1.Le
Radici
1.03
LE VALLI DEL S.GIOVANNI
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apr.91 |
In
questo mattino primaverile sono totalmente assorto mentre lancio
una Gordon Quill su una correntina promettente, a dieci minuti
d'auto da casa. La mosca percorre tre metri poi inizia a dragare.
Avanzo di un paio di passi quando la vedo. Eccezionale! Ancora
più eccezionale una trota del genere in questo torrente:
acque libere, a cento metri dalla strada. Ho il cuore in gola:
so di avere una sola possibilità. E' un lancio lungo.
Devo essere preciso e assolutamente delicato poichè in
quell'acqua chiara lei vede tutto, come io la vedo aprire e
chiudere le branchie. Concentrandomi quanto un fachiro lancio
e, meraviglia delle meraviglie, la mosca atterra perfettamente,
mezzo metro dal suo naso. La vede, e l'enorme corpo e' percorso
da un fremito, poi comincia a salire lentamente, spalanca le
fauci e ferro deciso ... togliendogli la mosca dalla bocca.
Il pesce si gira e mi guarda, immagino con un'espressione di
furia e compatimento insieme. Poi, dignitosamente, parte verso
valle fino a scomparire. Riprendo a pescare. Una prima trota,
quindici centimetri, si aggancia da sola mentre recupero impaziente
per fare un altro lancio. Oddio, questa non si può definire
"presa per errore". In fin dei conti, sto pescando ma non e'
ciò che si definisce ne' una bella cattura ne' un bel
pescare. Pero' non si possono avere grosse trote senza quelle
piccole. Alla quarta o quinta buca, dopo aver slamato ancora
un paio di avannotti, ne vedo un'altra. O meglio, vedo un'ombra
nera fare uno scarto sul fondo e ora c'è una testa e
una spanna di corpo che sporgono da sotto un sasso. Il mio lancio
e' settanta centimetri troppo corto; mentre sto pensando a come
ritirare la coda per un'altra posa senza spaventare la trota
questa, lentamente, si gira, da' un colpo con la coda e si porta
sotto la mosca. Poi, pigramente, la risucchia con un piccolo
gorgo. Fin troppo semplice. Quattro etti a occhio e croce, sempre
una bella trota e particolarmente qui, sul S.Giovanni: la conferma
che esistono ancora bei pesci in questo tratto. Ho cercato il
Peacock in Amazzonia, sono volato in Canada per salmoni e "brookies",
ho inseguito in Australia il sogno del Barramundi, mi sono innamorato
in Alaska di Kings e Rainbows ma le acque di casa hanno sempre
un particolare fascino. Ci ho pescato tanti anni: conosco bene
ogni buca, ogni giro d'acqua. So dove poter trovare la trota
un po' più bella, so come affrontare un passaggio difficile
lungo il fiume. Conosco dove fermarmi per un buon panino e un
bicchiere di vino quando torno dal torrente. Vi ho passato tutti
i giorni di vacanza e molti nei quali avrei dovuto invece essere
a scuola, fino al momento in cui riempii lo zaino e mi avviai
a piedi verso Nord, per attraversare l'Europa. Era per me una
sofferenza sapere che esistevano tutti quei luoghi da vedere
e io non ero stato da nessuna parte.
Vivo circondato da magnifiche vallate da trote: l'Ossola, la
Cannobina, la ormai troppo famosa Valgrande, la più vicina
e poco conosciuta Val Intrasca. In quest'ultima ci sono diversi
torrenti validi. Mi ci volle una decina di estati per decidere
quale fosse il migliore. Abbiamo sempre usato il S.Giovanni
e i suoi affluenti come modello o esempio: quando qualcuno di
noi voleva indicare un torrente ne descriveva la ricchezza dicendo
"un po' meglio della Nivia" o " meno pesci che nella Scarnasca"
oppure ancora "molto piu' grosse di quelle della Ganna". Anche
per le dimensioni usavamo frasi come: "largo come il S.Giovanni"
oppure "quasi la meta' del S.Giovanni". E' una valle tra le
meno conosciute dell'Alto Novarese.
Si
trova nell'entroterra di Verbania, tra verdeggianti colline
e superbe cime,in un susseguirsi di vallette, prati, piccoli
paesi appollaiati sulla montagna e ampie dorsali odoranti di
bosco. Siamo a una/due ore dalle grosse città industriali
del Nord ma sembra di vivere in un altro mondo. Niente turismo
di massa. Si sale dal lago per una decina di minuti addentrandosi
tra i monti. Da Cambiasca a Ramello ci si spinge in piano per
un lungo tratto ma i paesi di Caprezzo, Intragna, Aurano, Scareno
sono tutti in alto e le strade, tutte costruite in epoca recente,
li raggiungono con numerosi tornanti. Si vedono sui pendii e
sui costoni macchie piu' chiare rispetto ai boschi. Sono decine
di alpeggi, la maggior parte in disuso o ridotti a ruderi: Archia,
Doaglia, Scogno, Bavarone... Molti dei sentieri segnati sulle
carte sono ormai impraticabili a causa della intricata vegetazione.
E' uno degli effetti più vistosi dell'abbandono della
montagna. La maggior parte degli alpeggi non e' più frequentata
e tante baite sono ridotte a macerie. Anche i pascoli hanno
lasciato il posto ai boschi. Sono luoghi magnifici: l'aria e'
fresca e sana, bei paesaggi, buone osterie sulla strada. Il
miglior momento per pescare di solito e' l'alba o la sera; io
non sono più cosi' fanatico da aspettare l'alba e trovo
che la sera sia il giusto tempo per starsene a casa davanti
a un tavolo e una bottiglia. Ci sono posti, tra quelle montagne,
dove sono usciti dall'etą della pietra da un paio d'ore a dir
molto e nell'alto corso si vedono ogni tanto tracce di bracconaggio:
pezzi di rete, pertiche, avanzi di braccioli. Bricconi di questo
tipo ne ho incontrati diversi in trent'anni che bazzico i sentieri
della Val Intrasca.
Erano invariabilmente individui grossi e scontrosi, con enormi
bicipiti e ciuffi pelosi che uscivano dalle orecchie. Purtroppo,
nonostante la miseria sia scomparsa, il fenomeno del bracconaggio
e' rimasto. Non e' che non ci dormo la notte ma spiace vedere
tratti splendidi che periodicamente vengono "ripuliti"; questo
fenomeno non verrą eliminato, credo, fino a che non avremo guardiapesca
onnipresenti, magari addestrati dalla Gestapo o dai Ton Ton
Macoutes. Il torrente S.Giovanni nasce sotto il monte Zeda (mt.2156)
e viene chiamato Rio dei Belmi fino al grosso alpeggio di Piaggia.Riceve
poi vari affluenti: Bavarone, Gula, Scarnasca, Erbia, Nivia,
Ganna. Il ripopolamento e' in parte naturale e in parte fatto
da volontari che portano a spalla avannotti e uova fino ad ogni
sorgente.
Praticamente ogni riale contiene trote che, crescendo, scendono
a valle nel corso principale. I primi sei/sette chilometri dalla
foce sono adatti ad ogni tecnica ma particolarmente alla mosca;
poi il fiume si stringe e diventa il regno del cucchiaino e
del verme. Queste trote sono timorose e quando ti inoltri lungo
il torrente devi stare attento a non farti scorgere. Se poi
un altro pescatore ha già pescato nel tuo stesso tratto
occorrono diverse ore prima che i pesci tornino in caccia. Attento
anche che un altro pescatore non ti passi davanti: a volte peschi
bene per un tratto e poi improvvisamente non senti ne' vedi
più un pesce fuori. Ti hanno sorpassato. In questo sport
solitario i tuoi colleghi talvolta sono i tuoi peggiori nemici
e si usano spesso tattiche da guerriglia. Una volta stavo salendo
lungo un sentiero con un amico, zaino in spalla e canne in mano.
Le nubi erano basse abbastanza da non riuscire a vedere la cima
della valle. Le rocce erano bagnate e luccicanti. L'acqua della
pioggia scorreva, qualche volta come un velo uniforme, qualche
volta in piccoli rivoli che riuscivi a udire sopra il rumore
della pioggia stessa e del fiume. Incontrammo un pescatore che
stava scendendo canterellando dalla mulattiera. Ci chiese se
stavamo andando verso Piaggia e noi rispondemmo di si. "Torno
giusto da la'" disse. "Niente da fare, sono rimasti solo i sassi,
ormai l'hanno vuotato". Lo ringraziammo cortesemente per il
consiglio. Naturalmente il torrente ribolliva di trote, incluse
alcune decisamente belle. In guerra, amore e pesca tutto e'
concesso: aveva fatto un bel tentativo e se non fossimo stati
del luogo, probabilmente, avrebbe funzionato. Ora ci vado molto
meno, poche volte l'anno proprio per giustificare la licenza.
Qualche giorno fa sono tornato nel tratto inferiore, sotto l'abitato
di Ramello per intenderci. Volevo provare una nuova canna e
sgranchirmi braccia e gambe. Mentre infilavo la coda nei passanti
notavo quello che non si descrive nemmeno come una leggera schiusa,
solo qualche bollata qua e la', giusto per dimostrare che c'era
qualche pesce. Nelle sere estive mi porto tutto l'assortimento:
mosche con ali in pelo, in punta di hackles e sintetiche, con
montaggio Devaux, parachute, no-hackles, thorax, un'infinita'
di dun, spinner e spent, vari modelli di emerger e, naturalmente,
le versioni maschio e femmina dello stesso insetto. Prendo normalmente
quattro o cinque trotelle utilizzando uno spider spelacchiato.
Tutte le volte che un pescatore cattura una trota a mosca, crede
che ciò dimostri qualcosa. Non e' vero. Le trote mangiano
effimere, briciole di pane, mozziconi, altre trote, pezzi di
polistirolo, larve, bottoni, scarafaggi, pop corn e quasi certamente
tutto quello che gli capita a tiro. E' probabile che vedendo
una mosca artificiale credano che siano solo peli e piume e
vogliano assaggiarne il gusto.
Con la mosca si pesca prevalentemente in caccia. Queste trote
non sono selettive: qualsiasi mosca che "tenga" bene la corrente
e montata sul 16 va bene. Talvolta uso mosche più piccole
ma da quando non le costruisco più lo faccio malvolentieri:
una cul de canard su amo del 20 costa 3000 lire. Considerando
peso e prezzo e' più cara della cocaina (gli spacciatori
almeno vengono perseguiti). Sono torrentelli classici da coda
4, anche meno per chi lancia meglio di me. Il finale va corto
e ben scalato. Vi sono casi in cui il finale e' cosi' lungo
e il diametro cosi' sottile che la mosca cade dietro la coda
o a meta' del finale: vuol dire che l'artificiale e' troppo
pesante o voluminoso per quel finale.
Piuttosto
di utilizzare una mosca piccola preferisco un finale più
corto. Anche lo spinning da' dei buoni risultati, soprattutto
nei mesi estivi. Una canna "nervosa" di due metri ed un mulinello
a prova di parrucche sono l'ideale. Come filo si può usare
uno 0.18 che permette lanci discreti ma conserva un buon carico
di rottura. Per la taglia delle trote che si incontrano sarebbe
sufficiente lo 0.12 ma, se sfrega sui sassi o si forza un po'
quando si aggancia un ramo, un nylon del genere non offre più
garanzie di "tenuta". I cucchiaini più adatti sono i rotanti
del 2 o del 3. E' importante che entrino subito in azione, anche
in buchette lunghe mezzo metro. La tecnica più praticata
da coloro che frequentano queste valli e' comunque quella con
esche naturali. In principio di stagione viene usato il pesciolino
montato su amo singolo o con un'ancoretta utilizzando una delle
varie montature adatte a far lavorare il pesciolino morto. Il
piombo deve essere scorrevole, fermato a mezzo metro dall'amo
ed il peso può variare da due a cinque grammi in funzione
della corrente. Si usano come esche pesciolini (alborelle) da
cinque centimetri circa. Quando pero' l'acqua comincia a scaldarsi
l'esca migliore e' rappresentata dalle camole del miele o, meglio
ancora, dalle camole del larice e dai portasassi. Appena l'acqua
si vela per le piogge vanno usati vermi o larve di tipula. Gli
ami devono essere proporzionati alle esche usate ed il nylon uno
O.14 con acque estremamente basse o chiare, altrimenti si può
salire fino allo 0.18. Si pratica piu' o meno una specie di pesca
"al tocco", avvertendo l'abboccata della trota dalle vibrazioni
sul cimino. Questa pesca, rispetto a cinquant'anni fa, si e' evoluta
sostanzialmente soltanto nel tipo di canna che allora era un lungo
"bastone" rigido, ora sostituito da modelli più morbidi
e flessibili lunghi circa tre metri e mezzo. Poichè siamo
in presenza di trote estremamente selvatiche e sospettose occorre
pescare rimanendo il più possibile lontani e bassi sul
fiume; tali canne permettono lanci molto lunghi ed inoltre segnalano
in modo più sensibile le abboccate. Un tipo di pesca praticato
molti anni fa era quello con le cavallette. Sono micidiali. Si
pesca facendole "ballare" sulla superficie delle buche. La lenza
non deve avere piombi e la canna va abbastanza rigida, di 4/5
metri. Per farsi una scorta di cavallette occorre andare tra i
prati al mattino presto quando fa freddo, prima dell'alba,. Hanno
le ali bagnate ed e' facile raccoglierle sull'erba. Personalmente
uso imitazioni artificiali e sto a letto fino ad un'ora decente.
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