1.Le
Radici
1.13
Torrenti segreti
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ago.98
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L'altra sera eravamo al bar del Renato
; lui non c'entra niente con il racconto e non distingue una trota
da un pianoforte a coda, ma qualche volta mi offre da bere e gli
avevo promesso che avrei messo il suo nome in un articolo. Ascoltavamo
attenti le parole di un vecchio, uno dei primi valligiani che
pescavano le trote con le moschette ossolane. Sai, quelle fatte
con la lana e gli spilli piegati: non hanno ardiglione, ma non
perdi un pesce. Mentre il vecchio si versava una grappa da tramortire
un mammouth, ci parlava di come era riuscito, negli anni delle
vacche magre, a mantenere la famiglia con la pesca. Raccontava
delle catture di centinaia di marmorate e temoli nel Toce, della
guerra, di quando era stato prigioniero in Rhodesia, che ora si
chiama in qualche altro modo, del contrabbando di zucchero e caffè,
e poi di sigarette. Naturalmente non tutto quello che lui racconta
è vero, e su questo sorgono alcune controversie : alcuni dicono
che ha fatto realmente di tutto, mentre altri dicono che, per
tutto quello che dice di aver fatto, non sarebbero stati sufficienti
duecento anni. Però è bello sentirlo parlare. Devi ascoltarlo,
occorre aggiungere, a debita distanza. Perchè ha la dentiera.
Sarebbe una provvidenza per la campagna nei periodi di siccità,
solo che lo si invitasse a tener conferenze nei campi. Diceva
spesso: " Miei cari ragazzi....". Ora ho più capelli grigi
che neri e ho sempre odiato essere "il mio caro ragazzo" di chicchessia.
Ma questo vecchio va rispettato, per l'età e per qualche
"dritta" che ogni tanto, negli anni, si era lasciato scivolar
fuori.
Lo conosco da sempre. Può avere qualsiasi età tra
settanta e cento anni.Lo
vedevo qualche volta in paese quando mi fermavo a bere una "birra
e gazzosa" al rientro dalla pesca e l'avevo incontrato in un alpeggio
quando ero un ragazzino. Era da poco che cominciavo ad andare
a pescare in montagna ed ero nella fase in cui avevo il dubbio
se le trote crescessero sul serio oltre la spanna oppure morissero
a quella taglia. Egli fu il primo che, mosso forse da compassione,
mi rivelò il primo torrente "segreto". Mi disse di una
valletta dove aveva seminato delle uova tempo addietro. Sai, mettevano
le uova nelle scatole Vibert tra stracci umidi, con del ghiaccio
pestato. La mortalità era pari a quella provocata dalla
bomba su Nagasaki ma era l'unico mezzo per ripopolare, o per popolare
ex novo alcuni tratti sperduti e impervi, magari senza vita dalla
creazione in avanti. Da noi le valli che si aprono nel retroterra
sono di una bellezza raccolta. Raccontano la storia di un'era
geologica che si è sbizzarrita a modellare questo fazzoletto d'Italia
in solchi profondi che scendono al Lago Maggiore.Molti dei corsi
d'acqua che scendono sono piccoli, alcuni preferiscono chiamarli
ruscelli, ed è dura controbatterli. Su questa terra l'uomo ha
lasciato il segno della sua presenza costruendo corti, terrazzamenti
per i raccolti, chiese solitarie, mulini.
Ha
piantato, seminato, innalzato muri, montato teleferiche per portare
a valle la legna, ha tracciato sentieri per salire agli alpeggi
col bestiame. C'è stato il periodo che questi silenzi erano turbati
da ragazzi che andavano sulle mulattiere con le moto da cross,
e che svellevano i greti dei torrenti con le ruote dei gipponi,
prediligendo lo stupro ambientale come pratica sessuale. Ma ora
alcune leggi, un cambio di moda, o una maggior quantità
di sale in zucca ha riportato tutto come prima. Tornando al torrente
"segreto", dopo un sentiero percorso con la pila tra i faggi,
passavamo sopra una vecchia passerella e, finalmente, realizzavamo
di essere arrivati: sotto di noi scorreva il fiume che stavamo
cercando, il corso d'acqua dove avevo avuto i primi incontri seri
con la passione della mia vita. Piazzavamo il nostro "Lodge",
che consisteva in una corda tesa tra due rami e in un telo militare
sospeso su questa e fissato a terra con delle pietre. Si dormicchiava,
aspettando la luce, su un materasso di foglie e aghi di pino.
La notte era sempre fredda, umida e nebbiosa, ma i nostri sacchi
a pelo erano caldi ed eravamo eccitati di essere lì. Le orecchie
erano piene della melodia del fiume tra ciottoli e tronchi abbattuti,
e magari anche del rumore di un gufo che disapprovava la nostra
intrusione. Il mattino successivo si scendeva presto al fiume.
Catturavo alcune trote che non erano uguali a niente che avessi
mai visto nelle foto colorate della "Gazzetta di Pesca" che mio
padre talvolta mi comperava.....Esse erano venticinque, qualcuna
trenta centimetri, scure e avevano grossi puntini rossi. Un torrente
può essere tenuto segreto come un fiume o un lago non potrà
mai esserlo, e anche questo fa parte della mistica e del fascino
della pesca alle trote.
Un tratto con dei temoli può essere fuorimano, poco conosciuto,
scomodo.... ma mai realmente "segreto". Si trova troppo in basso
e sempre troppo facilmente raggiungibile.Un
riale, invece, può essere intimo e misterioso: può
essere raggiungibile solo con ore e ore di cammino; può,
nel tratto inferiore, non avere acqua e quindi rendere inimmaginabile
per chiunque che in alto si possano trovare pozze e correntine;
può scorrere al di sopra di cascate incredibili dove nessuno,
tranne i valligiani che le hanno seminate, può sognarsi
che lassù esistano trote. Molte volte ho taciuto il vero
nome di un fiume o di un torrente in quello che scrivo. Qualche
amico mi dice che esiste un obbligo verso i lettori di riportare
accuratamente, con nomi e dettagli su ciò che ho avuto
il privilegio di vedere o pescare. Non lo so se si debba nominare
o non nominare..... non è questo, e non è nemmeno un discorso
di verità. E' solo che a volte si tratta di un ruscello
che dieci pescatori potrebbero far morire, oppure di un luogo
che volevo tenere per me solo.
Qualsiasi
scrittore di pesca sa che il suo fiume favorito non lo sarà
così a lungo se racconta tutto ai suoi avidi lettori. Sempre ho
avuto qualche torrentello che ho considerato segreto e comunque
"mio". Spesso sono solo remoti ruscelli che non vengono pescati
molto, ma altri sono riali dove ho seminato, in anni non molto
recenti, trote, avannotti e uova. Altri ancora sono luoghi dove
hanno seminato degli amici. Non che mi abbiano rivelato il luogo:
nessuno è così amico da fare un'idiozia del genere ; ma magari
li ho seguiti per un tratto e ho perlustrato successivamente la
zona. In qualcuno ci sono semplicemente "inciampato", esplorando
o, come è capitato spesso, perdendomi in mezzo alle montagne.
Ora sono passati anni e non partecipo più ai ripopolamenti
sia perché sono "fuori dal giro" sia perché ora è tutto gestito
da politici e non da pescatori. Ma, bene o male, chi è affezionato
ad un luogo trova sempre il modo di curarlo e un torrentello che
"porta" trote, più o meno le ha sempre. Non bisogna solo
rovinarlo pescandoci troppo spesso o, soprattutto, raccontandolo
in giro. Io, che li conosco abbastanza, so che che c'è realmente
la possibilità di prendere qualcosa in questi torrenti
favoriti e segreti, e insisto sempre con fiducia. Talvolta per
un'ora non si muove nulla nell'acqua scura, ma poi qualcosa salta
sempre fuori. Non è facile scrivere sulle acque di casa. Non sono
sicuro del perchè. Forse le parole da sole non riescono a spiegare.
La parola "favorito", per esempio è troppo limitativa. Scelto,
preferito, ideale, nessuna di queste è forte abbastanza da rendere
lo stato d'animo verso certi luoghi. Sono luoghi dove ogni tanto
vado, a volte più per cercare una conferma che per catturare
realmente. Altre volte per portare a casa un paio di trote "selvatiche".
Dico un paio e voglio dire esattamente questo, siamo in tre in
famiglia e io non le mangio. Il "catch and release" va praticato
ma, come tutte le dottrine, non bisogna essere khomeinisti. E
poi, spiegami quanto è "etico" un cestino vuoto con tutto il contorno
di sospetti e dileggi in famiglia? Naturalmente non tutti son
luoghi da mosca. D'accordo che nella vita vi sono dei punti fermi:
Hemingway, i pezzi di Jimi Hendrix e la pesca a secca. Chiunque
sa che la secca è più sportiva e più emozionante
e che l'esca naturale non è "etica" ma alcuni luoghi delle mie
vallate "devo" pescarli a verme.Diventa qualcosa che ha a che
fare con la tradizione, i ricordi, eccetera. Qualcuno del resto
ha detto "la vita non è perfetta e non la si può trascorrere
tutta quanta andando a caccia della perfezione". A proposito di
vermi mi ricordo di un fatto accaduto a scuola. Un giorno la nostra
insegnante di scienze, bacchettona e moralista, ci disse di portare
alcuni animaletti in classe. Io, naturalmente, portai dei vermi.
Lei tiro' fuori poi tre bicchierini e li rimpi' uno con grappa,
uno con aranciata e l'ultimo con acqua. Mise poi qualche verme
in ogni bicchiere. Alla fine della lezione vuoto' i contenitori:
i vermi erano malridotti ma si muovevano; gli unici morti erano
quelli marinati nella grappa. Dopo averci mostrato questo, la
signorina chiese a Gino cosa pensava capitasse a chi beveva alcolici.
Lui ci penso' per un secondo, poi s'illumino'."Credo che non avranno
vermi!". Avevo ritrovato per caso P., che era stato mio capo in
una vita precedente.
Ai
tempi mi stava proprio sullo stomaco: ero un giovanotto "difficile"
allora, e avevo raggiunto una considerevole dose di ciò
che era chiamata "testa-dura". Ora i miei ne ridono, anche se
con un leggero senso di inquietudine. Forse "testa-dura" è una
definizione un pò leggera. Ma gli anni passano e sempre
si diventa più accondiscendenti e comprensivi delle altrui
ragioni. Rivisto dopo la mia reincarnazione trovai che gli era
cresciuta una rispettabile pancia. (notare come l'aggettivo "rispettabile"
si usi soltanto per una pancia prominente e mai per una pancia
piatta e rientrante. Che in questi ultimi tipi di pancie vi sia
qualcosa di poco rispettabile?). Forse era dovuta alla cucina
del Veneto, dove risiedeva ora ; era tornato, mi disse, in Val
d'0ssola per rivedere amici e parenti, in occasione del Natale.
Chiacchierando scoprii che era un buon diavolo e soprattutto amava
la pesca. Mi disse che era stato per anni tra i responsabili delle
semine nella vallata e aveva portato gli avannotti in diversi
luoghi lontani e quasi inaccessibili. Gli sfuggirono tre nomi:
l'opportunità era troppo ghiotta e doveva essere approfondita
e sfruttata. Di ogni luogo chiesi da quanto tempo, da dove a dove,
come arrivarci ecc. L'unico luogo che pareva essere abbastanza
fuori mano da non essere stato "spazzolato" era un riale lungo
il corso del...... (beh ! mica son deficiente !). Disse che dalla
strada si vedeva un'alta parete di roccia e, talvolta, la caduta
di un filo d'acqua....." ".......poi una casa con un grosso pino,
lì a destra attraversi il fiume ..... c'è una traccia di un vecchio
e malridotto sentiero...". Disse che non potevo sbagliarmi. In
verità avrei potuto, ma non lo feci. Infatti non era proprio
tutto come descritto, erano passati diversi anni. Ma comunque
c'era la casa, con un pino smisurato, e del sentiero neanche a
parlarne.
Cominciai a salire la cascata asciutta, poi dopo un pendio ne
trovai un'altra con un po' d'acqua e un'altra ancora, lungo la
quale ne scorreva abbastanza. In montagna, per quanto in alto
tu possa trovarti, c'è sempre un pendio che va ancora più
in su ed io già alla seconda ero lì lì per abbandonare,
convinto mi avesse rifilato una "bufala". Era da un'ora e mezza
che camminavo e mi arrampicavo afferrandomi, più stretto
della mano di un politico su una mazzetta, a radici e spuntoni.
Sai, son luoghi dove se perdi l'equilibrio o la presa.... ciò
che resta lo ritrovano qualche mese dopo. E' il genere di pesca
che devi sentirti in forma per farla, e io ero in forma. Era primavera
avanzata e me ne ero stato buono buono per diverso tempo, lavorando
a diverse cose, incluso il tetto del garage.E
poi, mi ero detto, ormai sono arrivato fin qui, andiamo avanti,
al massimo mi son fatto una "camminata" e poi P. non sarà
stato ancora così figlio di....... Beh, per accorciare una storia
che altrimenti sarebbe lunga, dopo un'altra ora arrivai ad una
specie di pianoro ed a un corso d'acqua che pareva un chalk-stream
in miniatura, con qualche buca qua e là. In tutto forse
trenta punti dove posare una mosca. Era ormai completamente giorno
e il vento soffiava in pieno sul mio viso, e si faceva strada
su per le maniche della camicia. La zona è sempre abbastanza ventosa,
con il vento generalmente di fronte quando peschi a secca verso
monte. Non è sempre dappertutto così? Comunque catturai una ventina
di trote, trattenendone cinque sui trenta centimetri, e rilasciando
le altre che erano ugualmente di misura "padella". Ad esser sincero
lo feci anche per riservarmi un luogo dove un giorno poter ritornare:
ero convinto che la ventina di catture rappresentasse più
o meno il cinquanta per cento dell'intera popolazione rimasta.
Erano
così selvatiche e al contempo ingenue che appena la mosca, un
piccolo palmer grigio, toccava l'acqua, uscivano fameliche da
ogni sasso. Smisi di lanciare dove le buche erano diventate ormai
della dimensione di un bidè anche se vi scorreva abbastanza acqua,
pensando che probabilmente non ci fosse più niente. Poi
mi mangiai un panino, misi le catture tra narcisi e foglie di
felci, rimisi la piccola "coda 3" nel suo fodero di metallo e
cominciai a scendere, lanciato come una freccia giù per
prati e rocce, slittando su varie superfici della mia struttura
anatomica. Era gia stata comunque una buona giornata e avrei potuto
tornarmene a casa dato che era sera avanzata ma ora, davanti a
me, scorreva calmo e deserto, il fiume principale. Di ritorno
all'auto cambiai il mulinello con uno contenente una 4 doppio
fuso (lo so, lo so che qualcuno lo giudica un'eresia, ma avevo
usato una 3 decentrata). Puramente nell'interesse della statistica
e della scienza montai la canna, legai una Ginger Quill del 18
e lanciai nel buio. Posai la mosca, corressi la coda, e ferrai
quando un cerchio apparve nel punto dove pensavo dovesse trovarsi
la mosca : "Sciaff" ed ero con una fario di quasi trentacinque
centimetri. Uno dei grandi vantaggi della pesca a mosca non è
solo il catturare pesci, ma sapere il perchè e sentirsi intelligente
per questo. Almeno fino a che non realizzi che più o meno
nell'ultima ora hai fatto una scemenza dietro l'altra e hai continuato
a prendere pesci lo stesso. |