5.Pesci strani
5.09 BARRAMUNDI, SARATOGA E GIANT TREVALLY
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ott.91

Credo che in nessun altro luogo al mondo ci siano cosi' tanti pesci, diversi tra loro come in Australia e poche acque siano tanto generose. Cairns e' famosa tra tutti i pescatori come la capitale mondiale della pesca al black marlin ma pochi conoscono la straordinaria potenzialità di questi luoghi anche per altre tecniche ed altre prede. In un posto nuovo, dove ti prendono le "fregole" della pesca ma non hai prenotato una guida, cerchi subito il ritrovo, spesso un bar, dei pescatori locali. E' il modo migliore per avere le dritte giuste e talvolta per trovare il compagno di una "pescata". Ero appena sbarcato a Cairns, Nord Queensland e sorseggiavo qualcosa di fresco nel locale Fishing Club in speranzosa attesa. Avevo già fatto la conoscenza del barista Brad. Era anche chiamato "Bullit" (pallottola) e lui credeva fosse per la velocità della sua barca. In verità, venni a sapere in seguito, il nomignolo era la contrazione di "Bullshit" (ognuno può cercare la traduzione in un vocabolario) e ciò dipendeva dal parrucchino che portava, sembrava proprio uno di quei "ricordini" con cui le mucche usano adornare i prati.
Dicevano che, mentre attraversava un campo dove stava pascolando una mandria, una folata improvvisa fece volar via lo scalpo posticcio: dovette provarne sei prima di trovare proprio il suo. Alla quarta birra feci conoscenza finalmente con la persona giusta: Barry Cross. Skipper di game boats durante la stagione del Marlin (settembre/dicembre), guida fanatica della pesca a mosca, esperto e collaudatore "sul campo" per Scientific Angler, Daiwa e Shimano, soprattutto Gran Guru delle tecniche in mare aperto con il popper. Si stava reidratando dopo un tour di pesca con dei clienti americani; era appena rientrato da una spedizione in Nuova Guinea e Capo York. M'informai dei cannibali di quelle zone, disse che gli aborigeni erano abbastanza socievoli (probabilmente perchè dopo qualche giorno al campo assomigliava ad uno di loro). Mi assicuro' comunque che i campi si erano civilizzati e provvisti di ogni cosa: wc con acqua corrente, cucina moderna e generatore di corrente da 240 volt. Fantastico! Anche se poi i ragni mangia-cani non usano toilette, i pitoni da 6 metri non cucinano e i coccodrilli giganti ti mangiano sia con la luce accesa che spenta.

Quando raccontai che la pesca era (si fa per dire...) la mia ragione di vita, comincio' a guardarmi languidamente e con molta comprensione e quando spiegai che mi occorreva materiale per i miei articoli mi disse che avrei avuto un'unica difficoltà: far stare tutti quanti i pesci che avremmo catturato in un articolo solo. Il giorno dopo avrebbe chiesto la barca ad una sua amica e saremmo partiti, io, lui e il tuttofare Cliff, per un'uscita di tre giorni in mare. Questa amica, Jenny, era stata battezzata Luna Park (probabilmente perchè tutti c'erano stati una volta o due). Da quando suo marito era caduto in mare ed era stato divorato da uno squalo tigre, circa 15 anni prima, lei aveva fatto del club la propria casa gratificando chiunque, se pescatore, dei propri favori. Noi avremmo pescato un po' in mare aperto sperando di avvicinare un sailfish da tentare con la mosca.
Si sarebbero cercati branchi di Giant Trevally e poi avremmo provato con la mosca barramundi, saratoga e queenfish negli estuari e lungo il corso dei fiumi Russell e Daintree. Avevo già l'acquolina! La pesca e' un indefinibile ed imprevedibile passatempo, anche se ne' io ne' Barry l'avremmo definito tale. Per ogni regola ci sono mille eccezioni e sono proprio queste che sostengono l'entusiasmo. I sailfish infatti decisero che probabilmente non meritavamo una loro visita. Prendemmo pero' due King o Spanish Mackerel (la discussione tra Barry e Cliff su cosa fossero prese una buona mezz'ora) trainando degli artificiali. Arrivati a Russell Heads, dove il Mulgrave River si sposa al Russel gettandosi nel Mar dei Coralli, avvistammo decine di uccelli sull'acqua che ribolliva. La mangianza spari' quasi subito fruttando pero' a Barry un Giant Trevally cosi' grande che la sola foto pesava due etti. Un unico, preciso lancio: colpito ed affondato! Coda 12 e popper costituito da un amo incastrato nel polistirolo, modello "fatelo da soli". Il mio accompagnatore, che detiene il record del Trevally con un bestione da quasi 40 kg. (sempre a popper ma con canna da spinning), disse che questo era solo un intermezzo, l'aperitivo della nostra avventura. Il piatto forte sarebbero stati i "barra" e i salmoni (threadfin salmon, niente a che vedere con il salmo salar, a parte il fatto che tira anche lui come un mulo). La pesca "a vista" negli estuari o, il più delle volte, nei tidal creeks fu qualcosa di terrificante. Non ricordo di aver mai visto cosi' tanti grossi pesci sbattere ed agitarsi freneticamente. I "tidal creeks" sono dei canali più profondi nelle lagune alla foce dei vari fiumi. Il flusso delle maree crea delle vere e proprie correnti che credi di pescare in un fiume in piena. La prima fermata fu all'imbocco di uno di questi dove, tra due rocce semisommerse, c'era una specie di densa zuppa di migliaia di sardine che vi si agitavano impazzite. Decine di mackerel (la discussione tra i due soci riprese), trevally (giant e golden) e queenfish spingevano il branco contro le rocce e le rive, aprendo enormi varchi nelle schiere ad ogni incursione. Anche un idiota avrebbe compreso che eravamo capitati nel paradiso dei pescatori e la nostra eccitazione sali' man mano che preparavamo le canne. Stava per cominciare un "duro" lavoro. Con la marea montante ci fu "azione" già ai primi lanci. Qualsiasi cosa si finisse in acqua subito veniva ingoiata. Al primo tentativo ricevetti il battesimo di un salmone tropicale e rimasi meravigliato della velocità di quel pesce. In pochi secondi aveva portato via 100 metri di backing e filava deciso verso la Nuova Zelanda.
Questo pesce e' una via di mezzo tra un merluzzo ed un bonefish (a parte gli strani "baffi" che si irradiano ai lati della bocca). In genere e' alquanto sospettoso, ma quando il lancio e' accurato, l'abboccata diventa un'esplosione selvaggia, seguita da una lunga fatica a canna piegata. Successivamente ci furono quattro botte secche senza che nessun pesce restasse allamato. Sembrava incredibile che degli streamer con ami affilatissimi (Barry me li faceva affilare ogni quattordici secondi) potessero essere morsi senza inchiodarsi da qualche parte. Cliff, il marinaio, sentenzio' che erano queenfish. Questo pesce assomiglia ad un mackerel con il corpo più alto e largo, pesante quattro, cinque chili, talvolta dieci. Questi gladiatori furono tra quelli che più spesso attaccarono i nostri streamers o poppers. Al banchetto si unirono anche dei barramundi che ci deliziarono con i loro salti. In un ora e mezza catturammo circa una decina di pesci ciascuno. Ne tenemmo solo due per il pasto e per il freezer: un "barra" di sei chili e mezzo ed un queen di circa cinque. Rilasciammo tutti gli altri.
Poi la corrente rallento' ed i branchi, come d'incanto, scomparvero. Era ora di cercare altri creek o di risalire un po' il corso principale del fiume. Pescare con Barry significo' anche apprendere "piccole" importanti malizie, trucchi, accorgimenti: ami affilati, nodi veloci e sicuri, tecniche particolari. Provare attrezzature nuove e sperimentali come code dal nuovo profilo, canne per coda 14 o il mulinello Sistem Four. La zona dove pescammo il secondo giorno era principalmente costituita da lagune e canali dove la presenza di uomini era un fatto sporadico. In compenso abbondavano barramundi, mangrove jacks, jungle perch, cod e saratoga. Quest'ultimo e' un pesce che arriva direttamente dalla preistoria, un predatore d'acqua dolce che puo' arrivare a circa dieci chili, anche se gli esemplari che ho catturato parevano stampati sul mezzo chilo; jacks e perch invece assomigliano invece ai nostri boccaloni per forma, abitudini e taglia. Incontrai anche qualche tarpon ma qui stranamente arrivano al massimo al chilo e non raggiungono le stazze impressionanti dei loro cugini africani o americani. In queste acque l'ospite più famoso e' il barramundi, egli vive la propria vita in acqua dolce ma si porta al mare per la riproduzione: per questo motivo i piu' grandi vengono catturati generalmente negli estuari. In Australia e Nuova Guinea, dove egli vive, puo' arrivare a 20 chili di peso e forse più. Esemplari da 3 a 7 chili sono piuttosto comuni; io ne ho visti a decine e presi alcuni. Un metodo per pescarli e' quello di sparare un artificiale (streamer, popper o cucchiaino) vicino ai cespugli che si protendono lungo le rive oppure vicino ai tronchi, rami o rocce che rallentano la corrente. Si lascia affondare e si inizia il recupero. Quasi sempre, al primo movimento, si ha già l'abboccata: una botta strappacanna, seguita dal barra che si proietta verso il cielo.
Durante il mio soggiorno in maggio l'acqua era ancora fredda, circa 22 gradi e i barra nei fiumi non si muovevano. Barry disse che in questo periodo la loro attività e' abbastanza rallentata all'altezza di Cairns, mentre più a Nord, con il clima più caldo, i barramundi sono già scatenati. In questi mesi escono in caccia e si nutrono solo di notte e per avere un po' di emozioni si doveva andare a pescare col buio.Avevo già avuto un'esperienza di pesca notturna con le trote di mare; era stata affascinante, a parte il fatto che solitamente attendevo l'abboccata mentre la mosca era posata su di un sasso. Risalimmo il fiume fino ad una laguna a circa mezz'ora dall'estuario. Dietro suo consiglio montai una 9 ft. coda 7 galleggiante, un metro di finale in pezzo unico dello 0.30, un metro di shock leader dello 0.80 e popper in polistirolo del solito modello casalingo. Alle tre e tre minuti (tre minuti fu il tempo per montare la canna), in pieno giorno tanto per screditare Barry, lottavo con il mio primo barramundi. La lotta fu emozionante: tutto il repertorio di fughe e salti fino all'operazione di rilascio. Poi zero assoluto per quattro ore fino a quando sopraggiunse il buio, di colpo, senza crepuscolo, come succede ai tropici. L'aria si riempi' dei rumori insoliti e sospetti della giungla. Erano principalmente suoni di uccelli notturni e di rane ai quali l'idea di avere un pubblico parve incoraggiarli, perche' aggiunsero al concerto un paio di note extra. Ad ogni fruscio Barry trovava aneddoti nuovi su coccodrilli o tagliatori di teste. Non poteva che chi affronta quotidianamente in patria vigili urbani ed impiegati postali non teme nulla.Mi consiglio' poi di fare lanci corti a tre/quattro metri dalla riva. Il barramundi infatti si avvicina alle rive per cacciare i piccoli pesci e i roditori che costituiscono la sua dieta. Non appena il popper cadeva in acqua e iniziavo il recupero sentivo gli sciacquii ed i rumori degli spruzzi fatti dai predatori che saltavano verso l'artificiale e che non sempre riuscivano ad afferrarlo. Ogni tanto avvertivo lo strappo sulla canna ed iniziavo una lotta alla cieca, valutando come comportarmi secondo la pressione del pesce. Ne presi sei in due ore, esemplari da due a cinque chili. Niente di trascendentale visto che vengono catturati barra da 15, 20 e anche 30 chili. Ci fu comunque "azione" ininterrottamente. Quando il pesce era in prossimita' della riva Barry illuminava con la pila il metro di spiaggia libera dove lo facevo scivolare (il pesce, non Barry). Slamavamo le prede con attenzione poiche' i bordi delle branchie sono affilati come rasoi. Poi rimettevo il pesce in acqua, cullandolo per ossigenarlo e pregando affinche' i coccodrilli locali restassero addormentati. Verso l'inizio degli anni 70 l' "estuarine crocodile" (i piu' grandi arrivano a sei metri) aveva corso il rischio di estinguersi a causa dei cacciatori che ne utilizzavano la pelle della pancia. Poi il governo decise di proteggerlo totalmente e ne proibi' la caccia. Le parti si sono invertite poiche' ora questi rettili preoccupano piu' gli uomini che non viceversa: questi mostri abbondano ovunque e perlustrano tutte le rive dei fiumi, spingendosi per parecchi chilometri nel mare. Ovunque una strada attraversi un fiume ci sono cartelli "CROCODILES! NO SWIMMING" e, scherzi a parte, occorre fare attenzione. In trent'anni di pesca e di viaggi ho catturato ogni genere di pesce, da quelli che vivono nei ruscelli di alta montagna a quelli dei mari tropicali ma questo continente dall'altra parte del mondo e' tra i luoghi che più mi hanno meravigliato ed affascinato. Pochi giorni di pesca mi hanno regalato emozioni con grandi lottatori di almeno una ventina di specie diverse. Un centinaio di pesci che non avevo mai conosciuto e che hanno messo a dura prova le mie attrezzature. Ma ciò che forse mi ha sorpreso di piu' sono stati i contrasti di questa terra: città ultramoderne anche se a misura d'uomo, circondati da tutte le comodità del 2000 e, in un paio d'ore ritrovarsi a pescare in luoghi sperduti, rimasti intatti dalla creazione.