1.Le Radici
1.16 Crodo e dintorni
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apr.00


In genere vagabondo nei torrenti attorno al Lago Maggiore. Qualche volta ancora provo a camminare per qualche chilometro tra le montagne per arrivare nel cuore delle migliori valli. "Arrivare" al fiume è molto importante. Mi piacciono le "mie" vallate e tali sgroppate sono state sempre una parte essenziale della pesca. Amo camminare in luoghi inospitali, circondato da natura selvaggia; dalle mie parti vale a dire brulle pareti di roccia e granito, con qualche castagno e pino abbarbicato. I sentieri seminascosti, sono praticabili ma difficili. Sai cosa intendo: un passaggio dove è meglio assicurarsi con una corda, una radice a cui aggrapparsi, qualche cengia scivolosa e così via. Qui mi insegnarono a pescare. Mi dicevano dove lanciare, di stare più nascosto, come innescare una cavalletta. A mezzogiorno di solito si arrivava a un punto dove facilmente ricongiungersi al sentiero.... ma avevamo altri chilometri davanti per pescare; in genere mi chiedevano cosa volessi fare: pescavamo fino al buio. Imparai anche come guadare un fiume e, più importante, quando e dove non guadarlo. Mi abituarono a cercare i portasassi e i vermi. Mi insegnarono anche che questi ultimi, tenuti prima in una latta di ricca terra nera, poi la notte prima della pesca, trasferiti in una mistura di letame puzzolente e fondi di caffè, si sarebbero trasformati in vivacissimi serpenti che avrebbero indotto in tentazione qualsiasi trota. Non storcete il naso se parlo anche di questa pesca. Ho molti amici che pescano così: mi aiutano a conservarmi semplice. Mi conosco troppo bene: se fossi caduto in qualche cattiva compagnia nel momento sbagliato, probabilmente sarei diventato uno snob.... come ho già detto apprezzo le belle canne, la secca, il salmone e ho la tendenza a pensare che tutto ciò sia "moralmente" superiore che pescare le bottatrici con le budella di pollo macerate nel sangue. Ma amici come Ciccio, con i suoi jeans sporchi, le sue magliette con "Pizzeria Vesuvio" o "La chiedo a tutte" mi aiutano a non perder troppo il contatto con la realtà. Inoltre la loro compagnia mi ricorda che la cosa più importante è pescare, e solo in secondo luogo, come o con chi. Naturalmente non tutti la vedono così. Da quando ha letto che Giapponesi e Coreani stanno "spazzolando" tutti i pesci possibili da ogni acqua, Ciccio, tanto per non sentirsi sconfitto da loro, si è comperato un freezer da 300 litri e lo mantiene pieno di funghi, ma soprattutto di filetti di carpa e trote iridee catturate nei laghetti a pagamento.
Tutti con false etichette tipo "pesce persico", "salmerino" e "coregone" giusto per farsi bello con gli ospiti. Nel corso degli anni ho imparato che la pressione atmosferica, l'umidità, il tempo coperto, le fasi lunari, l'ora del giorno, il tempo dell'anno, la corrente del fiume, la temperatura dell'acqua e la poca trasparenza incidono sul comportamento di pesci e sugli insetti. Anche se non ho ben capito come. Dopo l'apprendistato "verme-torrente", cominciai a lanciare una mosca e girare per il mondo armato di canne via via più pesanti. Ho speso un sacco di quattrini per viaggi in diverse parti del mondo, talvolta solo per arrivare alla considerazione, al rientro, che probabilmente mi sarei divertito di più a casa.Non ci sono, non c'erano, nè ci saranno luoghi dove trote di dieci chili pinneggiano in ogni correntina, e anche nei molti luoghi osannati, le "grandi giornate" sono poche e lontane tra loro. Comunque prima o poi queste arrivano e, quando arrivano, sono sufficienti a mantenere la fama del luogo, e aumentano la fiducia nella proprie tecniche, la confidenza e quindi l'abilità. Le spedizioni in luoghi lontani ti forniscono anche esperienze che con la pesca hanno poco a che vedere.
Ricordo una delle prime volte in Alaska: ci trovavamo in giugno e quella era la prima settimana di apertura del campo. Quando avanzai di qualche passo all'interno del lodge, rimasi quasi sotto shock. Sembravano le macerie rimaste dopo un raid di bombardieri. I pannelli erano staccati dalle pareti e rotti in più punti, le finestre rotte e, alcune, con dei pezzi di cellophane fissati con puntine e nastro adesivo. Enormi buchi si aprivano sul tetto e sulle pareti di legno. Lo staff si stava dando da fare con le riparazioni. Apparentemente un grizzly era entrato durante l'inverno e si era dato da fare alla ricerca di cibo. Da quello che si vedeva aveva cercato di mangiare anche il frigorifero e il forno a micro-onde. Qui, vicino a casa, i luoghi sono quelli che conosco e dove vado ancora, del genere che non troverei in un altro Paese. So, o meglio ho qualche idea, sul periodo migliore, sul tempo, dove iniziare a pescare, dove finire quando inizia a far buio, come avvicinarmi, le tattiche, i tipi di mosche e non so cos'altro. So anche che queste acque sono peggio di quello che erano, diciamo, venti o trenta anni fa, e qualche volta posso anche dirti il perché. Ora purtroppo la maggior parte di quelli che erano i miei luoghi di "caccia" li hanno promossi "Riserva integrale"; il che vuol dire che non ci dovresti proprio pescare. Poi, a causa di una mezza rivoluzione tra i pescatori della zona, alcuni "politici" hanno autorizzato in parte la pesca. Hanno posto molte limitazioni, alcune valide, altre solo eco-demagogiche, altre ancora completamente prive di senso. Mi chiesero tempo fa, uno studio sui sistemi di pesca più adatti, la regolamentazione di altri Paesi e così via, naturalmente fecero tutt'altro. Spesso penso che il Q.I. di chi deve decidere queste faccende, se fosse più basso di un punto, sarebbe quello di una cozza. Il risultato di dare la responsabilità della gestione di una zona di pesca a chi ha a cuore le esigenze dei pescatori come Erode aveva a cuore i neonati e Lupo Ezechiele i tre porcellini, è che non ci sono più semine se non di iridee-pronta-pesca, cioè si trovano pochissime trote fario e che la sorveglianza è quasi nulla. Si è provocato, purtroppo, anche il completo disinteresse da parte di quei volonterosi che una volta si sobbarcavano camminate incredibili per portare uno zaino di avannotti alle sorgenti di ogni riale, che rimettevano in sesto i sentieri, ricostruivano un ponte crollato. Praticamente proibendo l'accesso ai pescatori si è dato via libera ai bracconieri. Non molto tempo fa un capetto politico locale mi disse che, in fin dei conti, come pescatore rappresentativo della categoria, avrei dovuto partecipare alle loro riunioni, altrimenti sarei stato additato come un sovversivo, un anarchico asociale, epiteti questi che non sentivo dagli anni 70. Gli risposi che un randagio difficilmente avrebbe potuto rappresentare una categoria e che non volevo impegolarmi; la politica è una brutta cosa in cui, se inizi, non ci vuole molto che ti trovi imprigionato: cominci con le migliori intenzioni, per finire implacabile come un killer, perché è questo che devi fare per restare a galla. Ci sono solo due soluzioni, o bastardo spietato, o vittima ingenua.
Senza poi contare che questo genere di impegni incide profondamente sul tempo da riservare alla pesca. Bisogna avere i propri ideali, e magari talvolta anche parlarne. Ma è anche una buona idea metterli da parte ogni tanto, e magari cercare di seguire il mondo come è (tuttalpiù tenendo pronti viveri e munizioni a casa, giusto nel caso). Nei dintorni di Crodo, sopra Domodossola, ora si arriva rapidamente con la superstrada che giunge fino a Pontemaglio. Da quelle parti i moschisti "di fuori" finiscono tutti alla centrale di Verampio, dove ci sono diversi temoli, esperti e spocchiosi come nemmeno ti immagini. Mi imbattevo talvolta in Ezio, l'unico pescatore che abbia mai incontrato, che voglia realmente catturarne uno difficile, che dieci facili.
Qui trovi ancora il vecchio temolo del Toce, non imbastardito dai "pinna-gialla"; è grigio scuro con le pinne dai riflessi azzurri. L'attrezzatura ideale per tentarli in quel tratto e' una "otto piedi" che porti una 3, il finale deve essere almeno tre metri, conico o a nodi, e terminare con uno O.12; in condizioni di acque basse e pesci particolarmente sospettosi a volte occorre allungare di un metro il finale e scendere di spessore anche allo 0.10. Io uso solitamente delle Cul de Canard alternando vari colori del corpo oppure degli spinner oliva o gialli (ami 16/20). Le uniche vere e proprie schiuse sono in pratica solo a giugno. Non sono un entomologo: ho guardato gli insetti al microscopio, consultato tutti i sacri testi e, ancora, non ci ho capito a sufficienza per poterti dare un paio di nomi in latino. Durante la stagione si notano pero' continue bollate, sparse per tutto l'arco della giornata ma con un'accentuazione del fenomeno nelle ore serali. Dal mio punto di vista, il vantaggio maggiore del luogo è che non sono indispensabili, con livelli normali d'acqua, gli waders. Puoi scendere dall'auto con gli stivali al ginocchio e pescare, e andare in un'osteria per un panino e un bicchiere di vino senza che ti guardino come un astronauta. Anche nei dintorni di Premia, appena sopra gli orridi di Uriezzo, ci sono tratti interessanti. Qui il Toce è abbastanza ampio, con delle belle buche. Una volta era tutto una meraviglia fino a Foppiano, prima dei tornanti che portano alla Val Formazza. Ora questo tratto superiore è stato incanalato, "raddrizzato", arginato e appare falso e spento. Al di sotto ci sono diverse trote e le devi cercare nelle buchette laterali, nei posti impensati. Qui, in un pomeriggio medio, ne agganci una decina: tre di misura e una un po' di più. Pescare a mosca trote selvatiche in acque calme è uno dei modi più pazzi e difficili mai inventati dall'uomo per catturare pesci, come pure uno dei più frustranti e umilianti. Però, quando gli dei ci guardano con benevolenza, può anche essere uno dei più eccitanti ed appaganti. Io ho avuto una buona dose di entrambe le estreme sensazioni. Altrimenti puoi provare sul Deverino, affluente del medio corso del Toce. Arrivi a Baceno e svolti a sinistra verso la vallata che porta verso Goglio, verso il bacino del Devero che, con quello di Agaro, rifornisce di acqua il torrente. Qui il torrente è piccolo, tutto sassi e buche, con molte trote, anche se principalmente piccole. Sono fario stanziali, intendo dire non realmente "selvatiche", ma perlomeno seminate allo stadio di avannotto. Trovi anche delle fario un po' più grossine, risultato di recuperi fatti dall'Enel altrove; incontri anche, se ne sono avanzate, delle iridee sui venticinque centimetri reduci dell'immissione pre-apertura. Si catturano perfino dei salmerini, arrivati non so da dove.
Questo non è per dire che i salmerini non sono divertenti; anche loro, come le trote, si cibano di insetti in graziosi torrenti di montagna, e si gettano famelici su di una mosca finta. E' il genere di situazione e cattura perfetto, se non stai troppo a pensarci su. A volte penso troppo, ma tendo a farlo a casa. Sul torrente, generalmente, cerco solo di pescare e stare in pace. Non voglio spingermi così audacemente dicendo che la pesca migliora il mio cervello ma, diciamo, che mentre pesco penso meno e meglio. Perchè ti racconto di luoghi che non sono quelli che frequento maggiormente? Mah! Me lo chiedo anch'io, ma l'idea di parlarne mi era venuta mentre ci stavo pescando, qualche giorno dopo l'apertura, con qualche successo più del solito.
Ci pesco volentieri: innegabilmente sono tratti interessanti, ma tanto "facili", comodi, vicini alla strada che non li sento realmente "miei". Per me un posto favorito deve essere lontano, nascosto e segreto. Si impara velocemente che è ottima regola non mostrare mai il proprio posto favorito a nessuno, come non lasceresti nessuno solo con la tua fidanzata. Mostra la tua segreta Shangri-La al pescatore sbagliato (che naturalmente in questo caso rappresenta il 99%, mentre il restante uno per cento abita a 1500 chilometri di distanza) e, la prossima volta, lo troverai senz'altro davanti a te, con un gruppo di amici. Peggio ancora, se il luogo è veramente buono, presto lo sentirai raccontare tutto sul nuovo torrente che lui ha scoperto (naturalmente quello dove tu, stupidamente, lo hai portato). Era passato qualche giorno dalla confusione dell'apertura, il clima era caldo e piacevole, la voglia di pescare trote immensa. Passo buona parte dell'anno con una canna "saltwater" in mano, ma spesso ho voglia di usare una coda 4, una mosca secca o, quando la temperatura è fresca come in febbraio, una canna per pescare al "tocco". Nella settimana precedente avevo avuto un po' di male al braccio, ma lo avevo ignorato, che è in genere la miglior cosa da fare con dolori e dispiaceri. Ero stato perfino dal dottore, decidendo subito che era un idiota quando mi aveva detto "dovrebbe eliminare questa attività" proprio all'inizio della stagione di pesca. La mattina presto, ma non molto presto, mi aveva trovato, appunto, nei pressi dell'abitato di Baceno. Ho passato l'età delle sveglie antelucane..... ho deciso che è meglio dormire fino ad un'ora decente e presentarmi al cospetto delle trote rilassato e riposato. Il fiume qui è infrascato e devi lanciare con la perfezione di un tagliatore di diamanti di Anversa attraverso un intrico di vegetazione, guardando il filo e manovrando la canna come un manovratore di muletto in una cristalleria. Alcune buche mi procurarono una dozzina di trote: le rilasciai, tranne un paio di iridee e altrettante fario sopra i venticinque centimetri. Poi, risalito in auto, passai oltre un abitato fino ad un luogo dove si trova un parco giochi. A volte ci ho preso anche delle belle trote..... ma il luogo non mi piace molto: peschi troppo esposto alla vista dei curiosi e, quando le scuole sono chiuse, talvolta i bambini tirano i sassi proprio dove stai lanciando, silenzioso e strisciante come un Apache. Dopo un ponte, passai alla canna da mosca, staccando dal finale la Tup's dell'anno prima e mettendo un piccolo palmer grigio chiaro. Iniziai a perlustrare il fiume. Qui è abbastanza largo da poter lanciare senza troppe difficoltà: un susseguirsi di buche, buchette e correntine tutte da fare con estrema accuratezza. Spesso i luoghi più assurdi riservano le sorprese più liete. Catturai altre trote trattenendone un paio ed un bel salmerino. Le migliori le agganciai nei "fine pozza"; sai, quando la mosca ha percorso tutta la corrente e sta dragando prima di schizzare nella cascata. Tu sei lì che cerchi di recuperare coda per evitare che ti si incastri tra i sassi ed ecco che dalla tana sotto l'ultimo sasso appare un flash e ingoia la mosca. Qui uso un finale dello 0.16. Ci sono state altre volte in cui ho catturato un sacco di trote su finali più sottili e mosche microscopiche, ma ora faccio troppa fatica con i nodi. Sui nostri corsi d'acqua ho imparato a considerare anche la cattura di pochi pesci come un successo. Più di uno è sempre bello, perché un singolo pesce potrebbe essere stato un caso, ma due o qualcuno in più è già gratificante: non sono arrivati per caso. Troppi pesci, invece, può farti sembrare troppo facile la cosa. Questo, naturalmente, non prenderlo per oro colato sempre e dovunque. Ci sono luoghi dove è importante trovarsi sempre in "azione", il che significa, anche per me, solo diversi pesci. Tutti la pensiamo così, anche se diciamo il contrario. Tutti noi altri "normali" più pesci catturiamo più siamo convinti della bontà della nostra mosca e della validità della tecnica che stiamo usando.

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