5 Pesci
strani
5.02
Zaza: a caccia del Tarpon
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mag.88
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E'
una di quelle cene noiose in cui tutti discutono di banalità
e poi se ne vanno presto, se sono in compagnia dell'amante,
o tardi, se sono in compagnia della moglie. Solo noi, in un
angolo, affrontiamo problemi seri, esistenziali: pesci grossi,
taglia King-Size. Alfredo medita sull'argomento fino all'arrivo
della sua "anguilla all'aceto balsamico", poi chiede gravemente:
"Ma perché non mi porti mai a Tarpon?!". Quando mi accorgo
che la drammaticità della sua richiesta non ha particolari
sviluppi sul destino umano, ne sono sollevato e mangio una porzione
extra di dolce per celebrare. Ma la sua è una di quelle
domande alle quali non si può dare una risposta immediata;
così l'indomani fax e telefono sono sotto pressione per
parecchio. Attraversiamo l'Atlantico in nove ore ed il tempo
passa velocemente fino all'Avana. La città mostra, come
la maggior parte delle città in Sudamerica, grandi palazzi
in centro, molti fatiscenti e un sacco di spazi aperti. Nella
periferia vi sono parecchie casette di un bianco abbagliante,
qualcuna bella e molte altre misere. Puntiamo subito verso Sud,
verso il versante Caraibico. La strada a doppia corsia sale,
scende e descrive ampie curve tra l'uniforme scenario di campi
coltivati a riso e canna da zucchero. Incroci raramente un'auto
o un camion, più spesso li vedi fermi a lato, nell'attesa
di carburante o di riparazioni. La zona è suggestiva,
ci sono macchie di banani, filodendri, ficus imponenti, jaguey
dagli enormi tronchi e l'acqua, intesa come corsi d'acqua, si
vede poco. Il genere di posto dove ti senti un po' scemo a bordo
di uno sconquassato e crepitante autobus con una valigia piena
di canne e mulinelli. I primi due giorni li passiamo pescando
Black-Bass a mosca con i popper, a spinning con i plughi o con
i vermoni di gomma (come tutti ho anch'io il mio scheletro nell'armadio).
Peschi dalla barca, perlustrando tutte le anse dei laghi Zaza
e Lebrije. Spari a 360 gradi popper dai nomi bizzarri come Sneakey
Pete e Fruit Cocktail con una coda decentrata del 7; usi artificiali
anti-alga, non voglio dire che questi siano completamente anti-alga
ma che sono, piuttosto, schiva-alga: ne perdi uno quando, normalmente,
ne perderesti sei. Quando sei stanco, o prima di sentire quel
dolorino alla spalla, passi alla canna da spinning e ripeti
l'operazione con i vari Rapala Fat Rap, Crazy Crawler, Chugger.
I Bass collaborano nel modo più intelligente: non ci
sono abboccate a raffica, ma si prende un pesce qua e uno là
dove li cerchi. Non è un massacro e ti senti, più
o meno, sempre in azione. Sono molto belli; puoi trovarti attaccato
quello di mezzo chilo oppure quello di tre chili che devi combattere
per qualche minuto. Il mattino seguente, dopo la colazione,
siamo impazienti: ancora in pieno buio, aspettiamo nel piu'
fradicio bosco del mondo, inzuppati fino all'osso, in attesa
delle guide. I momenti chiave di questa pesca sono al mattino
e alla sera quando si vedono i Tarpon in "rolling" cioè
quando li vedi gobbare nelle zone più calme del fiume.
Vedi la testa uscire, poi conti fino a tre, e vedi la coda.
E
poi cerchi la mascella che ti era caduta a terra e guardi la
tua canna con commiserazione. Ai tropici l'inverno coincide
con la stagione delle piogge e noi siamo proprio "nell'angolo
più selvaggio di Cuba" come diceva il depliant e, in
tutta sincerità, avremmo preferito trovarci in un "cinque
stelle". Poi spiove ma facciamo un'altra doccia in una lancia
di 4 metri, spinta da un piccolo fuoribordo probabilmente attrezzato
con un congegno acustico per riprodurre il ringhio di duecento
cavalli. La corsa dura 20 minuti; scendiamo il fiume in uno
scenario classico: palme di diverse specie, mangrovie, tronchi
semisommersi. Intanto l'alba, e una leggera brezza, ha scacciato
le nuvole. Dopo un paio di curve ancora la guida spegne il motore
e prende la pagaia. Non scorgi alcun segno di vita lungo le
sponde, Ci sono diversi insetti, un'infinità di libellule,
sull'acqua, e ogni tanto una grosso pesce affiora e fa "plop"
dove un albero pende sul fiume.
Tu
senti il plop e ti volti a guardare e vedi nell'acqua i cerchi
dove il pesce ha bollato. Sono Tarpon e Snook, se sei inglese,
o Sabalo e Robalo, se sei spagnolo. Cioè Megalopus Atlanticus
e Centropomus Undecimalis se sei un vescovo o sei hai una laurea
in biologia. La loro distinzione scientifica generalmente è
poco importante per il pescatore alla buona. A me francamente
interessa di più quanto sono grossi, dove vivono e come
prenderli piuttosto che il genere cui appartengono. Ho praticato
tutti, credo, i metodi legali di pesca e molti degli illegali,
usando e collezionando ogni tipo d'attrezzatura. E stato un
processo graduale d'evoluzione, ma dopo diversi anni mi sono
ritrovato ad usare sempre più spesso la mosca, praticamente
sempre. E' interessante notare che per molti pescatori, me compreso,
l'etica della pesca a mosca si applica sui temoli, sui salmoni
e con le trote nei fiumi; diventa meno importante sui laghi,
e per le altre specie di pesci si dissolve quasi completamente.
Non sono infatti un puro. Quando devo "esplorare", quando l'attrezzatura
da mosca sarebbe comunque sottodimensionata, quando ancora sono
in compagnia di altri "impuri" o quando, tutto sommato, la pesca
si trasforma in uno sport duro, violento, spossante, al quale
mancano certamente le possibilità di meditazione secondo
Izaak Walton, uso una canna da spinning. Ma forse t'interessa
sapere com'è questa pesca. Se stai usando la coda di
topo lanci la mosca parecchio davanti al Tarpon in movimento
e la lasci affondare prima di recuperarla con corti scatti.
Quando il pesce la ingoia è meglio aspettare e ferrare
quando si gira e inizia a nuotare. L'interno della bocca del
Tarpon è lastricato come fosse marmo e devi essere sicuro
che l'amo, affilato da poco, si sia piantato. E una volta sola
non è sufficiente: è necessario piantarlo ripetutamente
nelle placche ossee della bocca per essere sicuri che la punta
penetri. Fallo due, tre volte e assicurati che la coda sia ben
tesa. Devi arcuare la canna al massimo e tirare contemporaneamente
la coda con la mano sinistra. A questo punto dai un'occhiata
verso il basso e realizzi che il filo sta abbandonando il mulinello
alla velocità della luce e forse sarebbe meglio accendere
il motore (non sai come) e seguire il pesce (non sai dove).
Se viene fuori come un lampo accecante d'argento vivo abbassi
la canna affinché non ricada sul filo troppo teso. Può
pesare fino ad ottanta chili e salta con l'impazienza e la ferocia
di una gigantesca trota. E' allora che il cuore ti si pianta
nel palato, per poi sprofondare fino ai talloni quando il pesce
precipita in acqua con il rumore di un cavallo che si tuffa
da un molo. Poi riuscirai a lottare e recuperarlo, se il filo
non si aggancerà su una delle mille cose sulla tolda,
se il nylon, la canna e tutto il resto tengono, se non salta
e non ricade di là da un tronco; o se uno squalo di cinque
metri non se lo mangia: queste sono acque "nervose"! Oppure
lanci un Hi-lo lungo una spanna. In quell'acqua ferma il minnow
da trenta grammi arriva come un colpo di mortaio, un grosso
insulto per qualsiasi pesce.
Poi
scorgi quel raggio di sole riflesso dalle scaglie del Tarpon:
quello che intendono le guide quando ti dicono...un flash! Hai
visto! Uno ha fatto un flash dietro l'esca! Se hai fortuna prima
o poi ci sarà un gorgo e allora, con tuo grande stupore,
un pesce sale, si gira come una trota, apre l'enorme bocca,
e ingoia l'esca. Quel che accade dopo è fantastico. Il
pesce, magari di cinquanta chili, vola nell'aria, sbatte sull'acqua,
e viene ancora fuori in un salto esplosivo con due o tre giravolte.
Quando ricade sulla superfice viene fuori ancora per fare una
serie di salti attraverso tutto il fiume. Al sesto o settimo
salto l'amo perde la presa e l'artificiale ti viene addosso
come un proiettile. Cominci a recuperare. "Madonna!!" è
tutto quello che riesci a dire. Questo, ti spiego, è
quello che si chiama "jumping Tarpon". Ma non ti dispiace troppo
di averlo perso. Il divertimento è questo: i salti. Che
rimanga attaccato è un optional. Tutto questo naturalmente
accade in molto meno tempo di quello che ho impiegato per descriverlo
e durante tutto questo tempo non riesci nemmeno per un istante
ad essere vicino al controllo della situazione. Cominci a pensare
"Dove ho sbagliato? Ho tirato troppo? Dovevo stringere di piu'
la frizione? Dovevo scendere con il pesce lungo il fiume?" Il
pescatore spesso prolunga questa agonia, quando il pesce se
ne è andato, chiedendosi cosa avrebbe potuto fare di
diverso.
Agganciare un pesce e perderlo accade ad ognuno di noi eppure
lo consideriamo un fallimento personale. In realtà, naturalmente,
la fortuna, come in ogni altro aspetto della pesca, gioca un
ruolo fondamentale. Dopo mezzogiorno il vento si fa piuttosto
maleducato ma ne aggancio un altro veramente bello. Il Tarpon
si è ferrato da solo solidamente alla giunzione delle
due mascelle, proprio dove l'amo ha maggiori probabilità
di mantenere la presa: è l'unico "big" che riusciamo
ad imbarcare. Preghiamo la guida di farci una foto: il pesce
è cosi' lungo che Alfredo tiene la testa e io la coda.
Purtroppo quando Dio stava distribuendo i cervelli doveva aver
scambiato Felipe per un cactus: la foto che ci fece inquadrava
perfettamente solo un pezzo di barca e la mia spalla. Poi lo
abbassiamo, il tarpon non la guida, sull'acqua e lo lasciamo
andare. Nuota lungo la barca, lentamente all'inizio, e poi punta
velocemente nell'acqua più profonda: sembra ancora in
forma e spero che viva. Per strano che possa sembrare, guardarlo
mentre si allontana libero è il clou del viaggio per
me. Alfredo dice che deve aspettare un paio d'anni, cosi quando
torneremo quel pesce sarà abbastanza cresciuto perché
"lui" lo catturi. L'esperienza è comunque grande. Lo
scenario, la pesca: due giorni di pesca selvaggia come mai ne
abbiamo avuti. Per molto tempo credo, quando la pesca diventerà
emozionante, ci diremo "Ti ricordi a Zaza?" Per farla corta,
cominciamo ad agganciare Tarpon in un crescendo continuo di
catture e di rotture: Alfredo ne attacca e perde uno che ad
occhio e croce stimiamo di parecchio sopra gli ottanta chili.
Fa subito quattro, cinque salti spacca-coronarie con contorno
di scuotimenti del sesto grado Mercalli poi gli sfila i duecentocinquanta
metri dello 0.45 e conclude la lotta infilandosi tra alcuni
tronchi semisommersi. Ci sono anche molti esemplari "piccoli".
Dieci, venti chili. Con questi la lotta diventa più umana:
uno su due che agganci riesci a portarlo alla barca. Le guide
sono abbastanza in gamba: s'intendono di motori e di barche,
le sanno guidare e se gli dai appuntamento alle cinque del mattino,
arrivano con dieci minuti d'anticipo. Felipe ha una faccia da
secondino mentre all'altro mancano molti denti davanti e viene
preso dalla frenesia quando c'è un pesce "in canna":
Inoltre ha una passione per il Rhum. "Bueno por corazon" dice
tra i denti che gli mancano, dopo ogni sorsata. Qualche problema
quando il pesce è allamato. Non sono molto disinvolte
con il raffio o con gli ami, di conseguenza, il tempo che un
Tarpon deve attendere prima di essere rilasciato è tale
che sarebbe più gentile ammazzarlo subito. Per questa
pesca occorre essere bene attrezzati. Non voglio dire che è
una pesca per privilegiati con assegno fluido e carte di credito
spaziali ma la taglia stessa del pesce stabilisce i limiti dell'equipaggiamento.
Qualsiasi problema potrà presentarsi capiterà
senz'altro mentre stai pescando Tarpon e, se intendi seriamente
cacciare questi pesci, andrebbero usate solo le migliori canne,
i migliori nylon e mulinelli. Altrimenti ti potrà capitare
veramente di tutto: dagli ami che si aprono, al filo che si
spacca, agli anelli strappati fino alla canna che si può
rompere o può venire sradicata dalle mani. Ci vogliono
"arnesi" robusti e devi allenarti ad usarli. Partiamo dall'artificiale:
usi un "pesciolino" lungo almeno 20 centimetri attaccato ad
una girella della misura massima. Poi ci sono 230/250 metri
dello 0.50 ed un mulinello capace di contenerli.
Questo
deve essere da spinning e non da surf casting (non se ne trovano
molti), voglio dire che deve essere concepito con un archetto
per far migliaia di lanci e non dieci. L'attacco sulla canna
e gli anelli devono essere a prova di tutto, l'impugnatura occorre
lunga (devi lanciare "a due mani" e combattere pesci di tutto
rispetto). La canna deve essere lunga almeno 230 cm. e potente
abbastanza da "forzare" ed eventualmente staccare dal fondo
un pesce di un quintale. Io uso quanto c'è di meglio
sul mercato; non voglio nominare marche o modelli, ma il peso
di tutto quanto sfiora il chilo e mezzo. Devi lanciare "lungo"
tutto il giorno, non è una pesca da smidollati. Vuoi
provarci a mosca? Sappi che dovrai usare canne per coda 13:
ad ogni lancio rischi il colpo della strega. Userai delle mosche
dal 3/0 al 5/0, ricche di ciuffi e voluminose come fossero mosche
secche (la differenza tra secche e sommerse è che queste
ultime vengono costruite sott'acqua; qualcuna, come la Sosin's
Squid, sembra costruita in un frullatore).
Quando lanci mosche così pesanti, per qualche strana
ragione, finisci sempre con dei nodi sul finale e la mosca,
quando cerchi di lanciare distante, lo tocca sempre. Jake Jordan
diagnosticò questo problema e mi suggerì che dovevo
cercare di "rotolare" la coda quando spingevo in avanti piegando
un po' la spalla destra e nello stesso tempo ruotando il pollice
un po' a destra. Alcuni preferiscono usare code shooting head
piuttosto che le quelle standard di 90 piedi perché permettono
di lanciare più velocemente e inoltre presentano meno
attrito nell'acqua quando il pesce fa veloci fughe. I bordi
delle scaglie e delle branchie sono taglienti: devi sempre usare
un finale in acciaio o uno shock-leader del 100. I nodi sono
il punto debole del sistema, falli accuratamente, collaudali
e controllali bene dopo ogni pesce, la tensione o l'abrasione
potrebbero averli indeboliti. Nel dubbio rifalli. Ci sono ancora
molte cose che non ho scritto. Potrei continuare per una settimana
sulla pesca del Tarpon. Delle mosche, dei suggerimenti, delle
tecniche. Ma se vuoi avere un'idea della faccenda o su quali
sono le emozioni, questa è la migliore approssimazione
alla quale posso arrivare. Sulla situazione a Cuba in questo
periodo, su altri consigli al di fuori della pesca, ho poco
da dire. Oddio, dopo diverse visite in veste ufficiale, semi-ufficiale
e comico-ufficiale in molte zone di questo Paese ho imparato
che la gente è cordiale ("gli indigeni sembrano amichevoli"
- mi disse G., mentre una graziosa mulatta gli mordicchiava
l'orecchio) e la musica è calda e ovunque di buon livello.
Ho imparato a conoscere abbastanza la cucina locale ....., e
preferisco la fame. La carne è pessima perché
Cuba manca praticamente di bestiame bovino. Poi viene stracotta:
a furia di masticare carne cubana, i muscoli delle mie mandibole
sono diventati come quelli di un caimano. I piatti sono a base
di pollo, maiale e riso. Il pesce, inteso anche come crostacei,
è buono ma il pesce è un cibo che sviluppa il
cervello e chiunque ingurgitasse razioni di cibo per cervello
di questi tempi lascerebbe l'isola, dovesse andarsene a nuoto.
Altre interessanti attrattive? I sigari Partagas e Cohiba, per
esempio, e il rhum "Avana Club 7 anni" che voglio raccomandare
anche senza alcuna speranza di ricompensa. Questa bevanda è,
tra l'altro, uno dei migliori antisettici del nostro tempo.
Ci sono diversi altri antibiotici, ma questi prodotti possono
avere soltanto un effetto passeggero. L'Avana Club invece ha
meriti dimostrati e puoi star certo che attenuerà tutte
le ferite, interne ed esterne.
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