2. Salmone: il grande amore
2.06 Storie di Scozia
Nota: cliccare sulle foto per ingrandirle.
Vai all'Album foto
mar.89

Da diversi anni vado in giro per il mondo a pescare. E' diventato molto piu' di un passatempo, quasi una droga.Ho catturato molti pesci, soprattutto trote e salmoni, trascorrendo diverse giornate piacevoli e molti momenti densi di soddisfazione e di travolgenti emozioni. Ma ho collezionato anche tutta una serie di esperienze negative, "cappotti" memorabili e rotture......estreme. Certo, occorrerebbe saper prendere le cose con filosofia e accettare con spirito anche queste avventure come parte del proprio bagaglio di esperienza. Eh no! Mi incavolo come una bestia, quando sto per una settimana sotto l'acqua che scende a secchiate, con un freddo cane e non sento una benedetta volta partir la coda! Altro che "self control" e poesia della pesca. In più hai speso un sacco di quattrini e magari litigato con la moglie, dovendo barattare la tua settimana al salmone con un mese a Rimini e contorno di discoteche e spiagge affollate. Con tutti gli accidenti e le maledizioni che ho tirato, temo di essermi ormai giocato definitivamente il posto in Paradiso. La Scozia e' la maggior responsabile di questo mio destino nell'Aldilà.
Qui e' nata la tradizione della pesca al salmone, scozzesi sono le più famose mosche, i termini più usati, in Scozia sono stati inventati lanci come lo Spey Cast, creato apposta per la pesca al salmone. Bene, non ho MAI avuto il piacere di far la conoscenza con un Salmo Salar targato Scozia eppure mi son messo proprio d'impegno mettendo in gioco pure gli affetti familiari.
Quindici anni fa la prima esperienza. Un amico, inesperto come me di salmoni, mi aveva proposto una settimana sul Tweed , nella famosa Beat di Hardy a Kelso. Era settembre e ci ritrovammo in sei per la partenza da Linate; eravamo tutti eccitati, smaniosi e drammaticamente novellini del tipo di pesca. Unica eccezione Piero che era già stato in Scozia ed Islanda. Per le attrezzature avevamo noleggiato dei Kit completi che avremmo dovuto trovare in albergo. Un pasticcio nella prenotazione dei posti in aereo mi obbligo' a fare uno strano giro per gli scali di mezza Europa, con coincidenze millimetriche in aeroporti assurdi. Arrivai ad Edimburgo dove trovai gli amici che mi aspettavano da sette ore.Arrivati con auto a noleggio a Kelso, dove il Tweed si congiunge con il Teviot, prima ancora di portare i bagagli in albergo, nonostante fosse ormai notte fonda, compimmo il pellegrinaggio sul Tweed Bridge per vedere le condizioni dell'acqua.In futuro capii che era parte integrante del rito. Piero, l'esperto, disse che era un po' bassa ma comunque accettabile.
Sentimmo un tonfo. "E' un salmone" disse Piero. La malattia cominciava a farsi strada. L'indomani mattina di buon ora ci trovammo tutti, come tanti Fantozzi, nella hall dell'albergo ad attendere le famigerate attrezzature (canne e mulinelli robusti che avevamo prenotato dalla Hardy). Prima grande delusione: per un disguido sarebbero arrivate solo l'indomani mattina e cosi' addio alla prima giornata di pesca. L'altra delusione arrivo' quando Gordon, il ghillie della riserva, ci disse che c'era poca acqua, che tendeva a calare ulteriormente, ed i salmoni non risalivano nella quantità sperata. Il ghillie o "boatman" e' essenziale per diverse ragioni: hai bisogno di chi di faccia pescare nei luoghi migliori per quel momento, conosce i fondali e in caso di brutto tempo ti può evitare brutte situazione e infine, come per un buon pugile, hai bisogno di un buon allenatore. John, l'altra guida, era la guida più giovane dello staff delle tre beat. Era solo da 18 anni su quel fiume. Gli altri cinque avevano oltre 200 anni tra tutti. Parlo di conoscenza-esperienza-fiume accumulata. Secondo giorno: acqua in calata e caldo, salmoni non se ne vedevano. Solo Piero ne prese uno al mattino di circa 10 libbre. Terzo giorno: due salmoni, uno Piero ed uno Carlo.

Quarto giorno: due pesci. Quinto giorno: un salmone, gemello di tutti gli altri, preso da Piero. Assistetti alla cattura, fatta con canna da lancio ed un devon rosso e giallo. La malattia si era insinuata subdolamente ed ormai, anche se inconsciamente, ne ero contagiato. Al sesto giorno fu catturato un altro salmone e cosi' chiudemmo la settimana, poiche' alla domenica non si può pescare ( per legge, non certo per volontà nostra ), con un carniere di sei salmoni, tre a mosca e tre con il devon, per un party di sei persone. Tutti, secondo la statistica, avremmo dovuto avere il nostro pesce. Naturalmente, come Trilussa insegna, la statistica e' una grossa truffa: Piero aveva tre salmoni, Carlo due, un altro amico uno ed in tre eravamo a secco completo. Pescavamo in uno dei tre migliori fiumi della Scozia, senz'altro nella miglior "beat", in un periodo non ottimo ma comunque buono.
Certo, se mi fossi arreso al primo tentativo, avrei potuto essere tacciato di facile arrendevolezza, cosicchè ripartimmo da li' con la prenotazione in tasca per novembre, periodo "Top" nell'anno in quanto a risalita. Ora del party facevamo parte naturalmente noi tre, reduci dalla "debacle" precedente, più Piero che ormai era già in preda totalmente alla malattia e quindi si aggregava sempre e comunque a qualsiasi spedizione a salmoni. Arrivammo una triste e lugubre sera all'albergo. Provate ad immaginare una sera brumosa ed autunnale in Scozia. Vi viene in mente tutta la letteratura gotico-crepuscolare con relativi aneddoti su fantasmi e varie "horror-story". Piovviginava. Entrati nell'albergo di Mr. Miller, a Walkerburn, vedemmo che faceva bella mostra di se', nella hall, una splendida e lucente trota di mare di oltre tre chili, catturata in quel giorno. La notte continuo' a piovere sempre più forte. Al mattino avremmo dovuto raggiungere il fiume per pescare, solo che il fiume non esisteva più. Tutti i campi erano allagati da una melma marrone e limacciosa. Il letto del fiume doveva essere li', da qualche parte, in quella distesa di fango. Erano vent'anni che il Tweed non usciva dagli argini con tale violenza e che non si verificava una piena del genere. Porca miseria! Mi aveva aspettato al varco per vent'anni, non poteva attendere ancora una settimana!?! Trascorremmo l'intera settimana giocando a scopone in albergo: nella disgrazia il caso aveva almeno voluto che fossimo giusto quattro. Facemmo shopping ad Edimburgo, compiendo anche pellegrinaggi alle numerose distillerie, legali e non, della zona. Con buona pace del fegato. A tal proposito ci deve essere ancora, nel libro degli ospiti dell'albergo, una mia foto in cui, sbronzo fradicio, mi esibisco in una vergognosa versione della "Danza delle spade" con tanto di kilt, borsa e calzettoni con pon pon. Ogni mattina, comunque, ci recavamo, in dolorosa contemplazione, dove si sarebbe dovuto vedere la verdissima "Tweed Valley". Avevo giurato di non voler nemmeno sentir più parlare della Scozia e, per curar il male che ormai portavo in me, avevo preso altre strade per pescar salmoni, decisamente più proficue anche se, forse, meno a portata di mano. Ma una qual sorta di masochismo che evidentemente alberga in me, accompagnata da cattive compagnie, era in agguato. Tre anni fa alcuni amici, patiti del golf, avevano organizzato un tour sui principali campi-santuari della Scozia: St.Andrews, Gleneagles ecc. Uno di questi, di discendenza scozzese, mi invito' ad unirmi a loro.
Uso' arti subdole e sottili, mi ingolosì con promesse di acque pregiate ed esclusive, mi sollecito' per due settimane con notizie di catture da fantascienza.
Partimmo un giorno di fine aprile. Destinazione Perth (quella naturalmente in Scozia, non quella della Coppa America in Australia anche se, forse, sarebbe stato meglio!). Il mio amico si era dato da fare, muovendo conoscenti ed amici, ed a Perth avrei trovato ad aspettarmi nientemeno che Angus McKillop, celebre architetto e prima cornamusa di Scozia (li' equivale circa al nostro Presidente della Repubblica e Papa messi insieme ) il quale mi avrebbe fatto pescare in tutte le acque che avessi voluto del Tay, il migliore fiume da salmoni di Scozia. L'idea di pescare nel Tay era allettante. Qui venne preso il piu' famoso pesce di tutta la Scozia, il record britannico. Questo salmone di 64 libbre fu catturato da Miss Georgina Ballantyne il 7 ottobre 1922. Georgina era la figlia di James Ballantyne, ghillie di Sir Alexander Lyle, proprietario di Glendelvine, la beat dove avvenne la cattura. Quello che sorprende inoltre e' che la signorina quel giorno aveva già catturato tre bei pesci (salmoni di 17 lbs, 21 lbs e 25 lbs). Nessuno si meraviglio' quando lei raccontò che "una volta che il salmone era al sicuro in barca........ il mio braccio era così paralizzato e io cosi' esausta che mi stesi e mi addormentai".
Dopo il nostro incontro con Angus ed una solenne bevuta per suggellare la conoscenza, mi ritrovai per le mani una manciata di permessi per pescare in vari tratti "esclusivi" del fiume. Tutti scritti a mano da conti, baronetti e nobili vari su carte intestate piene di stemmi, corone, spade e leoni. In quattro giorni di pesca provai tre posti diversi, con mosche, cucchiaini, devon. Fortunatamente sostanze tossiche o esplodenti non erano a portata di mano altrimenti la mia dirittura morale ed etica piscatoria avrebbe vacillato non poco; comunque il risultato fu zero assoluto. E non lasciai nulla di legale intentato: pescai con convinzione almeno otto ore al giorno. In quattro giorni vidi solo un salto fuor d'acqua di un salmone cosi' rosso e scuro che doveva essere nel fiume dall'anno prima. Il freddo vento e la mancanza di successo mi condusse poi con F. e G. sullo Spey, vicino alle rive del quale potemmo gustare altri tesori della Scozia e contemporaneamente scaldarci. Man mano che bevevamo il nostro Scotch, ascoltavamo consigli non richiesti sul dove lanciare, dove stare, come guadare, che espressione avrei dovuto tenere per avere successo e così via. Altro lato positivo del viaggio: Angus suono' per noi in una valle sperduta delle Highlands alcune delle migliori marce scozzesi. Suono' di domenica, fatto incredibile in Scozia. Ci spiego' che era la seconda volta nella sua vita che suonava di domenica. L'altra volta era stato per la Regina.
Ripartii con il proposito, del resto già formulato, di non tornare più in Scozia per pescare: purtroppo pero' so di non essere cosi' fermo quando ci sono in ballo i salmoni e temo che in futuro capiterò ancora da quelle parti, forse per un ennesimo "cappotto".I paesaggi, il verde e soprattutto i fiumi della Scozia una volta visti rimangono dentro, emanando un fascino ammaliante. Pescando si respira un'aria diversa, ci si sente in un'atmosfera strana, da saga nordica.Senti la pelle d'oca formarsi sugli avambracci, e i capelli rizzarsi sulla nuca.
E' la reazione alla grandezza, a qualcosa di perfettamente bello.Ci sono, che mi fanno lo stesso effetto, alcuni quadri di Magritte e di Dalì.
Mi provocano la stessa sensazione i brani di Hemingway su Nick Adams. Poi le prime battute del Concerto di Varsavia di Chaikoski, il "nessun dorma" cantato da Pavarotti, l'urlo di Tardelli ai Mondiali di Spagna e "Hey Joe" di Jimi Hendrix. Un salmone preso li', col cannone a due mani da 15 piedi ne vale senz'altro dieci dell'Alaska: naturalmente e' indispensabile prenderlo. Queste mie righe non sono uno sfogo, ne' vogliono avere una morale, servono forse per spiegare in parte che la pesca e' sempre e comunque un'incognita, dove esistono mille situazioni diverse e non prevedibili che possono determinare un risultato invece di un altro e che non sempre luoghi famosi ed osannati garantiscono prede prestigiose. Naturalmente le foto con salmoni che corredano l'articolo, sono state scattate altrove, visto che in Scozia non ne ho mai presi.


INDICE
|
Home | Prefazione |E-mail |
RadiciSalmone | Trotemoli | Saltwater | Pesci_strani | Varie |