2. Salmone: il grande amore
2.07 MORRUM
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apr.89

Iniziavo ad avere strani incubi notturni. Sognavo di essere sommerso da carte, fatture, conti ed inoltre, cosa ancora peggiore, erano cinque mesi che non prendevo una canna in mano. Cominciavo ad essere in preda ad una terribile sindrome da astinenza. La telefonata di Franco per propormi un viaggio in Svezia a pesca di salmoni nel famoso Morrum arrivo' come una birra ghiacciata ad un esploratore disperso nel Sahara. Per salvare un po' la forma, nicchiai per qualche decimo di secondo, adducendo qualche scusa oziosa, poi risposi che poteva contare sulla mia presenza. Per la sera avevo tolto dalle ragnatele le canne, dalla naftalina i calzettoni, i mutandoni ed il gilet da pesca e avevo inoltre pulito e ingrassato amorevolmente i vari mulinelli. Un controllo lungo ed accurato alla situazione del "magazzino" mosche ed alcune prove sui nodi di giunzione tra code e backing e su quelli dei finali mi era servito poi per cominciare ad "entrare in partita". Ora ero pronto e scalpitante, in attesa del programma, del biglietto aereo e del foglietto con le disposizioni ed i regolamenti da rispettare che Franco avrebbe dovuto spedirmi.
Il viaggio fu perfetto; Milano Copenhagen in aereo, poi fino a Malmoe in hovercraft e da li al paese di Morrum in auto a nolo. Il Morrum e' il più famoso fiume da salmoni della Svezia: qui infatti hanno un "capanno" di pesca i Reali di Svezia. "Capanno", naturalmente, e' l'eufemismo usato per indicare un cottage che, agli occhi di chiunque, appare come una meravigliosa villa.

E' un posto splendido tappezzato di foto di catture eccezionali. Fa' bella mostra di se', sul camino, un salmone imbalsamato di cinquantadue libbre, record svedese (il record del fiume per la trota di mare e' di trentatrè libbre). Il fiume scorre nei pressi della cittadina omonima, un piccolo centro di circa cinquemila abitanti nel sud della Svezia, a meta' strada tra Malmoe e Karlskrona. Del gruppo eravamo in otto e subito si fece amicizia. Rividi con piacere anche Max, col quale avevo già "diviso la canna" sul Langa, in Islanda. Alcuni erano pescatori a mosca ed altri a spinning; purtroppo all'arrivo sul fiume ci accorgemmo che non era molto indicato per pescare a mosca. Aveva l'acqua scura, tipica di alcuni fiumi scozzesi che hanno il fondo di torba, era piuttosto profonda e con molta corrente, e c'era una sola beat riservata alla mosca.
Scoprimmo inoltre che venivano rilasciati cento permessi al giorno per un tratto di qualche chilometro. Ecco che le statistiche che mi erano state fornite cambiavano un po' di significato! Si parlava di 1300 pesci catturati nella settimana migliore ma non si accennava al fatto che cento permessi al giorno per sette giorni dava un totale di settecento pescatori. Circa 1,8 pesci di media per pescatore alla settimana, non certo una prospettiva esaltante, oltre alla notevole seccatura di pescare quasi a contatto di gomito. Altra imprecisione fastidiosa, il fiume veniva normalmente spacciato come acqua da salmoni mentre oltre l'ottanta per cento dei pesci presi erano Sea Trout, splendide fin che si vuole ma comunque sempre trote di mare e non salmoni ed e' poco piacevole sentirsi dire una cosa per l'altra.
La trota di mare non e' altro che una fario discesa dal fiume di origine al mare dove vive in vicinanza delle foci e lungo le coste dei mari nordici, che hanno acque fredde e un basso tasso di salinità. Le maggiori possibilità alimentari le permettono di raggiungere pesi e taglie notevoli e poi, al tempo della deposizione, risale, come il salmone, i fiumi dove attrae il più benevolente di tutti i predatori: il pescatore a mosca.La Sea Trout vera e propria e' presente in Groenlandia, Irlanda, Norvegia ed in tutti i paesi del Nord Atlantico oltre a Nuova Zelanda, Cile ed Argentina dove sono state immesse all'inizio di questo secolo.La sua corrispondente, nell'area del Nord Pacifico, e' la Rainbow migratoria che assume il nome di Steelhead (testa d'acciaio). Il peso medio va da uno a due chili ma in alcuni paesi raggiunge facilmente e talvolta supera i dieci (sul Morrum la media e' di circa tre chili). Quando risale il fiume assume la stessa livrea argentea del salmone ma la testa e' meno slanciata, l'occhio più avanzato ed il margine caudale e' diritto. Inoltre le macchie nere sul corpo sono più numerose e sono presenti abbondantemente oltre la linea mediana del corpo. Compiuta la risalita, con il tempo la sua livrea diventa sempre più scura fino quasi a riprendere i colori originali della fario. La sua carne e' rosa e prelibata come quella del salmone.
La pesca e' molto simile a quella di quest'ultimo con la differenza che la trota durante la risalita e la permanenza in acqua dolce si alimenta normalmente e predilige, per queste uscite in caccia, le ore notturne. Tempo dopo, mentre facevo il bilancio del viaggio, mi dissi che avrei dovuto immaginarlo che non poteva essere un buon posto per salmoni in quanto il Morrum si trova circa alla stessa latitudine della Scozia, ma si getta nel Mar Baltico che e' un bacino interno ed abbastanza inquinato, rispetto s'intende agli altri mari nordici, ed inoltre quei pochi salmoni che intraprendevano il viaggio dall'Artico per quel fiume dovevano passare i famosi stretti Skagerrak e Kattegat tra Danimarca e Svezia che pullulano di pescatori professionisti che li attendono al varco con reti e sbarramenti vari.
Ma veniamo alla cronaca: il primo giorno fu negativo, tentai di pescare a mosca ma la beat n.1 riservata a questo tipo di pesca era appena sufficiente ad un pescatore o due mentre ci si pescava contemporaneamente in otto.Ciò vuol dire dover stare sempre immobili nello stesso posto e curare continuamente i volteggi per non intrecciare le code con gli altri.Inoltre per poter arrivare sul fondo con una tale corrente si era obbligati a pescare con coda Extra Fast Sinking del 10 ed aggiungere in fondo, prima del finale, uno spezzone di due metri di Ultra Deep Water (vero e proprio pezzo di filo di piombo ricoperto di plastica).

Poiche' si doveva pescare in tutte le beats, a rotazione, decisi allora che l'indomani avrei pescato come i locali, con canna da lancio, mosca su amo doppio o tube-fly e, non inorridite, olivetta da trenta grammi a mezzo metro dall'amo, applicata su di un bracciolo laterale di circa venti centimetri. Il mattino presto del giorno dopo, con questo sistema, catturai un salmoncino magrissimo, un Kelt, di circa due chili. Alla sera ci ritrovammo tutti a cena e venni a sapere che, oltre al mio pesce, erano state catturate due trote di mare di oltre tre chili, lunghe quasi settanta centimetri. Il giorno dopo Sandro prese due salmoni, kelt anche loro, gemelli di quello preso da me il giorno precedente. Kelt sono quei salmoni che hanno già deposto e quindi stanno facendo il viaggio di ritorno verso il mare, sfiniti ed esausti dalle fatiche della risalita e della riproduzione. Una volta allamati, tirano e combattono come un'alborella sotto misura; poiche' sono molto magri e dalla carne non pregiata, normalmente vanno rilasciati.
Il programma prevedeva, per il giorno successivo, una visita agli stabilimenti dell'ABU a Svangsta, un paesino li' vicino e, nel pomeriggio, una partita di pesca sempre nel Morrum, pero' nella riserva esclusiva della ABU. Due delusioni. Nel fiume, peraltro bellissimo in quel tratto, non si vide ne' si senti' un pesce e la visita alla fabbrica, pur se molto interessante e gentilmente condotta da un notevole esemplare della fauna femminile locale, bionda platinata e alta più di un metro e ottanta. Del resto è considerato una buona pratica d'affari usare delle ragazze vestite da conigliette ballonzolare (mai termine è stato più azzeccato) nelle riunioni per uomini d'affari che non sanno trovare per proprio conto o non ne hanno il tempo, quel genere di mercanzia. La vichinga ci svelo' che in Svezia esisteva praticamente solo il reparto progettazione e controllo mentre tutta la produzione veniva fatta nei paesi dell'Estremo Oriente a basso costo di manodopera.
L'alba successiva ci trovo' ancora sul fiume, a macinare lanci su lanci senza nessun risultato.
Nel frattempo ero tornato alla canna da mosca e coda super-super affondante. Per prendere poco tanto valeva che lo facessi nel modo che mi piaceva di più. C'era pure una troupe della televisione svedese che tentava di prendere qualche buona inquadratura di catture ma nei dintorni nessuno riusciva a prendere assolutamente niente; l'operatore si sedette, stanco ed infreddolito sulla panchina dove ero seduto anch'io, naturalmente più stanco e gelato in quanto lui almeno, essendo svedese, doveva essere relativamente abituato. Era aprile e stava nevischiando con piccoli fiocchi che cadevano turbinando.
Gli offrii una sigaretta e ci mettemmo a chiaccherare; disse, tra l'altro, che l'apertura sul Morrum rappresentava una specie di evento nazionale e che doveva per forza mostrare qualche pesce, solo che le catture erano state sporadiche ed erano avvenute sempre troppo lontano dalla telecamera per poterle filmare bene. Io stavo seduto e non pescavo perche' ero ormai sfiduciato, stufo e prostrato. Avevo fatto tremila lanci, sul fondo, a mezz'acqua, in superficie, avevo cambiato almeno cinquanta mosche diverse e non avevo agganciato niente, a parte qualche alga e, in un lancio fortunato, una panchina alle mie spalle, occupata da un vecchietto con giornale e sigaro che, educazione dei popoli nordici, si era scusato per essersi posto dietro di me.
Cosa volete, l'estro, l'ispirazione, la voglia di bluffare o solo di far lo spaccone mi fece esclamare: " Se dovevate solo filmare una trota, bastava dirlo subito che avrei provveduto!". Cosi' ripresi decisamente in mano la canna, aprii la scatola delle mosche e, con fare sicuro ed esperto ne scelsi una: era una Green Highlander montata a tube-fly e la legai al finale. L'occhiata sicura ed esperta nascondeva la sensazione che avrebbe potuto provare l'uomo di Neanderthal di fronte ad un computer.
Gli dissi che potevano iniziare a filmare e mi avvicinai, con fiero cipiglio, alla riva e lanciai elegantemente in mezzo alla corrente.Lentamente la lenza derivo' verso la mia sponda facendo una leggera pancia, poi si tese e sentii un forte strattone alla canna. Ferrai deciso alzando rapidamente la punta della canna e, contemporaneamente, ruotando con un mezzo giro su me stesso ed iniziai la lotta. I mulinelli fumanti fanno parte di quei odiosi clichè nelle riviste di pesca, ma il mio comunque era caldo e scottava.
La battaglia, ad ogni modo, fu relativamente breve perche' pescavo con un finale del trenta e non concessi molto spazio al pesce. Ci furono tre o quattro puntate decise verso il centro del fiume ed un salto che per qualche istante mi blocco' il respiro. Lo guadino' Sandro solo dopo l'assicurazione, proferita dalle mie labbra, che non gli avrei torto un capello se il pesce si fosse slamato durante questa operazione. Al peso risulto' una trota di mare di sette chili e trecentocinquanta grammi lunga novantatre' centimetri. L'ABU mi consegno' il distintivo per il record e gli operatori svedesi se ne partirono, convinti che i marziani arrivassero dall'Italia. Dopo questa mia mirabile interpretazione attesi invano, per settimane, una telefonata da parte di qualche produttore di Hollywood per il prossimo film con Kim Basinger.
Il giorno seguente, al mattino presto, presi un'altra trota di mare di tre chili e mezzo giusti, sempre con una Green Highlander, che ora usavo per scaramanzia, e chiusi cosi' la settimana, portando su la media del gruppo: otto pescatori, otto pesci, solo che io ne avevo tre e Sandro due. Prima della partenza, trovammo, in riva al fiume, tre emiliani che erano venuti con una 131 Fiat per poter pescare tre giorni. Sessanta ore di guida in mezzo a neve e bufera, tre giorni sul fiume con un clima polare, poi altre sessanta ore di guida al ritorno. Dormivano col sacco a pelo in macchina ed il disagio veniva mitigato da fiaschi di lambrusco e piatti di tortellini cotti con il Camping-gaz sulla riva del fiume. Pensai che a loro avrebbe dovuto essere dedicato almeno un giorno nel calendario. Tra i martiri. Della pesca, naturalmente.


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