE E’ ALL’ INTERNO DEL TUTTO !

QUESTA COMPLESSITA’

E’

ALTRA COSA

RISPETTO ALLA CONFUSIONE DEL " TUTTO E’ IN TUTTO " E VICEVERSA.

QUESTO

VALE

PER OGNI CELLULA DEL NOSTRO ORGANISMO che contiene la totalità del codice genetico

presente nel nostro corpo.

QUESTO

VALE

PER LA SOCIETA’ : fin dall’ infanzia si imprime in quanto tutto nella nostra mente,attraverso

 

l’ educazione familiare, l’educazione scolastica, l’ educazione universitaria.

CI TROVIAMO DI FRONTE A

SISTEMI ESTREMAMENTE COMPLESSI

IN CUI

 

LA PARTE E’ NEL TUTTO

E

 

IL TUTTO E’ NELLA PARTE. Questo vale per l’ impresa,

che ha le sue regole di funzionamento e

all’ interno della quale agiscono le leggi della Società Intera.

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& Vivere È venire a patti con il disordine

UN’ IMPRESA

SI AUTO-ECO-ORGANIZZA

SUL MERCATO, mercato che è un fenomeno contemporaneamente ordinato, organizzato e aleatorio.

Aleatorio perché non c’è certezza assoluta sulle opportunità e le possibilità di vendere i prodotti e i

servizi, anche se ci sono delle possibilità, delle probabilità, delle plausibilità.

IL MERCATO

E’

 

UNA MISCELA DI ORDINE E DI DISORDINE. Purtroppo - o per fortuna - l’ universo intero è un cocktail

di ordine, di disordine e di organizzazione.

Ci troviamo in un universo da cui non siamo in grado di

allontanare l’ alea, l’ incerto, il disordine.

DOBBIAMO VIVERE

E

 

VENIRE A PATTI

CON IL DISORDINE.

L’ ORDINE  ? E’ tutto ciò che è ripetizione, costanza, invarianza, tutto ciò che può essere posto sotto l’ egida di una

 

relazione altamente probabile, inquadrato sotto la dipendenza da una legge.

IL DISORDINE ? E’ tutto ciò che è irregolarità, deviazione rispetto ad una struttura data, alea, imprevedibilità.

IN UN UNIVERSO DI ORDINE PURO,

NON SI DAREBBE INNOVAZIONE, CREAZIONE, EVOLUZIONE ;

NON SI DAREBBE NE’ ESISTENZA VIVENTE NE’ ESISTENZA UMANA.

ALLO STESSO MODO,

NESSUNA ESISTENZA

SAREBBE POSSIBILE

NEL PURO DISORDINE, poiché non ci sarebbe alcun elemento di stabilità sul quale fondare una organizzazione.

LE ORGANIZZAZIONI

HANNO BISOGNO DI ORDINE E BISOGNO DI DISORDINE.

In un universo in cui i sistemi subiscono l’incremento del disordine e tendono a disintegrarsi,

la loro organizzazione permette di respingere, captare ed utilizzare il disordine.

OGNI ORGANIZZAZIONE, come ogni fenomeno fisico, organizzativo e, naturalmente, vivente ,

TENDE

A DEGRADARSI

E

A DEGENERARE. Il fenomeno della disintegrazione e della decadenza è un fenomeno normale.

In latre parole, la normalità non è che le cose perdurino così come sono, questo sarebbe anzi

inquietante.

NON C’ E’

ALCUNA RICETTA DI EQUILIBRIO.

 

 

 

 

 

IL SOLO MODO

DI LOTTARE

CONTRO LA DEGENERAZIONE

 

E’

NELLA RIGENERAZIONE PERMANENTE, in altri termini

NELL’ ATTITUDINE DELL’ INSIEME DELL’ ORGANIZZAZIONE

A RIGENERARSI

E

 

A RIORGANIZZARSI

FACENDO FRONTE A TUTTI I PROCESSI DI DISINTEGRAZIONE.

 

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& Strategia, programma, organizzazione

 

ORDINE, DISORDINE, PROGRAMMA, STRATEGIA !

LA NOZIONE DI " STRATEGIA "

 

SI CONTRAPPONE

A QUELLA DI " PROGRAMMA ".

UN PROGRAMMA

E’

UNA SEQUENZA DI AZIONI PREDETERMINATE che deve funzionare in circostanze che ne consentano la

realizzazione. Se le circostanze esterne non sono

favorevoli, il programma si ferma o fallisce.

LA STRATEGIA , invece - come abbiamo visto -,

ELABORA

UNO O PIU’ SCENARI. Fin dal principio si prepara, se c’è qualcosa di nuovo o di imprevisto,

 

a incorporarlo per modificare o arricchire la propria azione.

IL PROGRAMMA ovviamente

CONSENTE

UN NOTEVOLE RISPARMIO : non si è costretti a riflettere, tutto avviene per automatismo.

UNA STRATEGIA, invece,

 

SI DETERMINA

TENENDO CONTO

DI UNA SITUAZIONE ALEATORIA, di elementi avversi, addirittura di avversari,

 

ED E’ PORTATA A MODIFICARSI

IN FUNZIONE

DELLE INFORMAZIONI

FORNITE

LUNGO IL PERCORSO,

PUO’ AVERE

UNA GRANDISSIMA ELASTICITA’.

MA UNA STRATEGIA

PER ESSERE CONDOTTA

 

DA UN’ ORGANIZZAZIONE,

RICHIEDE allora che

L’ ORGANIZZAZIONE

NON SIA CONCEPITA

PER OBBEDIRE AD UNA PROGRAMMAZIONE,

MA

POSSA OPERARE

CON DEGLI ELEMENTI

CAPACI DI CONTRIBUIRE

ALL’ ELABORAZIONE E ALLO SVILUPPO

DELLA STRATEGIA.

 

IO CREDO, allora, CHE

IL NOSTRO MODELLO IDEALE DI FUNZIONALITA’ E DI RAZIONALITA’

NON SIA SOLO UN MODELLO ASTRATTO,

MA ANCHE UN MODELLO NOCIVO. Nocivo per coloro che si trovano nelle amministrazioni, insomma per

l’ insieme della vita sociale.

UN SIMILE MODELLO

E’ evidentemente

RIGIDO,

E

TUTTO CIO’ CHE E’ PROGRAMMATO

SOFFRE DI RIGIDITA’

RISPETTO ALLA STRATEGIA. Naturalmente in una amministrazione non si può dire che ciascuno possa diventare

stratega, a quel punto sarebbe il disordine più totale. Ma, in generale, si evita di

porre il problema della rigidità e delle possibilità di elasticità e di "adattatività",

cosa che favorisce le sclerosi nel fenomeno burocratico.

LA BUROCRAZIA

E’

AMBIVALENTE. La burocrazia è razionale perché applica delle regole impersonali valide per tutti e perché

garantisce la coesione e la funzionalità di una organizzazione. Ma, d’ altro canto, questa stessa

burocrazia può essere criticata come puro strumento di decisioni che non sono

necessariamente razionali. La burocrazia può essere considerata come un insieme

parassitario in cui si sviluppano tutta una serie di blocchi, di ingorghi che diventano un fenomeno

parassitario in seno alla società.

POSSIAMO allora CONSIDERARE

IL PROBLEMA DELLA BUROCRAZIA

SOTTO QUESTO DUPLICE VOLTO,

 

PARASSITARIO

E

 

RAZIONALE, ed è un peccato che il pensiero sociologico non abbia superato l’ ostacolo di questa alternativa.

Sicuramente non poteva superarla perché il problema della burocrazia o dell’ amministrazione deve

essere posto innanzitutto, nelle linee di fondo, sul piano della complessità.

Nell’ impresa, il vizio della concezione tayloristica del lavoro fu quello di considerare l’ uomo unicamente

come una macchina fisica. In un secondo tempo ci si rese conto che esiste anche un uomo biologico ;

l’uomo biologico venne adattato al suo lavoro e le condizioni di lavoro a quell’ uomo. Poi, quando ci si è

resi conto che esiste anche un uomo psicologico, frustrato dalla parcellizazione dei compiti, si è pensato

di integrarli con compiti complementari. L’evoluzione del lavoro illustra il passaggio dalla unidimensio-

nalità alla multidimensionabilità. In questo processo siamo solo all’ inizio.

IL FATTORE " GIOCO  "

E’

UN FATTORE DI DISORDINE

MA ANCHE DI ELASTICITA’ : la volontà di imporre all’ interno di un’ impresa un ordine implacabile è inefficiente.

 

Tutte le istruzioni che, in caso di guasto, di incidenti, di eventi imprevisti, esigeranno

il blocco immediato del settore o della macchina sono anti-efficienti.

BISOGNA LASCIARE

UNA PARTE DI INIZIATIVA

A OGNI LIVELLO

E

A OGNI INDIVIDUO.

 

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& Dei rapporti complementari e antagonisti

I RAPPORTI

ALL’ INTERNO DI UN’ ORGANIZZAZIONE, DI UNA SOCIETA’, DI UNA IMPRESA

SONO

COMPLEMENTARI E ANTAGONISTI CONTEMPORANEAMENTE.

QUESTA COMPLEMENTARITA’ ANTAGONISTICA

E’ FONDATA

SU DI UNA STRAORDINARIA AMBIGUITA’. Daniel Mothé, ex-operaio specializzato alla Renault, descrive come

ci fosse nel suo stabilimento un’ associazione informale, segreta,

clandestina, che manifestava la resistenza dei lavoratori contro

l’ organizzazione rigida del lavoro, consentendo loro di conquistare

un po’ di autonomia personale e di libertà. Con questo, quell’

organizzazione segreta CREAVA un’ organizzazione elastica del

lavoro.

LA RESISTENZA

ERA

COLLABORANTE,

DAL MOMENTO CHE

LE COSE

FUNZIONAVANO

PROPRIO GRAZIE AD ESSA.

QUESTO ESEMPIO

PUO’ ESSERE ESTESO

A MOLTEPLICI AMBITI. Per esempio, alla situazione del campo di concentramento di Buchenwald, creato nel 1933

per i detenuti politici e comuni tedeschi. All’ inizio, i "comuni" avevano i posti di Kapo

e modeste responsabilità nella contabilità o in cucina. I "politici" fecero capire che

avrebbero potuto far funzionare meglio le cose, evitando prevaricazioni e dispersioni. Le

SS affidarono allora ai politici comunisti la cura dell’ organizzazione. Quindi una

organizzazione comunista ha collaborato con le SS mentre lottava contro di loro. La

vittoria alleata e la liberazione del lager hanno chiaramente conferito a tale collaborazione il

senso di una resistenza.

Prendiamo il caso dell’ economia sovietica fino al 1990. In linea di principio era retta da una

pianificazione centrale, iper-rigida, iper-puntigliosa, ecc. Il carattere estremamente rigoroso,

programmato e impositivo di quella pianificazione la rende inapplicabile.

Eppure funziona, attraverso una grande incuria, ma solo perché si bara e ci si

arrangia a tutti i livelli. Per esempio i direttori delle imprese si telefonano tra loro per

scambiarsi dei prodotti.

QUESTO SIGNIFICA CHE

AL VERTICE

CI SONO

DEGLI ORDINI RIGIDI,

MA

ALLA BASE

C’ E’

UNA ANARCHIA ORGANIZZATIVA SPONTANEA. I frequentissimi casi di assenteismo sono

contemporaneamente necessari, perché le condizioni di lavoro sono tali che la

gente ha bisogno di fare assenze per trovare altri lavoretti di fortuna che le

consentiranno di integrare il salario.

QUESTA ANARCHIA SPONTANEA

ESPRIME COSI’

 

LA RESISTENZA E LA COLLABORAZIONE

DELLA POPOLAZIONE

 

AL SISTEMA

CHE LA

OPPRIME. In altre parole, l’ URSS ha funzionato grazie a questa risposta dell’ ANARCHIA SPONTANEA di ciascuno

agli ordini anonimi provenienti dall’ alto. Naturalmente perché la cosa funzioni, ci vogliono degli elementi di

coercizione, ma non funziona solo perché c’è la polizia ecc. Funziona anche perché c’è una tolleranza di

fatto di ciò che succede alla base, e tale tolleranza di fatto garantisce il funzionamento di una macchina

assurda che, altrimenti, non potrebbe funzionare. Il sistema, infatti, non è crollato. Quella di abbandonarlo è

stata una decisione politica, motivata dall’ enorme spreco, dalla debolezza delle realizzazioni, dalla carenza

di inventiva di tale sistema. Finché è durato, è stata l’ ANARCHIA SPONTANEA a far funzionare la

pianificazione programmata.

E’

LA RESISTENZA

ALL’ INTERNO DELLA MACCHINA

A FAR ANDARE

LA MACCHINA.

 

IL DISORDINE

COSTITUISCE

 

LA RISPOSTA INEVITABILE, NECESSARIA E SPESSO ANCHE FECONDA

AL CARATTERE SCLEROTIZZATO, SCHEMATICO, ASTRATTO E SEMPLIFICANTE

 

DELL’ ORDINE.

SI PONE ALLORA

UN PROBLEMA STORICO GLOBALE :

 

COME INTRODURRE

NELLE IMPRESE

 

LE LIBERTA’ E I DISORDINI

CHE POSSONO ESSERE

PORTATORI

DI ADATTATIVITA’ E DI INVENTIVA,

MA ANCHE

DI DISGREGAZIONE E DI MORTE ?

 

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& C’ è bisogno di solidarietà vissute

C’ E’, dunque,

UNA AMBIGUITA’

DI LOTTA, DI RESISTENZA, DI COLLABORAZIONE, DI ANTAGONISMO E DI COMPLEMENTARITA’

NECESSARIA

ALLA COMPLESSITA’

DI ORGANIZZAZIONE.

SI PONE ALLORA

IL PROBLEMA

 

DI UN ECCESSO DI COMPLESSITA’

CHE, alla fine,

E’

 

DESTRUTTURANTE. Si può dire in linea di massima che più un’ organizzazione è complessa, più

disordine tollera. Questo le conferisce vitalità, perché gli individui sono in grado di

prendere iniziative per risolvere questo o quel problema senza dover passare attraverso la

gerarchia centrale.

E’

UN MODO PIU’ INTELLIGENTE

DI RISPONDERE

A CERTE SFIDE

DEL MONDO ESTERNO.

MA

 

UN ECCESSO DI COMPLESSITA’ alla fine

E’

 

DESTRUTTURANTE. Al limite, un’ organizzazione che avesse solo delle libertà e pochissimo ordine si

disintegrerebbe, a meno che a compensare quella libertà ci fosse una solidarietà

profonda tra i suoi membri.

LA SOLIDARIETA’ VISSUTA

E’

L’ UNICA COSA

CHE PERMETTE

 

LA CRESCITA DI COMPLESSITA’ . Alla fine, le reti informali, le resistenze collaboranti, le autonomie, i disordini

 

SONO INGREDIENTI NECESSARI alla vitalità delle imprese.

Questo può aprirci un mondo di riflessioni.

L’ atomizzazione della nostra società richiede, dunque, nuove solidarietà

spontaneamente vissute e non soltanto imposte dalla legge, come la

Previdenza sociale.

 

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