1.Le
Radici
1.12
Disintossicarsi nei torrenti
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feb.98
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Non ero andato a pescare nè a
fare nessuna altra cosa da un mese, e cominciavo a pensare che
tutti i miei amici stavano diventando troppo vecchi. Molti di
loro erano stati ottimi compagni, determinati nella loro scala
di valori e priorità. Una "prima" alla Scala o una cena
importante con il Gotha economico-politico italiano scomparivano,
per loro, al confronto di un panino sbocconcellato lungo un
fiume, mentre si parla di pesca con un amico. Quasi tutti loro
sono attorno alla quarantina e, purtroppo, sembrano sempre più
dannatamente indaffarati. Certo, chiaccherano ancora di pesci
e di pesca, di altri pescatori e di altri fiumi e normalmente
rimpiangono i vecchi tempi, dicendo anche che le cose non vanno
come dovrebbero andare e generalmente hanno ragione. Ora, dicono,
non hanno mai il tempo per prendere una canna in mano. Li vedo
comunque raramente, un po' perché trascorro diverso tempo
lontano, in parte perché, quando non sono a Cuba, vivo
in un luogo fuori mano, intendiamoci, non proprio isolato, ma
ci vuole comunque qualche minuto d'auto per comperare le sigarette
o il pane. Questo particolare del "fuori mano" è importante:
voglio dire che se vivi "nella" città, significa che
ti piazzi, in senso generale, "nel" sistema. "Fuori mano" significa
non essere completamente al di là del sistema, ma abbastanza
sul bordo da veder bene anche fuori. Non sono mai riuscito a
stare troppo tempo a casa e capisco cosa possa provare un tossicomane
in astinenza. Dopo un certo periodo, lungo secondo me, corto
secondo altri, comincio a guardare dalla finestra con lo sguardo
perso, pensando a grandi solitudini, pools e fiumi, flats assolate.
La mente torna su sensazioni passate, piacevoli o strane come
attaccare una Blue Charm o una Polar Shrimp con le mani intirizzite,
fumare una sigaretta accucciati, attenti che la pioggia non
te la spenga, atterrare in luoghi sperduti armati solo di una
canna e uno zaino.
Volare
con quel genere di aeroplani è stato descritto come una
noia di ore con brevi intervalli di vero e proprio terrore,
ma questo è lo scotto che devi pagare per la soddisfazione
di pescare un fiume sperduto. A casa ripensi con paura alla
possibilità di non trovare più quel posto dove
hai vissuto tale solitudine. E' quasi naturale che, subito dopo,
tua moglie sieda sola la sera davanti al televisore, ascoltando
con rassegnazione il gracchiare di un mulinello quando svolgi
la coda per controllarla o cambiarla. Non è detto che
solo perché percorri una lunga distanza troverai il viaggio
di pesca della tua vita. Conosco parecchie persone per le quali
la pesca è stata "buona" solo se hanno trascorso tutto
il giorno catturando pesci di taglia smisurata.
Non
li critico ma, fortunatamente, non sono caduto in quel genere
di "immonda cupidigia". La cattura di un grosso esemplare esotico
mi procura un'emozione diversa ma con un'intensità pari
a quella che mi da la cattura di una trotella lunga una spanna,
dopo un lancio preciso in un torrente alpino. Dopo diverso tempo
dedicato unicamente a canne "pesanti", doppie trazioni, ferrate
a due mani mi è ritornata la voglia di acque fresche,
di cascate, di profumo di castagni e di muschio. Ma la voglia
non era mai scomparsa era, per così dire, solo sopita.
Ed ora la smania di zaino, stivali o scarponi era sempre più
incalzante, come il desiderio di lanciare code 3 o 4. Perchè
no, anche la voglia di sentire il tocco su un portasassi o una
camola del larice. Solo che non trovavo il tempo, o l'occasione,
per ritornare a questa pesca. Da due anni inoltre non rinnovavo
la licenza: sai com'è, il giorno che ti alzi con la voglia
di pescare, devi fare le foto, i versamenti eccetera. Quando
un pescatore mio amico, che chiameremo Gianni per proteggerne
l'anonimato, mi chiese di andare a fare un giro sul.... ero
proprio "cotto" al punto giusto. Gli risposi che avrei dovuto
rimanere a casa a lavorare. Ma lui non voleva sapere cosa avrei
dovuto fare, voleva sapere solo se andavo a pescare. Ci pensai
un secondo e gli dissi "Dai, andiamo".
Tra di noi c'è una di quelle amicizie speciali che si
stringono da ragazzi e che rimangono solide, a prescindere
dalla strada intrapresa da ciascuno; che non dipendono da quanto
spesso, o quanto di rado, ci si vede e, a modo loro, sono molto
più radicate di tanti altri legami. Nel nostro caso tutto
era cominciato con un incontro alle quattro di mattina in un
alpeggio dove, invece di litigare, avevamo deciso di pescare
dividendoci il fiume, una buca a testa. Da allora andammo a
pescare diverse volte nei torrenti della zona, esplorando vallate
e dormendo in baite. Fu un periodo splendido, pieno di aria
fresca (sia fuori che dentro le baite) e pieno di trote. Il
processo di selezione naturale tra i pescatori fortunatamente
non è così cruento come quello che avviene tra
gli animali, ma questo non significa che sia meno efficace.
Di
tutti i bambini che vanno a pescare con una canna e una scatola
di vermi,
solo pochi resisteranno a tutte le distrazioni del successo
e della vita moderna e manterranno il loro amore man mano che
diventeranno adulti. Di questi solo una piccola parte si manterrà
immune dalle deviazioni e lusinghe di altre specie come lucci
e carpe e imparerà a pescare trote e temoli con la mosca.
E di questi solo una minima percentuale migliorerà la
propria abilità impegnandosi oltre l'occasionale week-end
o il giorno dell'apertura. Conosco la storia perchè sono
sopravvissuto al processo..... e non me ne voglia chi pesca
lucci e carpe. Soprattutto, mentre ho trovato molti pescatori
di tutti i generi che sono passati alla mosca, non ne ho ancora
incontrato uno che ha lasciato quest'ultima per altre tecniche.
Credo
che con la mosca la pesca sia più divertente: ci sono
tutti gli elementi per stimolare l'idea di caccia. Un pescatore
che lancia su una trota in pastura si muove come un felino.
Fa un passo alla volta, lentamente, trattiene il respiro mentre
la mosca cavalca la corrente fino alla "feeding line". Ma non
mi ritengo un "puro". Meglio, non mi ritengono tale. Non faccio
parte di questa categoria per due ragioni, ognuna delle quali
basterebbe da sola. Primo, non pesco sempre e solo a secca (qualche
volta ho messo un'olivetta sul finale, e una volta attaccai
un verme sulla mosca). Capita anche, ogni tanto, che lancio
un Rapala da qualche parte, o che faccio navigare un verme in
una buca di un torrente alpino. Secondo, qualche volta mi "dimentico"
di ributtare le trote. Gianni è un vero esperto a tutto
campo della pesca alla trota. A tutto campo significa che conosce
e pratica ogni tecnica legale, e qualcuna delle illegali. Conosce
anche le formazioni della Juventus dalla fondazione ad oggi,
ma questo non è fondamentale nella pesca. Al di fuori
di questi due argomenti ogni conversazione con lui è
da "encefalogramma piatto". Quando gli chiedono cosa fa per
vivere, rimane generalmente vago. In stagione di pesca devi
rimanere giorno e notte in continuo stato di allerta. Aiuta
il fatto di non aver un lavoro regolare. Alle sei del mattino
il vento si è calmato e l'aria è abbastanza fredda
da formare piccoli ghiaccioli sulla mia barba quando butto fuori
il respiro. Il cielo è grigio e pesante e, qualche centinaio
di metri sopra di noi, ha cessato di nevicare da poco. Quando
iniziamo il sentiero Gianni comincia a fumare: mi mette sempre
in guardia circa i pericoli di respirare troppo ossigeno all'aria
aperta, e raccomanda almeno di filtrarlo attraverso un mezzo
toscano. Siamo ai primi di ottobre, quando la pesca sta per
chiudere e le trote hanno un periodo di massima attività.
Le colline in basso hanno spettacolari tinte, diverse per ogni
foglia morente, e l'esplosione dei colori offre un contrasto
mozzafiato contro la trasparente superficie del fiume color
smeraldo chiazzata di schiuma. Da noi ci sono qualcosa come
20 o 30 torrenti o riali con trote e temoli abbastanza vicini
che puoi passare una giornata di pesca su uno qualsiasi di questi
pur facendo colazione e cena a casa. Questi torrenti, man mano
che si sale, diventano via via più piccoli e più
freddi.
Qualcuno
di loro rimane pescabile fin quasi alle sorgenti, altri si dissolvono
in ruscelletti impescabili. Un buon modo per pescare in questi
luoghi è con gli scarponi .Se, nel pensare all'equazione
piccole acque/piccoli pesci, ti senti sminuito, immagina che
i torrenti in montagna (o riali, ruscelli o comunque vuoi chiamarli)
sono le sorgenti di fiumi maggiori e, se vuoi essere più
persuaso o stimolato tecnicamente, di fiumi navigabili, di mari
e oceani che contengono salmoni, marlin e balene. Ho scritto
qualche storia sui torrenti di queste zone, e quando incontro
qualcuno che le ha lette, talvolta mi sento dire che è
rimasto deluso quando finalmente li ha visti e ci ha pescato.
Interessante. Penso di averli descritti abbastanza accuratamente:
suppongo che qualche romanticismo, qualche raro ricordo o qualche
fantasia scivoli nel racconto quando parli dei tuoi posti favoriti.
I
luoghi che stiamo attraversando hanno più o meno lo stesso
aspetto di una volta; semmai è sconcertante constatare
quanto poco siano cambiati. Siamo finalmente arrivati al "Posto".
Questo e' uno dei nostri favoriti e, dopo anni, mi sorprendo
e mi infurio quando ci trovo qualcuno, anche se, in definitiva,
son acque libere e pubbliche e quindi questo "qualcuno" avrebbe
tutte le ragioni. Ma quando vai a pescare molte volte in un
luogo cominci a sentirlo di tua proprietà. E qui ci peschiamo
da quasi quarant'anni. Il torrente ha fario e qualche salmerino;
non è molto pescato ed è abbastanza ricco di microfauna
cosicchè qualche trota diventa grossa. Beh, naturalmente
per grossa intendo attorno ai trenta centimetri. Se trote come
queste, in un torrentello alpino, non vi eccitano, per favore
scrivetemi e ditemi dove abitualmente andate a pescare. E poi
queste trote sono deliziose! Ciò dovrebbe suonare come
un'eresia in questi tempi di catch-and-release, però
lo sono veramente e quelle di taglia-porzione le rilascio sempre
a malincuore. Mi infilo il gilet da pesca; qui non è
indispensabile, ma fa parte del rito con tutte quelle piccole
tasche piene di scatole di mosche, finali di riserva, silicone
in pasta e spray, coltellino e fiammiferi impermeabili (si,
fiammiferi impermeabili, fatti arrivare dagli Stati Uniti, che
si accendono anche quando sono fradici e che non devi custodire
infilati in un preservativo). Arriviamo sul sentiero ad un cartello
che porta scritto "Divieto di caccia" : qualche mattacchione
locale si è divertito a sparargli una rosata di pallini.
Dobbiamo scendere da un canalone e dall'alto vediamo una grossa
ombra in fondo alla buca. Ricorda che una trota ha un'unica
regola per qualsiasi rumore od ombra che alteri la superficie
dell'acqua, "nascondersi". Questo pesce è cacciato da
ogni genere di predatore dal giorno che è nato (anche
prima, per la precisione), e quando ha raggiunto una taglia
per cui il suo unico nemico diventa l'uomo, mantiene ed aumenta
l'ancestrale timidezza che gli ha permesso di diventare un esemplare
del genere. Il suono si propaga nell'acqua cinque volte più
veloce che nell'aria e i pesci hanno il sistema dell'udito ben
sviluppato attraverso l'uso di due meccanismi di avvertimento:
orecchie e linea laterale. Pur sospettando che la grossa fario
se ne sia già andata, decido ugualmente di fare ogni
cosa per bene. Fisso la mosca provando un paio di volte il nodo
e affilo con cura l'amo. Appena sopra la mosca attacco un piombino
infinitesimale e rimuovo un filo d'erba impigliato nel finale.
Alla fine cammino lentamente e dolcemente indietro nel fiume,
con la mia ombra che si confonde con quella degli alberi. Lei
è ancora lì. Ma ci sono anche altre due trote
lunghe poco più di una spanna. E se dovessero mordere
quelle? Un rischio che devo correre. Sono pronto. Niente errori.
Niente falsi lanci. Probabilmente ho una sola chance. Sparo
il Wolly Worm a circa un metro a monte del pesce.
Nonostante
la taglia dell'amo e il piombino risulta un buon lancio, senza
nessun disturbo nell'acqua calma. Subito il Wolly comincia a
scendere e a pulsare con le hackles. La coda si blocca. Forse
è la mia giornata fortunata o forse ho azzeccato la mosca
giusta. Fortunatamente non ferro in modo esagerato. Il mio primo
istinto è di tendere solo la coda, e lo faccio. Poi velocemente,
ma gentilmente, alzo il cimino della canna, contento di aver
affilato l'amo. Il pesce fa immediatamente una lunga fuga verso
valle. Girandosi, carica direttamente verso di me che cerco
di recuperare coda il più in fretta possibile per tenerla
tesa. Dopo aver girato ancora, la trota punta direttamente verso
la riva dove la coda si ingarbuglia con delle erbe e quando
punta nuovamente verso valle la coda rimane aggrovigliata nelle
alghe filamentose del fondo. Ecco come la perdo, penso. Ma la
coda si libera e lei c'è ancora.
Immagino
che qualcuno di voi storcerà il naso sentendo parlare
di Wolly Worm, ma è un'esca che funziona. E' praticamente
nera, fatta con delle piume di .... devo essere sincero che
non me lo ricordo. E poi l'argomento costruzione con i nomi
delle mosche sia in inglese che latino ha su di me un incredibile
effetto sedativo. Anzi, poiché non posso ricordare tutte
le centinaia di dressing delle mosche che uso, sono arrivato
alla decisione di non ricordarmene nessuno. Nonostante questo
ritengo che non ci sia niente di sbagliato nell'approccio entomologico
alla pesca a mosca. E' divertente, è interessante, alcune
imitazioni sono meravigliose, tiene occupati un sacco di costruttori
e, più spesso che no, funziona. Ma nella pesca c'è
qualcos'altro di più indefinibile, intuitivo oltre a
questo: il senso del pesce e dell'acqua, l'istinto predatorio.
Qualcosa che potrebbe spiegare (se si potesse spiegare) perchè
taluni individui prendono un disastro di pesci senza apparentemente
capire cosa stanno facendo o quale tecnica stanno usando. Tra
l'altro quando do' un'occhiata ai miei pezzi, noto che inserisco
un sacco di parole come "talvolta", "spesso", "generalmente"
o come "quando le condizioni sono buone": Questo perchè
l'espressione "sempre" non è indicata nella pesca in
quanto ogni fiume, ogni pozza, ogni giorno rappresenta una situazione
unica. Per tutto il giorno pesco con la mosca. Lancio sulle
correntine più promettenti e Gianni pesca dietro di me,
perlustrando ogni buco con il verme. Nonostante io stia davanti,
lui prende circa il doppio di me. Peschiamo praticamente fino
al primo pomeriggio e prendiamo qualche pesce ancora. Non abbastanza
da vincere una ipotetica gara. Ma abbastanza da evitare imbarazzo
tornando a casa. Ti potrà sembrare strano ma non mi sento
a disagio pescando con Gianni anche se pesca "a boccone". Dopo
due ore sull'acqua appare ovvio a chiunque che Gianni è
uno stregone, un maestro Zen tra tutti i migliori pescatori.
Lui pesca generalmente con il verme, in primavera con i portasassi,
in estate con le cavallette, e non disdegna cucchiaino e mosche,
che usa con la moschera. Dice che la "pesca a coda" è
qualcosa di troppo raffinato e costoso per lui. Non ha del tutto
ragione: praticamente chiunque può diventare un pescatore
a mosca, o perlomeno può definirsi tale. Basta un complesso
di circostanze e spendere qualche centomila in un negozio specializzato
o attraverso qualche catalogo di vendita per corrispondenza.
Comunque per essere riconosciuto veramente tale dalla "fratellanza"
ci vuole molto di più... come ad esempio l'associazione
a due o tre club come FFF, Fly Angling, Trout Unlimited ecc.
oltrechè possedere canne, mulinelli, mosche, stivali,
guadini ed altri accidenti vari abbastanza numerosi da poter
iniziare un commercio in proprio, più una biblioteca
di libri non letti sulla pesca e articoli e riviste in almeno
quattro lingue diverse. Poi naturalmente occorre scomparire
in alcuni periodi dell'anno fornendo spiegazioni a cui solo
le mogli possono credere.
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