1.Le
Radici
1.10
La Valgrande salendo da Ponte Casletto
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apr.97
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Un famoso pescatore straniero (da qualche
parte devo avere anche il nome, ma non è poi così
importante per il racconto) ha detto: "Pesco perchè amo
farlo, perchè mi piacciono i luoghi dove si trovano le
trote, che sono invariabilmente meravigliosi, e odio i luoghi
dove si trova troppa gente, che sono generalmente brutti. Pesco
perchè, grazie a Dio, dove vivono le trote non ci sono
telefoni, nè televisione nè giornali; e perchè
i pesci non sono bugiardi e rispondono solo alla pazienza infinita,
all'abilità, alla costanza e non al potere o ai soldi;
è perchè solo nei boschi trovo la solitudine senza
sentirmi solo; perchè lì un goccetto sembra sempre
più buono. Perchè forse un giorno catturerò
una sirena o forse non perchè penso che la pesca sia importante
ma perchè sospetto che molte altre cose della vita siano
altrettanto poco importanti ma non così divertenti". Leggendo
queste righe subito la mente va ai torrenti dove ho mosso i primi
passi e catturato le prime trote. Le catturavo con i vermi o i
portasassi, e un giorno memorabile di trent'anni fa ne presi quasi
un centinaio, e diverse grosse. Dico "grosse" in senso comparativo,
perchè ero in calzoni corti.... e ogni pesce oltre i venti
centimetri sembrava immenso. Poi passai alla mosca. Usavo dei
finali con tre mosche, del genere che compravi già fatti.
Questo naturalmente era prima di quando chi usava esche multiple
venisse guardato con sdegno e sospetto dai puri. Le mie scorribande
si svolgevano principalmente sul S.Bernardino, che si getta nel
Lago Maggiore, ed i suoi affluenti. Si tratta della Valgrande
e della Val Pogallo, formata dall'omonimo torrente che si unisce
al S.Bernardino sotto il paese di Cicogna.
Quest'area
si trova incuneata tra Verbano, Ossola, Val Vigezzo e Val Cannobina,
nella nuova provincia di Verbania. Non esistevano, nè esistono,
strade di accesso; i pochi sentieri rimasti erano disagevoli:
frane o piene ne avevano portato via interi tratti, gli alpeggi
abbandonati, le baite per la maggior parte ridotte a ruderi. I
ponti e le passerelle sui precipizi spesso si trovavano in tristi
condizioni e le cordine d'acciaio poste nei punti piu' pericolosi
erano state strappate o erano consumate dalla ruggine. I pochi
pescatori o cacciatori che vi accedevano dovevano essere grandi
camminatori e buoni alpinisti e una corda da roccia era obbligatoria
tra l'attrezzatura per chi si avventurava tra i dirupi scoscesi
delle valli.
Ora
che la zona è diventata Parco Naturale, le guardie forestali
hanno rimesso in ordine quasi tutti i sentieri d'accesso, ricostruendo
ponti e passerelle. Nei tratti superiori (praticamente a monte
di Ponte Casletto) sono Parco naturale, è vietato ogni
ripopolamento, e la pesca e' consentita solo nei corsi d'acqua
principali e in questi solo dopo 500 metri dalla sorgente. Quindi
ora la parte affascinante del catturare trote meravigliose nei
torrenti laterali ci è negata, ma d'altra ora, venuto a
mancare il ripopolamento artificiale delle acque, questi torrenti
laterali fanno da polmone continuo rifornendo il corso principale.
Si può pescare dal 1 aprile al 30 agosto (non significa
che la pesca è produttiva nei giorni d'apertura, solo che
legalmente puoi pescare), dal giovedì alla domenica. La
misura minima è 23 centimetri con un massimo di 5 catture.
Sono permessi mosca, spinning e verme (solo verme) con amo dall'1
al 4. Occorre un tesserino che si può ritirare presso l'Ente
Parco e la sorveglianza viene fatta principalmente dalle guardie
forestali. Il regolamento non è, ai miei occhi, quanto
di più illuminato si poteva ottenere, ma d'altra parte
occorreva fare i conti con i pescatori locali per i quali quota,
misura
e tecniche permesse erano solo parole vuote di significato. La
trota presente originariamente in Valgrande e Val Pogallo aveva
il dorso molto scuro, quasi nero, la pancia gialla, i puntini
rossi molto grandi ed orlati di bianco. Spesso questi erano presenti
anche sulla piccola pinnetta adiposa caratteristica dei salmonidi;
la testa costituiva quasi un terzo dell'intero corpo. Molte delle
trote furono immesse da privati che impacchettavano le uova o
gli avannotti sui muli o più spesso sulle spalle di volontari.
Lo facevano esclusivamente perchè si dispiacevano nel vedere
meravigliose vallate o riali alpini senza pesci. Questo a volte
distrusse i ceppi originari con l'introduzione di fario di origine
tedesca o norvegese, .......ma d'altra parte alcune acque furono
ripopolate poco prima che non ci fossero più pesci del
tutto.
La
gestione dei ripopolamenti era in mano ad una società locale
di volontari
pieni di entusiasmo e scarsi di mezzi: l'unica volta che il bilancio
di questa chiuse in attivo, festeggiarono l'avvenimento in modo
così smodato che dovettero ricorrere ad una banca, per
un prestito urgente. Poi venne la sfortunata decisione di trasferire
dalla società locale agli enti governativi la semina delle
acque attraverso allevamenti convenzionati. Fu così tolto
il controllo a coloro che conoscevano e amavano la pesca per consegnarlo
nelle mani di chi poteva essere influenzato, a torto o a ragione,
da chi ragionava in termini elettorali. Questo fatto portò
allo sconvolgimento di una risorsa naturale con effetti collaterali
di concorrenza alimentare tra le nuoce e le vecchie trote e l'introduzione
di malattie attraverso gli allevamenti dove il profitto era l'unica
motivazione.
Nelle
battaglie per i fiumi mi sono trovato a volte in mezzo a politici,
e per almeno due volte sono stato da quella che si potrebbe chiamare
la parte vincente. In un caso la vittoria fu così vaga
che non ce la sentimmo nemmeno di celebrarla, ma non importa.
I cattivi furono messi a tacere, e questo è quello che
conta. La zona alta della Valgrande, tutta la Val Pogallo e gli
affluenti piu' grandi dei due corsi principali si prestano benissimo
alla pesca a mosca. Quando il fiume in basso è sporco e
in piena, puoi trovare acqua chiara in alto e magari prendere
qualche trota a secca mentre la maggior parte dei pescatori è
giù al bar o al negozio di pesca a lamentarsi della giornata
schifosa. Le sponde lungo il fiume sono scarsamente infrascate
e quindi si puo' lanciare con estrema facilita' nelle pozze. Sono
comunque necessari lanci abbastanza lunghi e precisi per potersi
mantenere fuori dalla vista acutissima dei pesci. Una canna da
8 piedi, una coda DT5F e finali da tre metri costituiscono la
giusta attrezzatura. Chi e' piu' abile di me sara' avvantaggiato
nell'usare code piu' leggere e canne piu' rapide. Praticamente
si accede alla Val Pogallo solo da Cicogna. Qui si lascia l'auto
e si prende il sentiero fino a Pogallo da dove si puo' pescare
nel rio omonimo (da questo punto in poi ci sono ancora ore e ore
di pesca risalendo il torrente), oppure proseguire, costeggiando
il Rio Pianezzoli fino al Pian di Boit (un'altra ora di cammino).
Questa valle e' in genere caratterizzata da un'infinita' di pozze,
cascatelle e correnti piu' piccole rispetto a quelle della Valgrande;
e' meno selvaggia di quest'ultima, soprattutto perche' nell'alpeggio
di Pogallo (un'ora circa, a piedi, dall'abitato di Cicogna) da
tempo sono state rimesse in ordine alcune baite da parte di gruppi
di pescatori e cacciatori che si sono voluti creare una base in
una zona centrale della vallata. Ci sono trote lungo tutto il
fiume, da sotto l'abitato di Cicogna (circa una ventina di anime)
fino alle sorgenti dei vari riali. Per merito dei ripopolamenti,
fatti da volontari, sotto ogni sasso e in ogni correntina sono
presenti trote fino alle sorgenti del corso principale e in tutti
i riali: Marona, Caslu', Terza ecc... La Valgrande, invece, offre
diversi punti di accesso ma tra i piu' usati dai pescatori vi
e' quello di Malesco (Val Vigezzo).
Da
qui si sale in auto lungo la val Loana, fino alla localita' Le
Fornaci, poi si prende il sentiero che condurra' all'Alpe Scaredi,
per scendere infine a La Piana (in tutto quattro ore circa). Altra
soluzione e' quella di arrivare a Premosello, salire a Colloro
e all'alpe Lut in auto. Qui si prende il sentiero che condurra'
alla Colma, all'Alpe Serena e poi ancora in La Piana (quattro
ore). Da Verbania, invece, si puo' utilizzare la strada che porta
a Cicogna e, poco prima del paese e subito dopo la galleria di
ponte Casletto, si prende il sentiero che corre lungo fiume sulla
sponda destra. Si arrivera' dopo circa mezz'ora al ponte di Velina
e dopo un'altra ora a Orfalecchio e poi all'Arca, sempre costeggiando
il fiume. Le trote sono presenti ovunque ed ottimi per la pesca
erano anche tutti i torrentelli che scendono al corso principale:
Velina, Cauri', Gabbio, Portaiola e altri. Il corso superiore
del torrente S.Bernardino, che scorre nella Valgrande, e' caratterizzato
da buche molto grandi, lunghe anche cinquanta metri e contenute
tra lisce pareti grigie a strapiombo sull'acqua. Spesso nelle
pozze sono presenti enormi blocchi di roccia staccatisi dalla
montagna.Il fondo e' formato principalmente da sabbia e ciottoli.
Individuare, scoprire le trote è una forma di caccia in
tutti i sensi, anzi questa ricerca è di per sè eccitante.
L'uomo, fin dai primordi, è stato istintivamente attratto
dalla caccia (che gli ha anche permesso la sopravvivenza)
La
trota, in questo caso avversario dell'uomo, ha sviluppato tutti
i propri sensi per poter sopravvivere. Ha adeguato il proprio
mimetismo, e oltre la sua natura sospettosa, ha perfezionato tutti
quelli che sono i suoi indicatori di pericolo. Per batterla, un
pescatore deve conoscere queste sue caratteristiche e migliorare
la proprie abilità. Deve concentrarsi su dove camminare,
come muoversi, in altre parole il deve controllare il proprio
mimetismo. Inoltre deve stare all'erta a ogni piccola indicazione
della presenza della trota. Ogni sfumatura, forma, ombra o movimento
deve essere preso in considerazione. L'abilità sta nell'individuare
senza scoprirsi. Anche se il pesce viene spaventato, qui ne trovi
sempre un altro nella buca successiva. Le ore trascorrono, si
dimentica il mondo. Ci sono tornato qualche mese fa dopo che alcuni
amici mi raccontarono che la pesca era stata "....grande, voglio
dire, proprio grande". Normalmente questi individui usano un vocabolario
più ricco e appropriato, ma anche successivamente quando
ne riparlammo, raggiungevano un punto in cui gli mancavano le
parole. Mi recai da "Pino Coiffeur" per avere delle conferme.
Questo, in zona, è un ottimo luogo per ottenere informazioni,
o trovare un compagno per una battuta. Qualche volta ci vado per
un taglio di capelli, o per ascoltare o raccontare balle sulla
pesca e sui pesci. Altre volte la conversazione verte sui politici,
i vecchi tempi, sport (principalmente pallone), qualche volta
donne, ma di rado. Valutare le voci e i consigli è una
delle più grandi abilità nella quale il pescatore
si deve perfezionare. Qualche informazione è buona, qualcuna
cattiva (intenzionalmente o no) e un sacco di altre semplicemente
infondate o non aggiornate. Ci sono un sacco di pescatori che
non sanno quanto son lunghi trenta centimetri o non conoscono
la differenza tra un temolo e un cavedano o tra una marmorata
e un'iridea. Devi prendere in considerazione la fonte, e se è
di prima o seconda mano (... sai uno al bar mi ha detto che il
torrente XY è pieno di trote...). Ci sono anche altre considerazioni:
se qualcuno che non conosci perfettamente (da saper quale tara
applicare) ti dice che ha preso venti trote da trenta centimetri,
sottrai dieci centimetri da ogni pesce e dieci alla quantità
totale. Dopo anni la valle è cambiata: l'intero luogo sembra
diverso, e scopro di comportarmi come se mi alzassi nel mezzo
della notte per andare al bagno e mi trovo di fronte una parete
che non mi aspettavo. Poi rivedo una roccia dalla forma strana.
Ritrovo la solita sorgente dove nel chiarore dell'alba mi inginocchiavo
e bevevo. Mi sento in forma, ripeto i movimenti come fosse un
rito .... l'acqua è fredda e mi fa male gli occhi. Ne hai
inghiottito una sorsata troppo abbondante. Come col gelato. Arrivati,
stanchi per la camminata, a Orfalecchio trovo sul prato una cavalletta
che butto nella pozza. Non fa due metri nella corrente che scompare
in un gorgo. "Hai visto?" boccheggio a G. E' una domanda superflua,
perchè l'individuo, che un momento prima sarebbe stato
un ottimo modello per un quadro dal titolo "la fatica", ora sta
estraendo freneticamente canna e mulinello e ha una mosca tra
le labbra. Non fu in una di quelle rare, mistiche vendemmie di
pesci, ma nemmeno ce lo aspettavamo. Pescammo risalendo il fiume,
incappando ogni tanto in qualche trota.
Il
tempo era perfetto per la pesca, abbastanza caldo e leggermente
coperto.
Tendiamo a pensare al tempo in termini di nostro comfort, ma questo,
come ogni pescatore dovrebbe sapere, può profondamente
essere differente per la pesca. A parità di altre condizioni,
un giorno nuvoloso è meglio di uno luminoso, perchè
il pesce sembra più disponibile nel salire alla superfice
o muoversi per mangiare. Si dice anche che in un giorno coperto
le ali degli insetti che schiudono impiegano più tempo
ad asciugarsi, tenendoli quindi più tempo sull'acqua e
quindi favorendo le bollate. Un giorno coperto spesso è
buono anche con un leggero vento, o un pò di pioggia. Infatti
condizioni come queste sono il meglio.I
pesci non si preoccupano della pioggia, loro tanto son sempre
comunque bagnati. Penso che la pioggia forte tenga lontani i pesci
dalla superfice e li porti a cibarsi sul fondo, anche se devo
ammettere di non aver pescato a lungo con la pioggia battente
da poter condurre un test affidabile. Passammo la serata sotto
una roccia sul fiume, avevamo un paio di trote da mangiare: abbrustolite
su un fuoco all'aperto, secche e dure. Niente mandorle. Niente
maionese o salse gourmande. Sono d'accordo che i pesci vanno rilasciati,
ma d'altra parte il pesce genuino è buon cibo. Basso come
grassi e colesterolo, senza conservanti, gustoso e a portata di
mano o di guadino, quasi gratis. Fantasticammo su uscite future
e, il giorno successivo, io vidi due vipere e G. cadde nel fiume
perdendo qualche scatola di mosche. La pesca fu migliore del primo
giorno, prendemmo e rilasciammo diverse trote, non so dire quante.
.. le trote abboccavano a qualsiasi mosca e gli alberi sulla riva
erano così lontani che nemmeno un lanciatore professionista
sarebbe riuscito ad agganciarli. Ne misurammo solo due: la mia
era 36 centimetri e quella di G. 37. Le misurammo perchè
le stimammo tutte e due sopra i quaranta. Ma non è importante,
perchè a quest'ora saranno tutte e due "sopra i quaranta"
comunque. Il mio pesce, tra l'altro fu una completa sorpresa.
La bollata sembrò piccola, e venne fuori nell'ultimo posto
dove mi sarei aspettato una bella trota. Così van le cose.
Ogni passo lungo il fiume rivelava una nuova opportunità
per un lancio. La scena cambiava continuamente ad ogni curva.
La trepidazione verso la prossima buca, la prossima curva, la
prossima sfida, conduce il pescatore per chilometri, lungo le
rive, le rocce, in mezzo ad alberi e cespugli. Le distanze scompaiono,
non vengono avvertite, fino a quando devi ritornare. Si era fatto
tardi e il rientro sarebbe stato una lunga camminata, così
smontammo le canne, ci caricammo sulle spalle gli zaini e, prima
di incamminarci, ci bevemmo un cicchetto tenendo quel tipo di
breve consulto che diviene uno standard tra pescatori-montanari
di mezza età che sanno tutto dei vecchi acciacchi dell'amico.
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