1.Le
Radici
1.06
Torrenti
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dic.94 |
Dove vivo, sulla riva piemontese del
Lago Maggiore, c'è una incredibile varietà di
pesche possibili. Nel lago puoi pescare persici, trote di lago,
lucci, tinche, boccaloni, bottatrici con ogni mezzo lecito e,
vista la sorveglianza, con diversi non leciti; puoi tentare
a mosca cavedani e scardole, ma non è il massimo della
vita. Poi hai a disposizione le vallate scoscese che scendono
dalle cime della Laurasca, la più alta cima della zona,
che misura 2193 o 2198 metri a seconda del topografo al quale
decidi di credere. Forse si alza e s'abbassa. Ci sono un sacco
di laghi alpini dove fino a giugno batti i denti, ad agosto
ci fanno il bagno tedeschi e olandesi, e a settembre nevica.
C'è il Toce con i suoi temoli e le sue trote, ma anche
coregoni e lacustri che, fino a questo momento, non sono ancora
riuscito a catturare a mosca. Ora il numero delle trote è
minore, ma esistono ancora vecchi pescatori che continuano a
pescare amorevolmente nel basso corso del fiume, lungo le sponde
ghiaiose, anche se spesso sono vuote di pesce; probabilmente
sono felici solo di vederlo scorrere ancora chiaro e limpido
tra i sassi, sotto gli alberi. Di questi tempi prendono poche
trote e distanti tra loro, ma ogni pozza, ogni raschio contiene
preziose memorie che vengono rinfrescate e rinnovate ogni volta
che ci tornano. C'è il selvaggio Cannobino dove potrei
pescare sempre o perlomeno ogniqualvolta mi andasse di farlo.
Di conseguenza non lo faccio mai. Il mio amico F.G. (non state
a scervellarvi su queste iniziali, è solo un altro balordo
come noi) una volta mi disse che se lo stesso fiume fosse a
oltre cinquecento chilometri, probabilmente ci andremmo diverse
volte all'anno.
Puoi
trovare, tra le montagne attorno, una cinquantina di torrentini
e riali, più o meno impervi, che possono regalarti ancora
qualche bella giornata di pesca. Una volta erano tutti ricchissimi
di trote, ma anche ora, se cerchi, ce ne sono abbastanza. Tutti
naturalmente ricordiamo con nostalgia i vecchi tempi. E' inevitabile.
Ricordo che c'erano molte trote da trenta centimetri, ma, onestamente,
non sono mai esistiti tempi in cui "tutte" erano trenta centimetri.
A proposito, poco tempo fa partecipai ad un "recupero" temporaneo
a causa di lavori dell'ANAS in una vallata della zona. Quel
tratto di fiume scorre quasi in mezzo alle case e praticamente
ci pescavano solo i ragazzini; pochi comunque ricordavano che
fosse mai stata presa una trota di misura. I pesci catturati
furono poi reimmessi a monte e a valle del tratto in questione.
Il posto si trova circa....... mi è
stato educatamente chiesto di non descriverlo in modo troppo
accurato. Beh! In poco più di due chilometri furono "recuperate"
con lo storditore 1026 trote, oltre a 228 pesci di altre specie.
Alcune di queste trote erano tra i quaranta e i cinquanta centimetri.
Non una, alcune! Tutto questo si trova a meno di un'ora da dove
abito e la stessa mia casa è a duecento metri da un ruscello
con qualche trotella: pesci piccoli d'accordo, ma ci sono due
modi di vedere la faccenda. Essi possono apparire piccoli nel
grande schema delle cose, ma sono grandi abbastanza per stare
in un piccolo, veloce, rotto torrentello con una corta stagione
estiva e un lungo gelo invernale. Qui, quando prendi una trota
di 20 centimetri in una piccola morta dietro una roccia, sembra
essere proprio la taglia ideale. Pesco trote da sempre. Credo
che abbia a che fare con la vicinanza di torrenti e montagne.....
Da ragazzi vagabondavamo tra alpeggi e sentieri. I ricordi di
quei tempi ora sono mescolati con l'odore di panni bagnati,
della legna che brucia, della polenta. Mangiavamo formaggio
e pane cotto sulle piode. Può darsi, come ha detto qualcuno,
che la fame sia il miglior condimento, ma tutto ci sembrava
squisito. Oppure ci si rimpinzava di panna e burro fresco. Ma
naturalmente questo era prima dell'invenzione del colesterolo.
Si dormiva in vecchie baite o nei fienili del Michele, un pastore
che poteva essere considerato il famoso anello mancante nell'evoluzione,
il punto di congiunzione tra scimmia e uomo. Dovevi metterti
sempre controvento e pensavamo che fosse il suo odore ad allontanare
le capre. Catturavo le mie prime trote coi vermi e i portasassi,
con le cavallette in estate. Dopo poco tempo imparai a non cercar
di vedere i pesci e quindi strisciavo, qualche volta con le
ginocchia, verso le buche. Ero orgoglioso allora, e adesso non
me ne vergogno, ho solo cambiato metodo, e filosofia. Naturalmente
tenevo tutti i pesci, di misura e non: beneficiavo delle circostanze
attenuanti che si applicano generalmente a coloro che commettono
un crimine senza saperlo. Apprendevo man mano i rudimenti della
pesca da alpigiani o da pittoreschi individui che si incontravano
sul fiume. Imparai subito, tra l'altro, che le espressioni usate
"in valle" non erano da ripetere in presenza di madre o sorella
e che papà si strozzava con la pastasciutta quando qualcuna
di queste mi scivolava fuori.
Poi
venne il tempo in cui fui attratto dalle discipline orientali
o esistenzialiste, non ricordo bene quali, ma
continuavo a pescare piuttosto spesso. Almeno quattro giorni
interi alla settimana. Percorrevo i sentieri al buio, con la
pila; ogni tanto si udivano dei rumori, forse una capra o un
capriolo. O forse un lupo. Non si è avvistato un lupo
in queste zone da almeno cento anni ma, nel mezzo della notte,
non si è mai sicuri. Da Alpino, mentre si affannavano
per trasformarmi in un terribile strumento bellico, pescavo
in ogni momento libero. E, appena congedato, lasciavo la discoteca
(allora si chiamavano "dancing" o "balere") a mezzanotte per
andare a trote. Era un pò presto, ma se fossi rimasto
ancora in giro avrei bevuto un altro bicchierino o due e camminare
su quei sentieri senza luce era abbastanza problematico già
da sobri. Quando
cominciai i miei primi viaggi di pesca vivevo a 600 chilometri
da quella che si chiamava allora Yugoslavia. Così il
venerdì pomeriggio, qualche volta il giovedì,
dopo aver staccato con il lavoro, si caricavano canne e waders
in auto e, qualche ora dopo, si era a mollo in fiumi splendidi,
ricchi di temoli e marmorate. Erano giorni di benzina economica
e limiti di velocità inesistenti: si scendeva sotto i
centocinquanta solo per cambiare una gomma. Eravamo orgogliosi
dei nostri successi e si diventava filosofi. Era il tempo di
frasi più o meno del tipo "La pesca è come la
vita" e altre stronzate del genere. Quando qualcuno chiedeva
con quale mosca avevo catturato un pesce, rispondevo "Baetis
Rhodani" sul 18 o qualcosa di simile. Ora dico solo "un affarino
marrone". Poi anche quello finì: maggior traffico, carburanti
al prezzo del Moet-Chandon e soprattutto fiumi pieni di iridee
pronto-pesca. L'iridea non è un brutto pesce però,
da noi, non si riproduce naturalmente... e a me non piacciono.
Probabilmente sarà che non voglio aver a che fare con
un pesce che non ha una vita sessuale regolare. Ora ho ripreso
a frequentare qualche torrente nostrano e, con i ricordi, mi
diverto ancora mentre risalgo tra i massi, con il suono dell'acqua
e del suo scorrere infaticabile, alla vista dei falchi e delle
poiane e dei merli d'acqua. Il genere di situazione che è
perfetta se non stai troppo a pensarci su. A volte penso troppo,
ma in genere tendo a farlo a casa. Sul fiume possibilmente cerco
di pescare spensierato e tranquillo. E anche se ora ci sono
meno pesci, non lascio mai il torrente insoddisfatto. Intendiamoci,
qui attorno una "bella trota" è lunga ventisette centimetri,
una "trota" ventuno e se non sei soddisfatto di prendere sette/otto
pesci del genere a mosca con una canna del tre, sei fuori dal
giro delle mie amicizie. In alcuni riali dove sono tornato non
c'erano più trote, anzi non c'era nessun genere di pesce
nei dintorni, a parte il tonno in scatola che portavo nello
zaino. Altre volte, quando ormai credevo non ci fosse più
niente da fare, ho trovato delle grandi emozioni. Ho rivisto
luoghi attraenti dove però, per avere una giornata decente,
le trote avrebbero dovuto mordere almeno un decimo dei tafani.
In altri ancora, dove occorre qualche arrampicata e qualche
guado difficoltoso, ho fatto alcune belle catture. La teoria
è quella di sempre: se lanci la tua esca dove qualcun
altro non può farlo, prenderai i pesci che altri non
avranno preso. A volte credi certi posti selvaggi così
"tuoi" come poteva sentirli un trapper canadese di duecento
anni fa nella baia di Hudson. Non ci sono cattive giornate di
pesca, anche se ci sono molti giorni di pesca misera. Il fatto
è che devi pescare appena puoi, e le giornate buone arriveranno.
Non
puoi prendere pesci se non hai l'amo in acqua, e se non stai
pescando non sarai presente nel momento magico. Credo che le
buchette di alcuni corsi d'acqua in miniatura siano la vera
essenza della pesca a mosca. L'acqua è bassa, e ti occorre
una buona mosca, il finale sottile, una passata pulita. Qui
ci sono così tante correntine ed ostacoli che certe lunghe
passate a secca sono impossibili, e ci sono così tanti
posti dove agganciarsi ad ogni tentativo: una continua sfida.
Non puoi far l'ippopotamo schizzando dappertutto o proiettare
la tua ombra sull'acqua... e anche quando tutto funziona bene,
catturi più trotelle che pesci grossi. Occasionalmente
vedrai qualche trota che bolla, ma spesso il successo sta nel
leggere attentamente l'acqua per far salire un pesce nascosto.
Qui la gara si risolve nell'individuare,
nel lanciare accuratamente e, soprattutto, nell'osservare. Il
grande fascino della pesca nei piccoli torrenti è che
quasi sempre puoi vedere la tua trota, e come reagisce. I piccoli
fiumi sono una fonte continua di informazioni che si possono
applicare poi ad acque di maggiori dimensioni dove puoi vedere
solo ciò che accade sulla superficie cioè bollate
o eclatanti rifiuti. La cosa importante nello scegliere e comporre
l'attrezzatura per questi luoghi non è di cercare una
coda che attraversi il Po o una canna che spari uno fiocco oltre
l'ufficio postale, ma piuttosto prepararsi un equipaggiamento
che riesca a fregare una trota sotto i tuoi occhi; poter lanciare
dall'altra parte del fiume non mi è di molto aiuto quando
le trote mi bollano praticamente sotto al cimino. La tecnica
per i piccoli corsi d'acqua è fatta praticamente di lanci
orizzontali. "Frusta" sopra la testa un falso lancio e avrai
spaventato ogni trota nel raggio di dieci metri. La canne da
mosca sono di pesi e lunghezze diverse; la maggior parte funziona
meglio se afferrata dalla parte piu' spessa.... Nel nostro caso
una cannetta leggera è l'ideale: l'obiettivo è
una trota tra uno e tre etti, raramente più lontana di
dieci metri; questa non forzerà assolutamente la nostra
canna, mentre al contrario uno "splash" incauto la spaventerà
sicuramente. Negli ultimi dieci anni, l'industria delle attrezzature
da mosca si è arresa ad una seducente forma di tecno-pazzia
dovuta al crescente numero di pescatori a mosca, alla ricerca
di nuovi materiali e alla competizione generata dalla concorrenza.
Siamo inoltre delle persone innocue, ma un po' maniache per
la nostra passione. Risultato: noi abbiamo le migliori attrezzature
di ogni tempo. Tendiamo a comperare equipaggiamenti semplicemente
perchè ci piace usarli anche se, da un punto di vista
pratico, superano di molto le nostre reali necessità.
Peschiamo a Sesto Calende con un abbigliamento adatto ad una
spedizione antartica. Le canne sono superprogettate e ben costruite
ma la maggioranza di noi normalmente maneggia pesci di poco
più di una spanna e per prede del genere non sarebbe
necessario spendere una fortuna. Usiamo canne che potrebbero
sollevare un frigorifero perchè .... non si sa mai. In
venti anni di pesca a salmoni, tarpon e altri pesci giganti
le sole canne che ho rotto sono state tre, due di queste nel
modo tradizionale che e cioè chiudendo lo sportello di
un'auto, e la terza in un ventilatore. Sui torrenti non impazzisco
per trovare l'esatta imitazione dell'insetto: le trote in questi
fiumi in miniatura non sono mai veramente selettive, conducono
in genere un'esistenza affamata e ogni mosca ben presentata
ottiene praticamente la loro approvazione. Anzi l'unica impressione
è che i pesci sono sempre ansiosi di non farsela scappare.
Come tutti sappiamo, la maggior parte delle mosche sono create
per attrarre i pescatori: i pesci non devono comprarle. Questa
è la bellezza della pesca a mosca: non devi essere per
forza logico. Questa è una ragione per cui comperiamo
ancora mosche come la Royal Coachman. Spesso uso degli spider
anche se ora si tende ad imitazioni che riproducano esattamente
gli insetti. Io credo che questi imitino qualcosa che gli entomologi
non hanno ancora scoperto e il movimento delle hackles fa credere
alle trote che sia un insetto in procinto di scappare. Per chissà
quale ragione pescare con gli spider e diventato fuori moda
in questi ultimi anni, ma non per le trote.
Questa
è oggi una grossa opportunità: le trote salgono
ancora facilmente verso questo artificiale. Io ne ho sempre
diversi nella mia scatola con il corpo arancio, rosso, blu,
giallo, marrone; alcuni hanno le hackles scure, altri grizzlie
chiaro. Il segreto, naturalmente, è l'hackle, che deve
essere lunga tra uno e due centimetri (dipende dalla taglia
dell'amo), morbida e deve dare l'impressione di qualcosa che
si muove. Gli ami che preferisco sono 14 e 16, qualche volta
18 corti, curvi e leggeri. Ormai non trovi più nessun
spider nei negozi e nemmeno nei più famosi cataloghi.
Anzi ultimamente è difficile trovare anche quelle lunghe
hackles morbide per costruirseli.Mi
porto anche altre mosche, naturalmente. Ora
ho la mia selezione personale da torrente in diverse scatole:
una contiene le mosche che userò, e le altre tutte le
mosche che non userò.
Nei
torrenti rilascia sempre i pesci e, per evitare pericolose tentazioni,
non portare nemmeno il cestino; tranne naturalmente quando devi
conservare quelle grosse trote che compri al laghetto "Oasi"
per provare a tua moglie che non sei andato a fare il "coup
de soir" con qualche bionda. Personalmente preferisco canne
leggere e code WF. Certe tecniche moderne che utilizzano canne
rigide e code DT sono affascinanti ma mi obbligano a diversi
falsi lanci. La cosa più importante è il finale:
se ne usi uno lungo può risultare difficile lanciare.
La maggior parte dei lanci in un torrente sono sui sette/ otto
metri, e spesso devi depositare la mosca a quattro. Con un finale
standard di 3 metri, un metro di coda fuori dall'ultimo anello
non ti "carica" la canna, quindi uso terminali corti, sui due
metri molto scalati e con un lungo pezzo finale di 0.14. Questo
permette al finale di srotolarsi senza spaventare le trote delle
piccole buche. Indipendentemente dalla lunghezza totale, il
primo 60% deve essere la potenza, il 20% il pezzo scalato, ed
il restante 20 è il finale vero e proprio. Non usate
del nylon troppo morbido: occorre una certa rigidità
per trasmettere la potenza dalla coda che si srotola. Ci sono
alcuni che preparano minuziosamente i propri finali, misurando
gli spessori col micrometro e controllando al microscopio i
nodi. Quando arrivi a questo stadio, fai un controllo da un
buon psichiatra, perche' probabilmente hai passato il confine.
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