1.Le Radici

1.01 LUCCIO DEL TOCE
Nota: cliccare sulle foto per ingrandirle.
Vai all'Album foto
gen.89

Era una bella giornata dello scorso ottobre. Alcuni raggi di sole penetravano tra le fronde creando effetti e giochi di luce spettacolari nei boschi e le foglie cominciavano ad assumere tutte le tonalità del giallo, del rosso e del marrone. La pesca alla trota e al temolo era chiusa da oltre una decina di giorni. Ormai avevo provveduto a metter via tutte le attrezzature in attesa della ripresa delle ostilità in primavera. Avevo controllato e riposto tutte le mosche, gettando quelle con ami arrugginiti o spuntati e ravvivando col vapore quelle che apparivano un po' sciupate. I mulinelli erano stati smontati, puliti e ingrassati; avevo pulito ed avvolto le code in larghe spirali sui fustini del detersivo. Anche le canne avevano avuto la loro parte di cure: qualche legatura da rifare, qualche pennellata di vernice qua' e la'. Prima che mia moglie si inventasse qualche strano impegno ero uscito compagnia di Kim, il mio cane. Si dice che caccia, pesca e golf siano stati inventati per permettere agli uomini di dire che "devono" andare da qualche parte piuttosto che stare in casa o a far shopping. Una recente ricerca ha stabilito che lo "shopping" con le mogli Ë la situazione meno gradita dagli uomini. Diversi gradini più in là dei funerali, del lavoro in ufficio, delle code in autostrada.
Stavo camminando tra gli alberi, guardando a terra in cerca di chiodini ed i piedi mi portarono in prossimità del fiume dove fino a pochi giorni prima avevo maramaldeggiato con i temoli. La curiosità di vedere qualche bella bollata mi spinse a costeggiare il fiume che in quella zona aveva le rive piuttosto a picco e molto infrascate. L'ambiente bucolico ed agreste ed il silenzio mi facevano sentire in pace col mondo e con me stesso. Camminando e guardando verso l'acqua vidi degli spruzzi che mi turbarono. C'era stata una cacciata! Avevo visto nettamente dei pesciolini saltar fuori dall'acqua in un tentativo di fuga. Nel posto sapevo esservi delle trote, qualcuna anche di diversi chili, ma quella cacciata aveva qualcosa di strano.
Le trote, si sa, cacciano inseguendo anche parecchio le piccole prede, mentre quello che avevo visto rivelava la presenza di un grosso pesce che aveva fatto solo una puntata piuttosto rapida e breve. Arrivai in prossimità del luogo dove era accaduto il fatto e cercai di vedere di cosa si trattava. C'era una piccola ansa, piuttosto profonda, grande qualche metro quadro; la corrente era quasi inesistente perche' un grosso tronco appena a monte deviava al largo il flusso, probabilmente qualche piena l'aveva semi-sradicato ed ora era ancorato a riva dalle radici e si protendeva attraverso il fiume.Mi avvicinai e, dall'alto di un paio di metri guardai giù. Sotto al tronco, messo di traverso, notai una silhouette scura lunga quasi un metro; dapprima la presi per un ramo ma non era attaccata da nessuna parte ed era esattamente perpendicolare al tronco. Kim, che poco prima era sparito non so dove, mi venne incontro scodinzolando ed abbaiando; cercai di farlo star zitto ma piu' mi dannavo per farlo tacere piu' quello faceva feste con guaiti e latrati. Mi voltai per riguardare nell'acqua e, in un certo senso, i miei dubbi furono fugati, l'ombra non c'era piu'. Quella cosa era stata spaventata dal rumore ed era scappata.

Tornai a casa rimuginando sul fatto e tirando calci e moccoli all'indirizzo del cane. Il giorno dopo, lasciato a casa Kim, andai allo stesso posto; mi avvicinai all'acqua in religioso silenzio e, cercando di mimetizzarmi tra i cespugli, guardai verso il basso. Non c'era niente, tutto era come il giorno prima, ombra scura a parte.Deciso a scoprire che pesce era e disposto a far notte pur di vedere qualcosa mi sedetti vicino alla sponda, al riparo di un sasso e, polaroid sugli occhi, mi misi di vedetta. Accesi una sigaretta e mi misi a fumare. La sigaretta fini' e, vergogna per uno che si dice ecologista come me, buttai il mozzicone nel centro della pozza. Di colpo qualcosa si materializzo' dal fondo e arrivo' a circa mezzo metro dalla superficie.
Era un luccio, e che luccio! Era in posizione di caccia con la testa piu' in alto rispetto alla coda. Distinguevo benissimo l'inconfondibile muso a becco d'anatra e le pinne che fluttuavano lentamente. Ora sapevo finalmente di cosa si trattava e, come Don Rodrigo quando vide Lucia, mi convinsi che quella preda doveva essere mia. Tornai sui miei passi cominciando a studiare il piano d'attacco per l'indomani. Non mi preoccupavo che qualche altro pescatore avrebbe potuto prenderlo, infatti in quella zona non avevo mai visto nessuno pescare lucci ne' tentare di farlo. Per colmo di soddisfazione avrei tentato di prenderlo a mosca. Avevo già catturato dei lucci con canna da mosca e streamer ma si trattava di lucci nordamericani, notoriamente molto affamati ed un po' tonti. Ne avevo preso uno anche sulla Traun, ma l'avevo scoperto immobile, quasi a galla, a circa quattro metri da me mentre, in wading, tentavo di insidiare con scarsa fortuna i temoli. Avevo montato un Muddler Minnow e glielo avevo praticamente infilato in bocca. Era un lucciotto di quasi un chilo che era servito solo per variare il programma: nel senso che tentavo di pescare i temoli e non li prendevo mentre con il malcapitato avevo avuto fortuna. Questo, invece, era un signor luccio nostrano, di quelli che per poter crescere devono farsi furbi ed evitare ogni giorno cento insidie di ogni genere. Non solo ma il posto e la posizione ne avrebbero fatto, se fosse riuscita, una cattura importante. Dunque prima di tutto analizzai la posizione da dove avrei dovuto pescarlo.
Da dove l'avevo visto era infatti impossibile tentare la cattura: ero troppo in alto sull'acqua, rischiavo di essere visto, ero circondato da cespugli che avrebbero impedito qualsiasi lancio e, quandanche fossi riuscito ad allamarlo, non sarei stato in grado di guadinarlo in nessun modo. Quindi avrei dovuto risalire il fiume per cercare un passaggio tra le frasche poi scendere in acqua, sperando che fosse sufficientemente bassa, e ridiscendere fino a portarmi a distanza di lancio. Poiche' avrei dovuto avvicinarmi da monte e non sapevo quanto potevo farlo, dovevo usare una coda abbastanza pesante che mi avrebbe permesso di fare dei lanci molto lunghi. Come canna optai per una vecchia Fenwick di nove piedi e mezzo che portava una coda del nove. Avevo deciso che non potevo tentarlo con uno streamer perche' il tronco galleggiante di traverso mi avrebbe impedito lo stripping e quindi la scelta imposta era di usare una coda galleggiante ed una imitazione di topolino.
Preparai tutto alla sera, canna, coda ed un finale con un metro dello 0.50, un metro dello 0.45 ed un metro e mezzo dello 0.35. Avevo abbandonato l'idea di usare un terminale in filo d'acciaio perche', dopo qualche prova, avevo visto che non riuscivo a lanciare, se non rischiando le orecchie ad ogni proiezione in avanti; avevo preparato anche un topolino bello grasso in pelo di cervo con tanto di occhietti e coda. Il giorno fatidico arrivai sul fiume, mi accostai all'ansa non cedendo alla tentazione di guardar giù per paura di spaventare il luccio e mi incamminai verso monte. Dopo circa un centinaio di passi c'era un varco tra i cespugli, mi infilai nello stretto passaggio, un po' goffamente a causa degli waders, e scesi in acqua.Questa non era molto profonda, arrivava si e no alle cosce, ma tendeva ad alzarsi man mano che scendevo e la corrente era piu' forte vicino a riva piuttosto che verso il centro del fiume. Arrivai comunque abbastanza facilmente a circa venti, venticinque metri dal tronco semisommerso e cominciai a svolgere la coda dal mulinello. La corrente non era molto forte ma l'acqua ora mi arrivava oltre la vita. Il lancio era difficoltoso perche' il topolino faceva molta resistenza nell'aria, dovevo far doppia trazione e dovevo stare con tutte due le braccia sopra la testa per non bagnarmi i gomiti. Tenevo alcune spire di coda tra le labbra per lo shooting perche' altrimenti sarebbero state trascinate via dalla corrente.

Di tutti i movimenti inventati dal genere umano per sembrare stupidi e scoordinati la pesca a mosca e' senz'altro al primo posto, figurati poi quando usi una mosca delle dimensioni di un pulcino. Il lancio, parte per fortuna ed un po' per abilita', risulto' comunque un capolavoro. La coda si stese perfettamente ed il leggero shooting fece planare divinamente il topolino nel centro della pozza. Colmo della fortuna, al di la' del tronco arrivo' solo il finale mentre l'ultima parte della coda si poso' al di sopra del tronco. Ero tesissimo e pronto perche' la ferrata avrebbe dovuto essere immediata dato che il luccio avrebbe potuto accorgersi del topo finto e risputarlo.Inoltre avrei dovuto ferrarlo "in punta di labbra" per evitare che potesse tagliare il filo con i suoi denti aguzzi e, infine, perche' avevo deciso, se lo avessi preso, di liberarlo, e quindi non volevo che l'amo penetrasse troppo in profondità per non rovinare il pesce e per non dover armeggiare troppo in mezzo a quelle decine di piccoli rasoi. Appena il topolino tocco' l'acqua lo mossi leggermente con un colpo del vettino quindi presi la coda per tirarlo ancora con un colpetto verso di me; all'inizio del movimento vidi subito la superficie dell'acqua rompersi e l'artificiale sparire nell'inconfondibile becco da papera.
Ferrai velocemente ed alzai la canna per "tenere" meglio il pesce. Il luccio, si sa, non ha una difesa particolarmente accanita, tira solo come un bue e si mette di traverso; l'esemplare in fondo alla mia lenza diede due testate e poi mi facilito' enormemente il compito poiche' tento' una fuga verso il centro del fiume, uscendo cosi' dalla trappola (per me) rappresentata dal tronco che si frapponeva tra noi. Una volta arrivato a centro fiume, in una zona libera da qualsiasi ostacolo iniziai il tiro alla fune ce si concluse abbastanza agevolmente in poco tempo quando il luccio fu nelle mie vicinanze. Enunciazione di un problema, studio a tavolino e poi brillante soluzione sul campo. Stendiamo un velo pietoso sull'operazione di guadinatura, lascio solo immaginare cosa puo' accadere quando si cerca di far entrare un luccio lungo cosi' in un guadino tascabile che ne contiene si e no la meta', mentre si e' con l'acqua al petto e venti metri di coda che fluttuano e si avviluppano continuamente attorno alle gambe, al pesce ed al guadino. Fortunatamente riuscii alla fine a portare il luccio a riva e lo svolgersi dello sciagurato avvenimento fu privo di testimoni. Staccai con la pinza dalle fauci del pesce l'esca e nell'operazione finii di massacrarla. Diedi un'occhiata al pesce poi, delicatamente, per non fargli troppo male e soprattutto per non lasciargli un dito in bocca, lo rimisi in acqua. Rimase un attimo immobile, come sorpreso o indeciso, e poi fuggi' via veloce con un potente colpo di coda. Riavvolsi lentamente la coda di topo sul mulinello, staccai i resti del topolino e li appuntai sul cappello a guisa di trofeo e mi incamminai, fischiettando, e piu' alto almeno di una spanna, verso l'automobile parcheggiata li' vicino; mi ero aperto una nuova frontiera nella pesca a mosca.

 


INDICE
|
Home | Prefazione |E-mail |
RadiciSalmone | Trotemoli | Saltwater | Pesci_strani | Varie |